Emilienne l'handicappata

Sono le 7 del mattino. Mi chiamano. Sotto la paillote - la tettoia di paglia - mi aspetta Germain il presidente del consiglio parrocchiale, il catechista Sylvain e il giovane Tayzou. Avevo ricevuto qualche giorno prima una nota di Emilienne, l'hadicappata con dei moncherini al posto delle gambe. Vive con i proventi di un micro commercio: sapone, sigarette, dolciumi, oggetti per toilette. Non potendo difendersi, spesso dei giovani vanno a prendere merce e non pagano. Ho già tuonato alcune volte in chiesa contro questo malvezzo. Nella nota ricevuta mi diceva che “un brigante” era entrato in casa a rubare. E faceva il nome della persona.

Il "brigante" che ruba all'handicappata

Questa volta volevo vedere un po' chiaro e capire. Con due anziani abbiamo invitato il giovane in causa. Eccolo davanti a noi... il brigante: il giovane Tayzou. Gli dico: “Ho ricevuto una lettera di Emilienne in cui parla di te, di che cosa si tratta? Ci racconta la sua versione. Non è andato a rubare, ma solo a chiedere mille franchi in prestito, e li ha anche resi, assicura, solo che non ha potuto renderli nel tempo previsto e Emilienne pretende altri mille franchi! Germain cerca di dargli qualche consiglio appropriato con toni pacati. Ad un certo momento Sylvain non ne può più e sbotta: “Vai a prendere soldi da lei per andare a bere, non hai vergogna? Se hai bisogno soldi vai a lavorare nei campi, adesso è il momento di preparare il terreno per gli ignami e la manioca, la gente cerca braccia, ecco cosa devi fare, non andare da Emilienne! Come fa a far funzionare il suo commercio se la gente non paga e in più le prendete i pochi soldi che restano?"

L'handicappata che presta denaro

Per dare una mano a Emilienne avevo comprato uno scatolone di sapone. Con Germain andiamo a portarglielo. Abita in una casupola, in mezzo al bosco, poco lontano dalla missione, dietro la chiesa. La troviamo seduta per terra: si trascina con le mani per spostarsi. Quando viene in chiesa è trasportata su un carrettino. Germain le chiede come sono andati veramente i fatti e conferma la versione di Tayzou. C'è anche il muratore Dolama che le deve 2400 franchi, da parecchio. Non li vedrà più. Germain la invita a non tenere soldi in casa, ma darli in custodia a sua moglie Jeanne, come faceva prima. Ha dovuto tenere qualche soldo per rifare la tettoia di paglia sotto la quale vende i suoi prodotti, ci dice.

Micro per le donne

Tornato alla missione trovo due signore che mi attendono sotto la paillote. Le ho già viste, non ricordo più dove.Una con un bel bimbo sulla schiena. Dopo i convenevoli mi ricordano che sono di Tchibodo e che ho battezzato il bambino. Sono le due più assidue al nostro incontro di preghiera quando vado al villaggio. Una è la figlia di Pauline di Kolowaré, la narratrice che viene ogni mercoledì alla missione a raccontare storie kotokoli. Ad un certo momento mi dicono: "Abbiamo saputo che la "suora" (la signora di Novara che è con me da qualche mese) che c'è alla missione aiuta molto le donne dei villaggi, può mica dare una mano anche a noi”? Non so come abbiamo fatto a sapere dell'allevamento dei porci delle donne di Welou, e le altre micro agricole (soja e miglio) per le donne di Lora e di Gangba, e la micro per il comitato scolastico di Lora, per aiutare i genitori a pagare retta scolastica e i maestri. Si vede che il tam tam funziona.

Allevamento di polli

Chiamo Silvana e beviamo qualcosa insieme: acqua fresca addolcita da uno sciroppo preparato alla missione con limoni di Kolowaré. Silvana chiede cosa intendono fare. Hanno già un piccolo fondo in comune di circa 10.000 franchi (una quindicina di euro). Vanno insieme a lavorare nei campi, una specie di mezzadria, e così raccolgono qualcosa. Vogliono aumentare il fondo per fare un allevamento di polli, o qualcosa d'altro. Hanno con loro a Tchibodo il veterinario dei polli. Le invitiamo a fare un salto a vedere anche il porcile di Welou, così poi sceglieranno. Daremo loro una mano. Domenica prossima, 9 ottobre, sarò da loro alle 10 per la messa e vedremo insieme cosa fare. Ho un incontro per i problemi della scuola. Per intanto ci sono solo due tettoie di paglia per le sei classi, ma sono in progetto costruzioni in muratura. Sono già arrivate le pietre per le fondamenta.

Un maialino attorno al collo

Alle 16 sono a Welou per benedire il nuovo porcile. Una bella costruzione in muratura in mezzo ai campi: due capanne rotonde ai lati circondate da un muretto con al centro un muro di divisione che dà luogo a due cortiletti con un abbeveratoio, dove circolano alcuni maialini. Il gruppo di donne posa con orgoglio davanti al porcile per la foto. Sto per partire quando due di loro mi dicono: “Ci puoi portare a Kolowaré? Dobbiamo prendere ancora un paio di maialini”! Le depongo davanti alla missione.
Siamo in ottobre e alle 17:30 ci ritroviamo davanti alla grotta per il rosario. Comincia a piovere. Forte. Dobbiamo entrare nella vecchia chiesa diventata Centro Culturale. Ad un certo momento Silvana mi chiama: “Vieni a vedere!” Le due donne di Welou, sotto la pioggia, stavano ritornando a casa, a piedi, ognuna con un maialino attorno al collo. Mi mancava la macchina fotografica.

Ottobre 2008