Storie anyi della Costa d'Avorio

La struttura del racconto

La situazione iniziale

Dopo le formule introduttive, il narratore presenta l'elemento motore del racconto, la situazione o il fatto senza i quali il racconto non esisterebbe.
Questo elemento-base può essere semplice o complesso, unico o doppio, può essere presentato con poche parole oppure in tutti i particolari. Talora può mancare. Il racconto ha un suo apice narrativo, un elemento centrale, ma non si può dire che esso sia la "conditio sine qua non" della narrazione, cioè l'azione che mette in moto tutto il racconto. Esiste un tema centrale attorno cui ruota la narrazione, ma senza che per questo vi sia necessariamente un elemento motore: se questo esiste, il racconto è talmente breve che l'introduzione si confonde con il tema trattato:
"Ecco il mio racconto. Una volta il ragno sognò che era diventato ricco. Andò allora a trovare Nyamien. Gli disse: "Nyamien, devi fare in modo che quando facciamo un sogno si realizzi". Nyamien rispose: "Sono d'accordo". Un giorno si era là insieme. Sopraggiunta la sera il ragno andò a coricarsi. Egli sognò che sua madre era morta. Il giorno seguente, improvvisamente, sua madre morì. Allora il ragno si mise per strada e andò da Nyamien. (Gli disse): "Se sogniamo fa che i nostri sogni non si realizzino". Allora Nyamien chiamò il ragno e gli consegnò un farmaco. Il ragno lo mise sui suoi occhi. A partire da quel giorno non sognò più. Ecco la ragione per cui, se noi sogniamo, i nostri sogni non si avverano".
Nella maggior parte dei racconti l'elemento da cui trae origine e intorno cui si articola la narrazione è un atto positivo della volontà umana: è sempre l'uomo, con una decisione personale, a dare l'avvio alle vicende. E' impossibile presentare una tipologia esauriente di tutte le situazioni concrete. Indichiamo unicamente alcuni elementi significativi:
1) trasgressione di leggi o norme stabilite;
2) violazione dell'ordine originario della struttura della società
3) promessa fuori dell'ordinario;
4) disubbidienza positiva;
5) deroga a una credenza diffusa;
6) ricerca della conoscenza.

