Luisa nel bosco

11 Luglio

Riprendo la messa in “Vaticano” alle 7 con gli ammalati che non possono camminare. Siamo contenti di vedere di nuovo Jacques in mezzo a noi. Stava male, ha voluto il sacramento degli ammalati. Si è ripreso. Mi pare stia addirittura bene. Quando contemplo questi ammalati penso alle scene del Vangelo: diversi sono ciechi, alcuni hanno i piedi rosi dalla malattia, altri dei moncherini al posto delle braccia, qualcuno una protesi “locale” al posto della gamba, e quasi tutti arrivano curvi sui loro bastoni.

L'amico sarto

Alla messa delle 8 vedo Pascal con una camicia tutta nuova. Gli faccio i complimenti e gli chiedo quanto l'ha pagata: “Sai è un sarto amico e mi ha chiesto solo 250 franchi per il lavoro”. Gli dico: “Dato che il tuo sarto non è mio amico io gli dò 500 franchi. Chiedigli se è d'accordo, così mi faccio fare anch'io una bella camicia come la tua”. Il nostro sarto Mathieu mi aveva chiesto 1500 franchi per una camicia. Con quei soldi ne ho comperata una nuova al mercato di Sokodé.

Luisa e Gabriel: battesimo e matrimonio

Oggi alla messa abbiamo una novità di rilievo: battesimo della vecchia Luisa e matrimonio. Erano insieme da tanti anni senza essere sposati.
Lui, Gabriel, battezzato, ma lei no. Luisa ha seguito tre anni di catecumenato e è giunto il momento del suo battesimo. Come sempre suor Etta è molto attenta e vede che lo “Sposo” non ha nulla, nei suoi abiti, che sottolinea l'evento: abiti vecchi, logori, sdruciti, quasi sporchi. E' amareggiata. Il guaio è che ha dato via tutti gli abiti che aveva. Avrei potuto dargli una mia camicia! Cerco di solennizare il rito chiedendo a tutta l'assemblea di fare un grosso applauso dopo il battesimo e il matrimonio.
Evidentemente rispondono con entusiasmo e energia.

Visita al capo cantone: assente

Dopo messa con Sylvain e Pascal andiamo a trovare il capo cantone di Kparatao, il villaggio dove vado per le mie connessioni telefoniche. E' il suo predecessore Agnoro che ha avuto l'idea di raccogliere i lebbrosi della zona a Kolowaré per curarli. Troviamo solo il suo vice, un vecchio molto ben messo, ma quasi completamente sordo.
Ci fa entrare nella sua “sala”: stava guardando la televisione. Ci riceve con simpatia. Sylvain spiega che sono arrivato da poco e vengo a salutare il capo, dato che siamo sotto la sua giurisdizione. Gli lascio 1000 franchi per onorare i suoi antenati nel modo in cui ritiene più opportuno. I sovrani anyi onorano gli antenati libando in loro onore con bicchierini di Gyn o wisky. Qui non conosco ancora le loro tradizioni.
Dobbiamo girdare per farci capire. Gradisce la nostra visita. Ci dice che il capo è ai campi. Dobbiamo tornare il martedì, giorno di mercato, o venerdì, giorno della preghiera, allora lo troviamo. Promettiamo di ritornare.

Visita al maestro

Le suore sono andate dalle loro consorelle a Sokodé. Rimango solo alla missione. Mi faccio una pastasciutta e poi un paio d'uova con cipolle.
Al pomeriggio studio un po' di lingua, poi arriva Sylvain e andiamo a fare una passeggiata nel villaggio a salutare alcune fmaiglie. Percorriamo la grande strada che passa davanti alla missione - l'antica strada della cola e del sale che partiva da Djougou, nel Benin, per arrivare a Salaga, in Ghana - e ci spingiamo fino ad Alibi a trovare un maestro che mi aveva più volte inviato a casa sua. Abita in un bel posto all'inizio della collina. Ha cinque figli. La moglie è con la corale per ripetere i canti. Le sue abitazioni sono circondate da un ampio campo di mais. Mi stupisco del rigoglio del campo. Spiega che utilizza concime del suo pollame. Ad un certo momento arrivano due signori. Penso a visite di amici. Poi, guardando meglio, capisco la ragione della visita.
Un po' appartati stanno sorbendo bicchierini di alcool locale. Si vede che la signora lo distilla per arrotondare le sue entrate.

