Attenti alla capra nera

I Agosto

Come al solito Eucaristia alle 7 in « Vaticano » e alle 8 in parrocchia. Quest'oggi una grande novità alla fine della messa. Il capo villaggio viene a fare una comunicazione a tutti. Circa un mese fa era stato convocato con gli altri capi villaggio a Kparatao per un incontro sulla tubercolosi. E' venuto a rendere conto di quanto è stato detto alla riunione.
Seduto con un notabile accanto all'altare parla con una bella voce forte e convincente.
All'inizio saluta tutti, e fin qui riuscivo a seguire. Poi inizia il suo discorso e non seguo più. Parla per quasi mezz'ora. Assemblea attentissima. Ogni tanto risate o qualche applauso. Alla fine un applauso più sostenuto. Non ho capito nulla di quanto ha detto

Pastasciutta allo zucchero

Oggi ho deciso di invitare le suore alla missione per il pranzo. Sono ospite loro da più di tre mesi, e non le ho mai inviate. Ieri ho preso un paio di ananas, banane, cipolle, aglio, al mercato, e Sylvain mi ha portato delle uova.
Avevo preparato la salsa, con un po' di dado di pollo, ma, strano, rimaneva sempre dolciastra, eppure avevo aggiunto il sale. Preparo un po' di cipolle fritte, su cui metterò le uova prima di portarle in tavola.
Le suore arrivano a mezzogiorno. Mentre prendono un po' di arachidi arrostite, butto la pasta. Cottura 7 minuiti. Aggiungo sale. Assaggio. Macché! Di sale neanche l'ombra. Entra Etta in cucina per vedere se la pasta è pronta. Aggiungo ancora sale davanti a lei. E' stupita perché ne metto parecchio. Assaggio, ma nessun sapore di sale.
Etta mi sussurra: “Ma sei sicuro che è sale, prova ad assaggiare?” “Ma come, l'ho comprato al mercato una quindicina di giorni fa, mi sono accorto che non sala molto, che anzi è dolciastro, ma forse è la qualità”, dico. “Assaggia, mi dice, così sentirai”! Assaggio: zucchero! Da quindici giorni lo usavo come sale. E avevo comperato del sale.
Il mio kotokoli è tutto da rivedere. Etta corre a casa a prendere del sale. Per mettere sulle uova... perché ormai nella salsa e nella pasta c'era già lo zucchero. Almeno riesco a far ridere le suore anche a tavola! Apprezzano la buona volontà.

Tanti modi per prendere la tubercolosi

Al pomeriggio faccio un po' di lingua con due giovani, poi viene Sylvain e andiamo a fare un giro al villaggio, in una zona in cui non siamo mai andati. Per strada gli chiedo cosa ha detto il capo al mattino. Ha parlato della tubercolosi e dei modi con cui si prende. Alcuni esempi.
Se con un amico cammini per strada e una persona viene verso di voi e passando in mezzo a voi due tossisce, voi due prendete la tubercolosi.
Se con un amico vai alla toilette, e giunti a destinazione uno va da una parte e l'altro dall'altra, e ad esempio in mezzo a voi due c'è una strda, se uno dei due tossisce, l'altro prende la tubercolosi.
Se marito e moglie sono in camera e hanno un rapporto, e in quel momento dietro la casa passa una capra nera e tossice, prendete la tubercolosi, oppure se mentre avete un rapporto cade un pezzetto di paglia dal tetto, prendete la tubercolosi. Se dopo aver dormito sulla stuoia, la arrotolate e vi sedete sopra e poi tossite, prendete la tubercolosi.
Dico a Sylvain: “Ma forse non avete capito bene, il capo si è espresso male, e poi lui non è mai andato a scuola e può non aver capito bene, e poi è già da un mese che è stato alla riunione, può aver dimenticato qualcosa”.

La sorella minore dell'AIDS

Ci fermiamo a salutare un gruppo dal capo kabié. Una specie di cooperativa agricola. Hanno quattro ettari di mais.
Con loro c'è un consigliere pedagogico. Hanno appena rinnovato l'esecutivo con un nuovo presidente, dato che l'anziano aveva già fatto due mandati.
Si presentano, poi si parla dell'intervento del capo villaggio in chiesa. Dico loro che prima di seminare paure sbagliate nel villaggio, sarebbe meglio parlare con le suore che, essendo infermiere, sanno come si propaga la malattia e possono dare informazioni esatte. Non sembrano molto convinti.
La consigliera dice: “Ricordiamo che la tubercolosi è la sorella minore dell'AIDS”, ecco perché se ne parla. Ad ogni modo il 5 agosto arrivano alcune persone inviate dal ministero della sanità per parlare del problema e sensibilizzare la gente. Farò di tutto per essere presente. Andiamo poi a salutare il capo dei Savé. Troviamo un vecchietto solo, dolce, cordiale.
Ci accoglie nel suo cortile. Ci dice che è catecumeno e viene a messa ogni domenica. Trova grande conforto nell'ascolto della Parola di Dio. Chiedo se il capo villaggio convoca, ogni tanto, i capi quartiere.
Domando se è andato alla riunione sulla tubercolosi. No, era assente.

