Quest'oggi festa nazionale. Viene a trovarmi il presidente del comitato scolastico. Così per fare due chiacchiere sui
problemi del villaggio. Mi dice che al villaggio si stanno organizzando per andare insieme a Sokodé per elettricità e
telefono.
In mattinata ristrutturo il sito di Kolowaré. Lavoro tutta la mattina. Lascio il computer e tutto il materiale alla
missisone. Finora l'avevo sempre portato dalle suore ogni volta che mi spostavo. Decido di lasciarlo alla missione,
anche se di notte dormo ancora dalle suore. Mi spiacerebbe se me lo rubassimo con tutto il materiale che ho dentro.
Alle 14 arriva Gollé con la pompa yapi. Andiamo nel magazzino delle suore a cercare materiale utile per l'installazione.
Troviamo alcuni pezzi utili: tubi, bulloni, crépine, cioè filtro. Cominciamo a lavorare. Va al villaggio cercare un muratore per fissare la pompa. Lo trova. Uno che aveva lavorato parecchio con padre Henri. Deve andare a comperare cemento da una donna del villaggio, poi viene fa il lavoro per inserire due lunghi bulloni su un pilastro del serbatoio dell'acqua dove verrà fissata la pompa. L'abbiamo provata e funziona, ma i nostri filtri non vanno bene. Ne metteremo uno nuovo.
Andiamo ancora nel magazzino delle suore per cercare altro materiale.
Nel loro magazzino si trova proprio di tutto.
Sono qui da una vita.
Viene il giovane Aimé, uno del gruppo vocazionale. Esprime il desiderio, suo e di altri, di seguire una formazione a Lomé
da un padre italiano che sta aprendo un nuovo istiuto. Ne parlo a Sylvain che non si mostra sfavorevole.
Ne parleremo alla
comunità cristiana. Sylvain mi dice che dobbiamo andare a portare il sacramento degli ammalati a due infermi e
a battezzarne un terzo. Andremo domattina dopo la messa.
Lavoriamo fino verso le 18,45. Va via la luce come al solito.
Ritiriamo materiale in casa parrocchiale insieme alla
vespa di Gollé.
Dopo la messa vedo una borsetta sul tavolo della sacrestia. C'è tutto l'occorrente per portare il sacramento degli ammalati: olio degli infermi, viatico e battesimo.
Ci dirigiamo nella campagna che circonda il villaggio, e scopro che è piena di abitazioni. Ce ne sono tante altre dietro
il torrente, anche se non si vedono. Ci fermiamo in un casolare dove un vecchio ha chiesto il battesimo.
Catecumeno da una vita e può e deve essere battezzato. Si cerca un nome: Joseph. Gli dico che alla nascita è entrato
nella famiglia umana con una vita che un giorno terminerà. Adesso entra in un'altra famiglia, la famiglia di Dio: questa
nuova vita che riceve oggi non terminerà più. Benedico l'acqua davanti alui e ai suoi familiari, poi lo battezzo.
Passiamo poi dalla vecchia Sylvie.
Seduta per terra, su una stuoia, nel suo cortile, attorniato da qualche casupola,
in mezzo ai campi. Viatico e sacramento degli infermi. Le stringo forte la mano: annuisce appena.
Ci dirigiamo infine in fondo al villaggio, dietro il dispensario e il “Vaticano”.
Da alcune domeniche non lo vedevo
più a messa in Vaticano. E' Jacques, lebbroso cieco, ma sempre sorridente. Quando faccio delle domande è sempre il primo a rispondere. Ha chiesto il sacramento degli ammalati. E' in una capanna attigua alla sua, forse la sua sala di soggiorno. Lo chiamo per nome. Risponde con un sorriso contagioso e rientra nella sua capanna. Lucido: risponde e prega con noi.
Al mio rientro le suore sono già al lavoro. Colazione rapida, poi passo in casa parrocchiale. Verso le 10 passa il maestro
Gérard. Mi informa che oggi ci sarà la proclamazione dei risultati scolastici e la chiusura dell'anno.
