LA VOCAZIONE ALLA VITA MISSIONARIA

Una "voce" sempre più forte

Durante il ministero sacerdotale a Castelnaudary, il padre de Brésillac si trova a confronto con una voce che si fa sentire con forza sempre maggiore. Egli ne parla nei “Souvenirs” quando scrive: "Avevo trascorso l'età dell'adolescenza senza quasi aver inteso parlare di missioni e tuttavia riconobbi più tardi che il pensiero più o meno vago delle missioni è stato tanto antico nel mio animo quanto quello del sacerdozio”(SDM, 25). Vivendo di solito in campagna, era stato poco informato sulle missioni. Non così quando si trova nel seminario di Carcassonne. Egli scrive: “Spontaneamente, senza esservi per niente spinto dai direttori di coscienza, io sentii crescere in me il desiderio di consacrarmi alle missioni”(SDM, 25).
Quando, più tardi, rivede il suo cammino, Mons. de Brésillac afferma che per giudicare le vocazioni, come quella missionaria, che portano l'individuo fuori dall'ambiente abituale di vita, ci vuole “tanta prudenza quanta generosità, tanta saggezza quanta dedizione”. Quando si deve decidere per queste vocazioni “c'è bisogno soprattutto di preghiere e di buoni consigli, c'è bisogno di studiarsi nel silenzio della meditazione. Occorre chiamare in proprio soccorso l'esperienza dei santi, e studiare quanto ci hanno lasciato di saggi consigli e di regole per il discernimento degli spiriti”(SDM, 26-27).
Quando presenta il procedere della sua vocazione missionaria mentre si trova in diocesi di Carcassonne, Mons. de Brésillac afferma: “Questa vocazione io la sentivo affermarsi in me di giorno in giorno. Non ho ceduto subito. Parecchi anni trascorsero prima della mia partenza, dai primi tentativi esterni che il direttore di coscienza mi permise di compiere”(SDM, 28).
Sacerdote a Castelnaudary, dinanzi ad una voce interiore sempre più forte, padre de Brésillac decide di compiere un approfondito discernimento. Segue i consigli di un padre gesuita che lo conosce bene. Va ad Aix per una settimana d'Esercizi spirituali guidati dal gesuita maestro dei novizi di quella casa. Al termine di tale discernimento gli è detto che egli deve essere missionario. Siamo nell'autunno del 1840.

La lunga attesa di un "sì"

Raggiunta la convinzione di essere chiamato alla vita missionaria, padre de Brésillac compie con decisione e chiarezza i passi necessari per rispondere alla chiamata del Signore.
Egli domanda il permesso al vescovo. Gli scrive varie volte. Il vescovo, Mons. Gualy, ignora la prima lettera. Alla seconda risponde con un rifiuto: ci sono pochi sacerdoti in diocesi. Una terza lettera resta senza risposta. Padre de Brésillac aspetta con pazienza. I mesi passano. Egli scrive ancora al vescovo implorandolo di non farlo soffrire con tale silenzio. Il vescovo risponde proponendogli di assumere la responsabilità di un centro, da fondare, per missionari diocesani incaricati di tenere ritiri e missioni popolari. Padre de Brésillac dice che avrebbe amato tale attività, ma non poteva accettarla al prezzo della sua vocazione missionaria. Nella stessa occasione però il comportamento del vescovo comincia ad offrirgli motivi di speranza. Essi diventano più concreti quando, venuto a Castelnaudary, il vescovo accompagna il suo rifiuto con alcune considerazioni che fanno sperare in un prossimo consenso.
Allora, con l'aiuto del superiore del seminario, suo grande amico, padre de Brésillac cerca l'occasione favorevole per tentare il colpo e uscire da una situazione d'attesa troppo lunga. Essa si presenta il 3 maggio 1841, quando è incaricato di pronunciare il discorso ufficiale nella cattedrale di Carcassonne in favore dell'Opera della Propagazione della Fede.
Lo tiene in modo eccellente. Con il superiore del seminario si era messo d'accordo che, dopo la cerimonia, sarebbero andati a salutare il vescovo. Alla sua prima parola favorevole verso il predicatore, entrambi avrebbero reagito prendendola come un vero consenso alla sua partenza per quelle missioni in favore delle quali aveva parlato così bene. Tutto va come previsto. I complimenti del vescovo servono per il consenso tanto sospirato.

