MISSIONI DEL DAOMEI.
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R e l a z i o n e
intorno
Lo Stabilimento delle missioni
nel Vicariato Apostolico del Daomei,
Dal signor abate Borghero spedita
al signor abate Agostino Planque, Superiore delle Missioni africane
in Lione.
QUARTA PARTE
PROGETTI E SPERANZE PER IL
FUTURO
In attesa di tempi nuovi
Ho dichiarato, qual sia il mezzo, che a noi sembra più
acconcio a propagare il cristianesimo in Africa; voglio dire che,
le cose stando così come le ho dipinte, quello è
il solo mezzo possibile per noi. Più non viviamo ne' tempi,
in cui i principi cristiani credevano debito loro di fare almeno
dono della Fede ai popoli, de' quali occupavano il paese, ed i
quali assoggettavano alla potenza loro. Io non ho dunque in mente
le conquiste, che ne' tempi addietro apersero il cammino ai missionarj
sotto la dominazione della Spagna e del Portogallo. Forse verrà
giorno, in cui Iddio susciterà lo spirito degli uomini
apostolici, i quali rinnovelleranno le maraviglie di Agostino
in Inghilterra, di Bonifacio in Allemagna, di Francesco nell'India.
Allora i Carlomagno non mancheranno pure, e adopreranno il loro
valore, non a distruggere, a spianare alle nazioni il cammino
della Fede. Ma a che giovano queste rimembranze? Nulla di simile
abbiamo per ora a sperare.
Ecco per altro quello che sarebbe possibile di fare fra brieve,
se alla Provvidenza piacesse di adoperare in tal guisa. Io non
dico, che noi dovessimo entrare per questa via, finché
le circostanze non vi ci conducano. Quello ch'io voglio dire è
questo: Io ho osservato più sopra, che la natura del Nero
non è punto cattiva in sé: aggiungo, che gli eccessi
di barbarie, di che siamo testimoni, non dipendono da una volontà
indurita nel male, ma da due altre cagioni: l'una è l'impero
veramente diabolico che esercitano i capi del fettiscismo; l'altra
è questa medesima natura quasi inerte, o almeno sì
infingarda, che si sarebbe indotto a crederla fatta per seguire
un impulso straniero: noi chiameremo ciò debolezza; perché
in fatti, quanto all'energia, il Nero, avesse pur cento anni,
è sempre come un fanciullo. Convien dunque trattarlo come
tale, toglierlo dai cattivi esempi, aprirgli i tesori della parola
divina; ed impedire, che i cattivi esercitano in lui la loro influenza.
Or bene, ciò non sarebbe possibile, o almeno non sarebbe
durevole sotto governi pagani, fondati, dall'una parte, sopra
i sacerdoti, dall'altra sull'autorità di principi, che
non sono assoluti se non ad utile di questi medesimi capi della
religione pagana. Nelle condizioni presenti, il progetto seguente
non porgerebbe contraddizione.
Il sogno di Borghero
Sulle costiere sono terreni, che non appartengono a nessuno, o
che si potrebbero ottenere dai Capi vicini. Se i missionarj riunissero
su questi terreni una piccola popolazione cristiana, se ne fossero
i direttori nel temporale del pari che nello spirituale, formerebbero
in breve tempo uno Stato cristiano, che diverrebbe l'esemplare
non meno che il rifugio dei fedeli dispersi. Qui una città
si distrugge in alcune ore, e si fabbrica colla stessa facilità.
In queste contrade si trovano dovunque città nuove: Agué
ed Abecuta, di cui vi ho parlato, esistono da poco tempo. Lagos,
alcuni anni fa, non era che un deposito provvisorio di schiavi,
destinati all'America: oggi è una colonia che, fra pochi
anni, potrà gareggiare con Sierra Leone. Ci sono belle
case europee, buon numero di Bianchi e, che è più
giocondo, mille e duecento cattolici, per non parlare de' protestanti.