Nel pomeriggio passerà a trovarmi con la moglie. Rimane un'oretta parlando dei problemi della scuola, del poco impegno dei maestri: non si può pretendere dai bambini quando i maestri sono carenti. E poi mi informa che la direzione scolastica affitta a tutti i bambini i libri scolastici per un anno a centro franchi. Così tutti possono avere i libri e studiare. Di fatto molto pochi li utilizzano.
Etta ha avuto una mattinata impegnata: ha ricevuto 53 ammalati. Arriva a casa alle 13. Stanca, e non sta bene. Nel pomeriggio avrà un attacco forte di malaria con vomito e febbre. Anche la sera non viene a tavola.
Nel pomeriggio incontro di nuovo il maestro con la moglie e una bambina. Il più grande è rimasto a casa.
Si fermano una mezz'oretta. Alle 15,30 c'è la proclamzione dei risultati scolastici. Sento delle forti acclamazioni provenienti dalla scuola.
Alle 17 viene Pascal e riusciamo ad aprire il magazzino del padre.
Troviamo parecchi strumenti di lavoro e materiale utile per sistemare la pompa.
A messa vedo Etta ache se non è ancora in forma. Stamattina avrei dovuto andare con l'équipe del dispensario per le vaccinazioni in alcune fattorie, ma devono arrivare a sistemare la pompa per l'acqua. Subito dopo messa, verso le 7,30, sono in casa parrocchiale.
Verso le 9 si ferma un taxi davanti alla missione e scende Aruna con tutti gli attrezzi per lavorare al pozzo.
Poco arrivano i suoi quattro apprendisti. Apriamo insieme il magazzino e vede una pompa eletttrica da immersione,
più altre pompe Yapi. E' sorpreso. La prende e la immerge nella cisterna.
C'è un interruttore proprio sul pilastro del
traliccio in cemento vicino alle cisterne dell'acqua. Innesta l'interruttore e la pompa funziona. “Padre abbiamo risolto
tutti i nostri problemi: va benisssimo”!
Ci vorrà però una giornata di lavoro per mettere a posto il tubo per portare l'acqua dalla pompa del pozzo
alle cisterne, poi per sistemare tutti i connettori tra pompa, cisterna e serbatoio dell'acqua in cima ad un traliccio
di cemento. Nel pomeriggio suggerisco di innestare anche la pompa manuale yapi, caso mai ci fossero problemi
con la corrente. Ne abbiamo diverse nel magazzino. Aruna è d'accordo. Ci vorrà ancora qualche ora per sistemare le
connessioni, trovare i tubi adatti, fare le prove, ma alla fine della giornata le due pompe funzionano perfettamente.
Controlliamo tutte le installazioni alla missione da alcuni anni inattive: rubinetti e sanitari.
Dopo 7 anni di riposo
tutto torna a funzionare regolarmente: l'acqua arriva ovunque. Con noi è rimasto, tutto il pomeriggio, Jacques Yao,
il muratore di padre Henri. Aveva messo i perni per la pompa yapi.
E' lui che ha fatto diversi lavori alla missione
qui a Kolowaré, e tutti i lavori alla missione di Tchamba. Vediamo insieme alcuni lavori da fare alla missione,
per esempio rifare le finestre dello studio.
Alla fine dei lavori immagino che Aruna mi chieda un sacco di soldi: è venuto per due giorni da Sokodé apposta per me,
con tutto il materiale, e poi con gli apprendisti. Mi dice: “cinquemila franchi per me, tremila per il materiale,
e qualcosa per i miei apprendisti”. Sono sorpreso. Gli lascio 15 mila franchi, circa 23 €.
Durante tutto il pomeriggio Etta non è stata bene: febbre e vomito. In cappella siamo solo Soeur Félicité ed io. Come al solito, dopo il rosario, va via la luce, e recitiamo i vespri con la luce alterantiva di due piccoli neon di riserva che si trovano in tutte le missioni. Alla sera Etta riesce a venire a tavola con noi e a lavorare con me per mezz'ora, per controllare i testi sul dispensario, ma è mal messa. Forte attacco di malaria. Trovo dalle suore una lettera dei “Ressortissants” di Kolowaré: chiedono di incontrarmi venerdì alle 7,30.
