IL FONDATORE DI UNA COMUNITA' PER L'AFRICA

L'idea della "SMA"

Alla richiesta di Mons. de Brésillac, Propaganda Fide risponde con un'approvazione di principio, “il progetto merita attenzione”, e inizia i contatti formali con i vescovi del territorio africano interessato. Si tratta di Mons. Bessieux, vicario apostolico delle Due Guinee e di Mons. Kobès, suo coadiutore, residente a Dakar.
Per le vicende dell'anno1856 e fino al 1859 siamo informati da quanto il nostro Fondatore scrive nel suo diario. Nell'edizione francese esso corrisponde a “Journal 1856-1859”, di 108 pagine. E'un resoconto essenziale, quasi di tipo amministrativo, di quanto egli compie in quegli anni.
Sui contatti romani di quel periodo Mons. de Brésillac scrive:
“ Dopo un certo tempo, mi sono date delle lettere d'incoraggiamento per andare in Francia e procurarmi degli uomini e del denaro al fine di fondare, se è possibile, una società di missionari al servizio della Sacra Congregazione per i paesi più abbandonati dell'Africa e in particolare del Dahomey. L'idea di formare una congregazione per questo scopo mi era stata suggerita quasi dall'inizio da Mons. Barnabò” (Journal 1856-59, 12).
Su consiglio di Mons. Barnabò, Mons. de Brésillac aveva chiesto, infatti, a Propaganda Fide una lettera di raccomandazione e di sostegno alla sua iniziativa. Il prefetto della Congregazione, il cardinale Fransoni, con lettera del 29 febbraio 1856, la loda formalmente, affermando nello stesso tempo che, per avere successo, le missioni di tal genere devono essere affidate ad un istituto di preti che si succedono senza interruzione.
Così, con poche e semplici parole, conosciamo le circostanze che hanno portato alla nascita della Società delle Missioni Africane (SMA) e quindi a fare del vescovo de Brésillac un fondatore.
Com'era accaduto per la nomina a superiore del seminario di Pondicherry e poi per quella a vescovo, anche per questo evento della fondazione della SMA, non è Mons. de Brésillac che prende l'iniziativa. Si lascia “prendere” dalle circostanze e dalle parole autorevoli che ritiene espressione chiara della volontà di Dio.

Discernimento: "Comincio a capire"

Conosciamo il pensiero del nostro Fondatore in proposito: egli lo esprime in un “sermone” in favore delle Missioni Africane che tiene in varie occasioni durante i suoi viaggi. E' una testimonianza ricca d'insegnamenti. Il discernimento di chi è all'origine di una comunità ha grande importanza per gli sviluppi successivi.
Dio che dispone le cose, gli avvenimenti e gli uomini come gli piace senza che ci sia sempre possibile valutare la ragione dei movimenti che suscita nel nostro animo, mi ha fatto lasciare delle missioni che mi erano carissime, il cui ricordo sarà sempre presente alla mia memoria e farà sempre battere il mio cuore. Ciò avvenne per vie a me stesso incomprensibili e come per l'effetto misterioso di cause che, di per sé, dovevano legarmi sempre di più ai miei cari Indiani.
Perdonatemi, fratelli, se vi parlo di me stesso, se il ricordo di quelli che furono i miei figli si riproduce nei miei discorsi come nel mio affetto. Io non capivo dunque niente, lo confesso, di quel comportamento della Provvidenza verso di me. Ora mi sembra che comincio a capire; e, se sono fedele alla grazia, spero che ciò sia avvenuto per dedicarmi ad opere più difficili, più faticose di quelle che, prima, mi erano affidate in mezzo ai pacifici Indù(Notice sur la S.M.A., 51-52).
Il nostro Fondatore rimane a Roma fino al 10 aprile. Tale soggiorno gli serve per prepararsi alla nuova impresa e per precisare la fisionomia della nascente Società delle Missioni Africane.
Qualche mese dopo, in una lettera del 12.11.1856, egli scriverà a Mons. Barnabò, diventato nel frattempo cardinale e prefetto della Congregazione: “Una vostra parola, Eminenza, quando eravate segretario della Sacra Congregazione, ha fatto nascere la nostra congregazione…Voi mi esprimeste il pensiero che sarebbe stato meglio fondare una società di missionari che fossero al servizio di Propaganda per il Dahomey e i paesi più abbandonati dell'Africa. Io fui spaventato da questa proposta che tuttavia accettai con qualche speranza”.
Quello che aiuta Mons. de Brésillac in quest'inizio è la fiducia che, accogliendo simile autorevole proposta, Dio lo accompagnerà. A Roma, egli incontra alcune persone che gli offriranno una preziosa collaborazione, come la famiglia Blanchet e il padre Adolphe Papetard che, senza far parte formalmente della nuova fondazione, si metterà al suo servizio, come affiliato, per un prezioso lavoro di promozione, specialmente dal punto di vista finanziario.

