Il rab è un essere errante che può far ammalare e rendere folli una o più persone, non necessariamente apparentate. E' necessario allora, attraverso il rituale dello ndëp che comporta vari sacrifici animali e danze di possessione, individuare lo spirito, farlo uscire dal corpo del posseduto e fissarlo in un altare. L'ammalato in via di guarigione verrà due volte alla settimana (Lunedì e Giovedì) a lavarsi con l'acqua del canari del suo rab e la boroom xamb si occuperà delle offerte.
Durante le cerimonie annuali dedicate ai tuur, coloro che sono guariti prestano il loro corpo ai rab che li posseggono dopo essere stati evocati dai battitori dei tam-tam con ritmi propri ad ognuno di loro (bakk). Il boroom rab cade in trance, gli occhi strabiliati, la bava alla bocca, a volte piange a volte ride, canta, insulta i presenti, sputa, si denuda, poi cade in trance. Allora i tamburi tacciono, la persona incosciente viene fatta stendere e lentamente torna in sé. Talvolta è necessario l'intervento della ndëpkat, la guaritrice, che pronuncia degli esorcismi nelle orecchie del posseduto, ne pressa il costato e lo libera. Questi si siede, beve del latte cagliato con dentro una polvere di erbe e di radici (sunguf réen) e si riposa.
Versetti del Corano accompagnano le preghiere ai tuur. Anche i rab appartengono ad una confessione: molti sono musulmani, alcuni cristiani. Quelli animisti (ceddo) sono i più crudeli, i più difficili da identificare e da controllare. I tuur musulmani festeggiano la Tabaski, la grande festa musulmana del sacrificio, per cui, dopo aver immolato il montone, durante lo smembramento della carcassa, vengono raccolti in una calebasse(zucca svuotata che serve da contenitore) di legno dei pezzetti di ogni parte del corpo dell'animale e offerti, insieme al sangue, sugli altari.