Mi alzo verso le 5. Papà Geroges arriva in chiesa prima di me. Oggi festa di San Giovanni Battista e celebro per mio padre. Dopo colazione grosso temporale. Etta va al lavoro anche se non in forma.
Félicité ed io facciamo un salto a Sokodé. Appena piovuto: strada brutta e piena di acqua. Sto attento a non
inzaccherare troppo la gente. Bernard, uno dei ministri straordinari dell'Eucaristia, ha chiesto un sacco di concime.
Passo ai magazzini e trovo coloro che mi hanno servito settimana scorsa, quando ho comperato il concime per i giovani della
cooperativa. Mi danno il sacco senza obbligarmi ad andare al ministero a pagare prima di ritirare la merce.
Pago direttamente: 7.750 franchi un sacco.
Come al solito parcheggiamo vicino alla posta. Félicité va la mercato. Io salgo da Tchakala per scaricare la posta
e inviare gli aggiornamenti sui Kotokoli e Kolowaré al mio server in Italia: tutto ok!
Faccio un salto al mercato per vedere se il sarto ha fatto i pantaloni: non ancora.
Ricupero Félicité e andiamo dalle suore. Tornata dal mercato con n borsone di verdura. Proprio al cancello
incontriamo Suor Petrina, la regionale, e le altre suore di Lomé che stanno per salire a Siou.
Ci fermiamo un momento,
poi andiamo in comunità a salutare le suore e a prendere la posta. Rapida sosta in parrocchia, ma padre Michel è a Lomé.
Siamo a casa prima delle 11. Vado a controllare se l'acqua c'è ancora in casa parrocchiale e se tutto funziona regolarmente.
Mi fermo a studiare un po' di lingua.
A tavola Etta non sta ancora bene, e a lavorato tutta la mattina in dispensario. Ha brividi di freddo.
Alle 14,30 arriva il muratore Jacques per alcune rifiniture ai lavori delle pompe di ieri e al muro della missione.
Alla fine dei lavori ne approfitto per fare una chiacchierata.
E' il marito di Bernadette. Era venuta a trovarmi
qualche tempo fa raccontando le sue disavventure: il marito che non si occupa dela famiglia, che vende i prodotti agricoli
al posto di utilizzarli per nutrire la famiglia, poi mangia tutti i soldi.
Il racconto di Jacques è un po' diverso
da quello della moglie. E' venuto qui da Niamtougou negli anni '80 per costruire la scuola di Kolowaré.
Ha lavorato con padre Henri. Si è sposato con una nawdeba come lui: hanno avuto quattro figli. Frequentano tutti
la scuola: uno in liceo a Sokodé, due nelle medie a Alibi, e uno alle elementari, qui a Kolowaré. Possiede dei campi
dove coltiva mais, sorgo, fagioli, manioca: non sono prodotti da vendere. Li utilizza per la famiglia.
Si capisce fra le righe che gli piace bere. Mi dice che qui al villaggio tante donne fabbricano la birra di miglio
e la vendono a 50 franchi la calebasse. Alcune distillano anche l'alcool. Gli dico discretamente di non esagerare per
non rovinarsi il fegato.
Alla sera a cena Félicité mi dice che settimana prossima va a fare i suoi Esercizi a Parakou con Maria Luisa.
Oggi anniversario della morte del nostro fondatore, Mario de Brésillac. A Calavi, in Benin, i giovani fanno il loro
giuramento. Mi unisco a loro e a tutti i nostri padri in giro per il mondo.
Alle 7,15 sono alla missione.
Ho un incontro con i ressortissants de Kolowaré che si trovano a Sokodé.
Arrivano poco dopo le 7,30. Di fatto sono solo tre con il rappresentante della scuola, un notabile del capo e il nostro
Mathieu. Si presentano: ognuno ha un mestiere e lavora a Sokodé: garagista, saldatore, muratore. Capisco che bisogna
lavorare con loro. E' meglio lavorare con gente del posto.
