All'ospedale di Datcha per un intervento

Lo spuntone traditore

Sono le 13 del 19 giugno 2005. Sto per partire per Datcha dove mi farò operare di un'ernia all'ospedale delle suore canossiane. Il guardiano Bernard viene ad avvertirmi che una gomma è a terra. Me la cambia. A Welou, dove ho celebrato la seconda messa, ho urtato una radice parcheggiando in una radura: il copertone si è tagliato. Sosta a Coma, nella periferia di Sokodé, per riparare ruota, ma non c'è nessuno. E' domenica e anche i musulmani fanno festa. Vado in città, vicino alla solita bottega nella speranza che qualche musulmano lavori. Trovo il riparatore, ma non può fare nulla: copertone da buttare.
Mi mostra lo squarcio. Propone una gomma nuova rigenerata. Chissà cosa mi farà pagare, penso! 3000 franchi più 500 per il lavoro, circa 5 euro. Posso pagare. Poco dopo le 15 sono in strada. Devo percorrere più di 200 km. Arrivo dalle suore verso le 17,20. Mi danno una cameretta all'ospedale. Ora di adorazione con loro dalle 18 alle 19. Poi mi invitano a cena. In comunità sono 6: tre togolesi e tre italiane.

Preghiera con il personale

Dormito bene tutta notte. Sono in chiesa, nella cappella delle suore, un po' prima delle 6. Alle 7 accompagno suor Elisa alla preghiera con il personale all'entrata dell'ospedale. Un bel gruppo che si riunisce ogni giorno per iniziare la giornata con il Vangelo del giorno. Oggi è il responsabile del laboratorio delle analisi, protestante, che anima e commenta il vangelo con passione. Chiedono anche a me di dire due parole.
Niente colazione. Verso le 8 passa il chirurgo con la sua équipe. Previsto intervento per domani. Poco dopo vengono per prelievo sangue e analisi. Faccio un giro nelle camere a salutare gli ammalati. Accanto a me c'è un uomo amputato di una gamba. Nella cameretta moglie e figli gli fanno compagnia.
Incontro con l'anestesista Etienne nel suo studio per raccogliere dati per l'anestesia. Mi dice essere il fratello - stesso padre e madre - di Denise, la signora che fa le pulizie alla missione di Kolowaré e lava la biancheria. Vedo la sua professionalità dalle domande che fa. Formato all'ospedale di Afagnan dai Fatebenefratelli.

21 giugno: l'intervento

Alle 5:45 sono in chiesa. Lodi alle 6. Viene il parroco e concelebro con lui. Un sacerdote molto simpatico e cordiale. Le suore mi preparano una colazione abbondante, dato che oggi non mangerò. Intervento previsto alle 14. In mattinata un infermiere mi prepara per l'intervento. Vengono a cercarmi verso mezzogiorno. Volevo arrivare al blocco operatorio camminando, ma mi consigliano di lasciarmi trasportare sul loro lettino. In una saletta accanto alla sala operatoria mi fanno togliere tutti gli abiti e rimango coperto di un lenzuolo verde. Sono introdotto nella sala operatoria dove due anestesisti mi preparano. Seguirò l'intervento da sveglio. Anestesia locale: rachidiana? Mi fanno due iniezioni, poco alla volta non sento più la parte inferiore del corpo. Frappongono un drappo verde fra la mia faccia e il chirurgo e iniziano l'intervento. Dura una mezz'oretta. Non sento assolutamente nulla, solo qualcosa verso la fine quando mi pareva che stessero cucendo i tessuti. Accanto a me i due anestesisti. Seguono pressione e andamento del cuore sulle loro apparecchiature. Durante tutto l'intervento eravamo accompagnati da canzoni di una radio. Etienne, l'anestesista principale, riprendeva il motivo e canticchiava accanto a me.
Ad un certo momento mi dicono: bidè: tutto è finito. Rispondo: nya timérè, grazie per il lavoro. Il chirurgo è kotokoli di un villaggio vicino a Kolowaré. Con catetere e una flebo ritorno in camera. Devo rimanere disteso tutta notte fino domattina. La parte inferiore del corpo è ancora tutta addormentata, ma le condizioni del paziente sono eccellenti. Le suore passano subito a vedermi. Provano a telefonare a Kolowaré, ma la connessione non passa. Riuscirà alla sera.
Silvana, la volontaria di Novara, è rimasta sola alla missione.
In serata passa Jacques, il figlio di Georges, a trovarmi. Si ferma una mezz'oretta e parliamo di Kolowaré, di quello che si potrebbe fare per il villaggio, della cameretta che vorrebbe costruire per suo padre cieco, dei mattoni che ha già preparato. Un giovane serio che sente i legami con il suo villaggio. Vorrebbe portare a Kolowaré anche il chirurgo di Kadambara. Vengono madre Gina ed Elisa: mi aiutano ad infilare una maglietta per la notte. Vengono a farmi un'iniezione. Per riposare? Ho ancora una flebo per tutta la notte. E' molto lenta perché c'è un antidolorifico e deve scendere piano.