Quale tipo di comunità

Qualcuno aveva suggerito a Mons. de Brésillac di fondare un ordine religioso, sostenendo che così avrebbe avuto un numero maggiore di membri e di qualità migliore. Egli continua, invece, nella direzione presa circa 15 anni prima, quando voleva diventare missionario. L'esperienza vissuta con le Missioni Estere di Parigi gli è quindi utile da vari punti di vista. Egli scrive in proposito ad un sacerdote amico, il padre Vian (15 gennaio 1856): "Noi prenderemo dalla Società delle Missioni Estere quanto un'esperienza di 12 anni mi ha dimostrato essere eccellente e modificheremo quanto ci sembrerà difettoso".
Nei mesi successivi, il Fondatore elabora gli “Articoli Fondamentali” che servono come base alla nascente Società. Ecco gli elementi essenziali del documento:

    La S.M.A. ha come scopo principale l'evangelizzazione dei paesi dell'Africa che hanno più bisogno di missionari.
    Essa si mette sotto la protezione della Sacra Congregazione della Propaganda, cerca di rendersi capace di rispondere alle sue richieste per qualsiasi punto dell'Africa e per qualsivoglia ingrata e difficile missione.
    La Società è secolare, non vi si fanno i voti abituali dei religiosi.
    Secondo la legge attuale della Chiesa, essa corrisponde ad una “società di vita apostolica”.
    E' composta di sacerdoti e di fratelli laici. Essi osservano la vita comune.
    Il nerbo della società è la concordia nella carità perfetta. “Gli aspiranti, avessero anche tutte le altre qualità, non sono ammessi ad entrare nel corpo dell'associazione se si nota in loro uno spirito d'indipendenza o una ripugnanza accentuata ad adattarsi ai caratteri diversi dal loro”.

L'impegno di animazione missionaria

Precisate le idee maestre del progetto, Mons. de Brésillac inizia quella che oggi chiamiamo l'attività di animazione missionaria: far conoscere la nuova società per l'Africa, cercare personale per la missione e collaboratori ed amici in Europa, trovare i mezzi materiali necessari all'impresa.
Egli inizia questo nuovo impegno nella chiesa di S. Luigi dei Francesi in Roma. In essa tiene il primo discorso in favore della SMA e vi fa la prima questua.
Lasciando Roma il 10 aprile, il vescovo fondatore comincia una fitta serie di viaggi, secondo un programma intenso che sorprende, se si pensa che egli amava poco viaggiare. In neanche quattro anni, egli visita circa 130 località, soprattutto in Francia. Egli va nelle diocesi, nei seminari, nelle parrocchie più importanti, nei santuari, nei monasteri dove si riposa volentieri nel silenzio e nella preghiera, confortato dalla testimonianza dei monaci.
Egli fa visita ai vescovi che gli permettono di venire nella loro diocesi, di predicare, di presiedere alcune cerimonie e spesso di fare la questua. Ha molta pazienza quando non è ben accolto, ma in generale molti sono colpiti dal suo zelo e dal suo impegno per le missioni.
Nel 1875, un grande predicatore, il padre Chapotin, dirà nella chiesa di San Filippo a Parigi: “Non ho mai conosciuto un apostolo amare le anime più di Mons. de Marion Brésillac”.
Si dirà anche: “La sua parola lasciava un'impressione profonda”. Egli parlava al pubblico francese anche delle ingiustizie sofferte dagli Africani e ne traeva motivo per invitare la gente ad essere generosa.
Col passare dei mesi, sfruttando bene anche l'aiuto della stampa, Mons. de Brésillac si fa conoscere, fa conoscere la S.M.A.. Gli aspiranti cominciano a presentarsi per iscritto perché il vescovo è in viaggio e non ha ancora una sede. Tra aprile e giugno egli visita alcune città del sud della Francia. Dal 24 giugno al 5 luglio va a Grenoble e si ritira nella grande Certosa per una settimana: "Eccomi in mezzo ai figli di san Bruno…Possa il Signore benedire le preghiere che gli rivolgo in questo luogo di solitudine orante" , egli scrive. Poi, per tutta l'estate, continua i viaggi di animazione.

