Stavolta è diverso, non potrò tornare ancora, almeno per il momento, quindi dico ad Aïssatou di essere precisa e concisa nelle domande. Il vecchio si siede sulla sponda del letto, la donna dietro di lui e il giovane per terra. Gorom Ndoye è un vecchio contadino alto e magro, con un bubu a righe bianche e blu ed un cappello di lana marrone in testa, la stretta di mano decisa. E' una persona piacevole, sorridente, si scusa di non parlare bene francese e ci chiede di tornare per incontrare suo fratello Ablaye, maestro. Gli spieghiamo la situazione ed accetta di esserci utile. Parlerà lentamente affinché io possa annotare la traduzione di Aïssatou. Il silenzio cala per un istante, poi la voce pacata del vecchio ripercorre la storia.
« Mi chiamo Gorom Ndoye. Ho 93 anni. Sono il fratello maggiore di Ablaye Ndoye che ha preso moglie nella famiglia di Adja Séynabou Diagne, detta Yaay Lëk, la sacerdotessa di Maam Kumba Lamba, il tuur (spirito) protettore di Tengéedj (Rufisque). Biram Ndao Ndoye, Ndiegne Ndoye, Gorgui Ndoye, Andoye Ndoye, Gorom Ndoye.
Biram Ndao Ndoye aveva due mogli. La seconda, Abeye Ndoye, fu la prima persona a preparare il laax (farina di miglio cotta, zuccherata e cosparsa di latte cagliato che si cucina in grandi occasioni) a Déni. Venivano dal villaggio lebu di Gorom. Erano Xagaan (clan matrilineare). Il lago che noi Lebu chiamiamo Ya Ndal era più grande e pieno di waas.
Una linea verticale rosa lo divideva in due parti: a sinistra prendevamo il sale e pescavamo, a destra le acque erano vietate agli uomini. Il sale veniva estratto ogni quindici anni. Il villaggio intero partecipava all'operazione. Un rab (spirito) viveva in un baobab sulla riva.
Periodicamente il rab doveva essere propiziato. Si organizzavano dei tuuru (rituali) durante i quali le donne del clan matrilineare Waneer entravano in acqua, riempivano tre recipienti di sale e li versavano ai piedi dell'albero. Tutto il lago diventava immediatamente accessibile agli abitanti del villaggio, tranne al gewel (griot).
Se esso avesse osato toccare le acque del lago, si sarebbe sollevato un forte vento devastatore. I Naar (Mauri) venivano a comprare il sale che scambiavano all'interno del paese con il miglio.
A Dakar, vendevamo il pesce e le pelli di coccodrillo. Facemmo l'ultima estrazione nel 1942. Poi non ci fu più sale. Il rab se ne andò.
Negli anni '70 il sale è tornato, il lago è diventato rosa. Una donna del Cayor, Sokhna Fall Khouma, sposata con un lebu, Souleymane Faye, cominciò l'estrazione del sale con la sua famiglia. Un sacco di 25 chili costava 6 F CFA. Ora, il figlio di Ablaye, Ngalla Ndoye, fa parte del comitato di vendita. Lo troverete là, sotto la tenda, vicino al sale. » (Gorom Ndoye, villaggio di Déni Biram Ndoye, Novembre 2003, interprete Aïssatou Ndour).
Avrei voluto restare ancora un po', assorta ad ascoltare memorie del passato, racconti reali e surreali, ma l'ora dello ndogu si avvicinava. « Offriamo la cola » a Gorom e alla donna, facciamo un regalo ad Ami e ci impegniamo a tornare per una visita. Le donne ci salutano calorosamente, Ami ci accompagna fino alla macchina. Ripercorriamo lo stesso cammino. Alcune donne coi bimbi sul dorso ci chiedono un passaggio fino a Déni Guedj. Sono appena passate le diciassette. Il lago è meravigliosamente violetto, qualcuno lavora ancora, non ci sono più turisti, le bancarelle del villaggio artigianale stanno chiudendo. Fra poco, la notte avrebbe avvolto, cancellandole, bellezza e povertà. Con Aïssatou ci voltiamo ancora una volta promettendoci di tornare insieme con i nostri bambini.
Virginia Bruzzone