Si ripara tutto: radio e biciclette

Continuiamo i nostri giri. Sono interessato al lavoro di una donna che sta preparando la tapioca, partendo dalla manioca.
La osservo mentre fa “arrostire” il prodotto in un grande piatto di terracotta posto sul fuoco. Mi dice che assomiglio al vecchio padre Bannewart. Non lontano un casotto con una macina meccanica. Un uomo con tre bambini attorno che lavorano con lui.
Stanno macinando mais. Un'altra macchina dietro è per il riso. Vedo poi un cartello: “Riparatore, radio, televisioni, orologi, con i relativi disegni. Facciamo un salto a salutarlo.
Chiedo se ha lavoro. “Il sabato abbastanza”, mi dice. Uscendo passiamo da un amico di Sylvain: “E' il riparatore della mia bicicletta, gli manca un pezzo che deve andare cercare a Sokodé”. Gli avevo dato qualche soldo per ripararla. Verso le 18, dopo l'adorazione, cerchiamo di mettere in moto il gruppo elettrogeno, portato nel magazzino della missione, e di attivare il circuito elettrico.
Ma c'è una presa che ha problemi e non riusciamo.

2 Agosto

Sto terminando di mettere a posto le finestre della missione. Verso le 7,30 carico le vecchie inferriate sul furgoncino delle suore e vado a Sokodé. Prima dal fabbro dove scarico le inferriate.

Fidei Donum locali

Passo dal meccanico di Kolowaré per fargli mettere a posto la batteria che si scarica sempre. Vuole provare a cambiare
acqua e acido. Fa il lavoro mentre sono alla CIB per scaricare e inviare posta. Mi chiede 500 franchi.
Passo da Aruna aux Hydroliques per ricordargli il problema del villaggio. Deve venire un animatore per compilare i moduli davanti al capo villaggio, altrimenti niente pozzi.
Un salto a salutare le suore nda. Trovo Sr Jeanne. Le racconto della pastasciutta allo zurcchero, così per sollazzarla un po'! Passo dal parroco della cattedrale per salutarlo e chiedere dove abita il Vicario Generale che vorrei salutare. E' parroco di Aledjio, ma il mercoledì viene a Sokodé. Non sa dove riceve. Mi dà il numero di telefono.
Il parroco della cattedrale è un Fidei Donum della diocesi di Atakpamé. Il prossimo anno pensa rinnovare il suo contratto.

Acquisti per la casa

Da Landoz per acquistare vetri, chassis, calce, coloranti, colla. Trovo anche uno che vende sapone liquido per lavare i piatti. Ne compro una bottiglia. Prendo anche due asciugamani. Al ritorno mi fermo dalle suore di padre Francisco, ma i loro prodotti sono cari, anche se i prodotti sono belli. Oltre ad abiti e tovaglie, hanno anche casule, stole, molto belle e care, per essere a Sokodé, e qualche prodotto alimentare. Sono a Kolowaré alle 10,30.
C'è il muratore e il falegname che stanno lavorando alle finestre. Pascal sta scrostando la casa per poi dipingerla. Preparo qualcosa da mangiare.
Un po' di frutta e una zuppa. Una breve siesta, poi alle 15 vado dalle suore. Disturbo Etta. Erano arrivate da poco dal dispensario. Dopo un pranzo rapido stava riposando.
Il lunedì per loro è una giornata continua, sempre con molti ammalati. Con me arrivano altre due persone. Etta si mette sotto la veranda e le riceve.

