Ritrovare l'Africa dopo 8 anni

Vaggio in Togo

23 aprile

Parto da Genova il 23 aprile alle 13:30. Qualche momento di ritardo. All'aeroporto trovo i Gambaro che vanno a Parigi. Ci offrono spuntino con Eugenio. Dopo il passaggio della dogana e polizia, in attesa dell'imbarco, racconto loro storie africane: Kaidara e corrispondente italiano. Sono affascinati. Vogliono venire a cercare il testo. Nessun problema per i bagagli. Mi lasciano i due bagagli a mano. Viaggio con un senegalese e con Estèle di Sant Ilario che ha fatto una tesi su Kourouma. Andava a Nizza per cercare i libri, li aveva alla porta accanto. Le parlo della nostra biblioteca. Le do' il mio indirizzo. Mi dà il suo. Ci teniamo in contatto per la rivista. Possiamo pubblicare un numero sul grande scrittore avoriano scoparso da poco.

L'angoscia dei viaggio

A Parigi con l'amico Senegalese cerchiamo il punto d'imbarco: 2 C. Dobbiamo fare un lungo giro. Ha problemi con un bagaglio. Lo perdo di vista. Cerco da solo. Mi fanno storie per il secondo bagaglio e mi obbligano a metterlo nella soute. Dimentico di togliere alcune buste con delle offerte per terzi, macchina fotografica e magnetofono. Cerco di parlarne con il capo gabina, ma non può nulla, anche se fa finta di provare ad aiutarmi. Mi ricorda un detto che uso sovente: “Il peggio non è mai sicuro”. Viaggio nell'angoscia. Sto veramente male. Arrivato a Dakar ritrovo tutto: tutti i bagagli, con tutto quello che c'era dentro. E' proprio vero: il peggio non è mai sicuro. Uscita molto rapida, forse perché non c'é bisogno di visto. I doganieri mi lasciano passare senza nessun controllo.

L'arrivo a Dakar

La sosta a Dakar è per ritrovare Angela Biffi con cui abbiamo lavorato parecchio ad Abidjan, insieme alla prigione. Ora si è trasferita a Dakar. Angela mi aspetta. Deponiamo i bagagli a casa, poi andiamo a cena da Luigi e signora, amici italo senegalesi. Lui esportatore di pesce. Si è fatto musulmano per sposare la ragazza senegalese musulmana. C'è anche un italiano venuto in vacanza e un coppia di francesi. Luigi mi parla della sua attività di esportatore di pesce fresco. Contento di essere in Senegal. Lavora senza problemi. Chiedo ad Angela se conosce il fotografo Merici. Sa dove si trova, ma non è mai stata da lui. Telefoniamo a Virginia Bruzzone, l'autrice del numero di Afriche sull'estrazione del sale nel lago Retba.

24 aprile

Ufficio e colazione in cortile. Andiamo a vedere la nuova casa di Angela in costruzione. Tutto un cantiere. Grande e spaziosa. Al terzo piano veranda e terrazza dove Angela potrà dipingere. Dovrebbe essere ultimata in luglio. Passo all'aeroporto per spostare la data della partenza da Dakar. Mi chiedono trentamila franchi. Lascio stare. Compero qualche libro. Passo alla parrocchia vicina per chiedere info per messa il giorno dopo. Mi invitano a presiedere. Accetto.

Dal fratello di Suor Azia

Andiamo da Vanna e Piergiorgio, il fratello di Madre Azia, Superiora Generale delle Pianzoline. Stiamo con loro tutta la giornata. Casa nuova, grande, in mezzo alla campagna. Molto terreno. Parecchi manghi nel terreno. Devono innestarne ancora un gran numero. A pranzo c'è anche il loro parroco: colto, preparato, profondo. Mi fa molte domande sulla chiesa in Italia, e spiega il suo approccio pastorale. Parla dell'Islam, delle varie sette islamiche che bisogna chiamare confraternite per non offendere la suscettibilità dei musulmani. E poi hanno fatto un censimento. Finito da tempo. I risultati stentano ad essere pubblicati. Forse perché hanno trovato troppi cristiani che non dovrebbero esistere, e non può essere detto. Aggiunge che conosce alcuni musulmani che occupano posti importanti dell'amministrazione che sono diventati cristiani, ma il loro gesto rimane discreto e nascosto. Non si può annunciare pubblicamente.

