Quadro geomorfologico

Il lago Retba è una depressione interdunaria sommersa durante il Nouakchottiano (5000 BP). Sui lati meridionale e orientale, esso è circondato dalla terrazza nouakchottiana, una spianata sabbiosa ricca di una fauna fossile composta da una trentina di specie di conchiglie che rivelano le vestigia di una popolazione neolitica installata sui cordoni di sabbia ai bordi del lago. Essa costituisce la zona di transizione tra la depressione lacustre e le dune rosse ferruginose continentali che risalgono alla fase secca del Quaternario recente (Ogoliano, 20000 BP). A Nord si affacciano sul lago le dune gialle della fine del Nouakchottiano e a Nord-Ovest le dune bianche, più recenti (post-Nouakchottiano) e vive (mobili) che costituiscono una striscia larga di qualche centinaio, a punti di qualche migliaio, di metri.

Un lago dal color rosa

Durante l'anno, il livello delle acque del lago varia considerevolmente passando da mezzo metro a un metro e venti. Tale fluttuazione dipende essenzialmente dall'intensa evaporazione durante la stagione secca e dagli apporti pluviometrici nella stagione delle piogge. In questo periodo, l'importante quantità d'acqua che il lago riceve dalle paludi circostanti causa il riempimento della zona inondabile a Nord-Est, sebbene le acque non raggiungano più il vecchio perimetro d'inondazione occupato oggi da una vegetazione erbacea che cresce grazie alla falda d'acqua dolce affiorante. Il lago ha avuto, infatti, un'evoluzione regressiva a partire dagli anni '50, e alla fine degli anni '70, in seguito alla grande siccità, gli apporti idrici si sono estremamente ridotti; uno squilibrio si è installato nella dinamica riempimento/evaporazione determinando la riduzione del volume del lago e l'alta concentrazione salina delle acque (400 mg. per litro, ph.7,9) per cui esso ha acquistato la colorazione rosa.

Un ecosistema in pericolo

Tra i fattori naturali che influenzano il degrado ambientale, la siccità è indubbiamente all'origine della modificazione di questo fragile ecosistema. Gli anziani raccontano che fino agli anni '60 il lago era pieno d'acqua e in contatto diretto a Nord-Est con gli stagni di Yandhal e di Thior. Tutt'intorno e fino al lago Mbaouane vi erano cocchi (Cocos nucifera), datteri del Senegal (Phoenix reclinata), fichi (Ficus thonningii), palissandri (Pterocarpus erinaceus), borassi (Borassus flabellifer), canne (Phragmiles vulgaris), palme (Eloeis guineensis) e manghi, papaie, limoni, guaiave. In caso di carestia, i dintorni dei due laghi erano considerati zona di rifugio. Vi vivevano scoiattoli (Heliociurus gambians), antilopi (Tagelaphus scriptus), pitoni (Python sebae), coccodrilli (Crocodylus porassus), pellicani (Ptecamus rufescens) e pesci, wass (Sarotheradon melanotheron heudelotii) e buda (Porophiocephalus obscurus). Ancora nel '78, a Nord-Est del lago Rosa, fu ritrovato un esemplare di wass, una specie che vive nelle acque salmastre e che tollera salinità elevate.

La superficie del lago si riduce

Dal 1968 al 2002, il deficit pluviometrico si andò accentuando con punte estreme negli anni 1972-73 e 1983-84 e con conseguente prosciugamento di alcuni pozzi e riduzione della superficie del lago, alimentato dal processo di restituzione delle acque sotterranee. Ciò che oggi impedisce al lago di estinguersi completamente è l'importante tenore in sale sciolto nelle sue acque che attenua l'effetto dell'evaporazione. L'azione morfodinamica dei venti, invece, ricopre tutto di uno strato spesso di sabbia fine e leggera che seppellisce alcuni punti d'acqua temporanei, le giovani piante, gli orti. Il fronte dunario avanza in direzione del lago di circa 7 metri l'anno, spinto e rimodellato dal vento violento del litorale, la cui intensità è stata fortemente attenuata dai rimboscamenti intrapresi nella zona già all'epoca coloniale.