La moglie arriva correndo

Dato che alle 17,30 abbiamo la preghiera in chiesa, un po' dopo le 17 chiediamo congedo e ci incamminiamo verso Kolowaré.
Il maestro vuole a tutti i costi accompagnarci. Per strada incontriamo una donna che corre: “Siete venuti a casa mia, a torvarmi, grazie, grazie, e io non c'ero, grazie, grazie!” Qualcuno l'aveva avvertita ed era corsa. Non finiva più di ringraziarci. Di fatto era lei che aveva insistito perché andassi a trovarla. Siamo andati ed era fuori. Il suo disappunto è stato grande. Sulla strada salutiamo altre famiglie. Una signora mi mostra una cesta di pomodori.
Vuole che glieli comperi. “Chiederò alle suore, le rispondo, io non ne ho bisogno”. Mi fa pena e tenerezza, ma cosa posso fare?

12 luglio

Quasi sempre, appena rientramo dalla messa del 6, dalle suore si sono persone in attesa. Spesso ci sono dei ragazzi delle medie o liceo che chiedono lavoro. Desiderano ricuperare un po' di denaro sia per pagare le spese scolastiche, sia per avere qualche soldo da comperare i “condimenti”, come spesso dicono. Ma come si fa dare da lavoro a tutti? Anche con tutta la buona volontà non si può. Suor Etta mi spiega che per i quaderni e materiale scolastico - non i libri - c'è un organismo che li fornisce gratis ai figli dei lebbrosi.
Hanno una lista con i nomi e all'inizio dell'anno scolastico le famiglie vengono a ritirare il materiale. Ma tanti arrivano che non sono sulle liste, e nascono i problemi. Alle 7 sono alla missione. Muratore e falegname sono già al lavoro. Stanno lavorando all'ultima finestra, per intanto.
Ne rimangono ancora due. Dobbiamo studiare bene come fare.

Il direttore della scuola viene a trovarmi

Verso le 8 arriva il direttore della scuola, fratello di padre Benoit di Tchamba. Si ferma quasi due ore a chiacchierare sotto quel che resta della tettoia di paglia.
Ieri era stato dal fratello a Tchamba e mi porta i suoi saluti. Devo chiedere qualche lume al padre, che se ne intende di agricoltura e giardini, per mettere a posto la missione. Lo inviterò a pranzo. Dopo la sua partenza chiedo al falegname di dare un'occhiata alla tettoia di paglia che le termiti stanno rosicchiando.
Bisogna almeno sostituire il tetto, e forse cambiare anche di posto. E' sotto un grande albero di manghi: il gocciolare delle foglie erode la paglia del tetto. Ci sono anche i bambini che lavorano in giardino. Verso le 11 viene Denise e mi porta un po' di birra. In frigo ho ancora quella di ieri.
Il muratore mi assicura che è pronto a darmi una mano per finirla.

La mattinata delle suore

Alle 12 rientro dalle suore. Prego un'oretta nella loro cappella mentre le aspetto che ritornano dal dispensario. Alle 13,30 non ci sono ancora.
Mangio qualcosa da solo, poi mi metto sotto la veranda a leggere. Non posso andar via. La casa è aperta. Arrivano dopo le 14. Erano al lavoro dalle 7. Hanno ricevuto circa 65 ammalati. Stremate. Faccio loro compagnia durante il pranzo, poi un po' prima delle 15 sono alla missione dove il muratore e il falegname stanno lavorando alla nuova finestra. Anche i bambini sono in giardino e continuano le pulizie. Viene Jean Marie e gli chiedo di strappare alcune palme che non sono al loro posto. Le porta nel giardino delle suore. Sto pensando come organizzare il giardino per renderlo attraente e accogliente.
Telefono a padre Benoit invitandolo a fermarsi quando passa sulla strada. E' la via obbligata per andare verso Sokodé. Ho bisogno del suo aiuto. A cena suor Etta mi dice che deve andare a Lomé. Partirà domani. Ha già trovato l'autista. Viaggio lungo e faticoso, ma deve scendere.

13 luglio

A messa c'è sempre un bel gruppetto di bambini. A turno fanno i chierichetti e si mettono accanto a me nel presbiterio.
Il più grande recita le lodi con noi. Utilizziamo i salmi della savana: sono i salmi adattati all'ambiente, ridetti con un linguaggio e immagini locali. Alle 7 sono alla missione. Il muratore sta terminando la finestra. Un lavoraccio.
Ha dovuto spaccare tutto, togliere la vecchia intelaiatura di legno fatiscente, i vecchi antifurti, e preparare la nuova struttura per sistemare le guide per i vetri movibili.
Sto mettendo a posto il numero di Afriche sui Kotokoli. Se ne potrebbero fare due: uno sul dispensario e uno sui Kotokoli. Vedrò con Enrico. Domani mercoledì 14 o giovedì 15 gli spedisco il testo. Arrivano quasi subito i bambini del muratore con fiori da mettere in giardino. Sono due giorni che me li portano.