Il lago Retba e il fotografo Merici

Passiamo all'abbazia benedettina di Keur Moussa dove avevo trascorso la settimana santa nel '94. Andiamo poi al lago rosa....ma è di un grigio scuro... Attorno giardini e frutteti per nutrire Dakar. Tornando, coda all'entrara di Dakar. Come sempre, dice Angela. E' l'unica strada che congiunge Dakar all'esterno del paese ed è sempre un caos. Passiamo da Merici. Ha un locale: l'Oasi. Ci mostra le sue foto, e alcuni libri sul Mali, sui giocattoli, sul Sahel. Gli parlo della rivista. Gliene porterò alcune. Mi assicura che preparerà alcuni numeri di Afriche. Alla sera scaldiamo una minestra e mangiamo qualcosa insieme. Racconto ad Angela la la parte centrale di Kaidara più il corrispondente italiano.

25 aprile

Preparo un po' di predica in giardino. Aspettiamo l'autista, ma non viene. Telefoniamo a Virginia. Andiamo a messa piedi. La chiesa non è lontana. Dico due parole sull'incontro di Borghero con Mns Kobes a Dakar nel 1861. Andiamo nell'Oasi, il locale Merici. Arriva anche Virginia. Mi porta catalogo dell'Ifan. Merici mostra libri fotografici e racconta la sua storia e disavventure africane. Ha in stampa un libro sui bambini in Africa. Titolo “Pensieri Bambini”. Pranziamo all'Oasi con una pasta asciutta ai frutti di mare. Parto nel primo pomeriggio. Nessun problema per imbarcare i due bagagli a mano. Mi aiutano per compilare modulo di imbarco. Angela accompagnerà Virginia a casa. Stanno diventando amiche.

Bamako-Abidjan

Scalo a Bamako. Corto. Siamo ad Abidjan prima del previsto. Ci sono Nello, Gerardo e Vito ad aspettaarmi. All'aeroporto di Dakar incontro una bambina simpaticissima. Avrà tre anni. Studiamo un po' di diula insieme....La ritrovo all'uscita di Abidjan. Aeroporto nuovo e moderno. Un po' lenta la polizia, forse a causa dei visti e dei controlli con il computer. Nessun problema con la dogana. Alla Casa Regionale ci sono i padri Gabriel Noury, Joseph Morandeau, Daniel Mellier, e Lionello Melchiori. Offro bottiglia di Chivas.

26 aprile

Mi svegliano i canti della messa. Alla fine della messa saluto Suor Albertine di Koun Abronso, il villaggio dove ho vissuto tanti anni. Mi dà brutte notizie del villaggio: deceduto Badou, il fratello di Mons. Kwaku, il primo vescovo di Abengourou, che mi è sempre stato molto vicino. Devo andare a trovare la famiglia. Dopo colazione usciamo con Nello, Gerardo e Vito. Foto da sviluppare, a Saint Michel d'Adjamé. Salutiamo tutti i padri. Mandiamo mail a Luigi per Cristiana. Poi ambasciata d'Italia per documenti: alcuni non sono pronti, altri non si possono fare. Parliamo a lungo con la console. Problemi legati all'Aire.

