Mi alzo alle 5 e faccio un salto alla missione per vedere se tutto è in ordine. Tutto a posto. Apro prima della messa,
ma il falegname arriva alle 7 e il muratore alle 8. Aveva fatto un salto al dispensario per farsi curare una ferita ad
un dito.
Rimango con loro alla missione. Mi sono spostato in una camera per lavorare. Sono proprio in faccia alla chiesa.
Mentre batto queste note vedo un gruppo di bambini che vengono ad attingere acqua, con grosse bacinelle, dalle grandi
cisterne in cemento che padre Henri ha messo sotto le grondaie della chiesa e in cui è convogliata l'acqua del tetto.
Un servizio importante per il villaggio. Il padre ha messo cisterne ovunque per ricuperare l'acqua piovana. I bambini
fanno diversi viaggi. Le loro famiglie abitano dietro la chiesa.
Termino i testi sui Tem. Sto utilizzando un lavoro della De Craene: semplice, concreto, con fatti precisi. La signora
è una lingusita della SIL che ha trascorso diversi anni a Sokodé e dintorni. Ha fatto le sue inchieste soprattutto nel
villaggio di Kadambara, kotokoli al 100%.
Alle 7 sono alla missione. Alle 7,30 dovrebbe venire il giovane di Sokodé per accompagnarmi a prendere le griglie
antifurti per le finestre. Aspetto fin quasi le 8, poi vedendo che non arriva, parto. Lo incontro per strada.
Aveva
avuto un problema alla motoretta. Carichiamo il suo “Ciao” sul camioncino e via. Mi dice che si possono avere i Ciao nuovi
a Lomé per 150.000 franchi. Lui l'ha preso usato a 125.000. Sosta a Coma per scaricare posta. Comincio a conoscere
la proprietaria: una giovane kabié informatica. Fa fotcopie a 15 franchi l'una. Ambiente pulito. Scarico a 51 kbs:
molto bene!
Andiamo a prendere gli antifurti: 67.000 franchi. Mi accompagna dalle suore, alla posta, da Tchakala per acquisto quaderni,
alla panetteria, laggiù vicino ai due della SIL. Compero pane francese, ma è un po' molle, e alcune pagnotte, care.
Trovo pagnotte del giorno prima: 2 x 25 franchi. Sono di ritorno verso le 11. Compero anche fornellino elettrico.
Al pomeriggio lavoro ai documenti tem della De Craene. Muratore e falegname lavorano alla missione. Mi pare bene.
Stanno mettendo le nuove finestre con i vetri. Mi preparo per il ritiro di domani con un bel testo dell'ICAO.
Viene qualcuno a confessarsi alla missione. Eucaristia alle 17,30. Buona affluenza. La sera va via, come al solito, la luce.
Eucaristia alle 6 con parecchia gente. Passano poi tutti al centre culturel, la vecchia chiesa, per il ritiro.
Arrivo verso le 7. Il tempo di preparare proiettore, diapositive, caricatore e che tutta la gente arrivi e iniziamo
alle 8.
Ci sono i 35 dei battesimi e prima comunione, più i padrini e madrine, i catechisti, il presidente del
consiglio parrocchiale. Ogni tanto mi fermo per spiegare. Sylvain fa tre pause per tradurre in kotokoli, le tre
sezioni del testo: sacrifici tradizionali e sacrificio di Gesù. Alle 11 confessioni. Sono ben preparati.
C'è anche un gruppo della corale Léon IX che lavora a pulire il giardino.
Gli operai lavorano alla missione fino alle 12. Dò un acconto di 2000 franchi ciascuno. Al pomeriggio non vengono.
E' sabato e fano festa attorno alle ciotole di birra locale.
Verso le 15 faccio un giro al mercato. Ogni volta scopro qualcosa di nuovo. Vedo ad esempio il reparto dei volatili legati ad una corda e liberi alla luce del sole, in attesa dei clienti. Poi le ragazze che cuociono il formaggio di soia che la gente sgranocchia passeggiando al mercato, poi ancora mucchi di combustibile a base di scarti di noci di palma da cui si estrae l'olio, poi il reparto sanitari e quello delle biciclette con i relativi ricambi. Ci sono addirittura alcuni piccoli motorini in vendita. Mi fermo poi in alcuni cabarets dove formose signore attirano i clienti offrendo birra locale. Faccio alcune foto.