Bernadette e l'amica maestra

Verso fine mattinata viene Bernadette, la moglie del muratore, e una sua amica maestra a trovarmi. Ci mettiamo sotto la tettoia in paglia data che in casa ci osno lavori. “Vengo a trovarti con mia sorella, mi dice la maestra. Insegno a Tchebébé e sono in vacanza, sono venuto a trovarla”. Con la mia mentalità di bianco chiedo: “Siete figlie dello stesso papà o mamma?” “No, no, mio papà e suo papà si sono sposati nello stesso giorno, ecco perché è mia sorella”. Bernadette mi dice che è lei che mi manda i fiori tramite i suoi bambini.
La ringrazio e offro alle due signore un bicchiere di birra locale, fresca di frigo. Apprezzano. Bella fresca piace anche a me. Rientro un po' prima dalle suore per salutare Etta che deve partire.
La vedo già sul furgoncio con l'autista. Ho appena il tempo di augurarle “buon viaggio”.

Fagioli in tutte le forme

A tavola siamo solo in due, Félicité ed io. Due famiglie hanno portato il pranzo, più quello preparato da Lot. Assaggio un po' di tutto: fritelle di fagioli alla piastra, sotto forma di una grande sfoglia, poi altre frittelle preparate come beignets, infine la pastasciutta del cuoco.
Porto una ciotola di beignets per i bambini che lavorano nel giardino della missione. Ogni giorno dò loro qualche caramella come “carburante”.
Viene Denise a portarmi ancora un po' di birra. Poi mi dà una mano a mettere un po' di grasso sulla pompa perché scricchiola troppo. Non vorrei che si guastasse proprio adesso che funziona. Mentre siamo al pozzo si annuncia un furioso temporale con vento forte.
Avverto i bambini di riportare dalle suore cariola e rastrelli e di andare a casa prima che arrivi l'acqua. Anche il muratore chiude e se ne va. L'acqua non viene subito. Mi fermo ancora un po' a studiare, poi comincia a piovere. Intanto è partira la corrente. Corro, sotto la pioggia dalle suore.

14 luglio

A messa parlo di San Camillo e della sua opera presso gli ammalati. Oggi è un po' la nostra festa. Spiego come un uomo ammalato abbia potuto occuparsi in modo serio e evangelico degli ammalati, far cambiare mentalità, atteggiamenti e strutture e fondare un ordine per occuparsi di ammalati.
Ogni giorno, appena dopo messa, cioè alle 6,30, ci sono sempre persone che aspettano le suore sotto la loro tettoia.
La gente sa che le suore iniziano il lavoro alle 7, e non si ricordano che devono fare anche un po' di colazione prima di partire. Tutti e tutte vogliono qualcosa: o sono ammalati, o vogliono vendere pomodori, o cercano lavoro. Diverse volte sono ragazzi e ragazze che cercano un po' di lavoro per potersi pagare le spese scolastiche. Atteggiamento certamente encomiabile, ma come si fa aiutare tutti?
Questa mattina c'era Shadia con una cesta di pomodori, poi due altre ragazze. Le due ragazze volevano avvertire le suore che sono passate nella classe superiore... “dato che sono loro che ci pagano la retta scolastica”, mi dicono. Sto un momento con loro mentre Félicité termina la colazione per andare di corsa al dispensario. Sarà sola tutta la giornata. Poco dopo le 7 sono alla missione. Il falegname è già all'opera. I bambini arrivano poco dopo.
Il muratore e il falegname terminano di mettere i vetri nella grande sala. Un lavoro di precisione. Lavorano tutta la giornata. John taglia l'erba anche davanti alla missione. Lavorava al lato strada dalle suore, gli ho chiesto di tagliare anche dall'altro lato della strada. Nella stessa zona lavora anche Jean Marie. Offro a tutti e due una ciotola di birra. Prima al muraotre, poi a loro.
Si annuncia un grande temporale con forte vento. Di fatto viene poca acqua. Comincia poi a piovere verso le 18. Da alcune ore mancava la luce. Preghiamo in cappella a lume di candele dalle 18,30 alle 19,15. Mi faccio poi una zuppa a base di cerali e resti di riso. Rimango a chiacchierare fino alle 20,45. Alle 21 sono a letto.

15 luglio

Dico due parole sui pesi che ci mettiamo addosso da soli e che rischiano di schiacciarci, facendo allusione discreta ai malati che arrivano al dispensario con le “malattie moderne”. A colazione Sr Félicité mi fa notare che è meglio non parlare del dispensario e di questi problemi per rispetto delle persone. Credo abbia ragione.
Dopo colazione parto subito a Sokodé. Faccio un salto al mercato.
Compero qualcosa per la cucina. In casa non c'è proprio nulla. Comincio con una bacinella e un secchio. Vado in vescovado per prendere ostie. Finalmente le trovo. Passo dal Secours Catholique per fa riparare il cofano della macchina che non chiude più. Completamente rotto. Lo fa saldare fuori dal garage. Mi chiede mille franchi. Mi sembra caro.
Passo alla biblioteca Clack, ma apre solo al pomeriggio dalle 15 alle 18. Un sacco di cemento da Landoss, poi da Aruna.
Vediamo insieme il direttore dei progetti per la trivellazione dei due pozzi. Dà la sua approvazione e dice che invierà qualcuno per indicarci come bisogna muoverci. Ci invita ad aprire i due conti per i pozzi nella banca vicina a loro.