La separazione dolorosa

La via per le missioni sta aprendosi. Rimane la famiglia. Per padre de Brésillac è il punto più doloroso. In passato, egli aveva già accennato all'argomento con molta delicatezza. Si tratta di una famiglia profondamente cristiana e praticante, dove le sofferenze e i lutti non mancano. Due sorelle e un fratello di Melchior sono deceduti in poco tempo. Il padre ha 68 anni e la mamma 57.
Lasciamo il nostro futuro missionario raccontare questa vicenda. Egli scrive: ”Sapevo che mia madre avrebbe versato un torrente di lacrime ma che mi avrebbe detto, piangendo, di andare dove il Signore mi chiamava. Quanto al mio povero padre sapevo anche che il suo rifiuto sarebbe stato assoluto e che avrebbe cercato di opporsi alla mia decisione con tutti i mezzi di cui era capace”(SDM, 34).
Padre de Brésillac chiede consiglio a sacerdoti amici. Si trova nel dubbio se partire senza far conoscere il suo proposito e scrivere dopo al padre, oppure affrontarlo con tutti i rischi per entrambi. “Io pregai, consultai il Signore e mi decisi, con l'approvazione di persone che conoscevano bene la mia famiglia, di manifestare il mio progetto appena prima della partenza”(id).
Così egli va a trovare i genitori nella casa di campagna ed affronta una prova durissima. Egli cerca in ogni modo di esprimere il suo grande amore per loro, ma nello stesso tempo di far capire che la voce del Signore è più forte di ogni affetto umano. Il Signore lo aiuta perché in simile prova egli non perde un solo momento la forza d'animo necessaria.
Ritornato a Castelnaudary, padre de Brésillac si prepara alla partenza per le missioni. In quel tempo, era di solito una partenza per sempre. Egli va a Carcassonne a salutare alcuni sacerdoti e il vescovo: "Il vescovo mi abbracciò con l'effusione di un tenero padre, mi benedisse e io lo salutai con le lacrime perché non riuscivo a parlare". Gli chiede di aiutarlo di fronte alla reazione di suo padre. Il vescovo gli risponde: "Sta' tranquillo, io cercherò di capirlo, tanto più che in questa vicenda siamo dalla stessa parte"(SDM, 36).
Le lettere che padre e figlio si scambiano in questa vicenda ci mostrano due grandi e forti personalità, due cristiani impegnati nell'obbedienza alla volontà di Dio che tuttavia interpretano in modo diverso.
Davanti al rifiuto persistente di suo padre, Melchior decide di partire senza ritornare dai genitori per salutarli. Egli lascia a un amico sacerdote alcune lettere molto commoventi per ogni membro della famiglia. Ogni lettera è accompagnata da un piccolo regalo per ognuno. Parte da Castelnaudary il 2 giugno 1841.

Sentimenti di una partenza

Nei suoi “Souvenirs” egli scrive: “Non mi sentivo molto di passare in campagna per salutare i miei genitori di viva voce. Lo spirito di mio padre non era abbastanza calmo. Io studiavo anche le mie forze e capii che esse potevano venire meno. Feci preparare le mie cose: chiesi in prestito il denaro necessario per il viaggio e affidai al padre Taurines, mio confratello e amico, le lettere di addio…Il 2 giugno…lasciai la casa prima dell'alba. Sentii come un fremito nelle mie membra quando la porta si chiuse dietro di me. Andai dalle Suore della Carità dove celebrai la Messa e poco dopo passò la carrozza sulla quale salii con gioia ma non senza emozione”(SDM, 49).
A suo padre aveva scritto:
"Mio carissimo padre, io non mi nascondo la pena che proverete venendo a conoscere il passo che ho compiuto. Ah! Credete che è stata necessaria niente meno che tutta l'autorità di un Dio per decidermi. Come? Avrei io, senza la potenza della sua suprema volontà, abbandonato un padre che amo teneramente, una madre che venero, un fratello che amo tanto, due sorelle che porto insieme nel mio animo? Non credetelo! Ma non stava a me limitare la volontà del Signore. O padre mio, il più caro dei padri, credete che d'ora in poi vi amerò ancora di più che se non fossi presso di voi…Il sacrificio che il Signore vi ha chiesto vi renderà tanto più caro al mio cuore e vi farà diventare più simile a Gesù Cristo, amore nostro"(SDM, 46).