Di fatto non chiedono nulla. Si presentano poi evochiamo i problemi discussi con il capo villaggio e i suoi notabili:
pozzi, biblioteca, CEG e o scuola professionale, poi telefono e elettricità. Il punto centrale è provocare una riunione
dei cadres di Kolowaré sparsi in Togo e altrove. Sono tutti d'accordo. Vorrebbero farla prima della mia partenza.
Si discute sulla possibilità di andare a vedere insieme le autorità di Sokodé per coinvolgerle nello sviluppo del
villaggio, specialmente per luce e telefono.
Si fermano poco più di un'oretta. Facciamo il giro dei problemi e si rammaricano che le suore abbiano già fatto il
contratto con qualcuno di Sokodé a proposito della biblioteca. Ma non li conoscevamo.
Viene poi Jacques, il muratore per innaffiare i lavori di ieri. Mentre è lì arriva il falegname per mettere a posto
il tetto. Piove in diversi posti all'interno della casa, e dalle due solette in cemento cade acqua. Bisogna controllare.
Rimane alla missione tutta la giornata. Ripara il tetto di lamiera con un un nastro adesivo che si pone sopra e sotto
la lamiera guasta. Controlla le grondaie. Sono piene di sporcizia, e alcune disinnestate. Andiamo dalle suore a prendere
una colla speciale e le ripara. Poi fissa le traballanti e pulisce il tutto.
Gli dico poi di prendere le misure per comperare i vetri e mettere a posto le finestre: togliere le vecchie
persiane guaste e sostituirle con vetri apribili. Lavora con il muratore. Mi viene poi in mente uno dei giovani
venuto a trovarmi al mattino. Lo mando a chiamare per le inferriate, dato che è saldatore. Prende anche lui le misure
con il muratore e falegname. Domenica mi porterà i preventivi. Raccomando che le inferriate siano nello stesso stile
delle altre.
Il falegname mi chiede 1000 franchi per il suo lavoro e 500 per il materiale
Alle 16 vado a Kparatao per inviare due parole all'amico Camia che ha perso il papà.
Alla sera celebro ma messa
per il padre defunto con tutta la comunità. All'omelia parlo anche della festa di domani a Siou e del Fondatore della
SMA.
Dopo messa passo alla missione con Denise e la invito a fare un po' di pulizia nel giardino. Domani sarò assente
tutta la giornata. A Siou per il cinquantesimo di presenza delle nostre suore. Le lascio le chiavi.
Levata verso le 4,30. Colazione alle 5. C'è anche Brigitte e Solange con Pascal. Partiamo alle 5,30. Dopo Sokodé la strada diventa brutta. Ci sono tante buche. Bisogna fare attenzione a causa dei grossi camions, che qui chiamiamo “Titani”: salgono in Burkina, in Mali, forse qualcuno in niger.
Quando arriviamo verso le montagne del nord il paesaggio cambia. La strada sale sulla montagna: tanti tornanti
e dissestata in diversi posti. Fin quando si arriva alla famosa spaccatura della montagna chiamata la “Faille d'Aledjo”: una
spaccatura artificiale della roccia per far passare una strada in mezzo a due pareti rocciose.
Dopo la faille il panorama cambia: a destra villaggi in mezzo alla montagna, a sinistra, giù nella pianura grandi
distese di prati pieni di alberi e colture varie. Si entra poi a Bafilo e si è accolti da una lungo viale alberato
che l'attraversa: si ha l'impressione di una cittadina pulita e ordinata.
Poco dopo Bafilo, a Ndawa, c'è sulla destra la deviazione per il Foyer di Charité di Aledjo: sei km di pista,
luogo di pellegrinaggio e centro di spiritualità.
Fino a Kara la strada è dissestata, poi diventa bella. Si nota una manutenzione regolare. Kara è la capitale dell'omonima
regione ed è occupata soprattutto dai Kabye con le loro colture a terrazze sulla montagna.
