Storie anyi della Costa d'Avorio

La notte: l'ora magica del racconto

Le sedute si tengono di solito la sera, dopo il pasto, a partire dalle ore 21. Quest'uso è generalizzato, anche al di fuori dei Bona, come ci dimostra questa testimonianza relativa ai Baule:
"In ogni famiglia, la sera, in un angolo vicino al fuoco, mentre si sta degustando un delizioso bangui, anziani e bambini, tutti sono riuniti tranquillamente, e i racconti cominciano. Ognuno racconta la sua parte, perchè è la varietà che conferisce ai nostri racconti la loro bellezza". Finora abbiamo assistito in un solo caso a una vera seduta tenuta durante il giorno, ma il fatto è spiegabile se si considera la particolare situazione in cui si è verificato. Eravamo ad Anokikro. La sera, riuniti nell'abitazione del capo-villaggio, si era organizzata una di queste sedute. Il mattino seguente, poichè noi dovevamo partire nel pomeriggio, un gruppo di anziani aveva preso talmente gusto a raccontare che chiese di continuare la seduta della sera precedente.
In un'altra occasione, mentre ci trovavamo a Boukro, di pomeriggio, alcune donne e un anziano di Kongodia, aderendo alla nostra esplicita richiesta, si presentarono a narrare alcuni racconti.
Di solito questo non accade. Quando si chiede, anche solo per scherzo, un racconto durante la giornata, ci si sente invariabilmente ripetere: "Euja so nje fe, nossua jee o je fe" (Durante il giorno non è dolce raccontare, è la sera che è dolce).
Durante il giorno non si devono raccontare favole perchè manca l'ambiente adatto, il clima necessario a creare quell'aura di mistero di cui si circonda la notte. Mentre il novellatore parla, evocando, per esempio, le gesta della iena, della scimmia, della pantera, si sentono i vari rumori della foresta e, non di rado, le grida degli animali di cui si parla, che vagano attorno al villaggio. Di sera i racconti sono dolci, cioè si possono assaporare, gustare, mangiare. In Bona si dice:"Me di ato" (letteralmente: Io mangio una menzogna, cioè sto raccontando una favola).

Avvolti e partecipi del mistero della notte

Il buio della notte, il paesaggio serale, i rumori e le grida degli animali della foresta, la luce soffusa della lampada a petrolio o di qualche ceppo acceso in un angolo, la folla riunita di adulti e di bambini, tutto concorre a formare l'atmosfera adatta a far gustare in profondità e a recepire con profitto il messaggio attraverso il racconto.
Nota F.V. Equilbeq: "E' alla sera, ai bagliori vacillanti del fuoco attorno al quale i neri sono intenti alla veglia, oppure nel fluido lattiginoso di una notte lunare, che li si intende narrare più volentieri. La penombra aggiunge il suo fascino di mistero al meraviglioso pittoresco delle favole".
Le favole evocano spesso il mondo misterioso degli stregoni e dei geni della foresta, i quali per lo più operano di notte mentre l'uomo comune agisce di giorno.
Quando si conosce il potere evocatore della parola, si intuisce come il narratore sappia far rivivere tutto questo mondo, che si suppone situato non lontano dal villaggio.
La notte è il momento in cui questo mondo agisce, e il narratore ne evoca e visualizza l'azione.
Un altro motivo addotto a spiegazione della preferenza per le ore notturne è questo: "Durante il giorno non si può mentire bene, alla sera si può mentire molto meglio che durante il giorno". Durante la seduta stessa, di uno che sa raccontare bene si dirà: "E se ato di" (Sai veramente mentire). Anche alla fine della seduta si possono ascoltare frasi come queste: "Nossua ja di ato kpa" (Questa sera abbiamo mentito proprio bene).
Oltre alle ragioni adotte sopra c'è da rilevare anche che di sera la gente è più. Durante la giornata ognuno è disperso nelle piantagioni o nei campi, mentre la sera, dopo il bagno e il pasto, giunge il momento più propizio per incontrarsi e riunirsi in qualche raro e sperimentato cacciatore sfida i geni della foresta, violandola con la sua lampada a carburo legata sulla fronte. La notte è il momento del riposo, del ristoro. E' anche il momento più propizio per chiacchierare, per scambiarsi le notizie della giornata e per parlare delle tante piccole cose di cui è intessuta la vita quotidiana. La maggior disponibilità, da sola, non è però sufficiente a spiegare la scelta della notte per narrare e ce lo dimostra il fatto che anche nei giorni di riposo, come il venerdì, la domenica il lunedì, non si raccontano mai favole durante la giornata.

Sopravvivenza o esigenza?

Agli anziani piace ricordare che, ancora 20 o 30 anni fa, la sera, quasi in ogni abitazione, si narravano racconti. Perchè oggi ciò non succede più?
Una delle ragioni principali per cui è stata abbondonata l'antica consuetudine è di ricercarsi nella scuola. La sera i bambini, alla luce della lampada a petrolio, sono intenti a svolgere i compiti e a studiare le lezioni. Ma anche i ragazzi più grandi, benchè liberi da quest'obbligo, preferiscono passeggiare per le strade del villaggio con una radio transistor appesa alle spalle, o radunarsi in qualche cortile attorno a un giradischi. Non si ha più tempo per ascoltare gli anziani.
La diffusione della frequenza scolastica anche in un altro senso ha soppiantato l'uso tradizionale. I racconti infatti avevano, un tempo, la funzione di trasmettere gradualmente gli elementi della cultura tradizionale, sicchè le sedute erano vere scuole di formazione totale, un'iniziazione completa alla vita, con cui poco alla volta venivano instillati nei bambini i valori socilai, le norme di comportamento, i principi e i valori su cui poggiava il proprio gruppo etnico. Attualmente il compito di preparare il giovane alla vita è devoluto per lo più alla scuola. In questo contesto si capisce come i racconti tradizionali abbiano perso gran parte della loro funzione.
Ma questo fatto da solo non spiega, secondo noi, l'abbandono quasi totale del raccontare: infatti, anche nei villaggi ove non vi sono scuole, solo molto raramente si narrano racconti, ed esclusivamente nell'ambito familiare.. Secondo le testimonianze raccolte, non esistono più, da parecchio tempo, sedute pubbliche di favole.
Una ragione importante è la disaffezione che le nuove generazioni provano riguardo alla tradizione. Non solo i giovanissimi, ma anche le generazioni di mezzo, fra i trenta e i cinquant'anni, non vedono più l'utilità di tramandare questo patrimonio culturale.
Di fatto, però, l'interesse permane. Infatti quando sollecitiamo una seduta, le presenze sono massicce: bambini, giovani, anziani, uomini e donne. Tanto che abitualmente, data la rarità del fatto, una seduta di narrazione, può essere considerata un avvenimento importante per il villaggio. Resta da vedere se questa affluenza è dovuta al fatto che si tratta di un modo piacevole e, ormai, anche diverso dal solito, per trascorrere una serata, o piuttosto è indice di un interesse che continua a persistere.