L'esodo degli Abron

I conquistatori

Nel suo libro "L'histoire des Ivoiriens" Du Prey contesta che gli Abron siano arrivati sul suolo di Bondoukou come conquistatori. Ciò sembrerebbe esatto.
Gli Abron non hanno voluto prendere con la forza ciò che potevano ottenere con la persuasione, cioè delle terre per il loro insediamento.
E' questo atteggiamento che conferma la tradizione orale che dice che Tano Daté attraversò il paese come nomade senza cercare di imporsi in alcun modo.
Fuggendo, gli Ashanti all'inizio non si fecero troppo notare. Chiesero ai Nafana, loro ospiti, dove potevano stabilirsi. La tradizione vuole anche che abbiano ottenuto un ceppo acceso(1) dalle mani dei Nafana, volendo così mostrare ai nuovi arrivati che erano i possessori del suolo.

I nuovi arrivati si impongono

Ma una volta insediati e ristabilitisi dalle fatiche e dalle emozioni delle loro marce forzate, gli Abron si mostrarono per quello che erano veramente. Imposero la loro legge ai loro ospiti, i Nafana, e a poco a poco, s'imposero a tutti gli abitanti della regione.
Facendo delle riserve sulle date, gli avvenimenti si svolsero come scrisse Delafosse:
Presto Abou Bini sottomise i Nafana e i Gbin, autoctoni del paese, poi i Dioula di Bondoukou. Portò a termine la distruzione di Bégho, vecchia città mussulmana, situata vicino all'ansa del Volta Nero...Poi aiutato dai Nafana ridusse i Koulango, stabiliti a sud e a ovest di Bondoukou, allo stato di sudditi e si fece riconoscere re di tutta la regione che si estendeva da Assikasso o Agniblékrou a sud, fino a Tambi al nord, e da la Comoé a ovest fino a Doma e Ntakima a est, con Bondoukou come capitale
. Questi fatti d'armi durarono più anni. Ma la superiorità militare abron non tardò a farsi sentire e a produrre i suoi effetti.

Tecniche militari

La tradizione orale racconta come questa superiorità militare abron era spesso unita ad una forte dose d'astuzia.
Ecco, secondo un racconto di Tano Koffi, come sarebbe avvenuta la sottomissione dei Koulango.
Tano Koffi non conosce il francese. Questo racconto lo si deve alla mediazione di suo figlio Raphael Atta Koffi.
Un nobile abron, che soffriva di una malattia verso la quale i guaritori del suo paese si erano rivelati impotenti, si recò nel paese Koulango per farsi curare. Si fece accompagnare da sua nipote. Rimase nel paese un po' di tempo, poi morì.
Gli ospiti koulango dissero alla nipote: "Tuo zio è morto e tu sei sola qui con noi. Indicaci quali sono le usanze funebri del tuo paese, affinché noi possiamo seppellire degnamente tuo zio". La ragazza disse che dalle sue parti, non si poteva inumare un uomo come suo zio, senza aver sparato almeno un colpo di fucile. Gli ospiti koulango risposero che loro non avevano mai sparato un colpo di fucile. E di conseguenza erano obbligati a seppellire il morto secondo le loro usanze.
Mortificata di non aver potuto rendere gli ultimi omaggi a suo zio, la nipote ritornò al suo paese e raccontò l'accaduto. Udendo ciò gli Abron dissero: "Ecco un paese facile da conquistare poiché i suoi abitanti ignorano l'uso delle armi da fuoco".
Fu subito organizzata una spedizione con la giovane come guida. La ragazza fece dire ai Koulango: "Riunitevi tutti poiché i miei parenti avendo saputo che avete guarito, e in seguito seppellito degnamente mio zio quando è morto, vengono a salutarvi".
I dignitari koulango si riuniscono al completo. Arrivano i guerrieri abron e accerchiano il villaggio. Un piccolo distaccamento entra nell'agglomerato. La ragazza in testa, presenta ogni dignitario che riceve, subito, una leggera sciabolata i n fronte. Il dignitario, abbassando la testa sotto l'effetto del sangue che inonda il suo viso, riceve un secondo colpo che lo decapita. I guerrieri che hanno circondato il villaggio se ne impadroniscono senza spargimento di sangue. E' in questo modo che furono annientati i notabili Koulango.
Non è certamente con questo semplice stratagemma che fu sottomesso tutto il paese koulango.
Ciò farebbe supporre ad un paese molto ben organizzato, con una capitale, una corte, dove risiedevano tutti i notabili. Non era certo il caso dei Koulango: la loro organizzazione sociale era quella di un villaggio.
L'aneddoto farebbe allusione a un caso particolare, una grande città, per esempio, o un primo raggruppamento di villaggi, che gli Abron avrebbero conquistato e sottomesso con astuzia? Non se ne sa nulla! Si può notare una caratteristica della politica abron: si accontentavano di annientare i notabili dei paesi che sottomettevano.
Sta di fatto che gli Abron erano ben superiori militarmente ai Koulango. Come lo fa notare Holas:
"Grazie alla loro innegabile superiorità nel campo dell'organizzazione politica e dell'equipaggiamento tecnico questi nuovi arrivati seppero ben presto soggiogare, ossia assimilare, i raggruppamenti autoctoni (3) per stabilirvi la loro sovranità".
La tradizione orale koulango fa eco delle gesta della conquista abron, trasformando in tributo annuale, che i Koulango dovevano agli Abron, uno sfortunato regalo che i pacifici paesani koulangp avrebbero fatto a Adjoumani Kpagnini al momento del suo insediamento. Ma fu, molto probabilmente, un tributo di guerra (4).



1) L. Tauxier, Le Noir de Bondoukou, cit.102. Questo gesto di donare un ceppo acceso ricorda il gesto contrario: il rinvio definitivo di un individuo dal villaggio. Quando la collettività cacciava un indesiderato, gli donava un tizzone acceso.
Ciò voleva significare che non aveva più il suo posto al villaggio, e doveva quindi costruirsi altrove la sua dimora. Per lui il fuoco al villaggio si spegneva definitivamente: non poteva più tornare per mangiare o abitare.
2) M. Delafosse, Vocabulaires... cit.108.
3) B. Holas, Cote d'Ivoire, Passé, Present, Perspectives, cit.27. 4) Secondo le informazioni fornite da nana Kwabenan Edouard, un bona assuadiè di Koun Abronso, durante la festa degli ignami il re degli Abron inviava i suoi emissari a tutti i gruppi che dipendevano da lui per raccogliere questo genere di tributo sotto forma di ignami, polli, capretti, montoni. Ma l'informatore assicura che gli inviati del re non passavano dai Bona, poiché... essi ne erano esenti.