Gli anglicani tendono a fondare per sè uno Stato indipendente
nel golfo di Biaffra. La bella colonia di Sierra Leone è
in mano dei protestanti, i quali, se le divisioni loro e la sterilità
naturale della loro setta non fossero, avrebbero della penisola
creato un vero Stato protestante. Farebbero altrettanto in queste
contrade, se non ci fossero quelle medesime cause. La repubblica
di Liberia non è altro che un tentativo di questa specie,
e se è rimasta come morta sul nascere, se, ad onta degl'immensi
ajuti, che gli Stati Uniti, l'Inghilterra ed i protestanti prestarono,
ha sino ad ora dato sì pochi frutti; è perché
il protestantismo, il quale non fu mai altro che una negazione,
non sa nulla edificare, e perché la Framassoneria, che
la preso la condotta degli affari, non è fatta che per
distruggere. Cosa mai prodotto non avrebbe il cattolicismo con
la decima parte soltanto di quei mezzi?
Che un governo sia tanto più perfetto quanto più
si avvicina all'elemento teocratico, in quanto seguita più
da vicino la volontà del gran Governatore dell'universo,
il sappiamo tutti. In Africa, ove, più che in ogni altro
luogo, l'uomo si lascia condurre da' suoi istinti, ove l'immaginazione
assorbe quasi tutte le facoltà dello spirito e le domina;
è il solo governo possibile. Se chi governa non è
il vero Dio, governerà colui, che nel suo orgoglio disse:
Io sarò simile all'Altissimo. Sono intorno di noi villaggi,
che non appartengono che a un solo uomo: la schiavitù rende
agevole questo fatto. Vi sarebbe egli nulla più bello di
quello di creare un rifugio per le anime elette, di alzare in
mezzo alle catene di tanti schiavi lo stendardo della libertà
dei figli di Dio? Ripeto: a noi non ispetta il dar principio a
tale progetto: le facoltà nostre non sono da tanto. Ma
se la Provvidenza conducesse gli eventi per questa via, un giardino
amenissimo fiorirebbe in mezzo ai pruni e sterpi tanto salvatici,
che ingombrano questa parte della vigna del Signore.
Bisogno di religiose
Una Casa di Religiose nel nostro vicariato apostolico, per l'educazione
delle fanciulle, sarebbe, non che utile, necessaria. Ma qua, come
sapete, tutto è difficile per causa delle grandi spese.
Convien far venire i cibi dall'Europa, conviene, sopra tutto,
preparare una convenevole stanza. Non dico che non si potesse
albergar facilmente e nutrirsi come fanno i paesani; ma in queste
contrade insalubri sarebbe un darsi la morte. Il luogo, ove meglio
converrebbe stabilire le Suore, sarebbe Lagos: ivi i cristiani
sono in maggior numero, e tutti Nango tornati dal Brasile. Con
essi si ha il vantaggio, che hanno ereditato dai loro padroni
un poco di quella modestia cristiana, di quella dolcezza di spirito,
che è una ripercussione della pietà, o che almeno
vi dispone il cuore. Le figlie dei Nango cristiani, benché
nate qui, si ricoprono più convenevolmente, e sembrano
meglio disposte alle cose sante che non le figlie naturali del
paese, pure cristiani. Inoltre, dei quattro punti più sopra
indicati come i più principali, Lagos è quello,
ove si godrebbe meglio di quella libertà necessaria ad
uno stabilimento di donne. Agué sarebbe pure un sito favorevole:
Porto Novo, se il protettorato francese vi si stabilisse definitivamente,
porgerebbe altresì piena sicurezza; ma vi sono pochi cristiani.
Quanto a Vidah, sarebbe cosa importante assai di stabilirvi una
casa di Suore; ma, di presente, la sicurezza necessaria alle donne
è incerta molto; e noi non sapremmo come metterle in salvo
da quelle molestie, con che molti le infesterebbero di continuo
per trarne denaro, come fecero verso di noi, e come fanno con
tutti.
