Alle origini: i primi raccoglitori di storie

Lo sguardo dei primi viaggiatori

Alcuni viaggiatori, che visitarono in passato l'Africa, furono colpiti dalla lunghezza delle discussioni fra gli africani e la considerarono una prova di leggerezza e infantilismo. Ecco come si esprime in proposito Golberry: "E' là (nella grande capanna delle riunioni) che si riunivano dei gruppetti di negri i quali trascorrevano gio rnate intere a fumare, a giocare, ma soprattutto a parlare e a raccontare favole e storie... Infatti le favole più assurde, le storie più menzognere sono le sovrane delizie e il più grande divertimento di questi uomini che arrivano alla vecchiaia senza essere usciti dall'infanzia". Siamo ormai lontani da questo modo di pensare, perchè tutti ormai riconoscono che la tradizione orale ha un posto di primaria importanza nelle culture africane.
Già nel secolo scorso alcuni studiosi si interessarono alla raccolta del materiale orale. La prima raccolta di racconti africani, almeno per quanto ci consta, fu pubblicata nel 1828 da un governatore del Senegal, il barone Roger. Ma questi racconti, tradotti in versi, hanno perso molto del loro sapore originale, sicchè a Roger resta solo il merito di essere stato il primo europeo a interessarsi alla narrativa africana.
Dopo di lui possiamo ricordare Eugenio Casalis, delle Missioni evangeliche di Parigi che nel 1841 pubblicò alcuni studi sulla lingua sechuana, dedicando ampio spazio alla letteratura orale.
Qualche anno più tardi D. Boilat pubblicò Esquisses sénégalaises e una grammatica della lingua wolof. In queste opere si trovano un buon numero di adagi, leggende, proverbi, racconti.
Ricordiamo ancora : Les noirs peints par eux-mêmes, e La Cote des Esclaves et le Dahomey, pubblicati da P. Bouche dopo lunghi anni di soggiorno nel Golfo di Guinea.
L.J.B. Berenger-Féraud pubblicò, nella seconda metà del secolo, una serie di racconti sulla Senegambia.
Verso la fine del secolo un gruppo di missionari protestanti svizzeri, fra cui si possono ricordare E. Jacottet per i Sotho, H. Chatelain per gli Ambundu dell'Angola e A. Junod per i Ronga del Mozambico, portarono importanti contributi allo studio della narrativa africana.
Contemporaneamente alcuni missionari cattolici francesi pubblicarono opere notevoli sull'Africa occidentale e centrale. Particolarmente degni di nota sono Padre Trilles e Mons. Bazin.
E'però soprattutto a partire dall'inizio del nostro secolo che compaiono più frequentemente raccolte di letteratura orale redatte con metodi perfezionati, grazie al contributo offerto dalle opere di Equilbecq, Delafosse, Frobenius.
Già nel 19O3 apparve una buona raccolta, con una interessante prefazione, di René Basset, in cui i racconti sono classificati per gruppi linguistici e abbracciano tutta l'Africa e il Madagascar. L'ultima parte riporta 8 racconti dei "nègres des colonies".