Padre Benoit viene a trovarmi

Ritorno alla missione e proviamo gruppo elettrogeno della chiesa con Pascal che sta raschiando la vecchia casa prima di darle una mano di colore.
Dopo qualche problema iniziale - si accendevano, scarsamente, solo alcune lampadine - si è messo a funzionare normalmente. Accendo diversi neons e tutti funzionano.
Quando andrà via la luce lo utilizzerò. Devo ricordarmi, però, di togliere la spina del frigo che succhia tutta l'energia.
Nel pomeriggio passa padre Benoit di Tchamba con il catechista e lavora fino a sera a mettere a posto il giardino e a sfrondare le palme. Ci dice anche dove piantare l'albero del pane. Nella stessa linea dei cocchi, in alto verso i garages.
Dà indicazioni a Jean Marie su come occuparsi delle aiuole.
Poi, a parte, mi sussuura: “So che il mio parroco ti ha dato una bombola Shell che non si può più utilizzare. Ma abbiamo anche le Total. Te ne cercherò una”. Andrò a trovarlo quando arriverano le ragazze dalle suore. Mostrerò loro il parco di padre Henri, e poi il mercato di Tchamba, una istituzione della zona.
Come tutti i lunedì sera, adorazione dalle Suore: dalle 18,15 alle 19. Momento importante della giornata per rivedere la vita davanti al Signore e tutto quello che porti in cuore.
La missione è senza finestre. Da ieri sera. Possono entrare e portare via tutto! Ma che cosa?

3 agosto

Rimango tutto il giorno alla missione. Studio lingua. Devo rimettermi seriamente. Al mattino viene Germain, il presidente del consiglio parrocchiale, per incontrare Dyulé, il falegname. Vuole vedere con lui quali tek tagliare per il ponte sull'Adjima. Pare siano decisi a fare qualcosa per rendere il ponte agibile, specialmente adesso che arrivano le pioggie che faranno trasbordare i corsi d'acqua.
Dyulé ha dato una mano al muratore Jacques per togliere le vecchie finestre e inferriate. A mezzogiorno volevo preparare qualcosa io, ma il martedì portano da mangiare. E oggi era il turno di Jeanne,
la matrona del dispensario. Portano per me. Non potevo essere assente. Infatti porta dei beignets di fagioli trurati.
Sa farli molto bene, non unti. Ne ho mangiati parecchi insieme alla verdura, carote e fagiolini, preparati da Lot. Al pomeriggio studio lingua e preparo testi del diario per inserire nel sito. E' un lavoro lungo e laborioso.
Ma mi pare utile condividere quello che si vive. Aggiorno anche la pagina sul dispensario con i dati dei primi sei mesi: i pazienti che arrivano ogni giorno, poi accanto i nuovi casi nell'arco di un mese.
Telefono a padre Nicholas di Aledjo, il Vicario Generale. Mi dà appuntamento domani al Centro diocesano. Desidero salutarlo e presentarmi. Jean Marie innaffia fiori perché da alcuni giorni non piove. Devo acquistare un innaffiatoio. Per intanto utilizza quello delle suore.
Alla sera viene Sylvain. Stiamo preparando un incontro con i catechisti: sessione e festa. Previsto per il 14 agosto. Presenti le ragazze italiane. Mi chiede se domattina, dopo messa, posso confessarlo.
Anche stassera missione senza finestre. Sarà così per tutta settimana.

4 agosto

Mi alzo alle 5. Un salto alla missione per aprire magazzini e porta centrale, poi in chiesa. All'omelia dico
due parole sul Curato d'Ars e il suo impatto sulla società dell'epoca. Un esempio chiaro di come lavora Dio. Il Santo Curato era stato dimesso dal seminario di Lione con la nota: “debilissimus”. Il vescovo di Grenoble lo ha ordinato prete, e Dio ha fatto il resto.
Malgrado il lavoro fatto, la macchina non parte. Batteria defunta, non tiene la carica. Mi faccio spingere. Parte subito.

Incontro padre Nicholas

Saluto il meccanico e gli dico del problema. Bisogna cambiare batteria. Intanto aggiunge un po' di acqua al radiatore.
Bisognerebbe toglierlo e pulirlo, mi dice. Oggi non posso. Ho appuntamento alle 10 con padre Nicholas. Passo ancora da Gollé aux Hydroliques, ma non lo trovo.
Arrivo al Centro delle Opere Diocesane. La riunione è stata spostata in vescovado, lì accanto. Salgo e vedo il catechista di Tchamba che mi accoglie. Gli dico che ho un appuntamento con il Vicario Generale. Esce subito.
Ci sediamo sul divano a conversare. Mi stupisce la statura spirituale, umana, culturqle del padre. Alla fine, e solo alla fine, mi dice che ha studiato 7 anni a Roma. Gradirebbe la nostra rivista Afriche. Mi chiede addirittura la collezione. Gliene farò avere qualche copia. Mi invita ad Aledjo per parlare con calma. Andrò magari con le ragazze.
Alla CIB carico nuove pagine del sito su Kolowaré: il diario dei primi tre mesi.
Sono a Kolowaré alle 11. Mi preparo il riso rotto pulito da Lot, il cuoco delle suore. Un risotto appetitoso.
Nel pomeriggio metto a posto il giardino con i fiori datemi dalla suore di Sokodé.
Va via, come al solito, la luce. Con Pascal proviamo di nuovo il gruppo elettrogeno. Funziona. Ci vuole un momento che si scaldi perché possa erogare tutta la sua potenza.
Mi fermo a lavorare fino alle 18, poi rientro dalle suore. Poco prima di partire viene El Adji, il fabbro, e dice che le inferriate sono pronte. Andrò con lui a cercarle a Sokodé.
Etta ha partecipato ad una sessione su come sensibilizzare il villaggio sulle malattie più comuni con l'ausilio di pannelli colorati. Molto didattici e immediatamente comprensibili.
Ho con me il portatile, che di solito lascio alla missione, e dopo cena preparo mail per le tre ragazze che vogliono venire a fare una “esperienza in Africa”. Discutiamo insieme, suore ed io, la riposta da inviare.