Ritrovo la MACA, la prigione di Abidjan

Al pomeriggio viene Guey, il mio vecchio amico poliziotto della prigione. Gli dò 5 mila franchi. Andiamo insieme alla prigione. Entro in tutti i padiglioni. Sempre piena come una volta. Un poliziotto si mette a gridare: “Le père Galli!” Come sempre diversi prigionieri mi dicono che hanno fame. Passiamo nel padiglione delle donne per vedere le installazioni elettriche che avevamo fatto. Non c'è più nulla. Non vedo neppure la televisione. Alle 17 dovrei andare con Robertine dai familiari di Antoine Badou, ma non viene. Andremo domani. Mi dà il numero di Celine. Quand'ero a Koun Abronso mi aveva molto aiutato per trascrivere e tradurre racconti. Siamo sempre rimasti in contatto. Il marito, un grande funzionario delle Telecomunicazioni, è deceduto alcuni ani fa, ed è rimasta sola con i cinque figli. Alla sera telefona padre Trichet. Mi aspetta domani tra le 8 e le 9. Ci organizzeremo per andare a Bassam per foto alla casa di Niangoran Bouah.

27 aprile

Verso la fine della notte si scatena un temporale con tuoni e fulmini a non più finire. Non si puo' uscire. Niente messa. Verso le 7.30 termina il temporale, ma continua a piovere.

In giro per Abidjan

Andiamo in città con Andreas, il padre bianco che alloggia da noi. Stanno lavorando per aprire uno studentato di teologia fra i vari istituti missionari. Code ovunque. Problemi per entrare al Plateau. Pensavamo di essere in ritardo. Pierre aveva una riunione alle 9. Arriviamo alle 9.20. Non c'era nessuno. Telefoniamo a Edilis. La direttrice Mikhal è assente. Telefono al direttore delle Nouvelles Editions Ivoiriennes: appena uscito. Siamo in contatto via e-mail e mi ha mandato parecchi libri per la nostra biblioteca Borghero.

Visita al Selaf e al centro dei prigionieri

Con Andreas andiamo al Selaf, il centro pedagogico di formazione per i religiosi. Vediamo il direttore Plumet. Si ricorda ancora di me. Info sulla possibilità di accedere alla biblioteca per i nostri studenti: nessun problema. Parliamo di programmi per classificare libri. Gli parlo di ISIS. Cerchiamo casa delle suore - ex Biffi - e non la trovo. Probabilmente ero vicino. Telefoniamo au NEI: il direttore sempre fuori. Torniamo a casa. A mezzogiorno telefona Celine, poi Grazia Tibaldeschi.
Alle 15 con Guey andiamo al centro dei prigionieri. Fatichiamo a trovarlo, poi una farmacista ci dà una mano. Eravamo li' accanto. Ma ci sono nuove costruzioni ovunque. In otto anni ci osno stati grandi cambiamenti. Il Centro funziona sempre. C'è anche una nuova falegnameria... ma è data in affitto.

Ritrovo gli amici di Koun

Al ritorno con suor Albertine andiamo da Celine, poi dalla famiglia di Badou. Erano tutti convenuti per i funerali, con moglie in testa. Sono tutti sorpresi nel vedermi. Mi chiedono di dare la nouvelle in bona. Ci provo: “Ero partito da tanto tempo e sentivo nostalgia di rivedervi. Sono tornato qualche giorno fa. Arrivo qui e mi informano che il vecchio Badou se ne è andato. Vengo per presentare le condoglianze alla famiglia e al villaggio. Depongo qui per terra una bottiglia di wisky per “raffreddare il ventre di coloro che soffrono” e 25.000 per partecipare alle spese dei funerali”. Riescono a capire. Alla sera dovrei andare a Saint Michel, ma sono stanco. Mangio in casa e vado a dormire presto. Devo andare a salutare le suore accanto.