Padre Benoit mi dà una mano per le aiuole

Aruna mi accompagna poi a Coma. Andiamo insieme al mercato. Compro solo una grossa calebasse per raccogliere l'acqua, non trovo strumenti per la cucina. Sono di ritorno prima delle 11. Mi dico che è arrivato qualcuno a trovarmi.
So chi è: padre Benoit di Tchamba con il catechista. Ha fatto un salto da suo fratello, il direttore della scuola. Mi dà alcune indicazioni utili per mettere a posto il giardino: come fare siepe, quali alberi piantare, come aggiustare le aiuole.
Mi consiglia di piantare palme da cocco. Andremo insieme a cercarle a Sotoboua lunedì, così incontreremo anche il signore dei telefoni. Vedremo se può darci una mano. Si fermano fino verso mezzogiorno. Avrei voluto invitarli a pranzo, ma non ho osato.
Alle 14 ritorna suor Etta da Lomé. Una performance. In due giorni ha fatto tutto.
Il mio passaporto non è ancora pronto e devo stare calmo, cioè non posso andare in Benin come avrei desiderato.

Il lavoro dell'elettricista

Al pomeriggio viene l'elettricista. Ha fatto lavori in chiesa. Mi mostra i pezzi che ha cambiato. Li ha presi dalle suore.
Li sostituiremo. Gli faccio fare qualcosetta alla missione. Bisognerebbe rimettere parecchi neons che hanno rubato. Lo farò al mio ritorno. Per il lavoro della chiesa chiede una cifra spropositata: 7000 franchi per un paio d'ore di lavoro. Spiega che ha fatto degli studi, degli esami diffiicili, che è un lavoro complicato. Cerco di farlo ragionare ricordandogli che lavora per il suo villaggio, la sua gente, la sua chiesa.
Adorazione alle 17,30. C'è più gente al mattino alla messa che all'adorazione della sera. Siamo fortunati, non va via la luce. Rimaniamo a chiacchierare fino alle 20,45. Etta è cotta dal viaggio. Mostra anche lei il suo disappunto verso l'elettricista perché va a prendere roba da loro senza avvertire. Ha preso dei pezzi da sostituire per i neons della chiesa.

16 luglio

Messa vespertina. Mi alzo un po' prima delle sei. In giardino per ufficio. Dico al guardiano che può partire. Un po' prima delle 6,30 vado aprire la missione per permettere al muratore di continuare il lavoro.
Colazione con le suore alle 6,40. Un po' dopo le sette faccio un salto a Kparatao per la posta: ok, funziona e posso spedire e ricevere la posta. Uno dei ragazzi della postazione mi chiede i miei pantaloni... Alle 7,45 sono di ritorno.
Il muratore sta mettendo la griglia alla finestra. Viene anche il falegname e gli faccio sistemare due cosette. Voglio mettere una tendina nella camera. Con Denise cerchiamo di mettere un po' di grasso nella pompa, ma scricchiola ancora. Le dò le arachidi bollite da arrostire.

L'acqua in chiesa... con problemi

Verso mezzogiorno il muratore mi dice che è arrivato l'idraulico. Vado a mangiare un boccone con le suore e torno subito alla missione. E' già al lvoro. Facciamo un salto dalle suore per mettere a posto il bagno che uso io, ma ci sono problemi. Non riesce a sistemarlo, anche se lavora parecchio e in tempi diversi. Bisognerebbe cambiare il sistema.
Forse le suore hanno i pezzi, ma suor Etta è via. Lo metteremo a posto un'altra volta. Dovremmo farlo prima dell'arrivo delle ragazze in agosto. Lavora tutto il pomeriggio a sistemare l'acquedotto della chiesa. Dopo alcune ricerche sul percorso delle tubature, trova quello che cerca e sistema tutto: l'acqua arriva in sacristia e nel bagno della chiesa. Ha messo raccordi ai tubi e un rubinetto. Gli dò 2000 franchi per il disturbo, viaggio da Sokodé a Kolo, lui e il suo ragazzo. Lascia la fattura dei pezzi di ricambio e del lavoro: 7100 franchi. Il muratore termina di mettere l'antifurto alla finestra.
Pago il falegname: 6000 franchi per le due finestre. Ne mancherebbero ancora due, nella parte posteriore della casa.
Prima di partire gli dico di avvertire Tayrou che lunedì andiamo a Sotoboua a vedere un ancien receveur della posta che potrebbe aiutarci per il telefono.
Così prendo anche gli alberi per la missione.