Al pomeriggio torno alla missione cob l'elettricista. Mi mette a posto presa del fornello. Etta mi aveva dato una vecchia presa che aveva in giro, perché quella originale non andava bene per le nostre tradizionali: forse una tedesca.
Lavoro alla missione tutto il pomeriggio. Qualcuno viene ancora confessarsi. Devo organizzarmi meglio per dare possibilità alla gente di confessarsi con comodo.
Piove parecchio. Al mattino erano venuti alcuni della corale Léon IX per pulire il giardino e piantare fiori.
Etta mi ha dato una caffettiera, caffé italiano e una tazza con un piatto, e un sacchetto di latte.
Con Etta, Sylvain, Pascal, decidiamo di non fare messa in “Vaticano”, domani, ma di portare gli ammalati nella
chiesa parrocchiale per festeggiare tutti insieme.
Alla sera prepariamo per tutti una crocetta infilata in una cordicella. Sarebbe stato meglio se avessimo avuto una catenina. Sarà per tutti l'unico regalo che riceveranno.
Alle 7 sono davanti al “Vaticano” per prendere gli ammalati che non possono camminare: faccio quattro viaggi e li trasporto tutti sulla piazza della chiesa. Le vecchie urlano a tutti: “Andiamo a Lomé, Lomé...”
Iniziamo con una solenne processione: davanti la corale Léon IX, poi i battezzandi, dietro quelli della prima comunione,
poi il celebrante e i catechisti. Un'esplosione di canti e di tamburi. Osservo gli abti dei festeggiati.
Alcune ragazze hanno ricuperato abiti di nozze e vecchi vestiti di prima comunione ricevuti dalle suore, e stanno
benissimo, un altro si è fatto confezionare un abito bianco dal nostro sarto Mathieu con un lenzuolo datogli da suor Etta,
un ragazetto ha addirittura una cravatta con fermaglio, ma la maggior parte porta abiti “molto normali”,
addirittura trasandati. Io non l'avevo notato, ma suor Etta sì, ed era amareggiata. “Almeno oggi, si poteva
forse prevedere, fare qualcosa”. Ma era certamente tutto quello che avevano... di meglio!
La chiesa non riesce a contenere tutti. Una parte rimane fuori. I battezzandi sono nel presbiterio accanto al celebrante,
quelli della prima comunione nella prima fila davanti.
All'omelia ricordo il battesimo di Gesù: Gesù riceve lo Spirito,
é proclamato figlio di Dio, riceve una missione. E' quello che succede oggi per ciascun battezzato. Una parola poi per
la comunità cristiana: alla loro nascita sono stati accolti da una famiglia umana che ha dato loro la vita, oggi sono
accolti nella famiglia di Dio che offre loro una vita che non finirà mai.
Come ogni neonato ha bisogno di intense cure
e di tanto amore per crescere, così la comunità cristiana è qui pronta ad accogliere e ad aiutare i nuovi battezzati
nel loro cammino.
Ricordo un tratto della cultura kotokoli: il corso d'acqua che scorre simbolo del fluire della vita. L'acqua ha il compito
di proteggere, nutrire, aiutare il pesce a vivere e a crescere. Così il cristiano potrà vivere e crescere soltanto
all'interno della sua famiglia, la Chiesa, che lo protegge, la nutre, l'accompagna durante tutta la vita.
Faccio una
rapida allusione a Tertulliano che parla anche lui del cristiano come pesce che ha la vita rimanendo nell'acqua del
battesimo: vive fin quando rimane in quest'acqua.
Al momento del rito il catechista chiama per nome ogni candidato che viene davanti all'altare per ricevere il battesimo
davanti a tutta l'assemblea. C'è anche qui qualche fotografo.