28 aprile

Mi alzo alle 5.30. Eucaristia un po' prima delle 6. Poi via a Saint Michel. Arrivo per il giro lungo dall'autostrada senza problemi e in fretta. Sono stupito dalla gente in chiesa in un giorno feriale. Ci saranno duecento persone. E poi parecchi giovani che vanno a pregare nelle cappelle laterali o davanti alla grotta. Vent'anni fa la gente pregava di meno. Forse è a causa della guerra, oppure la gente sente il bisogno di pregare.

Nella casa di Niangoran Bouah

Colazione con i padri. Do' le notizie di Genova e dei padri. Mi scuso per la sera prima. Mi avevano invitato, ma ero stanco e non ci sono andato. Dopo colazione via a Moossou. Ci fermiamo all'entrata di Bassam per fare foto al sito della nuova cattedrale: un grande recinto per delimitare il perimetro. Andiamo alla casa di Niangoran. Ci accoglie il nipote Ekra Lucien e sua moglie, una anyi di Aboisso. Do' la nouvelle. Spiego che ero molto amico dello scomparso e che ero ritornato per onorare la sua memoria e vedere la casa che aveva costruito con i simboli akan. Pierre fa un sacco di foto in ogni angolo. Gli lascio copia di Afriche. Mi mostra l'emblema della sua famiglia Mompeon: un gatto adagiato sul seggio. Gli offro duemila franchi prima di partire. Si scusa perché la moglie di Niangoran era appena partita a Bonoua. Ci dà alcuni ricordi dello scomparso. Si dice molto onorato della nostra visita. Mi pare lo fosse davvero.

L'opera di padre Gianfranco continua

Al ritorno ci fermiamo a Port Bouet, prima all'ospedale e poi in parrocchia. Gianfranco ho costruito un piccolo ospedale molto efficiente. Aspettano una sala operatoria. Passiamo in tutti i servizi e facciamo foto accompagnati da un responsabile che ci fa entrare ovunque. Passiamo in parrocchia. Incontriamo padre Marty, l'economo, che ci accoglie con la cordialità di sempre.
Ci fermiamo un momento per scambiare le notizie. Jacques si trova al campo militare francese. Sono stati costruiti diversi padiglioni nuovi attorno alla parrocchia per accogliere gruppi. Fra poco ci sarà una nuova parrocchia.
Ne era gia stata creata una nuova a Adjoufou. Andiamo all'Icao e facciamo alcune foto. Volevamo passare all'Inades e al Selaf, ma è tardi. Incontriamo la moglie di Husher. Ritorniamo a Port Bouet e mangio con loro.

Lo studentato SMA di Ebimpé

Verso le 15,30 andiamo con Sr Bruna e Andreas a Ebimpé. Vedo Luigi e gli altri padri. Passo un momento dai Francescani con il padre che si occupa del carcere. Mi ricorda gli anni trascorsi alla MACA, alla grande prigione di Abidjan. Siamo di ritorno alle 18,30. Con Nello andiamo a cena da Grazia Tibaldeschi. C'è la figlia Federica. Grazia lavora alla Comunità Europea. Molto contenta del suo lavoro. Prima passiamo a salutare le suore della Nunziatura nella casa di Angela Biffi. Stavano terminando vespri nella veranda vicino al giardino.

29 aprile

Levata 5.45. Sosta in chiesa. Eucaristia alle 6.30. C'è parecchia gente. Dopo messa saluto i conoscenti. Dopo colazione partiamo ad Alépé con Suor Bruna. Parecchi sbarramenti sulla strada, ma passiamo senza problemi. Ad un certo momento gli ostacoli sono numerosi con filo spinato con corrente ai lati della strada. I ribelli volevano entrare ad Abidjan da quella strada e sono state prese le misure appropriate.