5 agosto

Alle 5,30 sono alla missione. Apro tutto e dimentico i due magazzini dove il muratore ha il materiale. Vengono ad avvertirmi, e corro. “Sono qui dalle 6,45”, mi dice il muratore. Trovo alla missione un cestello di fagiolini. Dono di Pascal, frutto del suo lavoro.
Oggi devono venire due animatori del ministero della Sanità di Sokodé per parlare del problema della tubercolosi: come si trasmette, come si cura. Puntualizzare quello che il capo villaggio ha detto domenica in chiesa. Dico a Pascal di avvertirmi quando arrivano.

Gli animatori del ministero

Poco prima delle 9 vengono a chiamarmi. Scendo al villaggio. Incontro gli animatori e un infermiere del Dispensario.
Andiamo a sederci vicino all'abitazione del capo villaggio. C'è il capo villaggio, alcuni notabili. Manca l'Imam e tutta la sua famiglia. Un suo parente stretto è deceduto a Coma e la sua gente è tutta sulla strada che attende i mezzi pubblici per recarsi al funerale. Conto i presenti. Una trentina scarsi. Domenica in chiesa il capo villaggio ha parlato davanti ad almeno 500 persone.
Da una lato il capo villaggio con i suoi notabili, i due animatori, ed io. Dall'altra, sotto un albero, i convenuti Gli animatori cominciano. Prima il nostro infermiere Kassem. Ha nelle mani un libro giallo del ministero della Sanità sulla tubercolosi e lebbra: trasmissione e cura. Oggi parla della tubercolosi.
Spiega le vie normali di trasmissione, i test che bisogna fare per accertarsi e curarsi, dice di stare attenti a quello che si racconta per non incorrere in paure inutili.
Dato che non posso seguire mi guardo in giro per vedere i volti della gente e fare qualche foto. Poco lontano da me, sulla mia destra, un grupetto di bambini. Uno si avvicina e mi mostra i resti di una pila con cui giocava.
Gli altri mi sorridono e salutano. Poco lontano quattro altri bambini giocano seduti per terra. Una bambina più grandicella delle altre, seduta per terra, ha sulle sue ginocchia forse il fratellino.
Ci sono anche alcuni ammalati. Uno è senza una gamba, l'altro senza un piede. Sono lì anche loro attenti, seduti sotto l'albero.

Le credenze popolari

Poi parla uno degli animatori in Kotokoli. Parla delle credenze popolari, di quanto il capo ha evocato in chiesa nella prima parte del suo discorso. La gente ha ritenuto soprattutto la prima parte, quando presentava le credenze popolari, e ha dimenticato la seconda, la più importante. Sono venuti proprio per questo: per togliere tutte le paure e per ricordare che nessun guaritore tradizionale può guarire la tubercolosi. Le cure sono gratuite per tutti.
Poi parla di nuovo il capo villaggio e si instaura un dialogo con i presenti. Alla fine parla in francese il responsabile del gruppo per sottolineare la serietà della malattia, che può diventare la porta dell'AIDS, l'importanza di scoprire i sintomi dall'inizio e curarsi subito. La riunione dura un'ora. Accompagno gli animatori al loro furgoncino, e passo a salutare la gente. Preparo un po' di fagiolini datimi da Pascal con un risotto. Prove per invitare le suore. Domenica le inviterò di nuovo. Nel primo pomeriggio arriva una grossa pioggia che fa bene a tutti e a tutto. Il muratore ha quasi terminato i lavori. Il falegname ha messo i chassis ad una finestra. Pascal ha quasi terminato di grattare la casa. E' ora di dare il colore. Adorazione alle 17,30. Oggi festa della Madonna e recitiamo tutto il rosario.