Alla messa vespertina mi accorgo che in sacristia l'acqua cola: l'acqua esce dal muro, un foro nello scarico, l'acqua esce quando si svuota il lavandino. Dobbiamo rompere il muro per vedere dove è situato il guasto. Così pure in bagno c'è un giunto che perde. Chiudiamo tutto. E l'idraulico è tornato a Sokodé.

Problemi di famiglia e storie di monaci

Dopo messa Pierre mi dice che domani vuole parlarmi. Conosco il suo problema. Problemi pubblici, cioè conosciuti da tutti, con la moglie.
Adesso se ne è andata. Hanno tre figli. Suor Etta voleva inviare Pierre per uno stage di analista di laboratorio, ma l'hanno sconsigliata, per non lasciare la moglie sola la notte. La moglie, qualche tempo fa, aveva convocato il marito davanti al parroco per chiedere... il divorzio.
Al mio ritorno dalle suore trovo Suor Maria Luisa. Ha un forte attacco di malaria e Etta è andata a prenderla per curarla. A cena si imbottisce di medicine. Raccontano le loro avventure quando sono andate in Benin, senza passaporto e documenti.
Alla dogana hanno chiesto de le lasciavano andare a pregare nel monastero di Parakou. Permesso accordato per partire e ritornare. Raccontano storie dei monaci, del vescovo Wan der Bronk à la retraite, del primo monaco trovato morto all'arrivo in monastero seduto dietro ad un carico di fieno sul trattore. Accanto a lui il serpente che l'aveva morso.

17 luglio

Mi alzo alle 5,15 senza luce. Sto pensando come fare alle messa delle 6 nella chiesa buia. Utilizzerò la nuova lampada a gas che ho riattivato, invece alle 5,30 la luce arriva.
Verso la fine della messa un temporale. Suor Etta mi fa segno di terminare in fretta perché non si sente più nulla.

Grazie per l'ombrello

Mi siedo poi in chiesa, accanto al vecchio Georges, in attesa che la pioggia cessi. Vedo i testi di domani, domenica 16esima del tempo ordinario: come accogliere Dio che entra nella nostra vita. Continua a piovere seriamente. Ad un certo momento vedo un ombrello vicino alla porta della chiesa. Etta era venuto a porta rmelo, e non mi ero neanche accorto. A colazione suor Maria Luisa viene con noi, ma non sta ancora bene. Prende medicine e si ritira rapîdamente.

Alla missione il muratore sta terminando i lavori. Arrivano i figli, ma piove e non possono lavorare in giardino. Il padre li manda a prendere un paio di scopette tradizionali per pulire in casa. Verso fine mattinata viene a trovarmi un signore che.... ha fame! Devo tenere un sacco di mais in casa per i casi urgenti. Facciamo una lunga chiacchierata. Le suore gli daranno poi una scodella di mais. Scendo al mercato, ma a causa della pioggia la gente sta appena arrivando, e non c'è quasi nulla. Incontro solo dei bambini che mi cororno dietro: compro loro caramelle e faccio qualche foto.

5000 franchi la settimana

Torno alla missione e dò 2000 franchi di anticipo al muratore. Pensavo di dargli 6000 franchi per il lavoro svolto. Mi dice: “va bene 5000 la settimana”. Va bene anche per me. Di lavoro ce n'è ancora parecchio alla missione. Faccio una chiacchierata con Etta sui problemi della missione, e sui lavori in corso per la biblioteca.
Un invito ad accettare i limiti dei collaboratori tenendo presente la globalità della loro vita e del lavoro che svolgono, andando al di là delle loro “sbavature”. A pranzo Suor Maria Luisa ha i brividi. Etta le procura un golf. Non sta ancora bene. In piena crisi di malaria.
Lot ha preparato un buon piatto di purée d'ignami con carne tritata. Maria Luisa stenta a mangiare. Si ritira prima della fine del pranzo. Scendo al mercato ad acquistare cordicelle per le zanzariere, un sacchetto di arachidi e soprattutto per incontrare la gente e vedere se trovo Tayrou per discutere dei pozzi e telefono. Ma devo correre a casa. La pioggia sta arrivando. Appena in tempo. Un grosso temporale. Penso alla gente del mercato. Non so se ha fatto in tempo a ritirarsi. Dura solo una mezz'ora. Corro alla missione perché è tutto aperto. Paura dell'acqua. Invece non è entrata.

18 luglio

Come al solito messa alle 7 in “Vaticano”. Sono sempre amareggiato dello spettacolo che vedo davanti al recinto quando arrivo un po' prima delle 7: i bambini fanno lì i loro bisogni che rimangono davanti al muretto disseminando malattie. Bisognerebbe fare qualcosa, ma non so come muovermi. Anche le suore vedono il problema. Cosa si può fare?

