Storie anyi della Costa d'Avorio

Gli elementi portanti della veglia narrativa

Ritmo e Parola

Parlando dell'epicentro, lo si è definito "agente ritmico", cioè colui che ha la funzione di ritmare la parola emessa. Questo modo di emettere la parola a cadenze ritmate non è gratuito, ma ci pare abbia una funzione ben precisa.
Un testo orale esiste nella misura in cui è detto, recepito e conservato per essere ritrasmesso. Un testo, per non cadere nell'oblio, dev'essere comunicato. Solo in questo modo può assicurare la sua funzione di "verbo degli antenati" che lega le generazioni presenti al loro passato..
Ora queste operazioni di conservazione, assimilazione, trasmissione, sono legate a tecniche mnemoniche. La struttura di un testo orale ubbidisce appunto a queste regole fondamentali: facilitare la dizione, la comprensione, la memorizzazione del contenuto. Perciò contenuto e struttura sono intimamente legati..
Ecco allora la funzione fondamentale del ritmo: ogni testo orale è scomponibile in sequenze ritmate, che ne facilitano la memorizzazione per colui che deve recitarlo e la comprensione-assimilazione per il pubblico. E' infatti molto più facile ritenere un testo ritmato, per esempio una poesia, che non un testo piano..
Il ritmo è dunque uno dei mezzi-chiave di trasmissione d'un testo, un aiuto di primaria importanza, ma esiste anche tutta una serie di procedimenti stilistici atti a facilitare la memorizzazione di un testo.

La presenza della folla

La parola passa, dunque, dal narratore all'epicentro per arrivare alla folla, la cui partecipazione alla seduta non è soltanto passiva, ma si esprime attivamente in diversi modi e a diversi livelli..
I narratori più apprezzati non sono soltanto quelli che narrano racconti "inediti", ma soprattutto quelli che sanno raccontare, che hanno il dono di suscitare l'interesse del pubblico, anche se raccontano favole già note. Più l'autore sa fare partecipare il suo pubblico, più è apprezzato. La seduta tende sì ad istruire, ma deve anche divertire, distendere, è come un gioco orale a più personaggi. .
La folla è uno dei personaggi che ha parte attiva nel gioco..
Una prima maniera di partecipazione della folla potrebbe essere definita "diffusa". E' l'attenzione vigile e attiva, pronta a sottolineare l'intensità, la drammaticità, la comicità delle varie situazioni descritte nel racconto, con onomatopee, grida, rumori, sorrisi, grandi risate, silenzi eloquenti, espressioni e tensioni del volto ecc., che accompagnano costantemente la parola del narratore..

Il narratore sollecita l'intervento dei presenti

Qualche volta è il narratore stesso, che richiede questo tipo d'intervento. Eccone un esempio tratto dall'inizio del racconto "Il ragno e la coda del più vecchio degli elefanti" :.
Un giorno, il padre di Nyamien si ammalò gravemente. La sua malattia era talmente grave che mancava poco alla morte. Tutti andavano a visitarlo. Prima di andarsene l'uno diceva : "Nyamien, se tuo padre muore metterò nella sua bara un grande "pagne" Kende". Un altro diceva: "Se tuo padre muore metterò nella sua bara un "pagne" Adinkra". Venne anche il ragno e disse: "Nyamien, se tuo padre muore metterò nella sua bara la coda del più vecchio di tutti gli elefanti. Gliela taglierò senza ucciderlo, mentre è ancora in vita". Allora tutti dissero: "Applaudite: kporo, kporo"... Tutti si misero ad applaudire. A questo punto la folla, immedesimandosi con i personaggi del racconto, si mette ad applaudire lungamente e più volte, su invito del narratore. Il racconto prosegue poi con le avventure del ragno che parte alla ricerca della coda del più vecchio degli elefanti. Al suo ritorno porta il dono promesso, la coda dell'elefante, salutato con altri scroscianti applausi da parte del pubblico. Altre volte il dialogo comincia subito all'inizio del racconto, sia che il narratore insegni alla folla un canto, che sarà poi ripreso durante il racconto, sia che ponga alla folla una domanda. Per esempio, il racconto "L'origine delle professioni" inizia con questa domanda: "Conoscete la ragione per cui ogni professione è diventata veramente un lavoro?". E la folla: "No, non lo sappiamo". "Ebbene, ascoltate - risponde il narratore - ve lo dirò io"..
Oppure, più raramente, il racconto può terminare con una domanda al pubblico. Ciò avviene, per esempio, nel racconto "La morte della fidanzata". Eccone un riassunto:.