La scelta di una comunità missionaria

Per realizzare la vocazione missionaria, padre de Brésillac non sceglie un ordine religioso, come per esempio i Gesuiti, i Francescani, i Carmelitani, ma una congregazione missionaria composta da soli sacerdoti uniti dalla comune volontà di dedicare la vita alle missioni, come si diceva allora.
Egli la sceglie perché gli sembra realizzare lo scopo che vuole raggiungere. Essa si chiama “Missioni Estere di Parigi”(MEP). E'stata fondata nel 1663. La sua sede si trova a Parigi nella “rue du Bac”. Primo nel suo genere, questo Istituto esiste con il solo scopo di formare missionari da inviare in Asia nei vicariati apostolici che la Santa Sede, per mezzo della Congregazione di Propaganda Fide, il dicastero vaticano incaricato delle missioni, ha eretto in vari paesi dell'Oriente. Padre de Brésillac giunge nel seminario delle MEP il 9 giugno 1841. Vi è atteso. Vi erano stati alcuni contatti in precedenza.

Lo studio, la ricerca, il confronto

Nella casa della “rue du Bac” gli aspiranti missionari devono trascorrere un anno prima di essere inviati in missione. In genere sono già sacerdoti o studenti alla fine degli studi teologici.
Il tempo di formazione serve a studiare gli argomenti riguardanti le missioni. Ciò in un ambiente dove abitano missionari reduci dalle missioni. Alcuni sono dirigenti dell'istituto. La loro esperienza e le loro conoscenze sono preziose per i candidati, sia a livello teorico, sia a quello pratico.
Il nostro candidato missionario conduce ora un tipo di vita diversa da quella cui era abituato. Egli è accolto bene ma non proprio da tutti con quel calore che avrebbe gradito. E' molto sensibile e pieno d'entusiasmo e rimane un po' colpito dalla freddezza, magari voluta, del superiore che, forse, desidera calmare il nuovo arrivato.
In quel momento, padre de Brésillac è il solo sacerdote. Poi giungono altri aspiranti e la situazione migliora. L'arrivo di un suddiacono, Jean Luquet, della diocesi di Langres, che gli diventerà amico, avrà notevoli ripercussioni sulla sua futura vicenda missionaria.
Padre de Brésillac trascorre circa nove mesi a Parigi. Organizza bene il suo tempo. Studia e ascolta i missionari, specie gli anziani, legge con molta attenzione le lettere che i missionari inviano dall'Asia.
Jean Luquet è una persona di grandi capacità, con notevole facilità nello scrivere, dominato dalla volontà di conoscere bene l'istituto in cui è entrato e il mondo delle missioni. In breve tempo ottiene la fiducia dai superiori e uno dei dirigenti gli affida l'incarico di preparare una storia dell'Istituto. Ciò significa aver accesso all'archivio e alla conoscenza di varie vicende delle missioni in Asia. Una vera manna per lui e anche per il suo amico de Brésillac che ne approfitta con molto piacere. E' importante notare questo particolare perché esso avrà notevoli conseguenze sulle scelte di politica missionaria che entrambi promuoveranno successivamente.
Durante la permanenza a Parigi, padre de Brésillac si rende conto che in missione esistono situazioni bloccate per molte ragioni: vi sono le persecuzioni in vari luoghi, esistono complicazioni dovute a problemi di tipo culturale accompagnate spesso da conflitti, esistono pure poteri che intervengono pesantemente nella gestione delle cose della religione. Inoltre, egli si rende pure conto che il Regolamento dell'Istituto, in vigore in quel momento, ha vari limiti. Gli sembra stretto e vago su alcuni punti.
A parte questo, padre Melchior è contento dell'ambiente dove si trova, dei responsabili che ha il tempo di conoscere meglio e che apprezza per il loro comportamento.
Per il nostro missionario i mesi trascorsi a Parigi sono accompagnati dalla felice conclusione del problema esistente con suo padre. Padre e figlio si spiegano per lettera. Alla fine il padre cede e gli scrive: “Nel silenzio, solo con questo cuore che faceva fatica a trovarti un torto, anche scusabile per quella che chiamavo esaltazione, riconobbi la tua tenera sollecitudine, tutto quanto mi avevi messo attorno per attenuare il rigore del colpo e ben presto potei capire i due sacrifici, il tuo e il mio…Oh! La differenza dei due sacrifici mi diede, con la tua convinzione, questa rivelazione che non credevo possibile. Il tuo coraggio, così chiaramente sostenuto dall'alto, mi manifestò tutta la mia debolezza…Dovetti aspettare la tua lettera per dirti: Va, figlio mio carissimo, va dove il cielo t'invita. Io riconosco la voce che ti chiama. Che Egli ti protegga. Sii felice. Io mi sottometto”(SDM, 56).