Due esperienze in ambienti diversi

In missione a Salem(1843-1844)

Nel febbraio 1843, padre de Brésillac è destinato alla missione di Salem, dove il responsabile, padre Fricaud, è solo e malato. Questa nomina lo rende molto contento.
Dopo i mesi trascorsi a Pondicherry, egli dispone di un quadro abbastanza preciso e concreto della situazione della missione in India. La conclusione cui giunge è che essa sta dormendo e per svegliarla esistono tre condizioni:

1) Occuparsi seriamente dello sviluppo del clero locale.
2) Offrire una solida istruzione ai giovani.
3) Andare d'accordo, tra missionari, sui criteri pastorali da seguire in rapporto agli usi locali.

E' con questi obiettivi che padre de Brésillac parte per Salem. Nei “Souvenirs” egli descrive con abbondanti e piacevoli particolari il viaggio che lo conduce nella prima missione.
Egli si mette al lavoro, si prende cura dei cristiani, va a visitarli nei villaggi, partecipa con piacere alla gioia dei fedeli quando, dopo tanto tempo, possono incontrare un sacerdote.
Si convince che il Vangelo può diffondersi solo se i missionari sono capaci di amare molto la gente, specie i poveri. Egli soffre quando i non cristiani assistono volentieri al suo arrivo ma non mostrano alcun segno di conversione.
Nell'insieme, non è però molto soddisfatto. Anche se i cristiani lo consolano, ciò non basta, egli dice, a “soddisfare il cuore di un missionario”.
Egli desidera ardentemente che nuovi cristiani si aggiungano a quelli d'antica data e che la fede cristiana penetri più profondamente nella regione.
A questo scopo, occorre che muti la situazione delle comunità cristiane. Senza un salutare movimento, egli pensa, esse non possono durare a lungo: le tante divisioni di casta, i pochi battesimi di adulti, il numero ridotto di matrimoni, le diversità operative degli stessi missionari, la mancanza di un clero locale consistente e autosufficiente sono alcune delle cause che gli fanno temere il peggio.
Mentre si trova a Salem, padre de Brésillac viene a sapere che alcuni confratelli missionari in Corea sono stati uccisi per la fede, ricevendo così il dono del martirio. Egli scrive una lettera alla direzione a Parigi offrendosi di andare ad occupare il loro posto, anche se afferma: “Non sono degno, o Signore, di una grazia così grande”. La sua domanda non è accolta.
L'Istituto delle MEP ha una lunga storia di missionari morti martiri in Oriente a seguito delle varie persecuzioni. Fino ad oggi si contano 170 missionari morti di morte violenta.

Pondicherry: un sinodo importante (1844)

Mentre padre de Brésillac si trova a Salem, Mons. Bonnand, vicario apostolico, indice un sinodo per il gennaio del 1844. Si tratta di un'assemblea in cui il vescovo e tutti i sacerdoti del suo territorio studiano alcuni problemi importanti della missione e cercano di risolverli.
Tra i punti in discussione ci sono la formazione dei catechisti, l'evangelizzazione dei non cristiani, le usanze ritenute pagane ancora tollerate, lo sviluppo delle vocazioni sacerdotali, la stampa di alcuni libri in lingua locale. I missionari si preparano al sinodo. E' un avvenimento importante. Questo sinodo avrà notevoli conseguenze nell'attività missionaria della regione.
Intanto è giunto a Pondicherry il padre Luquet, amico di de Brésillac. I due s'intendono bene nel promuovere i loro punti di vista. Uno di essi riguarda lo sviluppo del clero locale, da attuarsi con la riforma del seminario anche nel senso di un maggiore adattamento alle usanze indiane.
Il sinodo si apre il 18 gennaio 1844 alla presenza del vicario apostolico, del suo coadiutore, Mons. Charbonnaux, di 25 missionari e di tre sacerdoti locali. Esso dura fino al 13 febbraio successivo.
Nel dibattito si discute sulla pastorale in genere e sui metodi migliori per l'evangelizzazione. Si affronta pure il tema della conversione dei non cristiani, ma non l'argomento delle usanze riguardanti le caste e quello circa i riti malabarici. Ciò per timore di suscitare altri gravi conflitti. Questa rinuncia delude molto quei missionari, come de Brésillac e Luquet, che desideravano un nuovo slancio per la missione proprio affrontando con chiarezza tale problema.
Un argomento importante del sinodo riguarda il clero locale. La discussione è accesa: teoricamente tutti sono favorevoli al principio di un clero autoctono. Questo è anche uno degli impegni principali previsto nel Regolamento in vigore per i missionari delle MEP. Sul piano pratico dei modi e dei tempi, esistono però diversità di opinioni. Si arriva in ogni modo alla decisione di potenziare il seminario per farne un seminario-collegio, aperto a studenti esterni, in grado di istruire un buon numero di alunni portandoli ad un migliore livello di conoscenze. Quelli poi che sono orientati verso il sacerdozio hanno uno statuto speciale che tiene conto della loro condizione.
E' pure espresso l'auspicio che i missionari dedichino un tempo maggiore all'educazione dei ragazzi, impegnandosi nella costruzione di scuole cattoliche nelle città e nei villaggi.

