Battesimo e matrimonio di Luisa

Riprendo la messa in “Vaticano” alle 7 con gli ammalati che non possono camminare. Siamo contenti di vedere di nuovo Jacques in mezzo a noi. Stava male, ha voluto il sacramento degli ammalati. Si è ripreso. Mi pare stia addirittura bene. Quando contemplo questi ammalati penso alle scene del Vangelo: diversi sono ciechi, alcuni hanno i piedi rosi dalla malattia, altri dei moncherini al posto delle braccia, qualcuno una protesi “locale” al posto della gamba, e quasi tutti arrivano curvi sui loro bastoni.

In chiesa sulla barella

Oggi alla messa abbiamo una novità di rilievo: battesimo della vecchia Luisa e matrimonio. Erano insieme da tanti anni senza essere sposati. Lui battezzato, ma lei no. Luisa ha seguito tre anni di catecumenato e è giunto il momento del suo battesimo. E' scesa dalla sua fattoria alla chiesa su una barella.
Come sempre suor Etta è molto attenta e vede che lo “Sposo” non ha nulla, nei suoi abiti, che sottolinea l'evento: abiti vecchi, logori, sdruciti, quasi sporchi. E' amareggiata. Il guaio è che ha dato via tutti gli abiti che aveva. Avrei potuto dargli una mia camicia!
Al momento del battesimo mi accorgo che Luisa non può muoversi. Capisco perché il catechista Sylvain voleva che andassi io da loro, ma è meglio così. Devono sentirsi sostenuti e accolti da tutta la comunità. La prendono in braccio e la depongono su una sedia davanti all'altare. Cerimonia davanti a tutti con il massimo della solennità.
Chiedo a tutta l'assemblea di fare un grosso applauso dopo il battesimo e il matrimonio. Evidentemente rispondono con entusiasmo e energia. Come sempre dopo la messa la festa continua. Diverse donne allestiscono banchetti rudimentali sotto la tettoia di paglia davanti alla chiesa per vendere i loro prodotti, soprattutto vivande e dolciumi.

Visita al capo cantone di Kparatao

Dopo messa con Sylvain e Pascal andiamo a trovare il capo cantone di Kparatao, il villaggio dove vado per le connessioni telefoniche. E' il suo predecessore Agnoro che ha avuto l'idea di raccogliere i lebbrosi della zona a Kolowaré per curarli.
Troviamo solo il suo vice, un vecchio molto ben messo, ma quasi completamente sordo. Ci fa entrare nella sua “sala”: stava guardando la televisione. Ci riceve con simpatia. Sylvain spiega che sono arrivato da poco e vengo a salutare il capo, dato che siamo sotto la sua giurisdizione. Gli lascio 1000 franchi per onorare i suoi antenati nel modo in cui ritiene più opportuno. I sovrani anyi onorano gli a ntenati libando in loro onore con bicchierini di Gyn o wisky. Qui non conosco ancora le loro tradizioni.
Dobbiamo gridare per farci capire. Gradisce la nostra visita. Ci dice che il capo è ai campi. Dobbiamo venire il martedì, giorno di mercato, o venerdì, giorno della preghiera, allora lo troviamo. Promettiamo di ritornare.

Passeggiando fino ad Alibi

Al pomeriggio studio un po' di lingua, poi arriva Sylvain e andiamo a fare una passeggiata nel villaggio a salutare alcune famiglie. Percorriamo la grande strada che passa davanti alla missione - l'antica strada della cola, del sale, delle spezie, che partiva da Djougou, nel Benin, per arrivare a Salaga, in Ghana - e ci spingiamo fino ad Alibi a trovare un maestro che mi aveva più volte inviato a casa sua. Abita in un bel posto all'inizio della collina. Ci mettiamo sotto la tettoia di paglia. Ha cinque figli. La moglie è con la corale per ripetere i canti. Le sue abitazioni sono circondate da un ampio campo di mais. Mi stupisco del rigoglio del campo. Spiega che utilizza concime del suo pollame. Poi mi racconta qualche tratto della sua storia. E' nawdeba. Cresciuto a Savé con padre Kuntz. Mi chiede se lo conosco. E' un padre SMA da tanti anni in Togo.

Saluti per le strade

Ad un certo momento arrivano due signori. Penso a visite di amici. Poi, guardando meglio, capisco la ragione della visita. Un po' appartati stanno sorbendo bicchierini di alcool locale. Si vede che la signora lo distilla per arrotondare le sue entrate. Dato che alle 17,30 abbiamo la preghiera in chiesa, un po' dopo le 17 chiediamo congedo e ci incamminiamo verso Kolowaré. Il maestro - che di fatto è il direttore della scuola pubblica di Alibi - vuole a tutti i costi accompagnarci. Per strada incontriamo una donna che corre: “Siete venuti a casa mia, a trovarmi, grazie, grazie, e io non c'ero, grazie, grazie!” Qualcuno l'aveva avvertita ed era corsa. Non finiva più di ringraziarci. Di fatto era lei che aveva insistito perché andassi a trovarla. Siamo andati ed era fuori. Il disappunto è grande. Sulla strada salutiamo altre famiglie. Una signora mi mostra una cesta di pomodori. Vuole che glieli comperi. Faccio provviste per la settimana.

10 luglio 2007