La comunione è solenne: sotto le due specie per prime comunioni e battezzati. Siamo in tre a distribuire la comunione.
Alla fine foto di gruppo davanti alla chiesa.
Alla fine della messa distribuisco a tutti, nominalmente, una crocetta, con un invito preso dalla seconda lettura:
le sofferenze, i problemi, la croce, saranno sempre presenti nella nostra vita: possiamo o portarli da soli, o con
Gesù Cristo. Avanti tutta con Gesù Cristo.
Mentre mi accingo a riportare gli ammalati nelle loro dimore, noto che davanti alla chiesa ci sono diverse donne con
bacinelle: vendono di tutto: beignets, pezzi di formaggio arrostito, pannocchie di granoturco, frittelle di fagioli,
fette di polenta, dolci. Non perdono tempo. E' la festa che comincia.
Intanto accanto alla chiesa, al “Centro Culturale” i giovani hanno preparato il salone per la festa. Offro anch'io mille
franchi per comperare un pollo.
Il parroco mi aveva raccomandato di portargli i documenti prima della sua partenza, il 6 luglio. Nel pomeriggio alle 15
con Sylvain e Pascal andiamo a Kulundé, un quartiere di Sokodé, per incontrare il parroco e portare i libretti per
registrare la prima comunione e le schede - con le offerte - per preparare il libretto con il certificato di battesimo.
Ci fermiano quasi un'ora. Domani il parroco scende a Lomé.
Sarà via per due mesi di vacanza. Tornerà il giorno della mia partenza.
Il tempo sta cambiando e si annuncia un temporale. Le “non strade” del quartiere sono impraticabili.
Il parroco ci ricorda che ai tempi di padre Charles il padre faceva venire i “Graders” , una volta all'anno,
per mettere a posto le strade, e pagava lui tutte le spese. Lui non può farlo.
Appena usciti dalla casa parrocchiale entriamo nel temporale. Ad un certo momento Sylvain mi dice: “Fermiamoci,
non si vede più nulla”! In un momento di calma riprendiamo la strada. Ma è di nuovo il diluvio. Fino oltre Kadambara
procediamo in un torrente: acqua sopra, sotto, ai lati. Ogni tanto incrociamo gente che passa a piedi sorpresa dal
temporale. Alcuni hanno fasci di legna sulla testa.
Verso Kparatao la pioggia cessa. La pista è brutta e piena di acqua, ma la visibilità è buona. Arriviamo a casa un
po' prima delle 18. Suor Etta ci attende sotto la tettoia di palme. Sta conversando con “Petit à Petit”, un neo battezzato:
ammalato anche lui, un uomo dolce, semplice, quasi ingenuo: un povero che ci precederà nel regno. Gli ha dato qualcosa per
fare la festa con un pollo e un po' di riso.
Vado a fare un salto al “Centro culturale”: dietro il sipario grossi recipienti di birra.
Diversi stanno ancora
mangiando e bevendo: pollo, riso e birra: il pasto di festa. La festa durerà tutta notte. Peccato che la corrente se ne
sia andata.
Per una comunità cristiana che vive in un ambiente musulmano questi momenti di festa e convivialità sono importanti per
dirsi e manifestare a tutti la loro identità.
Prima della messa, alle 5,30, apro la missione e il magazzino degli attrezzi. Il muratore e il faleganame iniziano
a lavorare alle 7 e hanno bisogno del materiale.
Questa mattina alla messa delle 6 c'erano quasi tutti i neobattezzati di ieri e quelli della prima comunione.
Lo sottolineo all'omelia.
Questi del mattino sono i momenti più belli della giornata: all'uscita della messa prendo per mano e accarezzo i bambini e le bambine, o metto loro le mani sulle spalle. Accanto a me i loro genitori, e nessuno ha in testa pensieri strani. Dico al chierichetto Cyrille di 5 anni: “Tu da grande ti farai prete, non puoi non diventare prete, sei sempre in chiesa!”. Suo papà annuisce.