Bisogni umani e risorse naturali

L'uomo concorre, infine, alla salinizzazione del suolo e delle acque, poiché l'intensificazione dell'orticultura ha comportato un aumento del consumo d'acqua dolce, e favorisce sia la riduzione del volume lacustre con l'estrazione del sale che la distruzione del mantello vegetale con il passaggio incessante dei veicoli turistici, l'arrivo della corsa Parigi/Dakar, la costruzione di camping e la transumanza delle mandrie bovine, fortunatamente in via di sparizione in queste zone grazie alla sedentarizzazione dei pastori peul. Si sono estinti i borassi, il cui legno è stato utilizzato per le attività recenti collegate al turismo (costruzioni, artigianato), mentre i filao, frangivento necessari alla fissazione delle dune, risultano sempre più danneggiati. Bisogni umani crescenti si scontrano a risorse naturali in costante diminuzione da preservare. I decreti che razionalizzano l'utilizzazione dell'acqua dolce (interdizione di perforazione di nuovi pozzi nelle regioni di Dakar e di Thiès, n° 006/24 Aprile 1986) e disciplinano l'estrazione del sale (produzione fissata a 12.000 tonnellate l'anno e proibizione dell'uso di piroghe, n°3018/MEPN/D.Env./3 Luglio 1990) non sono applicati.

Una forte domanda di viveri

La prossimità dei centri urbani di Dakar e di Thiès con la loro forte domanda di viveri spiega sia l'intensificazione delle colture (entrate annuali per più di nove miliardi di F CFA di cui due miliardi solo per i 737 ettari in prossimità del lago Rosa) e lo sfruttamento della falda sotterranea per l'irrigazione, sia la salina abusiva del lago. La recente apertura a Pikine di una fabbrica per la frantumazione del sale è in relazione con lo sviluppo dell'attività di estrazione. Fino a pochi anni fa, infatti, il sale grosso era trasportato alla fabbrica di Diourbel e da lì inviato sui mercati nazionali e stranieri. Gli interessi dei vari attori si scontrano: lo Stato preoccupato di portare avanti una politica di preservazione ambientale secondo gli accordi internazionali ratificati (Conferenza di Stoccolma nel 1972, Convenzione di Rio de Janeiro nel 1992), le popolazioni locali confrontate ad un problema di sopravvivenza, i commercianti mossi solo dal senso degli affari. Certo è che la salvaguardia del sistema ecolacustre significa anche preservazione delle risorse da esso dipendenti. L'evidenza del degrado ambientale e campagne di sensibilizzazione dei residenti ha dato vita a diversi progetti di rimboscamento.

Ridurre l'effetto dei venti

Le dune del litorale nord-ovest sono state in parte fissate nel '55, nel '69 e nel '72 grazie ad un perimetro di circa 20.000 ettari piantato a filao (Casuarina equisetifolia), albero che resiste al forte vento della costa ed alle variazioni pluviometriche, che cresce velocemente e vive circa 40 anni. Gli abitanti, aiutati dalle strutture non governamentali che hanno fornito piante e assistenza tecnica, hanno potuto piantare eucalipti (Eucalyptus camadulensis) e filao, oltre a sistemare siepi per proteggere campi e giardini ortofrutticoli (progetti dell'ONG senegalese ENDA Pronat, della cooperazione americana USAID e di quella canadese ACDI). L'effetto dell'azione eolica è stato cosi in parte ridotto, il suolo fertile protetto dall'asporto di materia organica, le giovani piante salvate dall'insabbiamento, le attività di orticultura preservate. Mentre i filao fungono da frangivento, gli eucalipti forniscono legna da ardere e da lavorare, e foglie da utilizzare nella farmacopea. Solo il rispetto dell'equilibrio ecologico di questo sito di bellezza singolare è garanzia di una riuscita economica per le popolazioni locali.