Deviamo verso Niamtougou, incontriamo Plya, paese del Presidente: si vede in lontanaza la sua dimora in mezzo agli alberi.
Poi inforchiamo la pista. Ad un certo momento Pascal, il nostro catechista, ci indica la freccia per Tenega, suo villaggio
natale. Dopo pochi km arriviamo a Siou. Un salto alla casa delle suore per salutare, poi via in chiesa.
Incontro padre Guichard del Benin, l'autore del libro sui racconti. Ci sono anche tutte le postulanti di Djougou, di
cui tre avoriane.
Ci sono le suore di Sokodé, quelle di Lomé e diversi sacerdoti locali e espatriati. Non vedo padre Kuntz,
pure nella zona.
La messa inizia alle 8,30 e dura fino alle 11,30. Davanti le autorità, civili, religiose, amministrative e politiche.
C'era anche un gruppo compatto di oriundi del villaggio che occupano posti importanti nell'amministrazione e nella società
civile, in modo particolare era in evidenza il gruppo delle donne.
All'inizio della messa Sr Felicia ha presentato i simboli della nostra missione:
L'Africa attraversata dalla croce con la scritta “Mi sarete testimoni”.
Un paio di sandali e la Parola di Dio per indicare il nostro pellegrinare missionario.
Infine un pannello con la lista di tutte le suore passate a Siou, e un altro con il nome delle fondatrici
della comunità: le italiane Carla Salegari e Rosetta (Rita Maria) Refatto.
Nella celebrazione non ci sono lungaggini o tempi morti. Diverse corali animano la funzione. Presentazioni e omelie sono in francese e nawdeba. Il vescovo di Kara non è presente, ma c'è quello di Sokodé arrivato ieri a mezzanotte da Lomé.
Vescovo e parroco ritracciano la storia dell'insediamento delle Suore a Siou e del lavoro svolto in questi cinquant'anni.
Una nota originale: il vescovo ha ricordato che la prima ragazza del paese che il padre Hangs ha mandato alla
scuola aperta dalle suore nel 1954 era stata nominata, alcuni giorni prima, capo cantone. E il vescovo ha terminato
la sua omelia con un canto in suo onore.
Gloria animato dalla danza di 8 ragazze in tenuta tradizionale, così pure la processione offertoriale.
Il momento più denso e commovente della celebrazione è stato il movimento danzante dei bambini dopo la comunione.
Ogni gruppo arrivava danzando dai cinque corridoi che separano le fila di banchi della chiesa. Ognuno aveva un costume
di un colore diverso: rosso, giallo, verde, azzurro, argento e in mano un piccolo cero dello stesso colore.
Arrivando depovevano i loro lumini davanti all'altare in modo da formare la scritta 50.
Al termine della messa un nutrito programma di danze tradizionli delle diverse etnie presenti nella parrocchia.
Un grande pranzo ha poi concluso questa prima parte delle celebrazioni. Alla fine del pasto le pre-postulanti NDA di
Diougou si sono fatte lungamente applaudire per i loro canti e
danze.
L'installazione delle suore a Siou mostra chiaramente il modo di lavorare di Dio. Le suore avrebbero dovuto installarsi a Niamtougou, e non a Siou. Ma c'è stato un problema per l'attribuzione del terreno che il capo villaggio non ha risolto e le suore sono andate a Siou. Se fossero state accolte a Niamtougou probabilmente non sarebbero mai andate a Siou. Invece quattro anno dopo il capo villaggi ha risolto il problema del terreno e le suore si sono installate anche a Niamtougou dove sono rimaste dal 1958 al 1975.
Rimaniamo fino alle 15, poi prendiamo la strada del ritorno. Ancora qualche patema sulle montagne e alla “Faille”, ma non troviamo ostacoli maggiori. Solo camions con qualche difficoltà per superarli. Sosta a Sokodé per salutare Suor Rosita con una forte malaria, il tempo di prendere qualche limone e la posta, poi via. Siamo a casa verso le 18,30. Brigitte deve ancora andare al mercato per le provvigioni della settimana.