L'ospedale di Alépé e le cure dell'AIDS

Arriviamo ad Alépé e andiamo dalle suore. C'è solo la superiora. Ci parla della radio che non funziona. Lionello ne parlerà a don Carlo quando ritorna. Sr Grazia non è più ad Alépé, ma ad Abidjan, ad Angré. Andiamo da suor Lucia. Ha rinnovato l'ospedale: più grande, più servizi, più personale. Suor Bruna è interessata ai farmaci e reattivi per l'AIDS per il laboratorio di Ouangolo. Imparo qualcosa di nuovo: per ogni ammalato cura e terapia devono essere appropriate e personalizzate. Mi da un antistaminico per i miei problemi di sinusite. Al ritorno passiamo alla posta del Plateau. Cambiata ubicazione. Nuovo edificio verso la cattedrale. Poi alla CIB del Plateau. Rimaniamo in macchina Bruna ed io. Non siamo importunati dai giovani “guardiani”. A Lokodjiro sosta dal panettiere. Saluto l'amico Aruna, ex prigioniero, e sarto. Ma sbaglio. E' suo fratello minore. Mi dice che il fratello è deceduto. Siamo a casa prima di mezzogiorno. Oggi aperitivo in onore di Nello e sua ordinazione. Dolce e vino bianco al dessert.

Le due case editrici: NEI e EDILIS

Nel pomeriggio telefono alle NEI: trovo il direttore. Molto cordiale. Aspetta Nello ad ogni momento per dargli libri. Telefoniamo a Mikal. Pensavo di averla, invece era la sua segretaria. Mi da' numero cellulare.,. ma non la trovo. Telefoniamo a Suor Grazia Semenzin: fuori. Saluto le suore della Nunziatura. Sempre le stesse come 8 anni fa. Verso le 17,30 altro grosso temporale: tuoni, fulmini, lampi. Va via la corrente. Alle 19 arrivano Dario e Andrea. Dario porta aragoste e pesce. Dopo cena vado dalle suore a salutarle. Porto rivista Afriche ad Albertine per Blaise Kwadio, un vecchio amico di Koun Abronso che lavora al ministero della cultura. Si occupa di danze tradizionali.

30 aprile

Levata alle 6. Euc. 6.30. Saluto i partecipanti alla messa. Molto numerosi. Vedo Michel Girard, il padre bianco che deve occuparsi del nuovo studentato, arrivato la sera prima. Anche lui alloggia da noi con il suo collega. Ci sono anche Dario e Andrea che rientra domani in Italia. Partiamo all'aeroporto verso le 10. Poco prima avevo avuto Mikal, la direttrice di Edilis, al telefono. Ha il marito gravemente ammalato. Manda qualcuno all'aeroporto con dei libri. Infatti lo trovo e gli consegno pacco per lei.

Sono in Togo

All'imbarco qualcuno mi consegna una lettera per il Togo. C'è un assegno. Sono un po' titubante, poi la prendo. Partiamo alle 12.30. Air Mauritanie. Sull'aereo non c'è quasi nessuno. Voglio comprare una bottiglia di Wisky per i padri, ma evidentemente non c'è: è una compagnia musulmana. Arriviamo a Lomé dopo un'ora. All'arrivo trovo i due che mi attendono per l'assegno. Sono venditori di riso all'ingrosso. Dico loro dove vado. Conoscono il posto. Li invito a portarci qualche sacco di riso per gli ammalati.

Il Distretto Africano e la Casa Regionale SMA

Un agente mi aiuta a compilare foglio di sbarco. Trovo Toni, Suor Etta e un'altra suora ad attendermi. Vado con Toni al DFA, al Centro dove risiedono i responsabili del Distretto Africano in fomazione. Toni pensa sia meglio alloggi alla Maison regionale, dato che sono appena arrivato. Così mi presento e mi faccio conoscere al Regionale. Andiamo a prendere libri sull'Africa, poi un po' di alimentazione per le suore. Alla sera sono alla Maison regionale. Porto una bottiglia di Wisky. Ci sono tre padri, una signora, una suora e un giovane. Dopo cena do' un'occhiata alla loro biblioteca. Si vede che non è frequentata da nessuno. Polvere ovunque, forse da anni.