Un micro del Novara Center per giovani agricoltori

11 giugno: Lomé-Kolowaré

Levata verso le 5,15. Porto sotto I bagagli. André è già alzato. Preghiamo lodi insieme. Parto verso le 6. Nessun problema per trovare la strada. Traffico scorrevole. Una volta fuori Lomé poco traffico. Volendo dire un po' di rosario mi accorgo che ho in tasca le chiavi della stanza e della casa. Il tratto più uniforme e monotono è quello fino ad Atakpamé. Ci vogliono quasi due ore da Lomé. Poi una settantina di km fino a Blitta, e subito dopo c'é Tchebebe. Vi arrivo alle 9,30.

Padri SMA e Suore assenti

Passo dai padri ma non ci sono. Dalle suore. Non c'è la superiora italiana. Trovo due giovani suore togolesi. L'avoriana di Bongouanou non c'è. Vogliono fare ugualmente il caffé italiano sul quale scherzavo, ma preferisco qualcosa di fresco. Profitto della sosta per controllare acqua della macchina. Petrina me l'aveva raccomandato: tutto bene. Passo ancora in parrocchia, ma niente padri. La strada diventa brutta. Diverse buche, anche se gruppi di giovani - volontari? - stanno lavorando qua e là per riparare la strada. Verso le 10,30 sono a Sokodé. Passo dalle suore, lascio quel che Petrina mi aveva dato, prendo posta e via. Sosta aux Hydroliques per avvertire Gollé che sono rientrato, poi a Coma, da un cyber, per telefonare al DFA e avvertire che avevo le chiavi in tasca. Chiedo se hanno connessione con internet: non ancora mi dice la signora, anche se è affisso a grosse lettere. Prima delle 11,30 sono a casa. Contento di essere rientrato. Camera tutta pulita e in ordine. Trovo lettera di Federico che si stupisce del costo ridotto dei due pozzi. Anche Piotek ha lasciato le foto scanerizzate. Le inserisco. Metto a posto un po' le pagine. Dopo molte ricerche riesco ad inserire la tastiera francese. Utilizzo una tastiera esterna che ho comprato in Benin.

Seminaristi sma e togolesi

Eucaristia alle 17,45 con la presenza del parroco Epiphane. Sta meglio. In questa ultima settimana non stava bene. Mi chiede di celebrare dato che lui ha già celebrato al mattino. Messa richiesta dagli studenti di trosième. Lunedì iniziano gli esami. Dico due parole sulla vocazione. Oggi è San Barnaba: parlo dei seminaristi che ho incontrato a Lomé e dei nostri seminaristi SMA di Calavi. Alla fine della messa il parroco rimane per incontrare i catecumeni.

12 Giugno: festa di fine d'anno

Ritrovo l'Eucaristia delle 6. Sono in chiesa alle 5,30. Piovuto fino alle 5,30. Manca la luce. Messa a lume di candela. La luce arriva alla fine della messa. Dopo colazione vado in casa parrocchiale dove lavoro tutta mattina partendo dai libri acquistati. Testi per il sito. Oggi festa di fine d'anno dei bambini dell'asilo a Sokodé. Siamo tutti invitati. Etta parte verso le 14 per Sokodé, noi partiamo alle 14,30.

Una camicia nuova per la festa

Sporco la camicia con la cintura di sicurezza. Non posso presentarmi alla festa in quel modo. Andiamo al mercato a comperarne una. Trovo uno che parla diula. Gli compro una camicia per 2000 franchi. Accompagno poi Soeur félicité al mercato. Ne approfitto per imparare qualche parola di kotokoli. Una truppa di ragazzi mi circonda: tutti pronti ad insegnarmi il kotokoli. Félicité ha qualche apprensione. Paura dei ladri. Arriviamo dalle suore che la festa è appena iniziata. Dura più di due ore. Festa dei bambini e dei genitori. Presente il vescovo, diversi preti, autorità e genitori. Organizzata da Suor Maria Luisa. Alla fine rinfresco per tutti.

13 Giugno

Alle 7, con Suor Etta, sono in “Vaticano” per la messa con gli ammalati che non possono muoversi. Mi chiedono dove sono stato dato che non mi hanno visto la domenica precedente. Parlo dei 215 giovani teologi che ho visto a Lomé, poi dei giovani SMA incontrati a Calavi.