Alla messa delle 7 in “Vaticano”, con i lebbrosi che non si possono muovere, dimentico di dare la comunione a due.
Rimango male perché avevo consumato le due particole in... più. Dopo la messa dico di rimanere che arriverà Bernard
a portare loro la comunione.
All'omelia parlo della festa di ieri, e del capo villaggio di Niamtougou che non aveva accolto le suore:
meno male, così sono andate a Siou. Sottolineo il modo di risolvere i problemi degli apostoli - con il fuoco - e il modo
di Gesù che accetta che gli altri non lo capiscano, pazienza, si sposta altrove senza inveire nè maledire nessuno.
Dopo la messa parrocchiale incontro ancora alcuni giovani del gruppo vocazionale: ce ne pochi, perché alcuni sono
occupati in una riunione. Stiamo preparando i battesimi per domenica.
Verso mezzogiorno arrivano gli ospiti di Lomé con le suore. Félicité ha preaprato pastasciutta per tutti.
Pranziamo sotto l'apatam, la tettoia davanti alla casa delle suore. Pranzo rapido, visitano il dispensario,
poi il tempo che l”autista faccia la sua preghiera delle 13 e via a Lomé. Hanno affittato un pulmino per l'occasione.
Consegno il mio passaporto a Geneviève per Tony con una lettera. Deve confermare il mio ritorno e avere il visto.
Durante il pranzo mi telefonano le suore di Mortara, Savina e Emma.
Nel pomeriggio viene Jean Marie e lavoriamo alla lingua fino alle 16. Poi incontro con Sylvain sul libro di
Martini: “Avete perseverato con me nelle mie prove” fino alle 17. Un po' di luce per i gravi problemi di famiglia.
Adorazione con musica alle 17,30. Un bel gruppo di gente.
Come al solito la sera va via la luce. Lavoro ugualmente al computer per un'oretta. Domani Félicité parte per Parakou
con Suor Maria Luisa per la sua retraite. Etta la condurrà a Sokodé domattina alle cinque.
A messa sono solo. Etta non ha fatto in tempo a tornare. Ha trovato il cancello delle suore chiuso e ha lasciato
Félicité davanti, ma non è arrivata in tempo per la messa. La gente mi chiede dove sono le suore.
A colazione scoppia un temporale che ci impedisce di muoverci. Contemporaneamente va via anche la luce.
Riesco ad arrivare alla missione verso le 8,30.
Esploro la casa per vedere se piove ancora dentro. Pare di no. Scopro un armadio chiuso. Trovo la chiave, lo apro ed
ecco diverse pentole e padelle che non hanno ancora portato via. Le utilizzerò.
Studio lingua per un paio d'ore. Studiare una lingua nuova è un'avventura affascinante. Si scopre che tante strutture
sono simili, mentre altre totalmente diverse, ad esempio i pronomi che si fondono con il verbo, mentre in anyi e
in diula rimangono tali e quali. Il “tem” è poi una lingua a classi, o con diversi generi, che non si trovano nell'Anyi.
Alle 15 del pomeriggio viene la corale Saint Léon IX (ce ne sono tre in parrocchia) per far pulizia nel giardino.
La terra è inzuppata di pioggia e si lavora facilmente. Faccio piantare arbusti verdi davanti alla missione per formare
una siepe che protegga un po' dalla polvere, dato che l'abitazione è accanto alla grande strada.
Chiedo poi di mettere
una cintura di pietre attorno alle aiuole. Tre ragazze pompano l'acqua del pozzo nella cisterna, le altre portano
le pietre, i ragazzi piantano i fiori. Tutto il pomeriggio è un via vai di gioventù che canta , ride, scherza,
in attesa che il parroco arrivi per l'ultimo incontro con i catecumeni. Domenica ci saranno i battesimi e le prime comunioni.
Alle 16 vedo un gruppo di gente che arriva. Avevo dimenticato l'incontro con i maestri. Oggi è l'ultimo giorno di scuola.