Dopo colazione assisto alla distribuzione del cibo agli ammalati, cioè ai lebbrosi gravi che non possono procurarselo.
Il primo lunedì del mese avviene la distribuzione. Suor Etta presiede chiamando ogni ammalato per nome. Il catechista
Pascal fa la distribuzione: un'abbondante misura di mais a cisscuno che dovrà poi essere macinato. Ognuno ne riceve una
bacinella. Ogni tanto c'è anche la distribuzione dell'olio e del sapone, ma oggi no.
Suor Etta fa un salto al dispensario per mettere in moto la giornata, poi deve correre a Sokodé: convocata all'ospedale,
con altri agenti sanitari, per una sessione di aggiornamento.
Vado alla missione dove gli operai stanno sistemando le finestre. Il muratore si è ferito ad un dito e ha problemi per
lavorare. Arrivano i suoi figli per portar via calcinacci e far pulizia dove il padre sta lavorando.
Verso fine mattinata il falegname termina di applicare i vetri alle finestre. Ha dovuto “rosicchiare” gli stipiti perché
le lame di vetro non entravano bene. Un lavoro di precisione. Un uomo competente che conosce il suo mestiere. Diceva il
catechista Sylvain” Non so come faremmo a Kolowaré senza di lui”.
Dato che domani deve lavorare al tetto della sua casa e non viene alla missione gli chiedo quanto gli devo.
Per intanto il suo lavor è terminato. “Sai qui é il mio villaggio e chiedo 3000 franchi ( 6 euro) per finestra,
altrove il prezzo è diverso”.
A mezzogiorno sono solo. Lot, il cuoco, ha scaldato i resti di ieri: alcune banane bollite (non sono quelle dolci,
ma grosse banae da cucinare) con pollo. Rimangono due banane: le avvolgo nella carta stagnola e le offro ai due bambini,
figli del muratore, che portano via i calcinacci dalla missione.
Tutto il pomeriggio rimango alla missione. Verso le 14 poto le aiuole e metto a posto i fiori. Ammucchio rami e sterpaglie
in un angolo del giardino. Viene Denise a fare pulizie. La pioggia di ieri ha fatto cadere tante foglie e rami.
Denise raccoglie tutta la sporcizia che c'è in giro, ne fa un mucchio e brucia.
Verso le 17 vedo un contadino che arriva sulla strada con un macete e una grande zappa. C'è un teck che sta crescendo
vicino alle finestre della missione, e non è al suo posto. Chiedo a Denise se conosce la persona che sta arrivando.
Al suo cenno affermativo lo invito ad entrare. Anche lui conosce me. E' un cristiano. Gli chiedo di darmi una mano a
sradicare il teck e a ripiantarlo fuori della casa dove ne abbiamo piantato una serie lungo la siepe della missione.
Dobbiamo sostituirne uno. Con noi c'è anche Sylvain, passato a salutarmi alla fine del suo lavoro al dispensario.
In poco tempo tutto è sistemato: sradica e ripianta.
Prima di lasciare la casa delle suore Lot mi porta le chiavi. Un po' prima delle 18 rientro dalle suore e mi metto
sotto un albero a pregare un po'. Suor Etta ritorna alle 18,30. Stanca e spossata dalla intensa giornata.
La sera me
ne farà partecipe: unica bianca, e suora, fra 35 agenti sanitari locali. Una sessione sui vaccini per i bambini
organizzata e finanziata dall'OMS.
Anche stamattina ci sono tutti i nuovi “cristiani” di domenica. Dopo colazione Etta fa un salto rapido al dispensario poi via a Sokodé per la sessione. Ieri era arrivata in ritardo. I lavori iniziano alle 8.
Alle 7 sono alla missione. Jacques il muratore sta già lavorando. Verso le 8,30 arriva il maestro Gérard.
Mi dice che probabilmente sarà spostato in campagna. Sente di essere un elemento di disturbo.