Una fetta di torta che non si doveva mangiare

Riposato bene tutta notte anche se non ho sempre dormito. A mezzanotte un infermiere viene a controllare la flebo. Ne avrò fino al mattino.
Alle 7 il parroco mi porta la comunione. Poco dopo un infermiere toglie catetere e flebo. Verso le 8 arriva il chirurgo con la sua équipe. Tutto è a posto e decorso regolare: niente dolori, niente febbre e tensione giusta. Il chirurgo mi dice che posso prendere un po' di thé, ma niente latte. Mi metto seduto sulla poltrona. Ogni tanto passano infermieri per salutarmi e vedere se ho bisogno qualcosa. Le suore mi hanno portato thé con una fetta di torta. Un infermiere mi assicura che posso mangiare quello che voglio. Mangio la fetta di torta a colazione, poi mi dicono che non dovevo prendere nulla. Infatti niente a pranzo né a cena. Solo un po' di thé. Comincio a muovermi senza problemi, anche se sento la ferita. Termino di leggere il libro del Papa “Memoria e identità” e inizio il libro su Ambrogio raccontato da Agostino: affascinante!
Ogni tanto passano le suore: sono piene di attenzioni e delicatezze. Verso le 18 arriva il chirurgo. Si siede e facciamo una chiacchierata sull'operazione e su... Kadambara, i Kotokoli, Kolowaré. Chiedo informazioni sull'intervento. Spiega che i miei tessuti si sono allentati e indeboliti. Ha messo una specie di protesi per rinforzare la parte malata. Dovrei essere a posto. Mi invita a non fare sforzi pesanti.
Alla sera con il telefono di suor Elisa chiamiamo Kolowaré per salutare.

Inizia la ripresa rapida

Riposo tranquillo. Mi alzo alle 6. Mi siedo sulla poltrona con il breviario. Poco dopo le 6:30 arriva il parroco con la comunione. Sempre un bel momento di preghiera. E' un uomo di fede. Viene il chirurgo con la sua équipe: mi dà il via per domani, ma accompagnato da un autista. Devo togliere la medicazione fra una settimana. Non c'è bisogno di cure particolari. Punti interni rissorbibili.
Le suore sono piene di premure. Mi portano una colazione abbondante: panino e frittata con thè. Avevo chiesto una sedia a rotelle per muovermi un po'. Me la portano verso le 9 e vado fuori a spasso. Passo a salutare gli ammalati e mi spingo sotto i portici. Faccio ancora fatica nei movimenti. Rientro in camera e mi distendo un momento. Arriva un grosso temporale che rinfresca l'aria. Fa quasi freddo. Viene madre Gina e mi dice di non salire da loro a pranzo dato la pioggia e il freddo. Me lo porteranno in camera.
Alle 12:30 arriva un'infermiera con un plateau e il pranzo: pastasciutta con salsa di zucchini e due bistecche. Mangiato il tutto con appetito. Riposo fin verso le 15. Termino di leggere Ambrogio raccontato da Agostino. Passa madre Gina per vedere come sto. Avrebbe dovuto prepararmi una minestra piuttosto che pastasciutta, mi dice, per problemi intestinali. Le rispondo che non ho mai mangiato con tanto appetito. Stasera mi preparerà minestrina. Passa ancora suor Anna Maria. Mi racconta che hanno abbandonato un uomo deceduto senza nessun parente accanto. Lo hanno trovato in uno sgabuzzino. Portato alla camera mortuaria, domani devono seppellirlo perché non hanno celle frigorifere. Ogni tanto capita e sono problemi per risolvere il caso. Alle 18 sono in chiesa per adorazione con le suore e vespro. Primi vespri di Giovanni Battista. Mi fermo in cappella fino alle 19:30. Ceno con le suore. Una minestrina di verdura e un po' di frutta. Mi fermo con loro fino alle 20, poi mi ritiro in camera. Comincio a camminare senza problemi anche se sento la ferita fresca.

Posso ripartire a Kolowaré con la mia macchina

Riposo bene tutta notte. Alle 5:30 passano a prendere tensione e temperatura. Li avverto che salgo dalle suore per pregare con loro. Sono in cappella un po' prima delle 6. Un'ora di preghiera con lodi e Eucaristia. Concelebro con il parroco.
Alle 7 partecipo poi all'incontro di preghiera che ogni giorno le suore hanno con gli operai nella paillotte accanto alla loro abitazione. La riunione con il personale è animata da madre Elisa, questa con gli operai da madre Gina. Si inizia in ginocchio con la preghiera per il Togo. Poi lettura del vangelo del giorno in francese e in ewhé. Madre Gina lo introduce poi commenti dei presenti. Quando tutti si sono espressi madre Gina fa una conclusione partendo da quanto emerso, poi chiede a me di dire due parole: li invito ad essere come Giovanni una “lampada che arde e illumina” tutti coloro che incontrano sul loro cammino.
Colazione con le suore alle 7:30. Madre Gina mi racconta il suo itinerario dallo Zaire al Togo. Una donna di fede tutta d'un pezzo, carica di esperienza e saggezza, temprata dalle situazioni vissute. Scendo in fretta all'ospedale perché il dottore passa prima delle 8. Arriva un infermiere per rifare la medicazione. Così vedo da vicino l'intervento: un taglio di una quindicina di cm sopra l'inguine destro con punti all'interno. Vedo filo che esce alle due estremità. Un bel lavoro pulito.
Fine mattinata passa il chirurgo. Cordialità e raffinatezza che sprizzano da tutti i pori. Ne approfitto per chiedere alcune delucidazioni sui saluti agli ammalati in kotokoli: nyana ciari e nyana sulu: saluto all'ammalato e riposta al saluto. Lo invito a Kolowaré. Promette che verrà a trovarci. Domani lascio l'ospedale e risalgo a Kolowaré. Mi dice che posso partire anche senza autista.