Solidarietà dei poveri

Prima di terminare la messa delle il presidente della Caritas fa un lungo intervento sulla solidarietà: si deve mettere insieme il poco che si ha, i nostri poveri mezzi, per essere vicini a coloro che hanno meno di noi.
Bisognerebbe avere un piccolo fondo, di denaro, ma soprattutto di viveri, per interventi di prima necessità.
Un'idea che cerco di far passare da tempo. Con la solidarietà dei poveri si possono fare grandi cose.

Visite agli ammalati

Dopo la messa vado con Bernard a trovare il vecchio che avevo battezzato in punto di morte: sta benissimo. Era con tutta la sua famiglia. Nel cortile anche tre signori intenti a degustare birra di miglio.
Gli hanno ucciso pecore e maiali, ma non ha risentimento contro nessuno: “Dio me li renderà”, continua a dire. Preghiamo insieme. Passiamo poi a trovare un'altra anziana signora a cui avevo dato il sacramento degli ammalati.
Non stava bene, pensavamo dovesse andarsene da un momento all'altro, invece si è ripresa. Era addirittura alla messa delle 8. Stiamo un momento con lei, riprendiamo il vangelo della messa: Gesù che visita ed entra nella casa dei suoi amici.
Passeggiando nei dintorni dell'abitato mi accorgo sempre più della vastità del villaggio disseminato nei boschi e prati in vari agglomerati.
Vedo lontano, dietro al torrente, un insieme di case. Beranrd mi spiega che laggiù è il quartiere losso e che vi abita parecchia gente, ma il ponte è rotto e bisogna andare portare tutto a piedi: i mezzi non arrivano più! “I cristiani non potrebbero riparare il ponte?”, chiedo. Vedremo con il presidente del Consiglio parrocchiale.
Vedo Aimé e il fratello Philippe, studente a Sokodé, ma che fa anche il fotografo per arrotondare le sue entrate.
Mi mostra le foto. Ne scelgo tre. Dico di venire al pomeriggio alla missione.

Una pioggia che disturba

Suor Luisa comincia a stare meglio, ha un volto meno tirato e più sereno. Mangia qualcosa, ma si ritira in fretta. Piove forte. Alle 14 sono alla missione. Dovrebbe venire Tayrou, lo aspetto tutto il pomeriggio, ma non viene, forse a causa della pioggia. Viene Philippe, rimane a lungo e mi dà una mano per la lingua. Piove ancora. Vedo gente davanti alla chiesa per l'adorazione, ma Pascal non viene ad aprire la chiesa, forse a causa della pioggia.. Lo trovo, al mio rientro dalle suore, che sta conversando con loro. Mentre sono dalle suore arriva Bénjamin, il papà di Sylvie che domani dovrebbe partire con Sr Félicité. Mi porta vino di palma. Ne bevo una scodella. Molto dolce. Il resto lo metto in frigo.
Lo porterò alla missione. Suor Luisa sta decisamente meglio. In via di guarigione. Félicité si prepara a partire per Agou. Domattina Etta la porterà a Sokodé.
Come al soltio non c'è luce. Vespri e rosario ai lumi di candela. Verso le 19,15 la corrente fa la sua apparizione. Mi fermo dalle suore fino alle 20,30. Clima molto buono, quasi freddo.

19 luglio

Sono alla missione poco dopo le 7. Alle 8 deve venire Padre Benoit di Tchamba per andare insieme a Sotoboua. Arriva il muratore. Gli dò i 3000 franchi che gli devo per la settimana passata. Gli mostro un problema alla finestra. Prova a risolverlo, ma non riesce. Bisogna richiamare il falegname.
Viene Denise e chiede se posso portare a Sokodé un sacco di carbone e altra roba per la sorella. Vorrebbe venire con me.
Come faccio a dirle di no? Mette le sue mercanzie davanti al cancello della missione, e aspetto Benoit. Faccio ricoprire le buche dei tek dal figlio del muratore e da Nadège.

Cocchi per la missione

Il padre con il catechista arriva un po' dopo le 9. Carichiamo tutto e partiamo. Sosta da Aruna, ma è in cantiere.
E' già tardi e non lo cerchiamo. Arriviamo a Sotoboua, andiamo dalla Sotoco e un signore molto gentile - che ha fatto i suoi studi in Israele e Egitto - ci porta a casa sua. Ci dice che i migliori alberi - i duecento che aveva nel vivaio - li ha già dati via. Ne restano alcuni piccoli a casa sua. Andiamo da lui e ne prendo otto per 12000 franchi.
Il catechista prende alcune palme selezionate più un goyavier speciale. Al ritorno passiamo dall'ancien receveur di Sokodé. Un uomo raffinato. Ci accoglie sotto una bella tettoia, mi offre un cesto di manghi selezionati, e dice che si interesserà del problema del telefono.
Passiamo dalle suore. Benoit le conosce bene, dato che ha fatto Sotobua.
Visitiamo il loro giardino. Era un lugo riservato ai sacrifici e hanno ancora qualche problema. Stanno ripulendolo e mettendolo in ordine. Un salto in parrocchia per salutare l'abbé Bénjamin e fare la commissione di Suor Maria Luisa.
Avvertirlo che è da noi con la malaria. Volevamo salutare il padre del villaggio “Renaissance” ma passiamo verso le 13 e il padre non era avvertito. Non osiamo entrare.