Gli fanno capire
che è sempre in città, e che vogliono sbarazzarsi di lui. Ha un fratello prete che potrebbe aiutarlo. Mi dice anche che
sta leggendo Kaidara. Poi la vera ragione della visita. Vuole partecipare ad un corso di informatica e ha bisogno di un po'
di soldi. Gli spiego che nè io, nè le suore, interveniamo per casi personali di questo tipo. I nostri piccoli interventi
sono in favore del villaggio o di gruppi.
Ad esempio la biblioteca per i ragazzi della scuola cui stiamo lavorando,
o i pozzi per i quartieri. Capisce e non insiste. Lo invito a fare corsi di ricupero per i bambini della scuola durante
le vacanze. Un modo per guadagnare qualcosa e di rendersi utile.
Ieri avevo detto a Brigitte, una giovane ammalata che lavora dalle suore, di trovarmi un po' di pomodori, cipolle e aglio.
Verso le 10 arriva con una ragazzetta con i prodotti richiesti. Sto mettendo qualcosa in cucina e acquisto tutto.
Manca ancora l'olio, il sale, qualche posata e piatto. Poco alla volta voglio diventare autonomo.
Di nuovo viene Denise a lavorare in giardino. Devo ricordarmi di darle qualcosa.
Alle 12 viene Lot, il cuoco, a chiamarmi. Il pranzo è pronto, e qualcuno ha portato da mangiare. Di solito lo portano
tutti i martedì.
Alle 13,30 scendo giù al villaggio per acquisti. Vado nel “supermercato” di Kolowaré. La proprietaria si riposa.
C'è suo figlio di una dozzina d'anni. Prendo una bottiglia di olio, qualche dado, del sale, un barattolo di “all time”
un prodotto che viene dal Ghana, a base di cacao, per la colazione. E dato che ci sono sempre bambini alla missione anche
un pacchetto di caramelle. Passeggiando nel villaggio c'è qualche vecchia che grida ancora: “Lomé, Lomé...”.
Ricordi della festa di domenica. Cerco di tirar fuori i saluti in tem che conosco, tanto per far ridere la gente, e ci
riesco bene. Chissà cosa dico!
Alle 14 sono alla missione. Il muratore va a mangiare. Lascia i suoi due figli, Emanuel e Patrick, e una ragazzetta,
Nadège, nipote di Denise, - che domenica hanno fatto la prima comunioneè - per pulizie in giardino.
Continuano a portar via i calcinacci. Alla fine chiedo di darmi una mano a sistemare alcune aiuole. Il papà è ritornato e lavora alle finestre. Mi ha chiesto un anticipo di 2000 franchi. “Per mettere a posto il campo”, mi dice. Finora gli ho dato 4000 franchi.
Nel pomeriggio piove. Forte. E, come al solito, va via la corrente. Rimaniamo alla missione fino alle 18. Ad un certo momento vedo il camioncino di Etta al cancello delle Suore. Tornata dalla sua sessione. Alla sera, senza luce, scoppia un temporale da far paura con tuoni e lampi che cadono accanto a noi. Mi ragguaglia sui temi della sessione: i vaccini, come devono essere conservati, l'educazioni delle mamme. E poi una nota di colore locale. Al porto ci sono 120 frigo, a petrolio e a corrente, offerti dall'OMS per i vari dispensari del paese, soprattutto per conservare i vaccini. Il governo non ha il camion per trasportarli nelle varie regioni. Con i frigo ci sono scatoloni di siringhe , anche loro in attesa di camions. Etta mi dice che è riuscita a leggere e rispondere alla sua posta nel nuovo cyber che le ho indicato accanto alle sue suore. Contenta del servizio. Verso le 20,30 arriva Jeanne del dispensario. Un autista ha deposto dei vaccini antirabbici per un ammalato morsicato da un cane. Deve farne otto per un costo di quasi centomila franchi. Una fortuna.
Piovuto parecchio durante la notte. Etta parte subito dopo messa. Christine, la matrona, è venuta a prendere la borsa
con i registri del dispensario. Avverto Lot che oggi mi faccio il pranzo da solo, e che è libero.
Poco dopo le 7 sono alla missione. Vengono i due figli del muratore e continuano a pulire il giardino.