Vengono a salutare prima della partenza. Ne approfitto per chiedere informazioni sui libri della scuola.
Lo stato vende i libri alle Direzioni diocesane delle scuole cattoliche, mentre li dà gratuitamente alle scuole pubbliche.
La direzione diocesana li affitta ai bambini per un anno, dato che tanti genitori non potrebbero comperare i libri.
Ogni libro è affittato a 100 franchi (trecento vecchie lire). Ce ne sono due per le prime due classi, e tre per le altre.
Alla fine dell'anno i bambini rendono i libri.
Parliamo della formazione permanente, degli esami che alcuni maestri stanno per passare. Li invito a trovare
il tempo per leggere qualche bel libro durante le vacanze. Ci auguriamo tutti di poter continuare a lavorare insieme
anche il prossimo anno. Poi ad un certo momento dicono: “Ecco abbiamo trovato un uccello per lei, affinché lo mangi
in nostro onore”, e tirano fuori da un sacco una bella faraona.
Il parroco tarda a venire e i giovanni continuano a lavorare in giardino. Con Jean Marie innestiamo la pompa elettrica
e facciamo salire l'acqua pompata dalle ragazze dalla cisterna al serbatoio. Tutto funziona perfettamente.
Il parroco arriva e rimango con lui un'oretta. Interroga tutti i catecumeni: ognuno è accompagnato dal padrino e
ha una sua scheda. Ci sono spesso problemi per i nomi e i cognomi.
La gente ne ha diversi e non si sa bene quale sia
quello giusto. Un ragazzo deve andare a casa a cercare qualcuno della sua famiglia per dilucidazioni.
Non parliamo poi dell'età. Per le donne un po' avanti negli anni è un problema: 50, 55, 60? Chissà!
C'è un caso un po' difficile, non si s a bene che età attribuire a Marie Louise. Chiedo discretamente quanti
figli ha e che età ha il primo: “La prima è una figlia e ha trentanove anni”. Optiamo per cinquantacinque anni.
Verso le 18,30 mi ritiro per pregare un po' con Suor Etta, nella cappellina delle suore, dato che Suor Félicité è
partita per gli Esercizi, e Etta è sola.
Son rimasto in piedi tutto il pomeriggio e sono cotto. Alle 20,30 sono a letto. Verso le 21,30 mi sento chiamare.
E' il parroco che vuol lasciarami le schede dei catecumeni e i libretti dei battezzati che faranno le prime comunioni.
Mi chiede se posso riportargli le schede prima della sua partenza per le ferie, il 6 luglio. Nessun problema.
Domenica pomeriggio dopo i battesimi gli riporto tutto.
Oggi festa di San Pietro e Paolo, faccio gli auguri al nostro “Pierrot”: un bambino di cinque anni che viene sempre alla
messa ogni mattina, e fa il chierichetto.
Dopo messa parto per Sokodé per acquistare i “naco” vetri e chassis da mettere alla missione. Saluto alle Hydroliques
Aruna e lo invito a passare a Kolowaré per terminare l'installazione per far arrivare l'acqua nella chiesa.
Mi dice di passare a prenderlo al mio ritorno. Vado da Landozz ad ordinare il materiale per le finestre.
Passo da un nuovo cyber che avevo notato vicino alle Suore. Dice che è ad alta velocità.
C'è un ragazzo gentile, il padrone non c'è ancora. Gli mostro il sito della SMA, poi scarico la mia posta.
Fa pagare 100 franchi allo scatto al posto dei 75 di tutti gli altri. Glielo faccio notare.
Passo a salutare Padre Michel. Mi dice che alle 9 arriveranno i due della SIL.
Finalmente incontro Kristen Weathers, della SIL, e marito. Mi hanno lasciato documenti interessanti sui Tem.
Il marito mi aveva aspettato alla SIL di Lomé, ma sono rimasto un giorno in più nel Benin. Mi porta a casa sua e
installa sul mio portatile un soft per le lingue del Togo e del Benin elaborato da Gray. Non è lontano da Kolowaré.