I giovani in Nigeria

Messa alle 8 con la comunità parrocchiale. Sempre tanta gente. Dopo messa mi fermo in casa parrocchiale. Incontro con il gruppo vocazionale. Riflettendo sul Figliol Prodigo, parliamo del problema dei giovani che vanno in Nigeria. Mi raccontano che sono sfruttati da gente del villaggio che tutti conoscono.
Ad alcune famiglie offrono un po' di denaro per portare via i ragazzi, altri giovani vanno all'insaputa delle famiglie. Tutti sono sfruttati nelle piantagioni senza ricevere un soldo. Solo la bicicletta o la radio alla fine dei mesi di lavoro. Quelli che guadagnano sono gli organizzatori. Le ragazze sono avviate alla prostituzione. Come fanno a sottrarsi?
Alcune muoiano laggiù, altre tornano per morire al villaggio, come Amata che aveva supplicato il padre di mandarle il denaro per tornare a casa. Il padre non ha risposto. Ce l'ha fatta da sola. Tornata per morire a casa. Quando il ministro è venuto al villaggio per parlare del problema una ragazza “coraggiosa” ha raccontato tutto: di come vengono sfruttate, di come sono trattate, che tipi di lavoro devono fare.
Dato che i giovani vanno laggiù a lavorare ai campi chiedo se non è possiible che lavorino qui, a casa loro, dove guadagnerebbero molto di più, e tutto il guadagno sarebbe per loro. Non sanno cosa rispondere.

Visita della corale Ste Cécile

Dopo i giovani arriva la corale Ste Cécile. Si presentano: vengono per salutarmi. Li ringrazio del tempo che danno alla comunità e ricordo loro la funzione del canto: sostenere l'assemblea ed aiutarla a pregare cantando.
A tavola facciamo festa a Suor Antonietta. Félicité le regala un pagne io l'album sul Togo. Alle 15 incontro i giovani agricoltori guidati da Sylvain. Mancava Pascal in giro per il villaggio a distribuire il pane di Sant'Antonio.
Il Novara Center ci ha dato qualcosa per dare loro una mano ed acquistare il concime neccessario per i loro campi. Domani, alle 14,30, andremo con Sylvain e Jean Marie a Sokodé per gli acquisti. Pensano di fare una cassa comune alla raccolta. Stiamo insieme fino verso le 17. Sylvain mi chiede di fare un ritiro per i catecumeni prima del battesimo.

14 giugno

Sono in chiesa un po' prima delle 5,30. Passo dalla casa parrocchiale a prendere messale e chiudere cancelletto che dà sulla chiesa rimasto aperto, chissà da quanto tempo. Dopo colazione faccio un salto a Kparatao a scaricare e spedire mail.
Mando mail a Federico o nome di Suor Etta. Mostro il sito ad alcuni giovani. Chiedo qualche bella foto da inserire. Lot, il cuoco, è in vacanza. Félicité é di cucina. E' brava: polpettine di fagioli.

Una micro del Novara Center

Alle 14,30 andiamo a Sokodé, al ministero dell'Agricoltura, ad acquistare concime per la cooperativa dei giovani agricoltori. Ci sono anche Sylvain e Jean Marie. Sylvain è conosciuto. Uno del ministero era stato suo formatore per la “culture attelée”: buoi e aratro, ma non esiste più da tempo.
Pago 317.000. Andiamo a caricare, ma dobbiamo fare due viaggi. Jean Marie e Sylvain caricano i sacchi sul furgone, aiutati dal responsabile del magazzino.

Prodotti made in Cina

Ritornando per il secondo viaggio andiamo ad acquistare sementi per ortaggi. Pensavo fosse per lui o per loro, cioè i giovani, invece era per le suore. Offro ancora io. Non possiamo prendere tutto. Rimangono ancora cinque sacchi.
Torneremo domani. Ci danno una ricevuta. Mi accorgo che sono prodotti che arrivano dalla Cina: scritto in grosso sui sacchi.
Trovo Padre Michel, della cattedrale, e mi dice che la signora della SIL non ha ancora lasciato i documenti. Mi fa capire che rivuole indietro il suo testo che mi aveva prestato. Domani glielo porto. Mettiamo il telone sulla macchina perché minaccia pioggia. Infatti la troviamo per strada.

15 giugno

Subito dopo messa partiamo per prendere il carico che rimane del concime. Alle 7, siamo davanti al magazzino, ma non c'è nessuno. Un momento in parrocchia da Padre Michel per lasciare suo documento sul sincretismo dei Kotokoli. La signora della SIL non ha ancora lasciato documenti promessi. Il padre è occupato e non possiamo lavorare insieme.