Il pranzo può attendere

Siamo a Kolowaré alle 14. Benoit dà qualche indicazione al muratore sul come mettere gli alberelli segnando delle traccie in cortile. Alla fine offro vino di palma, mentre io sorseggio birra locale portata da Denise.
Trovo ancora il mio pranzo sul tavolo. Sparecchio e tengo per stassera. Dò i manghi a Lot, vedo Etta e chiedo di Maria Luisa. Ha ancora un po' di febbre.
Nel pomeriggio lavoro alla missione con i figli del muraotre, mentre il padre continua i suo lavori di muratura.
Viene a trovarmi Maria Luisa e le faccio visitare tutti gli angoli della missione. Volevo offrirle una tazza di cioccolata, ma non se la sentiva. Guardiamo insieme il sito sui Kotokoli e Kolowaré.
Passano Jean Marie e Sylvain e mostro loro i cocotiers comperati. Domani li metteremo a posto.
Alle 18,15 sono dalle suore per adorazione, vespro e rosario. Siamo fortunati. La luce non va via. Verso le 18,45 arriva anche Maria Luisa. Sta decisamente meglio. A cena mangio l'igname fritto e il pollo che non ho mangiato a mezzogiorno.

20 luglio

Oggi celebro per le intenzioni della provincia americana, per Janet che le hanno trovato una sclerosi a placche.
Una laica che conosco bene: ha trascorso 4 anni in Kenia alla Jericho Parish a Nairobi.
A colazione suor Luisa si offre per fare qualcosa, non può più stare senza fare nulla. Etta la manda a mettere a posto la farmacia.
Faccio una visita all'orto accompagnato da Lot: fagiolini, melanzane, gboma (specie di spinacci locali), pomodori, carote. Etta diceva che forse non è conveniente pagare qualcuno per il giardino. Meglio comprare la verdura dai venditori locali.
Alle 7 sono alla missione. Il muratore è già al lavoro.
Sta terminando gli zoccoli della casa. Deve venire il falegname a mettere a posto la finestra che si chiude male.

Ghiaia per la missione

Verso le 8,30 mi chiamano. E' Tayrou che passa a salutarmi. Ci mettiamo sotto la tettoia e parliamo dei pozzi.
Ormai tutto è pronto. Mancano solo i formulari da compilare. Gli parlo della ghiaia che avrei bisogno per la casa. “Ma ne ho tantissima io laggiù vicino al fiume, dove la setacciavo per avere la ghiaia fine e la sabbia. Mando un gruppo di ragazzi a prenderti tutta quella che hai bisogno”.
Molto bene, darò loro qualcosa per la scuola, magari dei quaderni. Parliamo poi del ponte che unisce il villaggio alle altre dimore sparse nei campi e prati, dietro al villaggio. Chiedo se non si può fare qualcosa per ripararlo. Mi dice: “Vuoi venire a vedere?” Una buona occasione per conoscere una parte importante di Kolowaré che ho sempre solo intravisto da lontano.

Il Ponte sull'Adjima

Vado con lui. Mi accompagna per le viuzze del villaggio accanto alla piazza del mercato, mi mostra poi l'insieme delle sue abitazioni con la nuova casa che sta costruendo in muratura. Sarà la sua residenza. Scendiamo verso l'Adjima, un affluente del Kolowaré. Durante la stagione delle piogge, in agosto, rompe gli argini e allaga tutta la campagna.
La gente non può più passare. Il vecchio ponte in muratura fatto costruire da suor Piera si è frantumato, la parte muraria, forse senza intelaiatura in ferro, ha ceduto, e il ponte non esiste più. Hanno messo tre tronchi fra le due rive per permettere il passaggio. Il passaggio è pericoloso perché i tornchi sono mal messi, specialmente quello centrale.
Si può migliorare il passaggio con poca fatica. Ne parlerò con i giovani della JAC o della Corale Léon IX per fare qualche cosa di solido e sicuro.