Trasgressione di leggi stabilite

Poniamo in questa categoria le trasgressioni positive a una legge o norma sancita e trasmessa dalla tradizione e che determina la condotta dell'individuo all'interno della società.
La trasgressione volontaria di una norma non può non essere fattore di disordine e può anche portare conseguenze funeste non solo per il trasgressore, ma anche per tutto il suo gruppo. Una serie di favole ha il suo motore in una trasgressione iniziale, come nel caso che segue di cui omettiamo di proposito la parte introduttiva, che qui non interessa direttamente:
"C'era una ragazza. Gli anziani l'avevano promessa in matrimonio a un giovane. La ragazza rispose: "Non voglio sposarlo". Gli anziani insistettero presso la giovane, ma costei rispose di nuovo: "Non voglio sposarlo". Si provarono tutti i mezzi. Si insistette lungamente, ma la ragazza rispondeva sempre: "Non voglio sposarlo". Ecco che un animale della foresta, un cinghiale, si trasformò in un essere umano e venne al villaggio. Eccolo arrivato. Appena la ragazza lo vide, esclamò: "Ecco il marito che voglio sposare". Il giovane rispose: "Sono d'accordo anch'io. Mia moglie, colei che amo e a causa della quale sono venuto, sei proprio tu". I due si sposarono e vissero isieme. Un giorno il marito chiese congedo e disse: "Vado al mio villaggio". La moglie rispose: "Vengo anch'io". Replicò il marito: "Non venire adesso, ti ho appena sposata. Per intanto me ne vado da solo. Al mio ritorno, quando partirò di nuovo, allora partiremo insieme". La moglie disse: "Non sono per niente d'accordo, bisogna che parta con te". Si tentarono tutti i mezzi per dissuaderla, ella non volle saperne. Alla fine il marito disse: "Bene, se insisti, allora vieni". La donna parte. Giunto davanti ad uno stagno il marito pronuncia una parola magica e si trasforma in cinghiale. La donna, rientrata al villaggio, pronuncia lei pure quella parola, e si trasforma a sua volta in cinghiale. Al suo seguito, tutti gli abitanti del villaggio pronunciano la parola magica e si trasformano in cinghiali. Il villaggio scompare". Abbiamo scelto questo esempio sia per la iterazione del tema, sia per l'interesse delle vicende narrate. Il tema del matrimonio, con diverse angolazioni, torna sovente nei racconti: rapporti fra le varie mogli di un poligamo; sterilità; problema dei gemelli; del decimo figlio; gelosia del marito; preferenza del marito per una moglie ai danni dell'altra o delle altre ecc. Questi temi sono tutti punti di partenza di altrettanti racconti.
Nel caso esposto la trasgressione della giovane è fra le più gravi: il matrimonio è una delle strutture portanti della società, e una delle forme preferenziali di matrimonio è probabilmente quella adombrata nel racconto.
Lo zio materno, o gli anziani della famiglia materna, potevano promettere in isposa una bambina, anche neonata, o addirittura ancora nel grembo materno. Ciò avveniva di frequente in passato tra cugini incrociati uterini. Era, ed è considerato ancor oggi, il tipo di matrimonio preferenziale, soprattutto per motivi economici ereditari, oltre che affettivi.
Il rifiuto di questa regola può minare alla base la possibilità stessa di sopravvivenza del gruppo: la ragazza esce volontariamente dal circuito di scambi per andare altrove. Il narratore mette ben in rilievo le varie trasgressioni della donna:
- rifiuto deliberato e reiterato di una norma: non accettando l'offerta degli anziani del villaggio, ella si erge a giudice di un'istituzione tradizionale che è per lei inaccettabile;
- invece di sposare una persona del villaggio, la donna sceglie deliberatamente uno straniero, senza preparazione alcuna e senza consultare la sua famiglia;
- la moglie decide di seguire il marito contro la volontà di quest'ultimo.
Posta questa serie di trasgressioni, il racconto non è che la dimostrazione delle conseguenze: esso tende a dimostrare che la colpa di una sola persona compromette tutta la sua famiglia, i suoi beni e infine il gruppo.

Violazione dell'ordine originario della struttura socialee

Come esiste una legge positiva ricevuta dagli avi, così esiste un ordine naturale che va mantenuto e rispettato: ogni violazione, volontaria o involontaria,scatena conseguenze negative. Essendo a questo proposito la casistica sterminata, sceglieremo alcuni esempi tipici.