Un nuovo modo di ascoltare e vedere: Equibecq

F.V.Equilbecq è uno degli autori che hanno maggiormente influenzato le ricerche sul terreno di letteratura orale in Africa. Nato a Cherbourg l' 11 novembre 1872, entrò nell'amministrazione coloniale a 30 anni, destinato al Senegal. Dopo un soggiorno di tre anni tornò in Europa e successivamente fu destinato in Guinea.
Al quarto soggiorno fu inviato nell'allora Haut-Senegal-Niger. Dopo essere passato da Segou, Fada-Ngourma, Bandiagara, giunse nel 1913 a Bamako, ove incontrò M. Delafosse e il governatore Clozel. Nella prefazione al libro di Equilbecq, Delafosse scrive :"Ovunque è passato, Equilbecq si è messo in relazione con i cantastorie, che formano, in qualche modo, la casta letterata tra le popolazioni del Sudan e ha raccolto tutte le storie che ha potuto farsi raccontare".
Equilbecq espone le condizioni in cui ha raccolto il materiale e il suo metodo di lavoro. Ogni racconto è stato stenografato sotto la lenta dettatura di narratori africani di ogni estrazione sociale e professioni: cantastorie, guardie, interpreti, mercanti Diula, marinai, battellieri dell'amministrazione, semplici contadini. Alcuni racconti sono stati trascritti direttamente in francese, altri in lingua locale e poi tradotti. "I racconti trascritti durante gli anni 1911 e 1912 sono stati tradotti da Samako Niembelé, un interprete intelligente che parla abbastanza correttamente il francese".
Equilbecq ha raccolto 275 racconti, di cui a noi sono pervenuti soltanto 167. La prima parte dell'opera è apparsa negli anni 1913-16 a Parigi, in tre volumi.
Recentemente è stato scoperto un nuovo volume fra le carte di Equilbecq. I quattro temi sono stati pubblicati in un solo volume a Parigi nel 1972. I meriti principali dell'opera sono stati individuati da Delafosse: "da un lato nella molteplicità e nella varietà del materiale raccolto, dall'altro nelle considerazioni generali da cui fa precedere la pubblicazione e che la illuminano d'una luce tutta speciale".
Malgrado l'ingenuità di alcune riflessioni e la sommarietà di certi giudizi, a Equilbecq resta il grande merito di aver raccolto tutto questo materiale orale e di aver cercato di classificarlo e di analizzarlo.

Due grandi: Delafosse e Frobenius

Delafosse e Frobenius, studiosi comparativisti, si sono ampiamente occupati di letteratura orale africana.
Del primo ricordiamo Roman de l' araignée chez les Baoulé de la Cote d'Ivoire, una serie di racconti, in francese, sul ragno; L'ame nègre, una raccolta di un trentina di favole, canzoni, proverbi, massime, di cui è indicata testo per testo l'origine etnica, tradotti in francese e accompagnati da una introduzione; Essai de manuel de la langue agni in cui troviamo 8 racconti seguiti da una traduzione letterale e una letteraria.
Per quanto riguarda Frobenius ricordiamo l'opera monumentale apparsa in tedesco negli anni 1921-28 : Atlantis, Volksmarchen und Volksdichtungen Afrikas. L'opera è in 12 volumi, di cui 8 sulla letteratura orale. Vi si trovano parecchie centinaia di racconti, raccolti nelle diverse regioni dell'Africa, riprodotti in traduzione tedesca e accompagnati da descrizioni etnografiche, commenti e analisi dei testi.
Di Delafosse e di Frobenius così scrive L. Kesteloot: "L'opera di Leo Frobenius, Histoire de la civilisation africaine, e Les Nègres di Maurice Delafosse furono lette e commentate dagli studenti neri di Parigi e divennero per molti dei libri di capezzale. Questi uomini di scienza restituirono il giusto valore a un passato, che si prevedeva senza interesse. Alla loro luce si dissipavano le tare ingiustamente attribuite alla razza nera: popolo senza storia, mentalità primitiva, idolatria, feticismo...". Equilbecq, Delafosse e Frobenius, pur nella disparità dei loro interessi e ognuno in modo diverso, sono stati gli antesignani del riconoscimento del valore della letteratura orale africana e i primi ad esprimerne l'anima. Senghor ha detto di Delafosse che era "il più grande di tutti gli africanisti di Francia, cioè il più attento" ai fenomeni culturali.