Vuole incontrarmi. Anch'io. Gray è un linguista americano che faceva parte della SIL e che lavora verso Djougou. E' diventato cattolico e non può più rimanere” nella SIL, un organismo “puramente” protestante. Avevo incontrato Gray a Tamié un paio di anni fa. Era rimasto tre mesi nel monastero.
Passo da Landozz e prendo due sacchi di cemento e il materiale ordinato. Mi accorgo di non avere abbastanza denaro, e
devo ritornare dalle suore per un prestito di 15.000 franchi. Cerco di far attenzione sul come posare i vetri nella
macchina perché arrivino interi a Kolowaré malgrado le scosse della pista.
Ricupero Aruna e via. Mi aiuta a scaricare il materiale, fa un sopralluogo rapido alla missione per il problema dell'acqua
alla chiesa. Ritornerà con il materiale neccessario per l'intallazione.
Nella posta di oggi trovo accredito del versamento fatto da Toni Uslenghi per la costruenda biblioteca e per le micro
del Novara Center. Molto bene. I tempi sono giusti.
Al pomeriggio lavoro alla missione. Viene Denise per pulizie in giardino.
Chiamo Jacques il menuisier e gli dico
che il materiale è pronto. Domani inizierà i lavori.
Dopo colazione arriva l'elettricista per i controlli alla missione. Mi aspettano anche il muratore Jacques e il falegname
Aléxandre Dyoulé, della chiesa battista.. Iniziano i lavori per mettere le nuove finestre. E' tutto marcio.
Con l'elettricista vediamo che di problemi non ce ne sono... da risolvere. Un ventilatore è rotto, e basta.
Per la corrente c'era. Ero io che non ero capace ad accendere la luce.
Verso le 8 vado a Tchamba a trovare il vicaire Benoit. Strada brutta. Arrivo e mi sento chiamare.
Stava lavorando in giardino. Padre Henri ha fatto le cose in grande. Terreno vasto: un grande parco circonda la missione
con alberi ovunque e di ogni tipo, due case parrocchiali, tante “dipendenze” per attrezzi, magazzini, recinti per animali.
Il padre mi accompagna ovunque, mi fa visitare tutto, anche i magazzini con gli attrezzi di padre Henri.
Anche lui è stupito di tutto quello che sta scoprendo. Il parroco è in vacanza ed è solo. Chiacchieriamo in una radura
sotto un grande albero. Mi informa che conosce un amico di Sotoboua che può darci una mano per il telefono.
Ne parlerò al capo villaggio, all'Imam, al presidente della scuola. Vedremo cosa conviene fare.
Andiamo a trovare il catechista, originario di Kolowaré, e la sua famiglia. Uno stuolo di ragazze.
Mi ofrrono un tonic. Ci fermiamo un quarto d'ora.
Al ritorno mi fermo in un telefono per connessione, ma mi va male: connessione lentissima a 32 mgb.
Riesco a spedire e a scaricare. Mi fermo dal meccanico per salutarlo e dall'elettricista. Gli dico di non dimenticare
di mandare il bambino ammalato al dispensario. Cerco una bottega per comperare biscotti e dolciumi: non la trovo.
Sono di ritorno verso le 11. I due stanno lavorando alla missione.
Scoppia un grande temporale. Ho qualche timore per lo studio della missione senza finestre dove si sta lavorando.
Il muratore e il falegname lavorano fino alle 16. L'acqua non li disturba troppo. Prima di partire chiudono tutto,
lasciando aperto - perché senza finestre - lo studio e il bagno.
Pulisco i cespugli di fiori, metto un po' a posto
le aiuole. Mi fermo fino alle 18. C'è anche Denise che lavora e riordina il giardino. Le dico di dare un'occhiata
alla missione perché è senza finestre.
Siamo soli suor Etta ed io. Félicité è alla retraite a Parakou. Dopo cena ci fermiamo a conversare fino alle 20,30.
Siamo fortunati. La luce non se ne è andata.