L'uomo i suoi simili

Il primo esempio riguarda l'istituto familiare: una madre, contrariamente alle regole naturali, e per motivi banali, rinnega uno dei suoi figli.
"C'era una volta una donna che aveva messo al mondo dei figli. Questi erano molto numerosi. Un giorno la madre convocò i figli. Tutti erano cresciuti: bisognava metterli al lavoro.
Una volta riuniti, disse loro: - Siete ormai diventati grandi, è dunque necessario che vi mettiate al lavoro. Scegliete la professione che desiderate e comunicatemelo, affinchè possa sapere ciò che volete fare -.
Uno si alzò e disse: - Io voglio diventare apprendista -. Un altro si alzò e disse: - Io voglio frequentare la scuola -. Un altro ancora disse: - Io voglio diventare contadino -. Ogni professione che esiste nel mondo venne scelta. Restava un ragazzo: - Io voglio tracciare le strade -, disse. Sua madre rispose: - Fra tutti i lavori che si trovano nel mondo tu scegli il lavoro di tracciare le strade? -. Rispose il figlio: - Mamma, per quanto mi riguarda sono proprio le strade che voglio tracciare -. Sua madre disse allora: - Se sono le strade che vuoi tracciare, allora, per parte mia, io non ti considero più come mio figlio. Puoi andartene dove vuoi -. Il figlio rispose: - Poichè tu hai parlato in questo modo, anch'io sono d'accordo. Dunque andrò dove desidero -.
Il racconto continua mostrando il giovane che va nella foresta, costruisce un accampamento, vi si installa e traccia strade intorno alla sua dimora.
Termina qui la presentazione del primo movente: la madre che rinnega il figlio. Ma il racconto per procedere ha bisogno ancora di un'altra molla: infatti in questo caso il motivo iniziale presenta un aspetto duplice essendo composto di due elementi interdipendenti e complementari.
Ecco una descrizione condensata della seconda parte:
Un giorno la madre era nei campi dove incontrò un bambino con i capelli lunghi fin sulle spalle. La donna si stupì e, malgrado il bambino tentasse di opporsi, gli tagliò tutti i capelli. Il ragazzo era un genio della foresta. Dalla nascita non aveva mai tagliato i capelli, perchè questi non dovevano mai essere tagliati. La madre del genio, al ritorno del figlio senza più capelli, furente, lo riaccompagnò dalla donna e le ingiunse di rimettergli tutti i capelli tagliati.
Il racconto prosegue narrando le peripezie della donna, che cerca invano di rimettere i capelli sulla testa del bambino: fino all'incontro finale con il figlio rinnegato che riesce a trarla dall'imbarazzo. In questo racconto la situazione iniziale è doppia e due ne sono i motivi conduttori: la madre che rinnega il figlio, la madre che taglia i capelli a un genio della foresta. Il racconto si articola attorno a questi due poli che appaiono separatamente e occupano i 2/5 del racconto. E' questo il caso in cui l'introduzione tende a confondersi con il tema centrale.

L'uomo e gli animali

Secondo l'ordine fissato dall'Essere supremo, l'uomo vive nel villaggio con gli animali domestici, mentre gli animali selvatici vivono nella foresta. Una serie di racconti tende a dimostrare che ogni perturbazione dell'ordine naturale così stabilito è fattore di disordine, come nei due esempi che riportiamo.
1) Un uomo, in cambio d'un servizio reso, riceve da un serpente un farmaco che gli permette di comprendere il linguaggio degli animali.
2) Il figlio della pantera e il figlio dell'uomo fanno amicizia.
Dopo che la pantera ha ucciso il padre del bambino, costui va a vivere nella foresta con l'amico, figlio della pantera.
In questi racconti siamo di fronte a due situazioni anormali:
- un uomo che interferisce in un mondo che non è il suo, quello degli animali, attraverso l'appropriazione del loro linguaggio;
- un uomo che cessa di vivere nel suo spazio naturale, il villaggio, per vivere con un animale feroce.
Quali saranno le conseguenze? I racconti forniscono la risposta. Il pubblico, comunque, intravvede già quale sarà la situazione finale, pur non conoscendo ancora l'intreccio del racconto. E' questo l'elemento di "suspense", di interesse del racconto: analizzare, cioè, come si giunge al risultato finale, già percepito globalmente nella situazione iniziale.

L'uomo e le forze trascendenti

L'uomo deliberatamente o inconsapevolmente può interferire con un mondo diverso dal suo, per esempio, con le forze che fanno da intermediarie fra l'uomo e la divinità.
Queste entità, per mostrarsi agli uomini ed entrare in contatto con loro, assumono generalmente aspetto umano. La loro dimora, come il nome lascia intendere (boloninghe: da bolo: bosco, foresta e ninghe: cosa, dunque cosa della foresta, esseri della foresta) è la foresta.
Tali esseri possono entrare liberamente nel mondo degli uomini e, quando lo fanno di propria iniziativa, la loro presenza, di solito, è benefica, sia pure nell'inevitabile (ambivalenza-mistero) ambiguità propria della sfera del sacro: premiano la bontà, ma mettono in luce un'ingiustizia, puniscono un colpevole ecc.
L'uomo, a sua volta, può andare nella foresta per sollecitare ul loro intervento, ma in questo caso la richiesta è di solito volta a ottenere effetti nocivi, come nel racconto che segue:
"C'era una volta che non era come le altre, frivole e sciocche. E c'era un uomo, un uomo che non amava le donne, il quale la odiava talmente, che cercava tutti i mezzi per ucciderla. Era andato a consultare tutti gli stregoni del luogo per gettare la malasorte su di lei. Infatti tutti i giovani che si presentavano per sposarla, l'abbandonavano.
Questa donna aveva un bel darsi da fare, ma non riusciva a trovare un marito. L'uomo andò nella foresta a trovare un sasabonzam e gli disse: - Quella donna, io non posso più vederla. La odio talmente che ho fatto di tutto per ucciderla, ma non ci sono riuscito. Vengo a chiederti di trasformarti in uomo e di portarla nella foresta per ucciderla -. Il sasabonzam si trasformò in un magnifico giovane e andò nel villaggio".