Uno de' mezzi, che la Provvidenza volle porci in mano, per da
lungi preparare questa terra a ricevere la sementa della parola
di Dio, è la cura degl'infermi; i quali da tutte parti
vengono a domandarci consiglio, l'opera delle nostre mani per
medicare le loro ferite, e, specialmente, quelle schifosissime
piaghe, onde i Neri sono spesso coperti. Questa parte della nostra
missione è fra le più regolari. Cominciammo da alcuni
casi rarissimi, che si presentarono quasi per sorte. Quello, a
cui molti posero mente, fu, in ispecie, la felice guarigione di
un giovine, che roso, da forse tre anni, da un'orrida piaga, era
stato come cacciato fuori di casa da' suoi parenti: tanto era
il puzzo che spandeva intorno di sé. Venne costui a porsi
davanti la nostra porta: potevamo noi non ricoverarlo? Rimase
un mese in casa nostra, e fu curato e renduto sano a' suoi parenti,
Quindi in poi, più non cessarono i Neri di venire da noi;
ed ogni mattina, moltitudine di questi miseri ci entra in casa
per ricevere le nostre cure.
La cura degli infermi
Quand'io stava in Abomé, il re avevami affidato varie persone,
tocche da dette infermità, cui certe convenevoli cure fecero
sparire. Parecchie volte poscia, il re ci mandò dalla metropoli
persone, che gli erano care, e che noi curammo con qualche riuscimento.
Nei paese dei Neri, una missione non mancherà mai di piaghe
da saldare. Quello, che accade qui, ci fa concepire la speranza
d'un avvenire migliore; perché ci sembra vedervi l'adempimento
del precetto evangelico. Curate infirmos ...e dicite illis: Appropinquavit
ad vos regnum Dei1. Se ora cominciamo ad adempiere la prima parte
del precetto, ne giova credere, che giungerà il tempo da
adempiere pure alla seconda.
Un giorno dovranno pure i Neri riflettere sopra un fatto, di che
essi non traggono altro che bene, senza che possano trovare in
noi altra ragione, fuorché quella carità da essi
per anche sconosciuta. Molti non vengono a chiederci ajuto se
non dopo avere adoperato tutti i mezzi delle loro superstizioni.
Quando un Nero si presenta ad un sacerdote degl'idoli per ottenere
la guarigione con mezzi fuori della natura, si comincia dal chiedergli,
anzi dall'imporgli, dietro minacce di sventure o di morte, una
forte rimunerazione. Poi, s'egli non guarisce, la colpa è
sua. Il paragone fra la condotta de' sacerdoti idolatri e quella
de' missionarj è troppo lampante, perché non ferisca
i Neri.
Mi pongo finalmente a narravi due viaggi che feci, per opposte
vie, nel nostro vicariato; ma prevedo la delusione vostra. Il
concetto, che le genti da bene si formano d'un missionario, è
senza dubbio conforme a quello ch'egli dovrebbe essere: si figurano
un uomo che, ardente d'amore di Dio, sparge dovunque la gloria
del suo nome adorabile, opera le meraviglie degli uomini apostolici
che ne procedettero, e che, in altri luoghi, le rinnovellano tuttavia.
Noi non nasconderemo la nostra confusione di trovarci assai lontani
da ciò; e voi vedrete in fatti, che le nostre piccole avventure
non rifulgono troppo. Cominciamo dal viaggio d'Agué e di
Porto Seguro, al ponente di Vidah.