In attesa che il funzionario arrivi

Torniamo al ministero. E' arrivato un impiegato, ma non quello giusto. Mi siedo tranquillo e ho tempo di recitare tre rosari, ma l'amico non viene. Frattanto sono arrivati dei muratori per lavorare nel magazzino, ma è sempre ostinatamente chiuso, e aspettano come noi. Parliamo con l'impiegato sul possibile aiuto ai giovani che vanno in Nigeria. Si potrebbe aiutarli ad avere il loro campo. Guadagnerebbero di più, faticherebbero di meno, e sarebbero a casa loro. Anche lui evoca il problema delle terre che non appartengono a Kolowaré, e poi dei fondi che se ne vanno, della difficoltà ad inquadrare i giovani.

Un giro al mercato

Alle 9 andiamo a fare un giro al mercato. Compero una camicia e un adatttore per il piccolo magnetofono. Prendiamo anche uno stoppino per le nuove lampade per la chiesa. Pascal sta provando a migliorare le “candele” dell'altare.
Al mercato si trova roba interessante e molto meno cara che dal nostro sarto a Kolowaré. Ordino al sarto di farmi anche un paio di pantaloni. Avevo qualche apprensione per la giustezza della corrente e del tipo, ma sono riuscito a farlo funzionare senza apparentemente causare guai.
Al nostro ritorno, alle 9,30, il nostro amico era arrivato. Si scusa: aveva la moto rotta e ha dovuto farla aggiustare.
Carichiamo i cinque sacchi che restano e via prima che arrivi la pioggia. Arriviamo a Kolowaré poco prima della pioggia. Scarichiamo i sacchi e si mette a piovere.

16 giugno

Come ogni mattina incontro papà Georges prima delle 5,30 che si incammina verso la chiesa. E' accompagnato dal nipotino Moïse. L'accompagna e lo guida con un bastone: davanti il bambino con in mano un'estremità del bastone, dietro il vecchio che tiene l'altra estremità. Arrivati davanti alla chiesa il bambino se ne va e Georges entra da solo.
E' un cammino che ormai compie da anni. I suoi occhi non vedono più, ma il percorso è conosciuto. Fa alcuni scalini per entrare in chiesa, poi altri per discendere e raggiungere il primo banco, fa un inchino al tabernacolo, poi si siede. La messa inizia alle 6, ma lui ogni mattina alle 5,30 è in chiesa. E ogni giorno mi avviicno per deporre la particola nelle sue mani protese: Georges, il corpo di Cristo. Alle 7,30 sono in casa parrocchiale. Lavoro fino verso le 12. Lingua e testi per sito e rivista. Per precauzione li copio du un dischetto. Andando spesso col portatile sulla pista, può anche capitare che qualche scossone lo metta fuori uso. E' un miracolo che continui ad essere vivo. Comincio a leggere il libro di Michel Guichard: racconti del nord Benin e Vangelo. Interessanti i paragoni con le storie anyi. Alcune storie sono quasi uguali in tutto lo svolgimento e sequenze.

Aruna e la sua storia

Le suore aspettano un impresario di Sokodé per i lavori della biblioteca. Nel pomeriggio arriva Gollé Aruna. Intervista fino alle 18. Racconta tutta la sua vita. Parla anche del suo viaggio in Nigeria. E' andato con i propri mezzi, e ha potuto guadagnare qualcosa e comprare attrezzi per il suo lavoro di idraulico. Riuscito a passare tutte le dogane senza pagare, arrivato in Togo gli hanno fatto pagare 7500 franchi, altrimenti non entrava. Era assente e lavorava dalle suore verso Kara. Domani verrà a vedere per la pompa. Mentre pregava alla moschea le suore di Kamboli sono passate a cercarlo per problemi ai loro pozzi. L'impresario è venuto. Preventivo: 4.400.000 franchi per la parte muraria della costruenda biblioteca. Vedrò di dare una mano. 5300 euro dovrebbero già essere per strada e arrivare prima del mio rientro in Italia. Previsto per inizio settembre.

17 giugno

Messa delle 6 sotto la pioggia. Devo andare in chiesa con l'ombrello. Anche se piove la gente viene ugualmente. Il vecchio Georges arriva quando sono già in chiesa. Lo osservo mentre scende gli scalini: lentemente, ma senza titubare. Dopo messa gli chiedo se può passare da me, in casa parrocchiale. Dopo colazione faccio un salto a Kparatao per scaricare posta e inviare. Trovo due mail di Eliseo: il cugino Giorgio è deceduto ieri mattina. Altro mail di Angelo per chiedere ad Etta e a me, micro da presentare ai commercialisti che si riuniranno a Genova.