Il racconto continua elencando i vari mezzi utilizzati dal genio per tentare di uccidere la ragazza.
Il movente del racconto è dato dall'ingresso d'una forza numinosa nello spazio umano, ingresso sollecitato per malvagità. Durante tutto il racconto il mandante scompare e rimangono in scena il genio e la giovane donna in lotta tra loro. Poichè la donna è una vittima innocente, che non ha violato di proposito un ordine stabilito, l'esito della vicenda è facilmente intuibile.
Un caso analogo è quello d'una persona spinta a infrangere l'ordine naturale contro la propria volontà, costretta da qualcuno cui non può ribellarsi; il mandante, in questo caso, è il vero responsabile: "Una donna ha parecchi figli: nei giorni consacrati ai geni della foresta, quando è proibito andare nei campi ella vi manda qualcuno dei suoi figli. In questo modo li manda a morte. Tutti muoiono, tranne una ragazza. Giunto il giorno nefasto, la madre invia la ragazza nei campi in cerca di cibo. La giovane tenta di resistere, ma invano: è obbligata ad andare, violando un preciso divieto". Da qui scaturisce il racconto delle avventure della giovane che si incontra con i geni della foresta, e delle varie conseguenze che ne derivano.
Talora l'uomo non sollecita l'incontro con le forze soprannaturali, che intervengono invece spontaneamente, in situazioni difficili, per aiutare gli esseri umani.
Il loro intervento però resta sempre pericoloso e ambiguo, anche se apparentemente positivo:
"C'era una volta una donna, che, durante la sua vita, non aveva mai potuto mettere al momdo dei figli. Ella viveva con la sua rivale, che invece aveva parecchi figli. La donna non faceva che piangere. Quando al mattino si alzava, piangeva; quando andava nei campi, piangeva; quand'era in casa, piangeva. Un giorno andò nei campi ed un "crocicchio" le domandò: - Che cosa ti succede che piangi sempre in questo modo? - Rispose la donna: - Da quando sono al mondo non ho mai avuto figli. E' per questo che piango-. -Ho capito - rispose il crocicchio - ti darò un figlio. Vedi quel pezzo di carbone laggiù? Prendilo e mangialo. Ma fa attenzione. Il figlio che io ti do non dovrà mai toccare l' acqua o essere bagnato dalla pioggia del cielo -. La donna rispose:-Ho capito-. Allora la donna prese il carbone e lo mangiò. Ritornò a casa. Dopo un po' di tempo la donna fu incinta e diede alla luce un bambino. Era un bel bambino nero, bello, molto bello".
Così inizia il racconto. Il pubblico si domanda: "Riuscirà la madre a conservare il figlio? " Gli elementi di risposta sono già tutti presenti: un figlio avuto in tali circostanze, su cui pesa un tale interdetto, può veramente essere considerato un figlio? Può una persona vivere in tal modo tutta una vita?
Anche al di fuori di tali interrogativi, una volta avvenuta la presentazione del fatto, gli ascoltatori percepiscono immediatamente lo schema di fondo della favola, che è quello di un patto, di un contratto, tra l'essere umano e una forza soprannaturale. Ogni trasgressione o rottura unilaterale di tale patto, volontaria o involontaria, annullerà il contenuto e ristabilirà la situazione iniziale.