Viaggi nei dintorni
Oltre la visita de' cristiani che sono in quelle contrade, ed
il battesimo da darsi a parecchi fanciulli, un'altra cagione ivi
traevaci. Da tre anni almeno, il villaggio di Piccolo-Popo era
in guerra con Agué: due luoghi non più che a sette
miglia discosto l'uno dall'altro. Il risultamento di quelle guerre
incessanti era stato l'incendio della città d'Agué,
la distruzione di alquanti piccoli villaggi interposti, la cessazione
del commercio, e le comunicazioni rese più difficili pei
viaggiatori; perché, siccome si viaggia per lagune, i barcaiuoli
non possono, pena la vita, comparire nelle acqua nemiche. Venendo
da Agué, incontrasi, vicino a Piccolo-Popo, un villaggio,
che chiamano Ajudo, il quale appartiene tutto ad una famiglia
di Vidah: essendo rimasto neutrale, ivi vanno a scambiarsi ed
a sostituirsi le genti dei due paesi in guerra. I negozianti più
autorevoli, gli ufficiali della marina inglese ed il commodoro
stesso ed alcuni ministri protestanti fecero quanto per essi mai
si sapeva ad ottenere una conciliazione; ma non ne vennero a capo.
Alcuni mesi dopo il nostro arrivo nel 1861, fummo invitati ad
interporci in questa contesa per pacificare, se possibile fosse,
quei due paesi. Nel febbraio 1863, solamente io potei staccarmi
da Vidah, per far questo viaggio. Vi ho detto più avanti,
che ad Agué ho trovato una cappella provvista di tutto
e con certa ricchezza: è fabbricata in un immenso recinto,
proprietà d'uno di quegli schiavi liberati, di ritorno
dal Brasile. Ivi celebrai la messa e battezzai i fanciulli. I
fedeli, tutti Nango di nazione tornati dal Brasile, si presentarono
in gran numero. Trovai in Agué una specie di scuola portoghese;
ma, oimé! i fanciulli, in numero di trenta, non sapevano
nessun'orazione né un solo articolo del catechismo.
Continuai la mia gita fino a Porto-Seguro, e battezzai diecinove
fanciulli: un numero maggiore di questo resta a battezzare in
altra occasione. Fummo richiesti da molti di fondare in missione
in Agué, la quale riunirebbe tutti i cristiani sparsi ne'
borghi vicini. I capi ci hanno offerto terreno, quanto ne volessimo.
Era colà anticamente una missione protestante, che dipendeva
da Vidah, e che fu distrutta durante la guerra. In questo viaggio
visitai pure il re Gridgy.
Negoziatore di pace
Eccovi ora, in sostanza, le mie negoziazioni per la pace. Il capo
d'Agué e, generalmente, quello che noi chiameremo popolo,
erano al tutto disposti alla pace. Io presi nuove informazioni
intorno lo stato delle querele, ed accettai la mediazione che
mi era offerta. Il capo d'Agué mi diede assoluto potere
di negoziare la pace col capo di Piccolo-Popo; e questi mi ricevé
molto garbatamente; ma si mostrò indomabile e affatto deciso
di continuare la guerra. Il popolo di Piccolo-Popo non ha in questa
guerra se non minima parte: è quasi neutrale. Il capo assolda
genti, che toglie dalle popolazioni selvagge, poste più
all'occidente; e questo modo di reclutare ritarda gli assalti,
e manda in lunga le guerre. Le conferenze nostre continuarono
due giorno, ed il capo di Popo, contrariamente all'usanza di tutti
questi paesi, volle, che nessuno fosse testimonio de' nostri abboccamenti:
era evidentemente da solo in sostenere una guerra disastrosa.
Poneva condizioni impossibili a far la pace: voleva essere signore
d'Agué ed indennizzato di quanto aveva perduto nella guerra,
senza tener conto d'una città intera, da lui incendiata.