Vedo Denise che sta lavorando alla grotta, appena al di là del cortile della missione.
Verso le 8 arriva Tayrou, l'ingeniere dei Lavori Pubblici, presidente del comitato scolastico. Ci sediamo sotto la tettoia in giardino e parliamo per un paio d'ore. Passano tutti i problemi del villaggio e del paese: il suo lavoro ai Lavori Pubblici, il progetto di asfaltare la Sokodé Kamboli, la nostra strada: era tutto pronto, poi hanno ricevuto l'ordine di asfaltare la Sokodé-Bassar; i suoi rapporti con il capo villaggio che si sono rinnovati dopo il mio arrivo, la scuola, i lavori fatti con padre Henri, la macchina che gli ha comperato.
Poi mi invita ad uscire e a controllare il terreno della missione. Facciamo il giro iniseme. Lui conosce tutto.
Mi mostra i limiti, gli alberi che il padre aveva piantato, il progetto di recinzione, e poi le colture abusive della
gente. Facciamo un salto in chiesa e gli chiedo di aiutarmi a sostituire il “manchon” della lampada a gas. Ci accorgiamo
che ho preso quello sbagliato, quello della petromax. Vado da Lot e lo cambio.
Al ritorno vedo il giovane fabbro di Sokodé. Mi avverte che l'antifurto è pronto: 27.000 franchi.
Lo avverto che, per intanto, non posso andare a prenderlo, perché Etta utilizza il camionciono. Andrò a prendere griglia antifurto,
le lame di vetro e gli chassis, prima della fine della settimana.
Per pranzo preparo un po' di pasta con i pomodori di ieri. Poi qualche uovo con cipolle.
Verso le 14 lavoro con Denise a pulire la siepe. Le dò 2000 franchi. Non le avevo mai dato nulla per tutte le ore passate alla missione.
Ritornano i bambini e continuano a pulire il giardino. Insieme piantiamo arbusti verdi nel pezzo del giardino dove mancano, dietro la rete metallica, verso la vecchia chiesa.
Il muratore sta terminando i lavori alle finestre. Gli mostro le camere da sistemare.
Provo con i bambini a mettere a posto la luce a gas in chiesa, ma non riesco. Ricupero un altro manchon e riesco a
farlo funzionare. Ho capito il sistema.
Verso le 17 dico ai bambini di smettere di lavorare. Li aspetto ancora domani. Denise ha lavorato tutto il pomeriggio
a pulire grotta e dintorni. Adesso la Madonna può respirare.
Alle 18 torno dalle suore. Mi metto, come al solito, a pregare nel cortile. Alle 18,30 rientra suor Etta con
Suor Félicité tornata dal Benin dove ha fatto gli esercizi.
A cena le suore fanno un resoconto del vissuto.
Una frase sentita da Etta dall'animatore della sessione:
“i bambini sono nel sud del mondo, i vaccini sono nel nord; gli ammalati sono nel sud del mondo,
le medicine sono nel nord, i bisogni sono nel sud del mondo, i soldi nel nord e in mano ai “Bailleurs de fond” che ci
dettano le loro leggi”.
Stamattina il muraotre deve mettere le griglie alle finestre. Come ogni mattina alla messa delle 6 ci sono tutti
i battezzati e quelli della prima comunione di domenica.
Dopo colazione faccio un salto per spedire la posta.
Volevo andare solo a Kparatao, ma la batteria della macchina
é morta. Faccio spingere e riesco a partire. Arrivo a Coma dal meccanico di Kolowaré e chiedo di ricaricare la batteria.
Passo dalla ragazza kabyé: scarico e invio posta con 150 franchi.
Lascio il computer e faccio un giro al mercato a comperare un secchio e bicchieri di plastica con un corosol per le suore.
Il meccanico è molto gentile e mi ricarica la batteria gratis. Mi informa che si dovrebbe cambiare acqua e acido della batteria per eliminare il problema che è ricorrente. Fa lavare anche la macchina dai suoi ragazzi. Chiedo se mi può trovare una macchina d'occasione. Mi dice di sì. Ne ha trovato un paio che ha venduto: una a un po' più di un milione, e una lada a 600.000 mila. I prezzi mi vanno bene.