Superiore del seminario (1844- 1846)

Durante i lavori del sinodo, la sera del 3 febbraio, il vescovo chiama padre de Brésillac per annunciargli che l'ha scelto come superiore del seminario-collegio, di cui si era da poco discusso. Ascoltiamo la sua reazione: “Questa notizia mi sorprese molto e posso anche dire che mi spaventò. Io gioivo, è vero, del fatto che le idee erano andate talmente avanti che non si aveva più paura delle mie opinioni sul clero indigeno. Era anche chiaro che ero stato scelto a causa del mio impegno conosciuto per quest'opera. Ma ero troppo giovane o, piuttosto, troppo nuovo nella missione per non temere di compromettere questa stessa opera, soprattutto a causa della poca conoscenza che avevo della lingua malabarica” (SDM, 363).
Padre de Brésillac esprime a voce le proprie riserve al vescovo che però mantiene la decisione. Gli scrive una lettera in cui espone con molta chiarezza le difficoltà che intravede. Tra l'altro, nel seminario, gli altri due missionari sono più anziani di lui e con maggiore esperienza della missione in India. Egli domanda almeno sei mesi di tempo per potersi preparare, specialmente con lo studio della lingua locale. Ma il vescovo non cambia parere. Così padre de Brésillac prende la direzione del seminario. Il nuovo anno scolastico inizia il 15 febbraio.
In seminario, con la direzione e la scuola, padre de Brésillac ha la possibilità di esprimere sia le proprie convinzioni, sia la fiducia nella capacità dei giovani indiani di imparare le materie d'insegnamento richieste dai programmi. Ciò quando parecchi Europei, compresi un certo numero di missionari, pensano piuttosto il contrario.