Le domande rivolte al pubblico

Un giovane visitava regolarmente tutte le sere una ragazza che abitava in un accampamento sperduto nella foresta. Il padre aveva rinchiuso laggiù la figlia perchè non voleva che si sposasse. Un giorno il giovane si ammalò e, per alcune sere, non potè più andare a rendere visita alla fidanzata. Frattanto anche la fidanzata si ammalò e una sera morì. Essendo notte inoltrata, il padre non se la sentì di andare al villaggio ad annunciare la morte della figlia. Lo fece il giorno seguente. Quella stessa sera il giovane riprese le sue visite. Entrò nella camera e trovò la ragazza a letto. Al buio la chiamò, ma ella non rispose. Il giovane pensò che fosse offesa a causa delle visite interrotte. Le parlò, le chiese scusa, spiegandole i motivi dell'assenza. Il padre e la madre della giovane, che non sapevano delle visite notturne del fidanzato, sentendo delle voci, immaginarono che fosse lo spirito della figlia che rimproverava loro ciò che non avevano fatto. Il padre si spaventò e, nascosto dietro la porta, invocò ad alta voce clemenza, pietà e perdono. Il giovane, sentendo la voce del padre, capì che la ragazza era morta. S' impaurì a sua volta e cercò di fuggire. La medesima cosa fece il padre e la madre della ragazza. Il giovane aprì la porta e, nella corsa, si scontrò con il padre della ragazza. Uno dei due, per il terrore, lasciò scappare i suoi escrementi.
Il narratore termina il racconto chiedendo ai presenti : "Delle due persone chi ha lasciato sfuggire i suoi escrementi?"..
E la folla in coro: "Il padre della ragazza".

L'apprezzamento e i giudizi del pubblico

C'è infine un terzo modo diffuso di partecipazione, gli apprezzamenti finali. Al termine di ogni racconto, i presenti manifestano il loro apprezzamento e dicono grazie al narratore o alla narratrice con formule consacrate dall'uso che tutti ripetono in coro. Se il narratore è un uomo, si dice: "Nghia mo, baba mo, nana mo", secondo la sua età, cioè "Grazie, signore, grazie papà, grazie nana! Se è donna: "Moo mo", "Grazie, signora".
Si possono esprimere anche giudizi specifici sul racconto, secondo il valore del medesimo. Si può sentire dire: "Wo ngoa je fe":<(i> "Il tuo racconto è dolce", cioè, è bello; oppure: "Wo ngoa je fe soman": "Il tuo racconto è molto bello". Al contrario: "Wo ngoa nje fe": "Il tuo racconto non è bello"; "O je fe kan": "E' un po' bello", "Non è tanto bello".

La folla interviene con dei canti

La folla può anche partecipare direttamente con il canto incorporato nel racconto. Si è già accennato che, prima di iniziare il racconto, il narratore può insegnare un canto ai presenti in modo che possano poi ripeterlo bene e senza errori. Non è questa di solito la regola, perchè i canti sono conosciuti da tutti o sono talmente semplici che non richiedono doti particolari per essere ripetuti. Può anche capitare che il narratore, con una certa dose di umorismo, inviti i presenti a "non prendersela troppo" se non saranno capaci di ripetere esattamente il suo canto, cioè di cantare bene come lui.
Ecco come inizia il racconto "L'uomo più forte dei geni della foresta":
Prima di iniziare il racconto che vi narrerò vi voglio insegnare un canto. Se voi non sarete capaci di riprendere bene il mio canto, non dovete prendervela. Chiudete bene le vostre bocche, mentre eseguo il mio canto.
E' questa una formula letteraria che non trae in inganno nessuno, alla pari dell'altra largamente usata: "Sapete la ragione per cui la tal cosa è arrivata nel mondo?". Tutti la conoscono, ma tutti devono rispondere: "No, non la conosciamo". Si è riuniti per imparare, mon perch` si sa già Sono clichés letterari che si possono avvicinare ad altri usati dai nostri scrittori. Come quando un autore racconta di aver trovato il manoscritto del suo romanzo nella soffitta di un vecchio maniero, o casualmente durante la visita a una grotta,ecc.