Rientro poco dopo le 9 e lavoro tutta mattina alla missione dove ci sono i figli del muratore che puliscono il giardino,
Denise che lava le lenzuola e una sua nipote che zappa anche lei davanti alla missione.
Con i bambini piantiamo arbusti
verdi dietro la rete metallica, nella parte dove ancora mancano, poi sistemiamo l'aiuola davanti alla casa, dove Denise
aveva messo qualche fiore.
A mezzogiorno sono a tavola con Félicité. Lot è proprio bravo e cucina accuratamente. Oggi riso, banane arrostite e un
intingolo a base di ortaggi con pezzi di pollo. Quello offerto un paio di giorni fa per ringraziare le suore dei vestiti.
Al pomeriggio lavoro anch'io con i bambini al giardino. Ogni tanto dò loro un po' di “carburante” a base di caramelle.
Lascerò qualche soldo alle suore per pagare le loro spese scolastiche.
Oggi nella posta ho ricevuto un mail importante del Provinciale. A nome del consiglio mi dice che posso rimanere
a Kolowaré 10 mesi all'anno. Hanno deciso anche loro di lasciare in Africa tutti coloro che vogliono restare.
Al mio rientro in settembre vedremo da vicino come organizzare il soggiorno e la rivista Afriche.
Il calzolaio Laurent mi ha messo l'elastico al pigiama: troppo stretto. Si vede che ha preso le sue misure.
Dopo l'adorazione delle 17,30 adorazione Aimé, il responsabile del gruppo vocazionale, mi chiede di continuare gli
incontri della domenica perché ci sono ancora tutti, anche se la scuola è finita. Nessun problema, dico.
Sono lì accanto ad un goyavier che sta crescendo in mezzo alla rete metallica. Devo spostarlo.
Aimé dice che domattina verrà per fare il lavoro. Etta rientra alle 18,30. Ha giornate piene. Sempre più
contenta della sua sessione. Come al solito la sera va via la luce, e sono a letto alle 20,30.
Mi alzo un po' prima delle 6 al posto delle 5 di ogni giorno. Ufficio nel giardino delle suore. Vado poi ad aprire
la missione. Mi accorgo che i due magazzini con tutto il materiale sono rimasti aperti tutta notte. Non hanno rubato nulla.
Alle 6,40 colazione con le suore. Suor Etta parte subito per la sessione. Suor Félicité fa provvigione di medicinali
alla farmacia poi via al dispensario. Durante la colazione viene Aimé per il lavoro e mi chiede una zappa.
Dico di precedermi alla missione che arrivo. Al mio arrivo non trovo nè lui nè l'albero. Cerco dove possa essere.
Non lo trovo.
Con il muraotre puliamo le cisterne attorno alla missione. Padre Henri aveva proprio previsto tutto.
Raccogliere l'acqua durante la stagione delle pioggie in grandi cisterne con un sistema di vasi comunicanti.
Ha disseminato cisterne ovunque. I bambini puliscono la cisterna vuota poi si travasa l'acqua dentro svuotando quella
che è sotto il tetto. Quando è vuota i bambini la puliscono.
Intanto gli apprendisti del falegname, sotto la sua direzione e quella del muratore, stanno facendo i buchi nel muro
per mettere gli antifurti.
Chiedo ai bambini di pulire il pezzo di giardino fuori della missione, vicino alla chiesa, e dico a Nadège di rimanere a
lavorare alla missione. Dalla camera osservo i bambini che lavorano. Nadège li raggiunge quasi subito e si divertono
insieme.
Hanno rastrelli e una cariola e a turno, si mettono dentro, e giocano. Poi si spostano nel bosco.
Nadège si ferisce ad un piede, e comincia a piangere. Il papà non è d'accordo sui loro movimenti e giochi.
