4 Luglio 2005: Momenti di festa

Nel villaggio di Kolowaré c'è una comunità cristiana molto dinamica, guidata dal catechista Sylvain, un uomo sposato che si è dato completamente a Dio e alla comunità, aiutato dal giovane Pascal. Vi racconto la festa di domenica scorsa 4 luglio: battesimi e prime comunioni.

Gli ammalati del "Vaticano" con noi in chiesa

Alle 7 sono in “Vaticano” (è il nome dato alla cappella dei lebbrosi gravi dove, ogni domenica, celebro la prima messa per coloro che non possono muoversi) e carico sul furgoncino gli ammalati. Sono numerosi e faccio quattro viaggi. Le vecchie urlano a tutti: “Andiamo a Lomé, Lomé...” Iniziamo con una solenne processione: davanti la corale Léon IX, poi i battezzandi, dietro quelli della prima comunione, poi il celebrante e i catechisti. Un'esplosione di canti e di tamburi. Osservo gli abiti dei festeggiati. Alcune ragazze hanno ricuperato abiti di nozze e vecchi vestiti di prima comunione ricevuti dalle suore, e stanno benissimo, un altro si è fatto confezionare un abito bianco dal nostro sarto Mathieu con un lenzuolo datogli da suor Etta, un ragazetto ha addirittura una cravatta con fermaglio, ma la maggior parte porta abiti “molto normali”, addirittura trasandati. Io non l'avevo notato, ma suor Etta sì, ed era amareggiata. “Almeno oggi, si poteva forse prevedere, fare qualcosa”. Ma era certamente tutto quello che avevano... di meglio!

L'acqua e il fluire della vita

La chiesa non riesce a contenere tutti. Una parte rimane fuori. I battezzandi sono nel presbiterio accanto al celebrante, quelli della prima comunione nella prima fila davanti. All'omelia ricordo il battesimo di Gesù: Gesù riceve lo Spirito, é proclamato figlio di Dio, riceve una missione. E' quello che succede oggi per ciascun battezzato. Una parola poi per la comunità cristiana: alla loro nascita sono stati accolti da una famiglia umana che ha dato loro la vita, oggi sono accolti nella famiglia di Dio che offre loro una vita che non finirà mai. Come ogni neonato ha bisogno di intense cure e di tanto amore per crescere, così la comunità cristiana è qui pronta ad accogliere e ad aiutare i nuovi battezzati nel loro cammino. Ricordo un tratto della cultura kotokoli: il corso d'acqua che scorre simbolo del fluire della vita. L'acqua ha il compito di proteggere, nutrire, aiutare il pesce a vivere e a crescere. Così il cristiano potrà vivere e crescere soltanto all'interno della sua famiglia, la Chiesa, che lo protegge, la nutre, l'accompagna durante tutta la vita. Faccio una rapida allusione a Tertulliano che parla anche lui del cristiano come pesce che ha la vita rimanendo nell'acqua del battesimo: vive fin quando rimane in quest'acqua.
Al momento del rito il catechista chiama per nome ogni candidato che viene davanti all'altare per ricevere il battesimo davanti a tutta l'assemblea. C'è anche qui qualche fotografo.
La comunione è solenne: sotto le due specie per prime comunioni e battezzati. Siamo in tre a distribuire la comunione. Alla fine foto di gruppo davanti alla chiesa. Alla fine della messa distribuisco a tutti, nominalmente, una crocetta, con un invito preso dalla seconda lettura: le sofferenze, i problemi, la croce, saranno sempre presenti nella nostra vita: possiamo o portarli da soli, o con Gesù Cristo. Avanti tutta con Gesù Cristo.

La festa continua

Mentre mi accingo a riportare gli ammalati nelle loro dimore, noto che davanti alla chiesa ci sono diverse donne con bacinelle: vendono di tutto: beignets, pezzi di formaggio arrostito, pannocchie di granoturco, frittelle di fagioli, fette di polenta, dolci. Non perdono tempo. E' la festa che comincia. Intanto accanto alla chiesa, al “Centro Culturale” i giovani hanno preparato il salone per la festa. Offro anch'io mille franchi per comperare un pollo. Nel pomeriggio suor Etta va a trovare un ammalato che tutti chiamiamo “Petit à Petit”, un neo battezzato, quello con l'abito bianco fatto con un lenzuolo. Anche lui lebbroso: un uomo dolce, semplice, quasi ingenuo: un povero che ci precederà nel regno. La suora le ha dato qualcosa per fare la festa con un pollo e un po' di riso.

Un acquazzone fornisce clienti al dispensario

Mentre cammina nel villaggio dirigendosi verso la casa dell'amico, è sorpresa dalla pioggia, ed è senza ombrello. Vede una decina di ragazzetti, completamente svestiti, che sguazzano e danzano sotto l'acqua.. Non trova “Petit à Petit” e rientra in fretta, ormai tutta fradicia. L'acquazzone si è trasformato in un grosso temporale. I ragazzetti di prima stanno ora “nuotando” completamente nudi, nell'acqua in mezzo alla piazza avvoltolandosi nel fango. Il modo migliore per avere clienti al dispensario con la pancia piena di vermi.

La mancaza di corrente interrompe festa e danze

I tamburi continuano a risuonare. E poi c'è un altoparlante a tutto volume con musiche che si sono sentite in tutto il villaggio, durante tutto il pomeriggio. Verso le 18 decido di fare un salto al “Centro culturale”: danze frenetiche ovunque. Mi avventuro dietro il sipario rosso accuratamente tirato: grossi recipienti di birra e tanti giovani seduti che stanno mangiando e bevendo: pollo, riso e birra locale. Ne offrono anche a me. Come posso rifiutare? La festa durerà tutta notte. Peccato che verso le 18,30, come quasi tutte le sere, la corrente se ne sia andata. Per una comunità cristiana che vive in un ambiente musulmano questi momenti di festa e convivialità sono importanti per rinvigorirsi, dirsi e manifestare a tutti la propria identità.