6 agosto

Come ogni venerdì la messa è alla sera. Alle 5,30 dico al guardiano delle Suore, Mumuni, che può partire. Di solito aspetta le suore al ritorno della messa alle 6,30 prima di andarsene. Alle 6 apro missione e magazzini perché gli operai possono lavorare.
Verso le 7 il fabbro El Adji mi aspetta davanti alla missione. Partiamo insieme a Sokodé a cercare le due griglie antifurti che restano. E' la sua ditta che le ha fabbricate. Passiamo alle Hydroliques da Aruna.
Lo troviamo. Mi dice di lasciare 3 mila franchi per la benzina e trasporto dell'animatore, dato che ormai sono in ferie.
Glieli consegno. Andiamo insieme a cercare il nuovo supermercato. Lo troviamo sulla strada di Kara, in alto verso la stazione Total. Hanno veramente di tutto. Compro qualcosa per invitare le suore domenica a pranzo. L'importante è sapere che il negozio esiste.

In giro per Sokodé

Un salto dalle suore nda per lasciare fagiolini dell'orto delle suore di Kolowaré, medicine per suor Jeanne, e prendere alcune piantine di fiori per il giaridno della missione. Con Suor Rosita andiamo al mercato e a cercare una zanzariera. Sostiamo per la posta: finalmente il giornalino delle Suore è arrivato.
Cerchiamo un innaffiatoio da un fabbro, ma sono finiti. Vedo che ha parecchia roba interessante. Da tener presente. Lo troveremo più avanti da un altro. Da Landoz costava 8000 franchi, in plastica, da lui 3500 in metallo.
Andiamo a prendere le griglie: 26.600 franchi, sosta a Coma per la posta e siamo a casa per le 10,30. Comprato un po' di banane, carote, e un ananas per le suore. A mezzogiorno faccio un po' di riso con carote: molto bene. Sto facendo delle prove per invitare le suore.

Crollano le mura in Vaticano

Iniziamo messa sotto la pioggia a lle 17,30. Poi smette. Alla sera, come al solito, va via la luce. Rimaniamo a chiacchierare fino alle 20,30. Etta ci dice che la pioggia ha fatto cadere due pezzi del muro in “Vaticano” e ha fatto sfondare un gabinetto.

7 agosto

Alle 6,30, dopo la messa, Sylvain mi avverte che alle 7 arriverà l'animatore des Hydroliques per i pozzi.
Nessuno è al corrente. Sono andati subito ad avvertire il capo villaggio, ma deve andare ai funerali e non può fermarsi.
Lascia suo timbro e delega per la firma. Scendiamo insieme al villaggio e vedo arrivare la motoretta dell'animatore. Non c'è tantissima gente, ma a sufficienza per fare la riunione. Dalle 7 alle 9 e oltre.

Riunione finale per i pozzi

L'animatore conosce bene il villaggio e la procedura da seguire. Mi conosce perché mi ha visto diverse volte al loro Centro. Mi dice che avremmo potuto muoverci molto prima, dato che li frequento da diverso tempo.
Adesso è iniziata la stagione delle piogge, e non scavano pozzi.
* Riprenderanno in settembre. Io mi sono sempre affidato ad Aruna che lavora nei loro servizi, e mi comportavo come lui mi indicava.
Saremo una trentina in tutto, con i due comitati per i due pozzi: presidente, segretario, tesoriera, più due consigliere. Preferiscono siano donne. Ci spiega il procedimento da seguire per riempire i due moduli moduli per la domanda.
Conosce bene il Kotokoli e conversa con la gente facendo emergere i problemi e i bisogni del villaggio. Faccio qualche foto. Poi va con i presidenti dei comitati ad ispezionare i due quartieri che hanno chiesto l'acqua.

Visita alle crollate mura

Mentre risalgo alla missione passo davanti al “Vaticano” per fare alcune foto delle cadute mura. Sono crollate in due parti. Un gabinetto, senza fondamenta, si è inabissato nella sabbia. Poco dopo il “Vaticano, sulla sinistra della strada, c'è una signora che prepara beignets.
Me ne offre alcuni. Ha tre bambini svegli che parlano francese. Mi fermo a conversare con mamma e bambini.