Promessa fuori dell'ordinario.

Un altro possibile spunto è una promessa insolita. Si è già accennato al caso del ragno che, alla morte del padre di Nyamien, promise di mettere nella sua bara la coda del più vecchio degli elefanti e di tagliargliela senza ucciderlo. E' in questo particolare, apparentemente insignificante, che risiede il fatto straordinario della promessa. L' elemento insolito non è tanto quello di promettere la coda di un elefante. ma di tagliargli la coda senza ucciderlo. Infatti un cacciatore, per dimostrare agli abitanti del villaggio d'aver ucciso una grossa preda, deve tagliare all'animale ucciso la coda e portarla al villaggio. Solo presentando la coda il cacciatore riceverà aiuto per trasportare l'animale ucciso. Infatti, tagliare la coda a un animale significa dimostrare che lo si è ucciso veramente, essendo impossibile tagliargli la coda da vivo. Di qui la singolarità della promessa del ragno.
Un'altra volta il ragno fece con il leone un patto per cui entrambi promettevano, che, alla morte del genitore, ognuno avrebbe dato all'altro una iena viva. Il padre del ragno morì: il leone, senza difficoltà, mantenne la promessa. Anche il padre del leone morì. Riuscirà il ragno a catturare una iena viva? Anche in questo caso il punto d'arrivo è intuibile: il fattore drammatico è rappresentato dall'ignorare l'intreccio, le avventure attraverso cui dovrà passare l'eroe per ottenere l'oggetto desiderato. Nella nostra raccolta, i racconti con un movente di questo tipo non sono molto numerosi: soltanto tre su cento.

Disobbedienza positiva

Si tratta di disobbedienze a un ordine che hanno una ripercussione positiva sul mandante. Per esempio: A vieta a B di fare una data cosa. B, contrariamente all'ordine ricevuto, la fa ugualmente: grazie all'azione di B, proibita da A, A ha salva la vita. Un caso tipico è quello delle sette sorelle che partono per un viaggio e che rifiutano con accanimento che il fratellino le segua.
Costui, malgrado il divieto, riesce ugualmente a seguirle di nascosto. Grazie alla sua presenza, le sorelle sfuggono alla morte, o meglio, già morte, ritornano in vita. Il punto di partenza del racconto è dato dall'ostinazione del fratellino che diventa l'elemento centrale della narrazine.
Inseriamo qui un altro spunto, utilizzato frequentemente, il quale, anche se leggermente diverso da quello che stiamo trattando, presenta però con esso alcune affinità: è il tema delle tre, o più, sorelle o amiche ingannatrici. Esso fa parte d'una tematica più vasta: quella della bontà premiata e della cattiveria punita. Una delle sorelle è costantemente vittima dei raggiri delle altre e ne deve subire le conseguenze: una volta le sorelle la inviano da un serpente, un'altra volta da una strega, una terza partono sole verso il villaggio del fidanzato, abbandonando la più povera sola per strada.
"C'era una ragazza. Era molto povera. Aveva un bambino. Le sue amiche, invece, erano ricche. Tutte queste ragazze avevano il fidanzato in un villaggio lontano. Un giorno esse decisero di andare nel villaggio del fidanzato.
Allora la ragazza povera disse loro: "Aspettatemi che vengo anch'io". Esse risposero:"Come! Tu, povera come sei! Non vogliamo affatto attenderti, non siamo per niente d'accordo su quanto dici. Noi andremo da sole, senza attenderti. Andiamo!". La ragazza rispose: "Bene! Quanto a me devo vedere. Mia madre è povera. Le farò tutti i lavori le preparerò la legna, le preparerò da mangiare, e poi partirò". Le amiche risposero:" Abbiamo capito. Andiamo, tu ci seguirai".
Partirono ,dunque, lasciando indietro la ragazza povera. Costei partì dopo di loro e le seguì da lontano.".
I presenti intuiscono che la situazione iniziale alla fine sarà rovesciata. Ma come? E' qui l'interesse del racconto.