Le raccolte ivoriane moderne

Gli autori moderni non sono, di solito, inventori di racconti. Il loro compito si riduce a rivestire letterariamente la parola ascoltata dalle labbra dei maestri della tradizione orale, a scrivere, trasfigurandolo, il materiale raccolto.
In Costa d'Avorio un nome emerge su tutti, quello di Bernard Dadié, un Anyi di Assinie, poeta, drammaturgo, romanziere, a cui si deve anche la pubblicazione di due raccolte di racconti e leggende.
Nel 1954 pubblicò Légendes Africaines, la prima delle quali è una leggenda Baulé, una fra le più belle e sobrie, relativa all'origine del popolo Baulé. In essa si racconta come la regina Abraha Pokou, che conduceva il suo popolo in fuga, abbia dovuto sacrificare il figlio davanti alle acque della Comoé scatenata, perchè il suo popolo potesse attraversare il fiume. "La regina Pokou passò per ultima e trovò sulla riva il suo popolo prosternato. Ma la regina era anche madre, ed ella potè dire soltanto: ba u li, che significa: il bambino è morto. Era la regina Pokou. E il popolo conservò il nome di Baule".
Nel 1965 Bernard Dadié pubblicò una raccolta di 16 racconti dal titolo Pagne noir. Su 16 racconti 10 hanno come protagonista Kakou Ananzé il ragno, la cui malizia e perfidia si abbinano a un'astuzia non comune. Ma sovente il ragno finisce vittima della propria malizia, sì che questo complesso può essere collocato nel noto filone del mistificatore-mistificato. Il titolo dell'opera proviene da uno dei racconti, il "pagne noir", che un'orfana, maltrattata dalla matrigna a causa della sua splendida bellezza, doveva lavare fin quando non fosse diventato bianco come il caolino. Dopo una serie di prove, la piccola orfana invocò il soccorso della madre defunta che le offrì un "pagne" bianco.
Un'altra raccolta d'ambiente ivoriano è quella di Francois Joseph Amon D'Aby, La mare aux crocodiles, che raccoglie 40 racconti di diversa origine etnica. Amon d'Aby ha approfittato del suo ufficio di ispettore generale dei servizi amministrativi per raccogliere il materiale durante le ispezioni alle varie sottoprefetture della Costa d'Avorio. L'opera si presenta come un campionario della letteratura orale del paese.
Ricordiamo infine una breve raccolta di racconti di Anoma Kanie, Quand les betes parlaient aux hommes, 18 favole illustrate con un'appendice di 7 favole di La Fontaine tradotte in "petit francais", cioè in francese popolare ivoriano.

Le nuove tendenze

Accanto alle opere divulgative fin qui considerate, vi è una serie di pubblicazioni scientifiche che presentano i testi orali nelle lingue originali, con traduzione letteraria.
La pubblicazione nella lingua originale africana con traduzione a fronte non è novità di oggi, perchè già nel secolo scorso se ne ha traccia. Negli anni trenta E. Damman ha pubblicato numerosissimi testi africani nelle lingue locali con a fronte la traduzione tedesca. Attualmente i testi sono, di solito, preceduti da ampie introduzioni linguistiche (fonetica, fonologia, prosodia) e grammaticali. In questa nuova linea si vedano, per esempio, opere come quelle di Vandame, di Fortier, di Canu, di Hulstaert. In Francia la SELAF (Société pour l'étude des langues africaines) si cura di pubblicare i testi africani nelle varie lingue locali.
Anche nei paesi dell'Africa occindentale sono sorti, un pò ovunque, centri di raccolta delle tradizioni orali, legati sia all'università locali, sia agli organismi satatali. Queste raccolte non si riducono unicamente alla letteratura orale propriamente detta, come racconti, favole proverbi, miti, indovinelli, ma abbracciano i campi più svariati della cultura tradizionale espressa oralmente: tradizioni storiche, canti profani e religiosi,preghiere registrazioni di cerimonie genealogie, economia, diritto, farmacopea, botanica ecc. In questo campo la Costa d'Avorio accusa un notevole ritardo in rapporto agli altri Paesi dellAfrica occidentale.
Da qualche anno è operante in senso al dipartimento di lettere all'università Abidjan il " Gruppo di ricerca delle tradizioni orali", che però non ha ancora uno statuto ben definito, e un crisma ufficiale.
Anche l'istituto di linguistica lavora in questo settore, ma le ricerche sono lasciate alla libera iniziativa dei singoli e manca perciò il coordinamento dei lavori.
Per ovviare a queste carenze, e con lo scopo di creare strutture adeguate a livello nazionale, l'istituto di linguistica ha organizzato a Abidijan il 24-25-26 aprile 1975 un seminario sulla tradizione orale. In questo seminario, a cui hanno partecipato rappresentanti di organismi consimili di altri paesi dell'Africa occidentale, sono stati trattati i seguenti temi:

- creazione di un quadro nazionale di ricerca sulla tradizione orale;
- problemi della formazione del personale di ricerca ;
- elaborazione di una metodologia di ricerca;
- uso e conservazione del materiale raccolto.