Macchine da cucire

Giunto sulla grande strada che va verso Tchamba entro in due laboratori di cucito. In uno lavora la figlia di Sylvain, il nostro catechista, Marguerite Marie, una ragazza di 16 anni, nell'altro Justine, la figlia della “Luisa nel bosco”. Sarà sui 25 anni. Ha tre bambini. Stanno imparando il mestiere di sarta, e hanno bisogno una macchina da cucire.
Voglio dare loro una mano. Ogni macchina costa sui 100 €. Arrivato alla missione sento dei rumori e delle grida nel bosco di tek vicino. Un gruppo di giovani e meno giovani, sotto la guida di Dyoulé, il falegname, stanno tagliando i due tek per riparare il ponte sull'Adjima. Vado e faccio qualche foto. Mentro sto chiachcierando con loro arriva l'animatore dei pozzi. “Ho fatto un giro nel villaggio, due pozzi non bastano, ce ne vorrebbero almeno altre tre, il villaggio è troppo grande e i pozzi sono pochi”.
Adesso la procedura la conosciamo. Bisogna costituire un altro comitato, andare a cercare dei moduli, e poi compilarli con cura. Forse possiamo riempirli noi stessi senza più la presenza dell'animatore, dato che ci conosce ed è lui che ha suggerito di farne altri. Vedremo. L'animatore dovrebbe passare a trovarmi.
Il muratore e il falegname oggi terminano i lavori alla missione. Vedrò, settimana prossima, se venire ad abitare definitivamente qui. Martedì arriveranno dalle suore le due ragazze in stage.

Invito a pranzo i due catechisti

Oggi ho invitato Sylvain e Pascal a pranzo. Risotto con fiagiolini previsto per le 12. Sono arrivati le 12,30. Poco prima era arrivata la moglie di Sylvain con i beignets di fagioli. La seconda portata. E' una delle signore che sa prepararli meglio. Croccanti, appetitosi, non sgocciolanti d'olio. Anche se un po' scotto il risotto l'hanno divorato tutto. Riso offerto da Sylvain, fagiolini da Pascal, dal suo orto. Parliamo della riunione di sabato dei catechisti, poi, in privato, delle macchine da cucire per la figlia di Sylvain e Justine. La macchina costa 60.000 franchi. Chiedo una partecipazione di 10.000 franchi. Con Sylvain riusciamo a far funzionare bene un elemento del fornello.
Una breve siesta fino alle 14 poi scendo al mercato. Per salutare la gente ma anche per comperare una pentola che non ho trovato. Ce n'era una, bella, non cara, ma troppo grande per me. Compro solo una scatola di fiammiferi.
Evidentemente saluto l'Ostessa che vende birra e che riesce a portar via quei pochi soldi che gli uomini hanno. Il suo locale è sempre pieno di uomini e donne. Passo a prendere acqua filtrata dalle suore perché i miei ospiti l'hanno bevuta tutta.
Il muratore lavora anche al pomeriggio per terminare. Pago 6000 franchi al falegname, 5000 al muratore. I lavori delle finestre sono terminati. Manca ancora una mano di bianco e di colore alla casa, poi tutto è a posto. Col tempo dipingeremo anche le porte di legno. Pascal sta preparando calce e colore per esterni ed interni.
Telefonata di padre Giuseppe da Calavi. Martino e le due ragazze arrivano martedì sera.

8 agosto

Solito domenicale. Colazione con Etta alle 6,30. Prima messa in Vaticano alle 7. C'è meno gente del solito. Di solito sono 23. Questa mattina solo 16. Manca anche il traduttore Mathieu, il sarto nano gobbo.
C'è al suo posto Edmond accompagnato dalla sua stampella. Anche se non capisco mi pare traduca bene. Alla messa comincio a dire qualche parola in Kotokoli.

Come si traduce volpe?

Alla messa delle 8 problema all'omelia. Si vedeva che Jean Marie non capiva quello che dicevo.
Probabilmente ho usato parole difficili: volpe, selvaggina, pantera.... Ho dovuto riprendere diverse volte alcune frasi dell'apologo sulla volpe ferita che riceveva cibo dalla pantera. Mi pare che alla fine la gente abbia capito. Dopo messa chiedo ad alcune ragazze di pulire un po' il salone e di portar via i calcinacci e i resti dei lavori. Quando se ne vanno dò una lavata al pavimento. Oggi ho invitato le suore a pranzo. Preparo risotto con piselli con una scatoletta di carne. Ananas e banane come dessert. Suor Etta, fine, porta un pacchetto di caffé Lavazza e tazzine per il caffé. Al pomeriggio, alle 14, viene Edmond per lavorare un po' la lingua, ma sta arrivando un temporale, e rimandiamo.
Di fatto il temporale non viene. Studio un po' da solo. Ma devo mettermi con più impegno. Alle 17,30 adorazione con il solito piccolo gruppetto. Questa sera non va via la luce e rimaniamo a conversare fin vero le 21.

9 agosto

Alle 7,30 il muratore mette male la scala e cade. Lo porto al dispensario, lo affido alle suore, poi parto a Sokodé con il gruppo dei pozzi. Dobbiamo e possiamo fnalmente deporre il denaro e aprire il conto pozzi. Troviamo la “Banca”: una cassa di risparmio rurale e al femminile per dare una mano alle donne delle zona.

