14 febbraio: Visita al capo superiore dei Kotokoli

Dovrei andare a Sokodé, in comune, a chiedere il permesso per porre un tubo dell'acqua che dalle suore, attraversando la strada, arriva alla missione. Sento dalla radio che oggi c'è sciopero generale e che Lomé è stata decretata dall'opposizione “città morta”. Ho qualche perplessità.
Preparo la lettera per il Sindaco e parto ugualmente. Mai vista tanta gente come oggi sulle strade. Forse perché è lunedì e giorno di mercato. Tutti i negozi aperti.

In comune e ai Lavori Pubblici

Passo a prendere Gaulé per andare insieme in comune. Il sindaco ci riceve subito. Cordiale, affabile, mi mette subito a mio agio: presento la richiesta, prima verbale, poi gli consegnerò la lettera. Mi dice che quella strada è nazionale e non dipende dal comune, devo andare dal Direttore Dipartimentale dei Lavori Pubblici. Solo lui mi può dare il permesso.
Ci andiamo. Siamo fortunati. Lo troviamo. La segretaria ci introduce e anche lui ci riceve subito. Gli parlo del nostro progetto, dico che ho già visto l'ingegnere che lavora sulla strada e che è al corrente di quello che vogliamo fare, chiedo se devo presentare una domanda scritta. “Non è necessario, mi dice, andiamo a vedere i responsabili della strada, la presento e li avverto di che cosa intende fare”. Sale con me in macchina e scendiamo fino all'inizio della strada che va verso Kolowaré e Tchamba, dove stanno lavorando. Siamo fortunati. Troviamo i due ingegneri che si occupano della nuova strada. Uno era già stato alla missione e lo conoscevo, l'altro no. Prendiamo accordi, mi danno qualche indicazione su come procedere, e tutto a posto. Passeranno a controllare.

Dal capo dei Kotokoli

Vado a comprare una bottiglia di Gyn per il capo superiore di tutti i Kotokoli con il quale ho un appuntamento. Nel mio solito negozio, così scarico e invio la posta. Trovo un mail di Gigi Pezzoli che doveva arrivare sabato a Lomé, e domani martedì 15 a Kolowaré. Visti gli avvenimenti - morte del Presidente e colpo di stato dei militari - i suoi amici di Lomé gli hanno spostato di una settimana il viaggio. Lo chiamo sul telefonino e lo ragguaglio sulla “normalità” della nostra vita malgrado gli eventi di Lomé. Qui la gente vive come se non fosse successo nulla.
Verso le 10 siamo a dal capo superiore dei Kotokoli. Abita in una bella abitazione moderna, tutta dipinta di bianco, con un cortile e giardino interni, a Coma, un quartiere di Sokodé. Gli porto la bottiglia di Gyn per onorare i suoi antenati. Un uomo dal portamento prestigioso. Lo si vede dal bubu dorato che indossa e dai raffinati sandali di cuoio: quattro dita erano libere, mentre il dito più grande è protetto e avvolto in una guaina di cuoio che prolunga il sandalo.
E' attorniato dai suoi notabili, e forse da alcuni visitatori. Parla perfettamente il francese, ma per deferenza, mi rivolgo al mio accompagnatore : non si parla mai direttamente in pubblico ad un sovrano. Annuisce e sorride. Mi chiede se sono stato in Ghana o in Costa d'Avorio, dato che gli Akan hanno queste abitudini. Confermo dicendo che sono stato diversi anni in Costa d'Avorio.
Gli dico che dato che è il capo di tutti i Kotokoli, mi pareva opportuno passare a salutarlo e a presentarmi poiché vivo in mezzo ai suoi. Il Gyn è per i suoi antenati. “Anche noi una volta onoravamo i nostri antenati versando a terra il Gyn poi è arrivata la religione (l'Islam) e adesso non lo facciamo più”. “Ci sono tanti modi di onorare gli antenati, l'importante è non dimenticarli, l'albero non può vivere senza le sue radici da cui trae linfa e vita”, rispondo. Sorride, è d'accordo. Incontro improntato a grande affabilità. Congedandomi dice: “Tu sei venuto a trovare me, anch'io verrò a trovarti a Kolowaré”.