Due scelte importanti

Intanto occorre scegliere un luogo come sede della nuova congregazione. Esso è Lione, una città importante per la Chiesa di Francia e per le missioni. Mons. de Brésillac vi trova una casa che delle suore carmelitane hanno messo in vendita. Vi entra il 29 ottobre. Dentro non vi è neanche il necessario, ma questo non scoraggia il vescovo missionario. Non vi è solo: il primo aspirante è con lui. Altri si aggiungono nelle settimane successive.
Particolarmente importante è l'arrivo, il 7 novembre, di padre Augustin Planque, un sacerdote di Cambrai, professore di filosofia nel seminario di Arras. Egli diventa il suo principale collaboratore. Poi si presentano tre seminaristi e un aspirante fratello. Un altro sacerdote si aggiunge, padre Louis Reymond di Besançon. Come il p. Planque, anch'egli era entrato in contatto con la nuova congregazione stimolato dalla lettura di un articolo che Mons. de Brésillac aveva pubblicato sulla rivista “Univers” nel mese di maggio.
A Lione c'è un santuario mariano importante: esso si trova sulla collina sovrastante la città. E' il santuario di “Notre Dame de Fourvière”. Davanti alla statua di Maria Vergine, l'8 dicembre 1856, Mons. de Brésillac vi conduce la sua comunità, composta, con lui, di sette persone: un vescovo, due sacerdoti, tre seminaristi e un fratello.
Il 13 ottobre, scrivendo al cardinale Barnabò, il nostro Fondatore gli comunica in un modo molto semplice questa notizia: “Il giorno dell'Immacolata Concezione, siamo andati in numero di sette ad offrire la nostra impresa alla Santa Vergine ai piedi della sua immagine venerata sulla collina di Fourvière. In quel luogo abbiamo rinnovato la risoluzione di consacrarci all'opera delle Missioni Africane e desideriamo, se la Sacra Congregazione lo permette, datare l'esistenza della nostra Società dall'8 dicembre 1856”.

Quali missionari per la SMA

Per Mons. de Brésillac l'esigenza più importante da soddisfare è quella del personale. Egli cerca sacerdoti, seminaristi, laici. Pur trovandosi all'inizio della fondazione della SMA, egli non cede alla tentazione di accogliere chiunque voglia venire. Su questo punto il suo orientamento è chiaro e coraggioso.
Scrivendo al padre Planque il 28.12.1856, egli afferma: “L'essenziale non è che siamo all'inizio molto numerosi, ma che i nostri giovani abbiano un buon spirito e una perfetta dedizione alla nostra opera”.
Al padre Planque, diventato responsabile della formazione degli aspiranti, egli scrive: “Cominciamo da noi stessi, adottando lo spirito di una grande condiscendenza verso i difetti degli altri. Ma senza debolezza e senza far credere che la dolcezza da cui non vogliamo discostarci, ceda ai principi che, soli, possono mantenere il buon ordine”(10.1.1857).
Qualche mese dopo, afferma: “All'inizio soprattutto, usiamo da parte nostra molta dolcezza e pazienza per condurre verso il bene ciò che vi è d'imperfetto, senza spingere allo scoraggiamento quelli che, d'altra parte, hanno la buona volontà di concorrere al successo dell'opera…Non disperiamo della correzione di un uomo fino a quando gli resta una via di conversione”(A Planque, 29.6.1857).
Nell'anno 1857, il nostro Fondatore continua l'impegno di animazione missionaria andando verso varie località del centro e del nord della Francia. Egli dedica un'attenzione particolare a Parigi dove soggiorna in varie occasioni e dove sviluppa una serie di contatti personali di grande aiuto per la SMA.
Oltre alla famiglia Blanchet che lo accoglie varie volte, altre persone si rendono disponibili ad aiutare Mons. de Brésillac nella ricerca di sostegno materiale per la sua opera. Egli lancia a Parigi un comitato di collaboratrici a questo scopo. Esso è animato dal padre Petetot, restauratore in Francia dell'Oratorio del cardinale Bérulle e Mons. de Ségur accetta di esserne il presidente onorario.
Quando il padre Papetard va in Spagna per far conoscere la SMA, il Fondatore gli fornisce un Regolamento in quattro capitoli per complessivi 26 articoli per l'Associazione di sostegno alle Missioni Africane da lanciare in quel paese.