A spasso sulla collina

Ci incamminaimo sulla collina per un paio di km. Una volta c'era anche una strada fatta tracciare da Suor Piera. Ci sono ancora dei resti. Incontriamo diversi contadini che lavorano non lontano da noi, poi ne incrociamo uno che ritorna con un fascio di legna. Scambiamo i saluti.
Tayrou poi mi dice: “Vedi tu non capisci la lingua, ma mi ha detto che è molto contento di incontrarci su questo sentiero, così ci rendiamo conto dello stato della strada che diventa impraticabile durante la stagione delle pioggie”. Ai lati, campi coltivati con ogni genere di colture: ignami, manioca, soia, fagioli, riso, e sopratutto mais Vediamo un iniseme di capanne e passiamo a salutare gli abitanti.
Tutti cristiani che alla domenica vengono a messa giù in parrocchia. Assistiamo ad una palabre.
Un contadino si sta lamentando pesantemente perché delle faraone stanno mangiando tutti i suoi fagioli maturi: vanno nel suo campo e mangaino tutto. E' furioso. Cerchiamo di dire due parole di mediazione, ma è difficile. E' la sua fatica, il suo lavoro e parte del suo cibo che se ne sta andando.

Luisa nel bosco

Continuaiamo a passeggiare nel bosco e troviamo altre capanne circondate da fiori bianchi e carminio. Vorrei prenderne un po' per il giardino della missione, ma mi trattengo, non conosco il proprietario.
Ci avviciniamo e troviamo sotto una tettoia di paglia una donna con le gambe rattrappite, seduta su di un tronco d'albero, che si scalda con dei tizzoni accesi in un tegame di coccio. Accanto tre bambini. La salutaimo.
Ci dice che il marito è partito nei campi.
Parlo dei suoi fiori, che mi piacciono. Tayrou, il mio accompagnatore, mi dice che è cristiana. Forse appartiene a qualche altra chiesa, penso, non mi ricordavo di averla vista in chiesa. E poi anche lei chissà cosa pensa di questo bianco che si aggira nel bosco del villaggio.
Intanto guardo gli alberi, il grande campo di mais, diversi arbusti verdi, un giardino con ortaggi, poi contemplo i bambini che giocano lì accanto.
Tayrou ad un certo momento le dice che sono il padre della missione. Un grande sorriso: “Ma non sei tu che mi hai battezzata e sposata domenica scorsa?” Non sapevo più dove mettermi dalla vergogna!
Era Luisa, portata in una lettiga fino in chiesa per battesimo e matrimonio, dopo aver seguito tre anni di catecumenato.
Il catechista andava da lei regolarmente per la catechesi. Almeno tre km di strada.
Mi avvicino, l'abbraccio, preghiamo insieme. Prima di lasciarla le metto qualche soldo in mano per fare un briciolo di festa.

Un ponte che costa caro

Sulla strada del ritorno Tayrou mi indica la zona dove esisteva una fattoria con un paio di buoi e aratro. Si coltivava soprattutto mais per gli ammalati di lebbra. C'è ancora il posto ben visibile dove erano attraccati i buoi. Ci fermiamo a lungo davanti al ponte e chiedo a Tayrou se non si può fare qualcosa. E' un ingeniere dei lavori pubblici.
Gli chiedo un preventivo, così ad occhio. Per fare le cose bene, mi dice, ci vogliono 6/7 milioni di franchi, sui 10.000 euro: la spesa più grossa è il materiale che bisogna portare, grossi blocchi di laterite, per fare degli argini solidi, oltre al ferro e al cemento.
E' una cifra troppo grande per cercare qualche aiuto, anche se il villaggio desse un contributo di 1000 euro. Forse si potrebbe fare un ponte provvisorio, in legno, più semplice, ma solido, almeno per renderlo agibile e sicuro, con delle sponde.

Acqua per la missione

Al mattino i bambini e Denise avevano riempito le due cisterne di acqua. Alle 14, quando sono solo alla missione, pompo l'acqua nel serbatoio con la pompa immersa. Verso le 15 arriva il muratore e rimane male quando gli dico che il lavoro è già fatto. Con lui e i figli prepariamo il terreno e segnamo i punti dove piantare gli alberi di cocco.
Ad un certo momento arrivano i due catechisti Jean Marie. Il senior si ferma per scavare le buche per piantare i cocchi. Alla fine vediamo dove piantare i due che restano. Verso le 17,30 arrivano due muratori che lavorano dalle suore per dirmi di andare a prendere la ghiaia di cui avevo parlato. Loro non ne hanno bisogno e rendo loro un servizio se lo porto via. Domattina andremo a prenderlo. Un po' prima delle 18 arriva Pascal con tre ragazzi con bacinelle di ghiaia. Mi dice che ne farà portare altre.
Maria Luisa lavora tutto il giorno in farmacia. Sta decisamente meglio anche se non ancora perfettamente guarita. Parla di ritornare a Sokodé. Preparo una zuppa con cereali e riso. Ne prende anche Maria Luisa. Alla sera lunga telefonata di suor Domitilla. Rimango con le suore fino alle 20,45.