Georges e gli inizi del dispensario

Verso le 9,30 arriva Georges accompagnato dal solito bambino. Chiacchieriamo per più di un'ora. Ha un francese scarso, ma si capisce. Prendo note per rimpolpare il testo che ho già. Elementi interessanti sul dispensario lebbrosario degli anni '50. Passano a salutarmi i padri di Kaboli. Padre Emmanuel col suo vicario Nicodème. Emmanuel parla italiano. Ha studiato quattro anni a Roma. Mi invitano a trovarli. Il 25 luglio festeggia 25 anni di sacerdozio e dobbiamo essere presenti. Evidentemente parliamo del telefono che non c'è. Fine mattinata ho problemi con il computer. Non dava più segni di vita.
Torno dalle suore, finalmente riesco a spegnerlo. Avevo paura che non si accendesse più. Invece è ripartito.
Alle 12 mi telefona mia cognata Gisella dandomi la notizia del decesso del cugino Giorgio. Eravamo cresciuti insieme. A Lavorio, Brina, Ferruta, con le sorelle Gina Teresa ed Erminia, e gli zii don Oreste, Chiara, Clementina, abbiamo trascorso insieme la nostra fanciullezza, specialmente durante le vacanze scolastiche. Sono l'unico che rimane di tutto il gruppo. Aggiorno testi sul dispensario e chiedo ad Etta dilucidazioni su alcune sigle. Ad un certo momento sento suonare la campana. Vado a chiedere a Pascal cosa succede: ogni giovedì c'è adorazione. Avevo dimenticato. All'inizio poca gente, poi viene. Parecchi bambini. Preghiamo per tutti. Chiedo di ricordare il cugino Giorgio. Dopo cena Etta ci legge testi ricevuti per la sua festa: storielle, ma anche un testo molto forte di un procuratore del Ciad.

18 giugno

A colazione Suor Etta mi passa una tesina sul dispensario ad opera di una infermiera francese. Prima delle 7 il presidente del consiglio parrocchiale viene a vedermi per dirmi che il capo villaggio ci riceve verso le 8,30. Passo in casa parrocchiale a pregare un po' e a lavorare in attesa che vengano a cercarmi.

Incontro con il capo villaggio

Verso le 8,20 arriva Germain, il presidente del consiglio parrocchiale. Attraversiamo tutto il villaggio e andiamo nel coritle del capo dove ci aspettava. E' un bell'uomo dal portamento dignitoso. Poco alla volta arrivano i notabili con l'Iman in testa. C'è anche il presidente del comitato scolastico. Rimaniamo a parlare fin verso le 11 toccando tutti i problemi del villaggio. Comincio io dicendo che desidero fare un numero di Afriche su Kolowaré: vorrei il suo parere e qualche foto sua e dei notabili. Mostro la rivista. Mentre parliamo se la fanno passare. Parliamo poi del dispensario, del bisogno di una nuova macchina per le analisi, dei ragazzi che non hanno luce, posto e libri per studiare, del progetto della biblioteca, poi dei pozzi in programma per il quartiere della scuola e dei cristiani dietro la chiesa. Capo e notabili sono tutti d'accordo per gli interventi proposti.

I bisogni del villaggio

Poi sono loro che parlano: telefono e luce elettrica. Il presidente del comitato scolastico illustra il problema parlando del trasformatore neccessario che costa caro: ci vogliono poi persone che si abbonino e che prendano la corrente. Dicono che ci sono già almeno 20 possibili abbonati con sottocontatori, gente che prende la corrente da coloro che ce l'hanno. Faccio una proposta: andare con il capo villaggio e l'Imam a Sokodé dai responsabili dell'elettricità e dei telefoni con dati precisi in mano: ecco quanti sono pronti a prendere la corrente e il telefono. La proposta potrebbe essere interessante anche per i fornitori che non lavorerebbero in perdita. Parliamo poi della pulizia del villaggio e dei ragazzi che vanno in Nigeria. E se si facesse una cooperativa per far lavorare i giovani al villaggio? Avevano già provato nel passato. Il terreno c'è, ogni giovane potrebbe lavorare in proprio. Ma è impossible vendere i prodotti ad un prezzo corretto. Erano sfruttati dai grandi commercianti. E vero che il lavoro dei giovani in Nigeria è difficile e che sono sfruttati, ma non tutti i giovani tornano solo con la radio o la bicicletta. Certi portano denaro o beni per aiutare le loro famiglie. Mi invitano ad operare per fare un CEG o una scuola professionale, al villaggio.
Alla fine posano tutti per alcune foto: singole e poi in gruppo. Prima di lasciarci dico che inizieremo con il progetto biblioteca e i pozzi. Al ritorno mi fermo e visito le due uniche botteghe del villaggio. Andrò a comperare delle pile. Ha anche tessuti. Vengono dalla Nigeria, sono un po' cari, ma sono belli. E' venuto il parroco a fare la siesta dopo la visita ad un villaggio. Verso le 17 vado in chiesa. Il parroco mi chiede di presiedere. Lui concelebra. Festa del Sacro Cuore. Cerco di fare parlare un po' i catecumeni. Appena finita la messa va via la luce. Il parroco arriva alle 20,30 e Félicité gli prepara una omelette. Parte in vespa verso le 21. Siamo un po' preoccupati per la strada dissestata. Ma è abituato e se ne va tranquillo nella notte.