Arriva, li sgrida e fa tornare Nadège in giardno. Ad un certo momento arriva Denise e continua lei il lavoro dei
bambini che tornano a lavorare in giardino.
Denise mi porta anche una bottiglia di birra locale che fa lei con il miglio. La metto al fresco.
Verso le 10 arrivano due giovani del collegio di Alibi. Ci sediamo in cortile sotto la tettoia di paglia.
Hanno tante questioni sul vangelo, sui sacrifici, sugli antenati. Cerchiamo di riflettere insieme. Dico loro che andrò
nel loro collegio al mio ritorno ad incontrarli. Offro poi un bicchiere di birra.
Al pomeriggio faccio una lunga chiacchierata con il muratore Jacques. Gli chiedo quanto gli devo per il lavoro e lo
informo che lascio qualcosa dalle suore per pagare la scolarità dei bambini. Beviamo insieme la birra di Denise.
Mi dice che vuole 25.000 franchi, poi discutendo scende a 15.000. Questo per il lavoro fatto. Per quello da fare vedremo.
Manca ancora, per intanto, una finestra. Per le altre due dobbiamo studiare bene come fare.
Dopo colazione parto quasi subito. Dò al muratore il denaro che gli spetta, poi parto per Sokodé. Arrivo a Coma e dò 100
franchi ciascuno ai ragazzi che avevano lavato la macchina. Davanti al Cyber trovo la ragazza kabyé. Aspetta la gerente.
Arriva mentre stavo andandomene. Lascio fascicolo da fotocopiare, scarico la posta e invio: 225 franchi.
Cerco il fabbro e...passo davanti senza vederlo. Mi perdo. Mi fermo, chiedo aiuto e telefoniamo: meno male che
ho tenuto il numero. Arriva, era lì accanto a noi. Carichiamo la grille e El Hadji mi accompagna in città.
Pago 25.000 franchi.
Andiamo verso il vescovado per cercare les Filles del'Eglise dove vendono ostie che devo prendere per la chiesa.
Non le troviamo. Andiamo au centre des Oeuvres, trrovo Rosita che mi dice dove andare: in vescovado. Andiamo, ma è chiuso.
Il guardiano ci dice di rivolgersi aux Filles de l'Eglise. Le troviamo, ma non ne hanno.
Torniamo in città. Passiamo al Secours Catholique, ma è chiuso per lutto. Andiamo ancora alla panetteria. La padrona non c'è: problemi con il prezzo. Mi sono accorto che l'ultima volta mi ha fatto pagare le pagnotte 50 franchi l'una, invece di 25. Adesso mi chiede 25 anche per il pane di ieri, mentre la padrona ne dava 2 per 25. Compero una grossa brioche e alcune pagnotte.
Da Landoz per lame, chassis, gresil: 35.000. Prendo anche una scatola di grasso per la pompa: 2000.
A Coma per ricuperare il fascicolo fotocopiato: 3200 f. Prendo il portatile e via a Kolowaré. Qualche apprensione per
le lame di vetro, ma arrivano in buon stato. Alla missione ci sono ancora i bambini che lavorano. Il padre ha quasi
terminato. Oggi finisce a mezzogiorno. Denise mi porta ancora birra.
Verso le 14 faccio un giro al mercato a salutare la gente. Prendo qualche banana per le suore. Mi fermo a bere un po' di
birra con un gruppo di gente. La padrona me la offre.
Verso le 15,30 arrivo alla missione. C'è Tayrou e Bukara che mi aspettano. Ci mettiamo nel cortile. Hanno portato
le 50.000 per il pozzo. Arriva poi anche Mathieu. Si fermano fino alle 17,30. Come al solito facciamo il giro dei problemi
del villaggio, Tayrou parla della piscicultura che voleva fare con la suora, ma non è riuscita. Vorrebbe rilanciarla.
Alle 18,30 rosario e vespri con le suore. Dopo cena mi ritiro in camera per battere queste note. Allé 20,30
c'è ancora la luce.
Tutti i ragazzi e ragazze di Kolowaré (meno due) hnno passato il BEPC. Le ragazze fanno festa con le suore.