La figlia della direttrice della banca

Dobbiamo passare al ministero a cercare due moduli per il pozzo di Lora. Hanno creato il comitato: presidente, segretario, tesoriera e due consigliere e ho con me i nomi. Passando davanti al suo posto di lavoro Gaulé è interpellato: è arrivato qualcuno da Gbafilo a prendere del materiale e vuole vederlo. Lo carichiamo in macchina e Gaulé mi chiede di condurlo a casa sua. Passiamo in mezzo alle viuzze sterrate di Sokodé fin verso la periferia dove ha costruito la sua casa: circondata da un recinto in muratura. Davanti mi mostra il pozzo, trivellato da poco. Nel recinto ha piantato tanti manghi. In un angolo un vivaio di manghi selezionati. Mi porta poi fuori e mi indica un terreno non recintato dove ha una piantagione di manghi selezionati. Sua moglie ha un negozio in città di pezzi di ricambio: rubinetteria, tubi, e sanitari.
Con noi c'è sempre il suo amico di Bafilo. Ci accompagna al ministero dove ritiriamo i moduli. Ormai mi conoscono e ce li consegnano senza problemi, e poi Gaulé è di casa.
Di nuovo in banca, nella nostra banca rurale. Spingiamo la porta tenuta chiusa da una grossa pietra. La “Direttrice” è ancora assente. C'è la solita figlia che esce e ci accoglie con un grosso sorriso. Ci conosce. Mentre entriamo si avvicina alla porta e rimette la pietra al suo posto: “Siamo in una banca e ci vogliono precauzioni, dico con un sorriso”. “No, è perché c'è nel cortile una moto e non vorrei che me la portassero via, con questa pietra se sente quando aprono la porta”! Astuta la fanciulla!
Questa volta mi riconcilio completamente con lei. L'ultima volta era stata di una lentezza mortale, questa volta rapida, efficace, e poi con un bel vestito azzurro tutto ricamato e con una scollatura leggermente sbadata... forse per valorizzare le sue ricchezze interne... Siamo sempre nel solito “ufficio” con i sacchi di mais in un lato, ma in poco tempo compila i moduli, e prepara il libretto: “151.000 franchi, mi dice, 150 per il deposito e 1000 per aprire il conto”. Avevo tutto preparato e consegno la busta. Conta davanti a me. Prepara la ricevuta: “Che nome devo mettere?” “Paroisse St Léon IX, Kolowaré”, rispondo. Mi fa firmare. Mi consegna moduli e ricevuta e via. Ma dimentica di darci il libretto. Verranno a ritirarlo il presidente, il segretario e la tesoriera: devono portare le foto e mettere le tre firme.

Le medie-ginnasio di Alibi

Ancora una sosta al Centro Artigianale dove avevo ordinato una cariola: “La tua cariola era pronta ma l'abbiamo venduta ieri, te ne prepariamo un'altra, passa fra qualche giorno”. Non mi resta che tornare a Kolowaré. Mi fermo un momento al mercato di Coma per comprare qualche piatto di plastica, un imbuto, e altra roba per la cucina e alle 12:30 sono a casa.
Verso le 17 salgo alla scuola di Alibi dal Direttore Barthelemy. E' lui che ha fatto da tramite per il pozzo di Lora. Gli consegno moduli e ricevuta dell'avvenuto versamento avvertendolo di far firmare i moduli dal capo villaggio di Lora e di portarmeli appena pronti. Mi fa visitare i diversi edifici scolastici.
Ognuno porta l'impronta dell'organismo che l'ha finanziato.
Mi accompagna poi al collegio (Scuole Medie) situato dall'altra parte della strada.
Da tempo desideravo prendere contatto con il direttore per vedere se fosse possibile fare alcuni incontri con i ragazzi. Il direttore era in un ufficio poco distante. Ci vede e arriva con un collega. Il direttore è un bell'uomo, alto, volto aperto. Mi aspettava. Barthelemy gli aveva detto che sarei passato a trovarlo. Gli parlo del mio desiderio di fare qualche incontro con i ragazzi sulle storie tradizionali, i racconti, partendo da Kaidara. E' favorevole e mi farà sapere.