I capi d'Agué per lo contrario rimettevano ogni danno da
essi patito, a condizione di ritornare in pace. Quando io ebbi
adoperati tutti i mezzi di conciliazione, senza alcun pro, non
restavami null'altro che ricorrere alle intimazioni, che il carattere
nostro ci obbliga talora di far udire ai potentati, in nome di
Dio. Da che, gli dissi, ricusava di accettare un accomodamento
onorevole e vantaggioso, non aveva più che ad aspettarsi
di cadere sotto la mano della vendetta divina. Questa parola lo
atterrì; ma riavutosi tosto, mentr'io eccitavalo a deliberare,
promise, sotto una specie di giuramento, ch'egli non assalirebbe
mai Agué, se provocato non fosse; ma quanto al riconciliarsi,
gli era impossibile. Raccoglieva allora appunto soldati nella
tribù vicina: glie ne parlai; ed egli replicò più
volte la sua promessa di astenersi da ogni qualunque ostilità,
non provocata. Io lo assicurai, che così farebbe anche
Agué. Al mio ritorno in questa città, feci una relazione
delle negoziazioni mie ai capi adunati; ed il principale di questi
promise davanti a tutti e in nome di tutti, che mai non provocherebbe
i suoi vicini. Assicurò, ch'egli non aveva mai voluto la
guerra, e, in prova, soggiunse, che, in una battaglia, ove aveva
posto in fuga i nemici, aveva risparmiato loro la vita, col proibire
a' suoi di perseguirli; perché erano tutti, diceva egli,
della stessa famiglia. Sino ad oggi (dicembre 1863) non è
rinata alcuna ostilità.
L'importanza del Portaparola
Nei costumi di questi paesi sono certe bizzarrie, che non portano
il pregio d'essere narrate: sono vere fanciullaggini. Pure, eccone
una, che vi darà indizio del valore delle altre. I colloqui
tra un Capo ed i Bianchi non hanno mai luogo direttamente in lingua
del paese, ma sempre in una lingua europea e per mezzo d'interprete.
Quando ad Agué, io mi recai a casa del Cabacero, per riferirgli
l'esito de' miei passi a Piccolo-Popo: parlammo direttamente insieme,
mentre aspettavasi, che i capi inferiori fossero adunati. Quando
fu in pronto ogni cosa, egli mi disse: Sapete l'inglese? - Si
- Dunque abbiate la gentilezza di dire in inglese all'interprete
ciò che avete da dichiarare: egli lo tradurrà. E
così fu fatto. Finita la mia relazione, con tutte le spiegazioni
che comportava, si terminò la seduta pubblica coi soliti
complimenti; e noi due ripigliammo la conversazione direttamente
e senza interprete. La ragione di quest'etichetta è, che
non si vuole lasciar giungere all'orecchio del capo ciò
che potesse turbare le usanze del paese. Qui entra ancora il fettiscismo.
Ho, non è guari tempo, visitato i cristiani di Porto Novo,
di Badagri e di Lagos; ed in questo villaggio ho battezzato buon
numero di fanciulli ed alquanti adulti; tutt'insieme novantadue
persone.