Alcuni motivi di speranza

Alla conclusione del suo primo anno scolastico, durante la cerimonia della premiazione degli alunni davanti alle autorità religiose e civili della città di Pondicherry, il superiore parla dei motivi di speranza per l'avvenire e afferma: “Questa speranza siete voi stessi, cari alunni, che, quest'anno, mi avete colmato di consolazione. Voi che avete lavorato con un ardore poco comune, soprattutto quando penso che la vostra buona volontà era quasi sola a sostenervi negli studi faticosi. Voi che capirete sempre di più il valore dell'educazione e che l'amerete quanto più ne coglierete meglio la bellezza” (SDM, 436). L'anno successivo, nella stessa occasione, il padre de Brésillac dice: ”No, io non temo di essere smentito più tardi, assicurandovi che gli Indiani sono capaci di ricevere i benefici di un'educazione completa”. E, rivolgendosi agli alunni, dice loro: “Sappiatelo, cari Indiani, voi sarete quello che vorrete appena vorrete quello che potete essere”(SDM, 567).
Queste parole fanno capire con quali intenzioni e sentimenti il superiore del nuovo seminario-collegio intendeva procedere fin dall'inizio: con prudenza e audacia per un'educazione globale dei giovani.
I cristiani di Pondicherry accolgono volentieri la novità che viene dal seminario. Le iscrizioni dei loro giovani per gli studi nel collegio sono numerose. Gli alunni da un anno all'altro passano da 8 a 89. E' un numero che preoccupa padre de Brésillac. Gli mancano locali adeguati, un numero sufficiente d'insegnanti e validi libri di testo.
Nel novembre del 1844, egli prende l'iniziativa della costruzione di un nuovo seminario più grande. Esso è terminato nel febbraio del 1846 e benedetto il 19 marzo successivo.
Sul piano dell'insegnamento, il nuovo superiore inserisce corsi d'inglese, di matematica, di scienze, di latino e di greco. Egli stesso tiene dei corsi nelle materie scientifiche che conosce bene. Per padre de Brésillac le difficoltà maggiori sono però di altra natura. Egli percepisce attorno a se il timore che i seminaristi indiani troppo istruiti diventino pericolosi, così orgogliosi, dice un confratello, che di loro, più tardi, non si potrà fare più niente.
Ma il superiore afferma: “Ogni cosa ha i suoi pericoli, senza dubbio, ma l'ignoranza non è sempre più dannosa dell'istruzione?”. Egli si sente molto controllato e giudicato anche nelle più piccole iniziative.
Vi sono i genitori degli alunni attentissimi a quanto in seminario può turbare le usanze locali e soprattutto le norme legate alla tradizione delle caste. Quando il superiore tenta qualche piccola riforma rischia di provocare un conflitto dalle conseguenze imprevedibili.
Vi è il comportamento di alcuni confratelli contrari ad ogni decisione che turbi il cosiddetto “statu quo” in nome di una prudenza di comodo. La stessa autorità episcopale, specialmente il coadiutore Mons. Charbonnaux, non sostiene il padre de Brésillac come egli gradirebbe e come ne avrebbe bisogno.

Un'esigenza fondamentale: il clero locale

Per padre de Brésillac la formazione dei futuri sacerdoti fa parte di un impegno concreto per avere non solo qualche sacerdote indiano in più, ma un vero clero indiano numeroso, ben formato, ben accolto e rispettato, autosufficiente anche sul piano finanziario.
E' indicativo quanto il superiore del seminario afferma in proposito: “La vera causa di questa ripugnanza (verso il clero locale) dei missionari più anziani, sfortunatamente condivisa da molti dei nuovi, è la necessità indispensabile che si manifesterà di modificare i nostri rapporti con il clero del paese, se diventa numeroso e istruito, e la necessità che ne segue di modificare anche i nostri rapporti con i cristiani”(SDM, 232).
Per padre de Brésillac l'avvenire della missione in India dipende da come si affronta la questione del clero locale. Solo i sacerdoti indiani ben formati possono, infatti, trovare le giuste soluzioni per far uscire la missione dalla situazione, piuttosto bloccata, in cui giace da troppo tempo. Per questo motivo, aiutato da qualche confratello, egli intraprende alcune riforme riguardanti le attitudini e il tipo di relazioni tra missionari, preti locali e seminaristi.
In questo modo si espone a dei rischi: è il prezzo da pagare per ogni novità frutto di un'analisi seria, lucida e chiaroveggente della situazione e soprattutto di un amore intelligente per tutto un popolo.
Per realizzare la sua politica in questo campo, il nostro superiore deve poter contare sul comportamento di qualità dei seminaristi indiani: questo costituisce il modo migliore per rispondere alle obiezioni contro il clero locale.
Un seminarista che gli dà molte soddisfazioni è Marie Xavery, ricordato varie volte nei “Souvenirs”. Mons. Bonnand e i confratelli di Pondicherry glielo avevano affidato quando era partito per Salem perché non fosse troppo solo. Lo stimava parecchio. Avevano fatto insieme vari viaggi. Gli aveva insegnato anche il latino. Il giovane aveva capito molto bene le intenzioni del superiore con cui si ritrova in seminario. Egli cerca di assecondarlo, compiendo nel modo migliore possibile il suo dovere. Col suo esempio e quello di altri giovani il superiore può affermare che ci sono speranze per un clero locale capace. Nello stesso tempo, si eliminano i dubbi sulla possibilità di formare i candidati indiani secondo le esigenze della vita sacerdotale. In ogni caso, egli ricorda ai confratelli che pretendere un clero perfetto è come non volerlo.