CAPITOLO 1.

I motivi per cui p. Borghero scrisse il diario

Un gran numero di persone mi domanda continuamente e con insistenza di redigere una narrazione ininterrotta dei fatti di cui sono stato testimone e ai quali ho preso parte andando in Dahomé1 con lo scopo di impiantarvi per la prima volta le missioni. Mi è impossibile farlo convenientemente a causa delle occupazioni di altra natura che assorbono il mio tempo e le mie forze. Ma per non venir meno a quanto si potrebbe ragionevolmente esigere da me, cercherò di mettere in ordine in un modo un po' più completo lo stesso diario che ho scritto sul posto man mano che le attività proseguivano. Debbo anche dire che non fa parte del mio stile il mettere per scritto una grande quantità di dettagli minuziosi, di per sé senza importanza. Tuttavia cederò un po', come ho ceduto nelle mie lettere, all'appunto che mi è stato fatto sovente, di scrivere non soltanto per conservare il ricordo dei fatti, ma come servizio all'insegnamento, per dar modo ai giovani, che si dispongono ad andare in missione e che non hanno idea della vita che si conduce in quei paesi lontani, di capirne qualcosa di più. Sovente capita perfino che essi si facciano delle false idee basate su racconti immaginari o esagerati; invece, poiché ciò che è falso è sempre pericoloso, anche se si tratta solo di quisquilie, è bene che, prima di avventurarsi in una vita nuova, se ne abbia una giusta visione, sia pure incompleta.
Un missionario deve anzitutto avere lo spirito degli Apostoli, l'amore di Nostro Signore Gesù Cristo a un grado eroico, il desiderio ardente di propagare la Chiesa in mezzo a tutti i popoli. Questo è il suo patrimonio principale. Ma per ben metterlo in pratica in mezzo agli uomini e soprattutto in mezzo ai popoli barbari, ha anche bisogno di quei mezzi umani che servono alla vita esteriore. Di conseguenza, oltre agli studi sacri, propri dello stato ecclesiastico, il missionario, lanciato in mezzo a popolazioni lontane moralmente ancor più che fisicamente da ogni civiltà, si trova nella necessità di conoscere un certo numero di lingue, di possedere le nozioni elementari dell'astronomia, la geografia, l'architettura, la medicina e la chirurgia elementare, l'agricoltura e, perfino, sapere servirsi delle sue mani per diventare buon falegname, fabbro e sarto, senza contare che ha bisogno, più di nessun altro, di essere allenato alla stanchezza delle marce a piedi, all'ardore del sole, ai rigori del freddo, deve saper trovare nutrimento anche dalle cose più semplici, accontentarsi di poca cosa, saper dormire su superfici dure, per terra o sotto le stelle, quando le circostanze lo esigano.



CAPITOLO 2