Nota introduttiva al Diario

La copertina dell'edizione italiana del Diario di Borghero

L'approccio alla cultura e alla religione locali

Padre Francesco Borghero è il primo membro italiano della Società delle Missioni Africane, fondatore e primo superiore del Vicariato Apostolico del Dahomey. Il testo che segue vuole essere un omaggio alla sua opera in Africa.

Missionario dal profondo del cuore

La caratteristica della vita di p. Borghero fu di essere stato prima di tutto e con profonda decisione un missionario. I quattro anni da lui trascorsi in Africa sono stati quelli che hanno dato senso alla sua vita. Una vita tutta tesa dapprima al desiderio di recarsi in Africa, poi al ricordo e alla speranza di ritornare nelle sue missioni della Costa degli Schiavi.

Figlio dei suoi tempi

P. Borghero, più che precursore, è stato un vero figlio dei suoi tempi, di cui ha assimilato in modo eccellente e a un livello elevato, il sapere tecnico, scientifico, filosofico e religioso. Giovane di 31 anni, primo missionario cattolico di quelle regioni, si trovò nella necessità di destreggiarsi con ambasciatori, principi e re, comandanti di flotte navali e umili schiavi.

Il senso missionario

In tutte queste situazioni egli si lasciò guidare da un sesto senso - quello missionario appunto - che era in lui intuizione profonda e stimolo di azione e che lo collega con i grandi missionari di tutti i tempi. Tipica di lui è anzitutto la convinzione di essere nella Chiesa lo "strumento scelto" in un momento storico privilegiato - il ritorno dal Brasile degli schiavi liberati, le mire espansionistiche sempre più evidenti dei governi europei, una certa stanchezza delle religioni tradizionali in molte popolazioni - nel quale si sarebbero giocati il ruolo e l'influenza della Chiesa. Inoltre questo sesto senso missionario gli dava la percezione di compiere un'altissima opera prettamente religiosa: "la salvezza delle anime", che lo spingeva alla ricerca di territori sempre più lontani, con la speranza di trovare popolazioni aperte ad accogliere il Vangelo.

Studioso attento

Veramente e pienamente figlio dei suoi tempi, p. Borghero ha applicato un certo metodo positivista anche allo studio e all'approccio delle religioni tradizionali, servendosi ampiamente della terminologia del tempo, che può suonare sgradevole ai nostri orecchi di moderni. Ad ogni modo - e in questo almeno p. Borghero è un precursore - egli non è mai caduto nella trappola tipicamente positivista del riduzionismo che etichettava e classificava le religioni africane in base a un loro singolo aspetto preminente. Soprattutto, egli è riuscito a cogliere il carattere "olistico" nel fenomeno della religione tradizionale, per cui attività sociale e credenza religiosa si tengono assieme e fanno sì che l'uomo "tradizionale" viva in un universo permeato di senso religioso.



CAPITOLO 2