A Lagos, il 27 settembre, che era una domenica, celebrai pubblicamente
la santa messa in un'ampia casa, ove i paesani avevano eretto
un altare perfetto. Quelle buone genti, tornandosene dal Brasile,
portano sempre seco statuette di santi ed altre cose sacre. Il
detto giorno ognuno prestò quello che possedeva. Si trovò
sino all'incenso ed al turibolo: eravi anche una campana di certa
grandezza. Desterà maraviglia il vedere, come in un istante
si trovò, in paese infedele e sotto la mano dei protestanti,
quante cose sacre bastavano a creare una chiesa pella celebrazione
di quella prima messa pubblica a Lagos. Vi assistevano poco meno
di quattrocento persone. Era ancora una rappresentazione della
Chiesa cattolica: genti di dieci varie nazioni trovavansi colà
in ammirabile raccoglimento di spirito. Quarantasei persone ricevettero
quel giorno il battesimo. I cattolici non si ristrinsero a ciò;
ma dimostrarono vivissimo desiderio d'avere una missione; e ci
offersero una somma ragguardevole di danaro,per agevolarne i mezzi
di stabilirci nella loro città. Quel medesimo dì,
cinque negozianti europei si presentarono al governatore inglese
per trattare dell'acquisto d'un terreno destinato a stabilirvi
la missione: erano disposti a comprarlo, secondo il costume della
colonia, che il fa pagare caro abbastanza. Il governatore, durante
la visita ch'io fatta gli aveva alcuni giorni avanti, erasi mostrato
incline ad una missione cattolica. Quand'ebbe udito la deputazione
ed i progetti di lei, rispose, che un terreno, destinato alla
missione cattolica non si doveva vendere, ma doveva essere offerto
in dono dal governo. Contuttociò, siccome la legge coloniale,
che fissa il prezzo dei terreni, proibisce nel tempo stesso di
darne in dono; ed il governatore non avendo il potere di derogare
a detta legge, promise di proporre la cosa alla prima tornata
del suo Consiglio, e di proteggerla quanto meglio saprebbe. La
concessione pertanto fu fatta gratis et amore e in buona forma:
il terreno era anche più grande che non si era chiesto.
Occhi puntati a Lagos
Così stando le cose, non dobbiamo noi secondare con tutte
le nostre forze i desiderj devoti dei fedeli sul luogo più
importante del nostro vicariato? Deesi sperare, che al cospetto
di sì grandi bisogni e di sì buona volontà,
lo zelo de' missionarj non verrà meno, e che l'Opera della
Propagazione della Fede ci ajuterà forte. Lagos è
un paese ampiamente libero, ove il campo è aperto, e non
aspetta che gli operaj. Il governo inglese, che ci vede il proprio
interesse, lungi dal contraddire le missioni cattoliche nelle
sue colonie, le seconda sovente, né mai oppone loro nessuno
impedimento. Convien aggiungere anche un'altra circostanza notevole.
Quando il nostro venerato fondatore ebbe, nel 1856, domandato
alla Propaganda d'essere spedito al Daomei, si sperò a
Lagos d'avere tosto una missione. Per la qual cosa, prima che
si sapesse, Mons. di Marion-Bresillac essere destinato a Sierra
Leone; il console di Sardegna, con gli altri cattolici di Lagos,
aveva ottenuto un pezzo di terreno per la futura missione: facevasi
allora il primo spartimento delle terre della colonia, e la legge
coloniale non era ancora promulgata. Fu anche edificata una cappelletta.
Tempo dopo, per mancanza di alcune formalità, divenute
necessarie dopo la presa definitiva di possesso, e perché
erasi perduta la speranza d'avere una missione; il terreno concesso
fu usurpato, e la cappella, destinata ad altro uso. Ora, che s'é
fatto ritorno all'opera ed ottenuto una seconda volta il terreno
necessario, se non si approfitasse dell'occasione, sarebbe una
perdita per lungo tempo irreparabile. Se le difficoltà,
che presentemente incontra la colonia, verranno superate, come
tutti sperano, diverrebbe poscia impossibile trovare un sito convenevole,
pure con grandi offerte di danaro.
I primi risultati
Mi sono studiato di appagarvi coll'esposizione di ciò che
meditiamo e di ciò che abbiamo fatto nel corso di questi
due anni ed otto mesi, che siamo nel Daomei: mi rimane a darvi
preciso conto de' sacramenti amministrati da noi.
Battesimi di fanciulli in tenera età. 288
Battesimi di adulti 31
...................................................... 319
Confessioni 400
Comunioni 100
Cresime 33
A Vidah abbiamo adesso,
fra i catecumeni che si dispongono al battesimo 27
e fra i neofiti, che si preparano alla prima
confessione ed alla cresima 34
Da quanto ho narrato, voi potete vedere, che se noi non mietiamo,
almeno spigoliamo nel campo del Signore.
Piacciavi di gradire, ec.
Fr. Borghero
missionario