L'estrazione del sale

L'estrazione del sale data degli inizi degli anni '80. Di tipo individuale e familiare, questa attività non è sottoposta ad alcuna regolamentazione pratica. Nel 1989, la Commissione interministeriale per il lago Retba, al fine di preservarne l'equilibrio ecologico, aveva fissato, con decreto presidenziale, a 12.000 tonnellate la quantità di sale estraibile annualmente.
Da decenni erano sfruttate le saline di Gandiole (Saint-Luois), Fatick, Joal e Palmarin, da dove il sale raggiungeva Dakar e poi la Guinea, il Niger, il Sudan, la Costa d'Avorio.

Come viene estratto il sale

Dal 1995, l'estrazione del sale dal lago Rosa ha raggiunto le 110.000 tonnellate per un giro d'affari di circa tre miliardi di F CFA di cui solo 1/10 interessa i salinai. Chiunque può diventare salinaio. Non ci sono imposte né sull'attività di estrazione né sulla commercializzazione. Bisogna solo equipaggiarsi di scarpe di plastica, un cappello, un bidoncino riempito di acqua da bere, una pala ed un setaccio. Si affitta una piroga per cinque vaschette di sale da 30 chili, poi ci si addentra nel lago con l'aiuto di una pertica. Ci si spalma il corpo di burro di karité e si scende in acqua.
Non è necessario saper nuotare, l'acqua arriva alla vita o alle ascelle e la forte salinità mantiene a galla. Con la pala si rompe la crosta del fondo e si tirano su i pezzi, si riempie il setaccio appeso al collo con una corda e poi si versa il sale raccolto e sciacquato nella piroga.
Dopo quattro o cinque ore di lavoro intenso si torna a riva con un carico di una tonnellata. Le donne, sedute sulle collinette di sale, arrivano con le loro vaschette di plastica colorata e aiutano a scaricare; ricevono in cambio quattro o cinque vaschette da 30 chili di sale grezzo. Il resto è per il salinaio.

Pulizia del sale grezzo e confezione

Il sale grezzo, grigio appena uscito dall'acqua, viene ammassato in collinette e lasciato al sole per due o tre giorni affinché diventi ben bianco. Le donne lo setacciano e lo puliscono dalle impurità argillose rigettate nel lago, poi viene spruzzato di iodio e messo in sacchi da 25 chili.
Viene commercializzato sul posto a cinque F CFA al chilo (1 Euro = 655,957 F CFA), ma il prezzo varia secondo il periodo stagionale. Esso scende durante l'hivernage a causa delle piogge che possono sciogliere rapidamente il sale ammassato sulla riva, per cui è meglio non aspettare a venderlo, ma sale subito dopo quando, a causa dell'apporto d'acqua dolce, ce n'è di meno. In città, il sale sarà rivenduto all'ingrosso da 15 a 25 F CFA al chilo, nelle boutiques a 25 F CFA il sacchetto.
Un comitato di vendita formato da soli uomini si occupa delle relazioni con i grossi clienti, le donne vendono ai piccoli commercianti, ai conciatori, a chi fa essiccare i pesci. Con i soldi ricavati, esse partecipano alle spese familiari, soprattutto si occupano della scolarizzazione dei bambini.

Un lavoro impegnativo

I residenti dei villaggi circostanti che lavorano al lago arrivano al mattino verso le sette, fanno una pausa all'ora di pranzo e riprendono il lavoro fino alle quindici. A volte le donne continuano a setacciare fino alle diciassette, poi, quando rincasano, mangiano e si riposano lasciando alle figlie maggiori il compito di accudire alle faccende domestiche. Si lavora anche durante il mese di digiuno di Ramadan o la Quaresima, ma non i giorni delle grandi feste come la Korité, la Tabaski, Pasqua e Natale. Gli uomini possono cominciare quest'attività all'età di quindici anni, le donne a quella di dodici.
Un tempo, le donne annodavano l'una con l'altra i lembi dei loro pagne ed entravano in acqua tutte insieme con pale e setacci, poi un giorno le cose cambiarono. Arrivarono gli uomini e le piroghe.
Chiaramente gli uomini si appropriarono di quella che sarebbe diventata un'attività relativamente redditizia, ma la spiegazione che essi danno a proposito è che la donna è troppo debole per poter spaccare il fondale o condurre una piroga piena di sale e che il contatto quotidiano con l'acqua salata è pericoloso per gli organi genitali.
Le donne annuiscono, dicono che in acqua la loro pelle si rovina, si riempie di piaghe che cicatrizzano difficilmente e che gli occhi si ammalano – alcune portano degli occhiali scuri per evitare la congiuntivite -, ma rifiutano la seconda ragione: il sale non è pericoloso per la fecondità in se stessa ma la donna incinta non può lavorare al lago poiché il forte dispendio di energie causerebbe l'aborto.
Gli uomini che lavorano alla salina soffrono comunque di pressione alta e di insufficienza renale, disfunzioni da non sottovalutare per la donna sposata in età feconda che sarebbe esposta all'aborto naturale.