Deroga a una credenza diffusa

Chi è più grande? Chi è più potente? Chi ha tutti i poteri? Un tempo, a queste domande si rispondeva: il re. Infatti il re non solo è più forte di tutti gli uomini, ma è anche più potente dell'Essere supremo che è lontano e non si occupa degli uomini. Questa era una credenza diffusa, come si deduce dall'inizio di questo racconto.
Un bambino nasce. Rifiuta il nome che gli viene imposto dai genitori Se ne dà uno lui stesso: si chiamerà: "Chi è colui che ha tutti i poteri?". Ecco il nome che sceglie. Quando lo chiamavano per nome, egli rispondeva invariabilmente: "E' Nyamien che ha tutti i poteri". Il re viene a conoscenza di ciò, "di questo bambino che vuol saperne più di tutti e che vuol far parlare di sé".
Sentendosi leso nella propria autorità, vuol mostrare all'infante che egli è più forte di Nyamien. Il racconto è tutto volto a mostrare l'astuzia del re che, per confondere l'arrogante presunzione dell'infante, non esita a usare tutti i mezzi, anche i più meschini, pur di raggiungere il proprio scopo, senza peraltro riuscirvi. Alla fine dovrà pubblicamente riconoscere che Nyamien è più potente di lui.

Ricerca della conoscenza

Alcuni racconti prendono l'avvio dal desiderio di conoscenza. Una persona, di solito un infante, pone domande su problemi fondamentali della vita: non ottenendo risposte soddisfacenti, se ne va alla ricerca di qualcuno che lo possa fare.
Altre volte il punto di partenza è un desiderio di conoscenza, ma legato ad elementi precisi, per esempio enigmi indecifrabili di cui si cerca la soluzione. Anche nel primo caso gli enigni, o simboli insoliti, sono presenti, ma compaiono nel corso del viaggio. Solo alla fine del viaggio se ne scopriranno i veri significati.
"Un infante, subito dopo la nascita, chiede il significato delle cose e del mondo. Gli viene detto che tutto è menzogna. L'infante rifiuta questa risposta e se ne va per le strade del mondo alla ricerca della risposta che desidera. Per strada fa alcuni strani incontri: un campo di mais con tre generi di spighe, piccole, mature, secche; un elefante in corsa, che distrugge tutto quanto incontra sul suo cammino con una freccia nel dorso; una piccola antilope con il corpo pieno di piccole frecce avvelenate, che vive tranquillamente nella foresta incurante del dolore; un neonato dai capelli bianchi che lo invita a guardare in un pozzo profondo, di cui non si riesce a scorger il fondo. Dopo quest'ultimo incontro l'infante ritorna a casa e il padre che, pur rimanendo a casa, aveva visto tutto quanto il figlio aveva incontrato, gli spiega il significato degli incontri avvenuti.
Alla fine l'infante comprende che il vero significato delle cose e del mondo si trova "sul cammino che conduce verso Nyamien" ".

Conclusione

La tipologia dei motivi iniziali qui presentata vuole mostrare alcuni spunti utilizzati a partire dai quali il narratore Bona organizza il suo racconto. Le indicazioni emerse sono interessanti in quanto mettono in luce alcuni temi principali attorno ai quali gravitano i racconti. Praticamente, questi temi rappresentano le preoccupazioni e i problemi che la società si pone.
Sotto l'aspetto formale emerge un altro elemento. Il racconto è spesso riassunto per intero già dall'inizio, tanto è vero che i presenti già percepiscono, almeno confusamente, quale ne sarà la conclusione, anche se ne ignorano lo svolgimento. Lo spettatore, che non conosce le vicende attraverso cui si svolge il racconto, è preso per mano e condotto attraverso i meandri dell'intreccio, alla soluzione che già si aspetta. Nel modo in cui si giunge all'esito consiste il momento estetico del racconto.