La Cassa di Risparmio rurale

All'entrata una tettoia con due donne che lavorano con la macchina da cucire, bambini che scappano appena vedono l'anasara il bianco, poi una ci accompagna dietro la casa .
Attraversiamo un cortile con pollame vario, entra in una porta, ma non è quella giusta. Altro giro, fialmente entriamo ina na stanza che non ha assolutametne nulla di una banca. Ci accoglie una simpatica signora. Ci attendeva. Era stata avvertita dall'animatore che saremmo venuti stamattina. Molto cordiale. Controlla i nostri moduli con i nomi, e via per il primo quartiere isodali. Prepara un pieghevole rosso cui fa apporre la firma dei tre del comitato. Ci vogliono anche le fotografia. Solo in due ce l'hanno. Bisogna poi portarla.
Consegno le 150.000 più mille franchi di apertura conto, ed ecco il pieghevole rosso, il libretto di banca, in mano alla tesoriera.
Apriamo anche il secondo conto per il quartiere akonta. Ma c'è solo il segretario. Manca il presidente e la tesoriera.
Prendono il denaro, danno una ricevuta al segretario, ma non il libretto. Aspettano le firme del presidente e della tesoriera.
Facciamo tutto in meno di mezz'ora.
Prima di partrie la “Direttrice dell'Istituto” ci raccomanda le foto. Chiedo discretamente se la missione può aprire un conto da loro: “No, i loro servizi sono solo per dare una mano alle donne, le loro attività, cooperative e altro.
I miei quattro amici si fermano al mercato per compere.
La tesoriera prende prodotti per la sua bottega: ciabatte, scatole di latte, gli altri quaderni per i loro figli. Al ritorno ci fermiamo dal capo cantone di Kparatao. C'è solo la signora. Avverto che passerò domattina a salutarlo.
Al ritorno depongo i miei ospiti davanti al Dispensario e entro per vedere il nostro muratore Jacques caduto dalla scala. E' ancora in osservazione con la caviglia fasciata. Probabilmente una lussazione.
Verso le 14 passo a salutare di nuovo Jacques, a casa sua.
Si riposava nella sua camera. Gli duole la gamba. Scendo dal calzolaio Laurent per far mettere a posto delle tende.

Posso rimanere in Togo per due anni

El Adji, il fabbro, passa alla misisone. Ha una sorella col marito e figli in Italia, verso Milano. Tornata al villaggio.
Domani me la farà conoscere. Pascal ha dato il colore alla prima stanza. Giallo ocra, pressapoco la tinta che c'era prima.
Ogni sera vengono tre ragazzi a portare ghiaia alla missione. Sono veramente bravi. Darò loro materiale per la scuola.
Ogni lunedì sera adorazione dalle suore. Dalle 18,15 alle 18. Un momento imporante per mettersi davanti a Dio, rivedere la propria vita e presentargli tutti questi fratelli con i quali condividiamo la vita, vicini e lontani.
Come nel Vangelo non vogliamo fare nulla: solo deporre davanti al Signore la loro e la nostra vita, ed implorare su tutti, forza, coraggio e fede, per continuare il nostro cammino alla sua luce.
Ricevuto da Toni passaporto e biglietto aereo. Confermata partenza per il 7 settembre sera con arrivo a Genova l'8 settembre alle 12,20. Visto concesso per due anni. Ricevuta la prima lettera dall'Italia da quando sono qui: stralcio di giornale con resoconto del viaggio in Togo di alcuni seminaristi di Novara che accompagnavano i loro amici. Durante la cena un professore del collegio di Alibi porta lista dei libri e materiale scolastico per i ragazzi.

10 agosto

Alle 7,30 con il presidente del Consiglio Parrocchiale Germain andiamo a salutare il capo cantone di Kparatao. Arriviamo e ci dicono che il capo è stato convocato dal Prefetto di Sokodé. Torneremo nel pomeriggio. Oggi giorno di mercato a Kparatao. Vorrei fare un salto al mercato, ma è troppo presto. Siamo di ritorno verso le 8,30.
La macchina da un paio di giorni non ha più problemi con la batteria. Parte appena messa in moto. Devo stare attento solo all'acqua del radiatore. Scendo da Laurent con tendine da mettere a posto. Una, portata ieri, è già pronta. Lascio le altre da sistemare.
Alla missione c'è Pascal che continua dipingere gli interni. Denise taglia rami in giardino. I figli del muratore con Nadège tolgono l'erba.