Un lavoro che richiama molta gente

Oltre a Wolof e Lebu, Sereer, Peul, Bambara, Malinke, Joola provenienti dall'interno, dalla Casamance, dalla Guinea, dal Mali lavorano all'estrazione del sale e occupano i due villaggi stagionali situati a sud del lago, sulla terrazza nouakchottiana.
Uomini soli o famiglie intere che trascorrono qui da sei mesi a due anni prima di tornare al loro paese con un po' di risparmi. Coloro che hanno un punto d'appoggio a Dakar (parenti, amici, compaesani) si recano in città una volta alla settimana, per qualche giorno, per riposarsi e rifornirsi di viveri.
In questi villaggi precari, fatti di capanne di paglia e di arbusti intrecciati, la vita non è facile. Nelle case il mobilio è ridotto all'essenziale e poggia direttamente sulla sabbia: un letto, una panca, una stuoia su cui sedersi per mangiare, un po' di vasellame, un incensiere per scaldarsi la notte, un fornelletto a carbone per cucinare, una vaschetta di plastica per lavarsi e fare il bucato, un piccolo baule o una valigia con gli abiti, un'altra stuoia per la preghiera.
Al villaggio mancano i servizi igienici, l'ambulatorio, la scuola, i luoghi di culto. Anche l'apertura di un daara (scuola coranica) non ha funzionato.

Estrazione e commerci paralleli

L'acqua dei pozzi non si può bere. Ogni giorno un carretto porta da Niague wolof dei bidoncini da 20 litri d'acqua potabile a 100 F CFA. Cibo e medicine sono acquistati a Niague wolof dove ci si rende a piedi, oppure a Keur Massar dove è possibile consultare guaritori tradizionali per la modica spesa di 1000 F CFA.
Recentemente un Peul Fuuta (Guinea) ha abbandonato il lavoro del sale ed ha aperto un chiosco che vende prodotti confezionati, pane e frutta. Una donna peul fuuta prepara il riso di mezzogiorno che vende a 250 F CFA il piatto facendo concorrenza alle donne wolof di Niaga che hanno avviato l'attività di ristorazione; un'altra compra il carbone in un villaggio vicino e lo rivende alle donne del luogo a 120 F CFA la busta.
Nessuno resta con le mani in mano. Anche i bambini, costretti ad imparare presto le strategie della sopravvivenza, corrono dietro ai turisti chiedendo biscotti, tangal (« caramelle ») e penne.
Un breve sopralluogo alle colline di sale, qualche fotografia, poi i pullman chiudono le porte sulla povertà, fanno il giro del lago e si fermano sulla sponda settentrionale, al bar di un Sudafricano, ai piedi delle dune e dei filao. Da questa parte è anche possibile fare il bagno per poi immergersi immediatamente in una delle pozze d'acqua dolce che affiora dalla sabbia.
A Niaga peul, « Chez Salim », camping appartenente a un Libanese ma gestito da giovani Peul figli di pastori nomadi sedentarizzati, si puo' trascorrere la notte ascoltando ritmi della tradizione hal-pulaar e osservare una seduta di geomanzia.
Il fascino del lago attira ogni anno migliaia di turisti per un volume d'affari di un miliardo e mezzo di F CFA, ma turisti e salinai non sanno che il lago è un cuore affaticato. Assetato, minacciato dalle dune e aggredito dall'uomo, il lago Retba tende a restringersi e, a causa del processo di degrado a cui è sottoposto, potrebbe anche perdere il suo bel color rosa.