Una comunità che sta nascendo

Alle 8:45 con Silvana, il catechista Mathieu e Michel partiamo a Welu, dove c'è una nuova comunità che sta nascendo.
Ad Alibi cerchiamo il maestro Barthelemy, ma è ancora a Tchamba. Lo incontreremo sulla strada con la sua vespa. A Welu sto bene attento dove metto la macchina. C'è una radura accanto alla strada dove di solito parcheggio. Quindici giorni fa una radice nascosta che spuntava dal terreno mi aveva squarciato il copertone della ruota. Il capo chiesa si avvicina alla macchina, vede il ceppo assassino e lo sradica con il suo macete.

Pregare insieme sotto l'albero

Silvana si ferma a salutare un bambino ai bordi della strada e gli dà due caramelle. Le prende, scappa via e sparisce. Ci inoltriamo nel sentiero in mezzo ai campi di mais che sta fiorendo. Hanno preparato un tavolo, davanti ad una capanna, sotto un grande albero, con una serie di panche attorno. Per Silvana e per me una sedia ricoperta di un manto multicolore. Siamo ai piedi di una collina. Attorno a noi due appezzamenti con taro e patate dolci. Poco lontano le abitazioni: un gruppo di capanne rotonde sul crinale della collina, altre rettangolari disseminate nella boscaglia. Poco alla volta la gente arriva. Diversi hanno in mano uno sgabello. Spunta anche il maestro Barthelemy: è un po' in ritardo perché ha avuto un problema con la vespa al ritorno, e il meccanico ha tardato a ripararla.

Una caramella che si fa strada

Ci sono già diversi bambini seduti sulle panche. Ad un certo momento ne vedo alcuni che si fanno passare qualcosa fra le mani, uno lecca la mano, l'altro succhia qualcosa, poi la passa al suo vicino, gliela mette in bocca: una succhiatina e la passa ad un altro bambino. Guardo meglio per capire: il bambino che aveva ricevuto la caramella da Silvana sul ciglio della strada la stava condividendo con i suoi amici: se la succhiano a vicenda e se la passano per una leccatina l'un altro. E poi si leccano anche la mano e le dita che hanno preso la caramella per non perdere nulla. E' il proprietario della caramella che la fa passare e la mette nella bocca dei suoi compagni, stando ben attento che non la si succhi troppo affinché ce ne sia per tutti. Silvana guarda e ha le lacrime agli occhi. Ma non solo lei. Iniziamo la messa alle 9:30. Saremo una sessantina con 25/30 bambini. Durante i canti i bambini danzano. Ci sono due gemelline sui tre anni che si dimenano e sculettano. Poi si avvicinano, si prendono per il collo, si danno spintoni. La mamma cerca di tenerle buone, ma niente. Un'altra piccolina si dimena fra le braccia della mamma. La fa stare buona offrendole il seno.

Una parola per noi oggi

All'omelia ricordo che la parola che stiamo ascoltando si realizza qui per noi oggi: il Signore viene verso di noi per togliere ogni violenza dalla nostra vita e invitarci a relazioni nuove, pulite, forti. E ci invita a deporre nelle sue mani le nostre preoccupazioni, apprensioni, difficoltà, sofferenze: per portarle con lui e lui con noi.
Presento Silvana. Con due parole dice la sua gioia di essere qui con loro, promette di rimanere qualche mese. Un grosso applauso. Dice poi che ha intenzione di ritornare il prossimo anno: altro applauso più fragoroso del primo.
Alla fine il maestro Barthelemy dice: “Dobbiamo mandare a scuola questi bambini. Cominciate a costruire una tettoia di paglia e io vi trovo il maestro. Inizieremo in settembre. Anche lui ha diritto ad un grande applauso.