Arrivano Stefania ed Eugenia

Sto preparando un po' di salsa con pomodori quando mi annunciano che i forestieri sono arrivati. Vedo un furgoncino che entra dalle suore. Corro e trovo Martino con le due ragazze. Li aspettavamo in serata, sono arrivati verso le 11,30. Partiti stamattina da Calavi. Con la bachée di Giampiero che ha venduto a Ramon Carballada a Banicoara con Pierre Garreau e un altro sma di Lione.
Sto con loro. Beviamo qualcosa insieme, sistemo Martino nella sua camera, poi arriva Etta e sistema le ragazze. Mentre attendiamo Félicité una telefonata di mio fratello che mi ragguaglia sulla famiglia. Mi informa che la parrocchia di Gravellona pubblica i miei testi sul loro giornale parrocchiale. Mangiamo verso le 13: riso con omelette farcita di Boma.

Finalmente dal capo cantone

Alle 14 con il presidente del Consiglio parrocchiale andiamo dal capo cantone. Lo troviamo sotto un albero a conversare con un diretotre didattico in pensione. Ci fa entrare e ci riceve nel suo vestibolo con panche ai due lati. Lui si siede da una parte con il maestro e noi dall'altra. Indicando il maestro Germain dice: “E' il mio doyen”. Voleva dire anche lui direttore della scuola in pensione. Insegnava a Sokodé. In pensioen da alcuni anni. Anche Germain era direttore. Ora è in pensione.
Il capo parla per primo: “So che siete venuti ieri sera e questa mattina e non mi avete trovato. Vi ringrazio di essere venuti per la terza volta a trovarmi. Di fatto è la quarta volta. La prima volta abbiamo trovato il suo vice.
Dico che sono un po' più di tre mesi che sono qui nei suoi territori, so che lui è il capo cantone da cui dipendono i capi villaggio della zona, per esempio quello di Kolowaré dove risiedo, e sono venuto a salutarlo, a presentarmi.
Aggiungo che alla fine del mese devo rientrare, ma ritornerò, e mi piacerebbe molto poter venire a trovarlo e parlare con lui e i suoi notabili sulla storia di Kparatao e raccogliere storie e racconti tradizionali. E' d'accordo e mi aspetta. Ci fermiamo una mezz'oretta. Ci accompagna alla macchina. Al ritorno trovo le due ragazze già alzate. Non erano neppure le 15. Avevano ancora l'ora del Benin e praticamente non hanno fatto la siesta.
Con loro e Martino visitiamo alcune famiglie, quella del muratore Jacques, poi un paio d'altre. Ci fermiamo sotto l'albero per vedere se il cellulare italiano funziona, ma non riescono, anche se sembra esserci la copertura. Andiamo a vedere la figlia di Denise che prepara il miglio per la birra. Poi un salto alla missione e dintorni.
Verso le 16 ritornaimo dalle suore. Suor Etta è appena rientrata da una riunione con gli infermieri del dispensario. Rimaniamo un po' insieme, poi le lascio e torno alla missione.
Jean Marie sta pulendo i teks. Mi dice che sua moglie ha avuto ieri un bambino, e mi chiede qualcosa.

Da Kolowaré a Varedo

Verso le 17,30 arriva El Adji con sua sorella Aboubakar Safoura residente a Varedo con marito e figli. E' in Italia da dieci anni. Vorrebbe far andare in Italia anche suo fratello, ma c'è il problema del visto e del permesso di soggiorno. Hanno una amicale dei togolesi nella zona dove abitano. Conosce il dottor Essi Komla.
Le chiedo il suo indirizzo:
Aboubakar Safoura
Via Monte Bianco 2
VAREDO MI
Tel. 036.2544733
Stavo chiudendo quando arrivano, come tutte le sere, i tre ragazzi a portarmi ghiaia per la missione.
Sono proprio bravi. Devo fare anch'io un gesto serio verso di loro. Arriva anche l'elettricista Patrick. Mi dice che les Hydroliques vogliono la ricevuta del deposito in banca, e noi non l'abbiamo lasciato. Al mio rientro voglio mettermi in contatto con il dottor Essi per pubblicare qualche suo testo in Afriche.
Martino sta cercando di mettere a posto il bagno esterno delle suore: c'è una perdita di acqua che non si riesce a sistemare. Ci ho già provato diverse volte.
Alle 18,30 vspri e rosario con Martino le due due ragazze Stefania ed Eugenia. Siamo fortunati. Non va via la corrente.
A cena facciamo un po' di festa con pastasciutta, la coppa portata da loro e un bicchierino di amaretto di Saronno. Un po' prima delle 21 Martino ed io ci ritiriamo