750 km per un saluto
Lomé - Kolowaré, andata e ritorno in un giorno

Viene Aledju verso le 8:30 e terminiamo di registrare la storia degli ultimi due villaggi, poi insieme, proviamo a trascrivere un racconto. Mentre lavoriamo accendo il foyer a carbone e preparo ignami bolliti, poi una pentola di salsa di pomodoro in attesa dei nostri ospiti. Intanto Sylvain, il marito di Ramatu (la “barista della birra”), sta allestendo un arco di trionfo al cancello della missione per ricevere Gigi: così per fare un po' di scena e per mostrare che sono contenti di accoglierlo.
E' la prima volta che mi cimento a trascrivere il tem. La lingua è nuova, ma la trascrizione del racconto non è difficilissima. Sono abituato a trascrivere l'anyi. Bisogna identificare i suoni e trascriverli con i caratteri fonetici giusti, ormai codificati. Poco alla volta affineremo la tecnica. Spiego ad Aledju alcune regole di linguistica, il triangolo vocalico con il posto delle vocali, specialmente quelle che non abbiamo nelle nostre lingue.
Intanto alcuni giovani sono venuti ad attendere gli ospiti. Dovrebbero arrivare alle 11, ma l'ora passa e non li vediamo.

I doni degli ospiti

Verso le 12 sento gridare: “Sono arrivati”. C'è Gigi Pezzoli, con due amici e Jean Louis di Kolowaré. Sono in ritardo di un'ora. Pensavano di fare più in fretta. Sono partiti alle 7. Per arrivare a Kolowaré da Lomé ci vogliono cinque ore. Scaricano subito il fornello comprato da Toni in sostituzione del vecchio guasto che il rivenditore non ha voluto cambiare. Jean Louis lo installa. Dopo una rinfrescata e i convenevoli Gigi tira fuori maglie, calzoncini e pallone. Poco alla volta tutta l'équipe dei “Dodici Apostoli” arriva e indossa la nuova tenuta. Raggianti! Facciamo una serie di foto accanto alla tettoia di paglia. Gigi consegna anche il pallone sgonfio per i ragazzi delle scuola. Dà l'ago adatto per gonfiarlo: da applicare ad una normale pompa da bicicletta. Lo porteranno loro ai ragazzi della scuola.

Sognare il telefono

Un salto a salutare le suore prima del pranzo e per controllare l'antenna e il loro telefono. Suor Etta esclama: “Ma noi ci conosciamo?”! Infatti con Gigi siamo stati diverse volte, a pranzo, nella loro sede in via Accademmia, proprio negli anni in cui Sr Etta era a MI. Per quanto riguarda l'antenna non avanziamo di molto. Constatano che il cellulare delle suore ha un'antenna, con un supporto, e che funziona. Ho trovato a Sokodé lo stesso telefono delle suore, ma manca supporto e antenna, ed è inutile, per intanto, comprare il telefono. Il cammino da fare è ancora lungo prima di avere il telefono.
Gigi mi aiuta a migliorare la salsa preparata al mattino con alcune foglioline di basilico che sta nascendo nel mini orto. Utilizziamo il nuovo fornello che finalmente funziona. Pranzo rustico sotto il portichetto con aperitivo a base di sciroppo di limone e di grenadina con arachidi e noci di acajou abbrustoliti: una raffinatezza locale. Offerti ieri dal catechista Jean Marie di Tchamba e preparati dal fratello di Kolowaré.
Menu: ignami bolliti con ragù e pollo alla brace. I due vanno benissimo insieme. Innaffiati con acqua fresca al sciroppo di limone. Alla fine caffé dei monaci del monastero di Zobegan.
Intanto i “Dodici Apostoli” hanno portato due grossi contenitori con arachidi abbrustolite per Gigi e amici. Cerco una grossa bottiglia in plastica per metterci il prodotto perché i contenitori di vetro devono essere restituiti.

Visita al dispensario

Dopo pranzo facciamo un salto dalle suore e Suor Etta ci accompagna a visitare le varie sezioni del dispensario, il laboratorio di analisi, le camerette dei degenti, la maternità. Arriviamo fino in “Vaticano”, tutto in ristrutturazione: mura crollate, bagno sprofondato, capanne da ridipingere. Gigi ne approfitta per fare qualche telefonata sotto l'albero “magico”. Cerca di mettersi in contatto con un amico per sensibilizzarlo ai problemi di Kolowaré. Riesce, ma c'è poca propagazione. Mentre sta cercando di telefonare mi siedo su di un sasso accanto a tre bambinetti distesi su di un panno sotto un albero: in piena siesta. Gigi non può fare a meno di fotografare i tre ragazzini e il “vecchio bianco” seduto lì accanto! Poco lontano da me una signora con una ragazzina di una decina d'anni con un piede fasciato. Mustafa, il compagno di Gigi - che si è presentato come guardia del corpo -conversa con lei in haussa. E' una peul venuta al dispesario per far curare la bambina con il piede ricoperto di piaghe. Suor Etta, lì accanto, ha curato la bambina. Cerca di intervenire. Devono rimanere ancora alcuni giorni a Kolowaré, al dispensario, perché il piede è conciato male e deve essere curato. La vecchia invece ha deciso di ripartire l'indomani. Mustafa cerca di convincerla a rimanere altrimenti il piede avrà dei guai molto seri.

I bambini della scuola

Al ritorno passiamo alla scuola a salutare il direttore e la direttrice. I bambini schizzano fuori da ogni lato: davanti a Gigi ce n'è una marea. Come si fa a non immortalare questi momenti? Gigi ne approfitta e giù foto! “Gigi, sono i momenti più belli della tua vita, approfittane, davanti a te hai quasi 600 bambini, ricordati”, gli sussurro. Annuncia al Direttore e ai bambini che ha portato loro un pallone e... vuole che vincano. Il direttore invita i bambini a fare dei “bang” in onore di Gigi: sono ovazioni che porterà come ricordo di Kolowaré. Alla fine tutti urlano diverse volte: “Merci Gigi! Merci Gigi” Purtroppo Gigi non può fermarsi a lungo. In serata deve essere a Lomé. Domani parte in Ghana per delle ricerche nella “Volta region”. Passiamo a salutare Laurent il calzolaio del laboratorio che prepara protesi e calzature per gli ammalati, e via.

Ritorno a Lomé in giornata

Ancora qualche foto davanti alla missione e all'arco di trionfo, un'ultima rinfrescata, poi verso le 15 la partenza. Per arrivare a Lomé ci vogliono altre cinque ore, e con i problemi del paese, è meglio non viaggiare di notte: in una giornata 800 km e dieci ore di macchina per venirmi a salutare. Jean Louis li accompagna fino a Sokodé. Vedrà se potrà fare qualcosa per l'antenna del cellulare.