Danzare la morte. I "funerali" di papà Antonio Profumo.
Kolowaré - 7 Giugno 2009

Papà Antonio era stato a Kolowaré nel gennaio 2007, con il nipote Vittorio. Aveva visitato il mercato e i villaggi di Eyom, Djagougou, Saziré, ad una ventina di kms da Kolowaré, dove suor Etta va regolarmente per le vaccinazioni. Era stato un momento di festa per lui, la gente che lo ha accolto, per noi tutti. E la gente ha voluto ricordarlo, ora che on è più con noi.

Un momento intenso di preghiera

Prima con una veglia di preghiera venerdì 5 giugno. Un momento di intensa preghiera: sobrio, coinvolgente, orante, con grande partecipazione. Poi domenica 7 giugno la celebrazione dei “funerali”, come si dice qui, una festa, una celebrazione della vita. La messa è alle 9. Alle 8 la gente comincia ad arrivare. Un po' dopo le 8:30 sono sul sagrato della chiesa ad accogliere e salutare i patecipanti. Vicino al cancello d'entrata giacciono una faraona, un gallo, due cesti di manghi, un pacco di lattine di bevande. Sono i doni per la processione dell'offertorio. Davanti alla chiesa ci sono già alcune macchine. Amici venuti da Sokodé e altrove. Più lontano un pulmino. I villagi, vicini e lontani, sono presenti: Eyom, Djagougou, Saziré, Atchibodo, Welou, Sabaringadé.
Aspettiamo la corale Sainte Thérèse. Firmin, l'impresario che opera al dispensario, ha voluto essere presente con la corale della Cattedrale di Sokodé. Accanto a suor Etta, suor Beatrice, Suor Fidèle, le suore presenti a Kolowaré, ci sono anche le consorelle nda di Sokodé: suor Véronique, suor Petrina, suor Clementine, più alcune religiose di altre congregazioni, venute per la cerimonia.

Fare memoria e non dimenticare

Iniziamo la messa con la processione guidata dalla corale di Kolowaré. I due cori, di Kolowaré e di Sokodé, si alternano per animare la messa. Oltre al papà di suor Etta ricordiamo anche suor Maria Rusconi, deceduta il 1° giugno, e le suore passate a Kolowaré. Presiede padre Donald, il parroco di Nostra Signora della Visitazione di Kulundé, di cui Kolowaré fa parte. Padre Donald è un kotokoli di Sokodé. Conosceva bene papà Antonio. Era stato suo ospite due volte in Italia. Liturgia in kotokoli e francese. All'omelia il celebrante dialoga con l'assemblea con esempi concreti per illustrare la festa di oggi, la festa della Trinità. La gente reagisce con forza alle sue provocazioni. Omelia in francese e in kotokoli.
La chiesa è gremita, e si decide di fare la colletta per giorni della settimana. Un cestino davanti all'altare e i fedeli cominciano a sfilare, prima i nati di lunedì, poi martedì, fino alla domenica. La gente arriva cantando e danzando. Alla fine vengono “i fratelli e le sorelle” di Gesù, cioè quelli che non ricordano il giorno in cui sono nati. Dopo ogni “giorno” si cambia cestino. E si va in sagrestia a contare il denaro.
All'offertorio sei ragazze, in abbigliamento tradizionale, a passi di danza, avanzano dal fondo della chiesa, nei viale centrale, con i doni sul capo. L'assemblea le accompagna cantando. Le accogliamo sugli scalini del coro e deponiamo i doni davanti all'altare. Mentre le ragazze tornano ai loro posti alcuni si alzano dai loro banchi e le accompagnano danzando.
Dopo la comunione, agli annunci, il catechista principale dà il risultato della colletta per i giorni di battesimo. I primi - con 2500 frs (4 euro) - risultano i “Fratelli e le sorelle di Gesù”. Sono i più numerosi, lì entrano tutti. Uno scroscio di applausi.

Danzare i funerali e la morte

Alla fine della messa la festa continua nella piazza della chiesa dove i vari gruppi si esibiscono con le loro danze. Verso mezzogiorno, suore e invitati, si sono ritrovati nel salone parrocchiale per il pranzo. Alla fine del pranzo la corale di Sokodé inizia una serie di danze e canti nel salone coinvolgendo i presenti. Padre Michel, anche lui un kotokoli di Sokodé, spiega: “Sono canti funebri kotokoli, ad ogni canto corrisponde la sua danza”.
Le danze sono poi continuate nel pomeriggio, sia davanti alla chiesa, sia al villaggio. La danza è un momento forte, la parte centrale dei “funerali”. La danza è fatta di armonia, di ritmo che ricorda il pulsare del sangue, i battiti del cuore, il ritmo della vita, e ci dice che la vita continua perché è più forte della morte. Quando poi si tratta di un anziano, che ha vissuto intensamente la sua vita, ha avuto dei figli, e che ha fatto una buona morte, i canti funebri e le danze lo fanno entrare nel mondo degli avi conferendogli lo statuto di “Antenato”. Nel medesimo tempo suggeriscono ai viventi che la vita non è che una iniziazione, una “fattoria in foresta”, un viaggio verso la vera dimora che è il villaggio degli antenati da dove essi continuano a vegliare, guidare e proteggere i viventi.
A Kolowaré si convive con la morte, e si impara a considerare, questa visitatrice frequente, come una presenza amica. “La morte non ci separa dalle persone care, ma ci aiuta a compredere quanto esse valgono per noi”.