Controllo rituale degli elementi

Secondo la tesi di Marguerite Dupire, un gruppo poteva occupare pacificamente un luogo solo attraverso il controllo rituale di certi elementi inanimati e/o animati che divennero in seguito dei totem clanici, i quali ci informano sulla storia, l'organizzazione sociale e l'alimentazione delle origini. La considerazione di cui godono certi animali va oltre la nozione di semplice interdetto alimentare e ci rinvia piuttosto ad una vecchia alleanza.
A Yoff, per esempio, la cattura di uno yuur, pesce che porta il nome del clan, comportava una serie di riti funebri che impedivano la contaminazione magica del resto del clan.
Il pescatore, ricoperto da un tessuto bianco, si stendeva su una barella a fianco ad un'altra barella dove si trovava il pesce avvolto in un drappo bianco e, in seguito, veniva sottoposto ad un lavaggio purificatorio. A jilax, il delfino, salvatore dei naufraghi, vengono offerti cuscus e uova in segno di ringraziamento.

La donna pesce, eroe culturale

Jilax designa anche la sirena, la donna-pesce che avrebbe insegnato ai Lebu le tecniche di pesca d'altomare e le pratiche cultuali, e che compare ai pescatori con una calebasse sulla testa: essa offre cibo e amore a chi vuole unirsi con lei nelle acque marine.
La sirena, che nuota indisturbata lungo la costa diffondendo una pallida luce, abita la scogliera di Popenguine (dal wolof boppu ginne, « la testa del jinn ») dove prende il nome di Maam Kumba Cupaan. A Sangomar è conosciuta come Maam Yungume.
Presso lagune e paludi salmastre, essa preferisce prendere le forme del lamantino e diviene animale-totem del clan matrilineare sereer Jaxanoora e della famiglia Sarr.
Scogli, isolotti, spiagge, laghi e stagni costituiscono l'habitat previlegiato di creature ambigue dal potere di vita e di morte. Numerosi sono i luoghi da evitare o da frequentare con prudenza, diversi i pesci da avvicinare con una certa precauzione magica: suddi, lo squalo blu, mbagënda, la balena, gaynde géej, « il leone del mare » cioé lo squalo, rancan e mbenga, le razze, leraw, il lamantino, si, la tartaruga marina.
« Il mare è come una giungla. Ci si entra con dei jat (versetti magici) »(Bayda Mbengue, pescatore lebu).

Gli spiriti protettori

Il grande santuario-dimora degli spiriti delle coste senegalesi, da Sait-Louis a Banjul, si trova sotto la lingua di sabbia mobile di Sangomar, punta estrema sull'oceano alla foce del fiume Saloum, e che è anche il luogo di incontro delle anime dei morti e la porta per l'aldilà.
Questi spiriti, apparentati fra loro e per la maggior parte femminili, sarebbero stati i primi abitanti del litorale e sono considerati gli antenati mitici uterini dei clan fondatori. Per tale ragione, il loro nome è preceduto da maam, termine che indica gli ascendenti di una famiglia.
Gli spiriti (rab) più importanti, riconosciuti e onorati (tuur) hanno un altare (xamb) in una corte familiare. Esso è formato da una grossa anfora coperta e riempita d'acqua dolce e pezzi di radici, da alcuni canari più piccoli rovesciati e con il fondo forato e da piloni infossati. Inoltre è riservato loro un angolo di spiaggia dove vengono fatte le offerte di latte cagliato, di palline di miglio crudo pestato e mescolato con acqua zuccherata, e di sangue.
Il culto familiare o collettivo rinnova una vecchia alleanza che si traduce per il gruppo in protezione e assistenza nella vita quotidiana. Raramente il tuur possiede un individuo. Ciò avviene quando quest'ultimo eredita la funzione di boroom xamb e boroom tuur (prete) di un villaggio, di un clan o di un lignaggio