19 giugno

Messa del Cuore Immacolato di Maria. Georges è arrivato prima di me. Ogni mattina mi sorprende la giustezza dell'inchino che fa al Santissimo Sacramento. Sempre di più capisco lo spessore spirituale ed umano di quest'uomo, punto di riferimento per il villaggio, da cui la gente va per questioni di famiglia o personali.

Un giro al mercato e spaghetti italiani

Verso le 9 sono in casa parrocchiale. Viene Jean Marie per registrare testi in kotokoli. Lavoriamo fino alle 10,30. Rientro e faccio un giro al mercato. Devo ritornarci. Interessante vedere venditori e venditrici. Si trova un po' di tutto: generi alimentari, strumenti di lavoro, carbone, pollame. Mi fermo a controllare un pacchetto di spaghetti: evidentemente italiani. Lo dico alla signora che li vendeva. “Voglio imparare anch'io la tua lingua”, mi dice.
Le insegno “Buongiorno” e “Come va?” Faccio alcune foto. Trovo Emmanuel su una sedia a rotelle. E' senza una gamba. Lebbroso di vecchia data. Contento che lo prenda in fotografia. Ho problemi intestinali. Capisco che è una bevanda che ho lasciato fermentare senza metterla in frigo. Devo stare attento.

Drammi vicini e lontani

Nel pomeriggio viene a trovarmi Sylvain e mi racconta il dramma della sua vita e dei suoi problemi coniugali. E anche degli aiuti che riceve da amici che gli sono vicini. Lo invito ad andare da Suor Etta. Viene anche un giovane con la sorella che è stata in Nigeria. Erano in due. Una è deceduta. Dico di ritornare domani per una chiacchierata.
Chiedo se parla francese o inglese. Pare di no. Sylvain mi dice che è una sua vecchia catecumena. Ha già fatto due anni di catecumenato. L'ha invitata a ritornare diverse volte. Alla sera faccio due passi attorno alla missione. Poi rosario e vespri con le suore. Siamo fortunati. La corrente se ne va verso le 21.

20 giugno

Lodi passeggiando nel cortile verso le 6,30. Colazione, poi con Félicité, andiamo per la prima messa in Vaticano. All'omelia dialoghiamo sui vari problemi della vita: diamo un nome ai problemi, poi cerchiamo di vedere cosa si può fare, come possiamo viverli senza lasciarci distruggere. Dopo messa Félicité porta la comunione à Jacques, il lebbroso che da alcune settimane non può più muoversi.

Dare un nome ai problemi di ogni giorno

Messa alle 8 con la comunità. Attendo la gente e la saluto al loro arrivo davanti alla chiesa. Anche qui omelia dialogata con lo stesso stile: diamo un nome preciso ai problemi, vediamo quali sono: fame, malattie, guerra, poi male dentro e fuori di noi: all'interno delle famiglie, fra marito e moglie, con i figli.
Elementi per viverli alla luce della Parola di Dio. Dopo messa ancora incontro con il gruppo vocazionale. Dialoghiamo sul Vangelo per un'ora.

Foto con concime

Sylvain mi dice che al pomeriggio il gruppo della cooperativa viene a cercare il concime e posare per le foto. Verso le 15. Vengono non proprio tutti. Alcuni con il figlio e la cariola per portare i sacchi. Faccio qualche foto.
Vien a trovarmi il giovane che sta pensando al sacerdozio. Ha avuto la media di 11,25. Buona. Gli dico di tenersi in contatto con Padre Raphael. Darò qualcosa a lui. Viene poi Aimé e la “sorella” che è stata in Nigeria. Mi racconta la sua storia, prima andata a Lomé, poi a Lagos. Una sofferenza unica. Alle 17,30 adorazione. Cominciamo ad organizzarci.