Quando Ibn Battuta giunge a Mali trova un sovrano potente e un regno organizzato.
Quest'impero era nato circa 100 anni prima nella battaglia di Kulikoro, non lontano da Bamako sul Niger. Era il 1234. Lo scontro avviene tra il re Sosso Sumangaru e l'ultimo superstite della famiglia reale mandinga che Sumangaru non era riuscito ad eliminare, il giovane Sundiata, che da allora si chiamerà Mari-Diata, cioè il principe leone. Dopo la battaglia Sundiata, al suo territorio, aggiunge quello controllato da Sumangaru, cioè i territori dello scomparso regno del Ghana. Grosso modo l'impero del Mali comprende tutta la zona subsahariana tra il Senegal e il Niger.
Dopo un periodo di difficile rodaggio, dovuto alla inettitudine dei suoi successori,
nel 1307 sale al trono Kankan Musa, il sovrano più famoso e più ricco della
storia del Mali. Durante il suo regno le piste sahariane fra la regione del Niger e il nord
Africa, sono regolarmente frequentate. Salgemma, tessuti, libri, incenso, oro, rame, alcuni
tipi di cereali, carni, sono le voci più comuni di questo commercio.
Il fatto di essere musulmani garantisce ai sovrani una situazione stabile rispetto ai
governi e ai mercati del nord Africa.
Questo vasto impero era stabilmente mantenuto da una imparziale amministrazione centrale.
Ibn Battuta riferisce che il governatore negro Mansa Giu, della provincia di frontiera di
Iwalatan, fu deposto per la protesta di un mercante bianco in quanto questi si era visto
confiscare illegalmente un carico di mercanzie. E' un elemento indicativo: mostra la
stabilità della struttura imperiale che permetteva con un semplice atto l'esautorazione
di un alto funzionario, e il senso di equità dei giudici del Mali.
Ibn Battuta ricorda pure il grande pellegrinaggio fatto da Mansa Musa alla Mecca nel
1324 e l'immensa quantità di oro trasportato al suo seguito che ha fatto crollare
il prezzo sui mercati europei. Il pellegrinaggio permette all'imperatore di allacciare
rapporti con il resto del mondo musulmano, specialmente l'Egitto. Al suo ritorno porta con
sé un buon numero di scienziati e architetti.
A questo imperatore succede Mansa Sulaimàn, quello incontrato dal nostro viaggiatore.
Con lui iniziano i premi segni della decadenza. Nonostante lo sfarzo della sua corte,
la molteplicità dei suoi commerci, all'interno dell'impero si facevano strada crescenti
opposizioni dovute al desiderio delle province periferiche di emanciparsi dalla pesante tutela
mandinga. Ma la ragione fondamentale del crollo dell'impero del Mali e degli altri imperi
sudanesi è legata all'interruzione del commercio dell'oro.
Questi imperi fiorirono lungo le vie carovaniere transahariane che portavano l'oro dai
paesi del golfo di Guinea al Mediterraneo, oppure vicino ad esse. Quando le miniere africane
cominciarono a dare sempre meno oro, i commerci si interruppero e i regni sudanesi crollarono.
Anche i sovrani dell'impero del Mali, come quelli degli altri imperi sudanesi,
presentano le caratteristiche della sacralità. Sovente questi caratteri sono quasi
irriconoscibili sotto la generale patina della cultura e religione islamica.
E' grazie a Ibn Battuta che noi possiamo conoscere le strutture regali di questo impero,
oltre alla sua ricchezza e fastosità.
Per il nostro viaggiatore alla corte del Mali non ci sono problemi di vitto e alloggio;
non comprende però i caratteri sacrali del monarca rimanendo urtato davanti ai pochi
cibi che il re gli aveva mandato, non rendendosi conto che tutto ciò che viene dal re
divino è un dono splendido.
I.B. riferisce che col re c'era sempre l'interprete Dugha. Non ne comprende però
la funzione essenziale. Il re non parla mai direttamente in pubblico perché la sua
parola e la sua voce sono cariche di potenza magica e potrebbero uccidere coloro che le
ascoltano. Di qui la necessità di parlare attraverso un altro chiamato "bocca",
"lingua", "fiato" del sovrano: il suo portavoce.
Un altro carattere saliente della regalità sacra è la pompa del re, la corte
mastodontica e burocratica e la massiccia presenza di oro nella corte che indica la
connessione del re coi metalli nobili. Il re è una figura religiosa più
che politica. Davanti a lui ci si presenta coi segni della più grande umiltà,
proprio perché è un re divino. E' questo il significato dei gesti che I.B.
non capisce e che qualifica di volgari e riprovevoli.
Il re quando si presenta in pubblico porta sempre le insegne regali: la corona d'oro,
lo scettro o un arco, e il parasole ricoperto di lamine d'oro e sormontato da un uccello
d'oro collegato con le regioni celesti, simbolo dell'uccello in cui lo spirito del re
defunto si depositava temporaneamente prima di incarnarsi nel suo successore.
Tra i personaggi descritti da Ibn Battuta ci sono i quattro emiri del regno.
Il regno era infatti diviso in quattro regioni secondo i punti cardinali. Questa divisione
indica la connessione del re con lo spazio; ognuno dei quattro emiri presiede a un punto
cardinale e governa a nome del re.
Durante le udienze, vicino al sovrano, c'è sempre un genealogista che recita l'albero
genealogico del re e le imprese dei suoi predecessori; poi vengono le mogli, accompagnate
dalle ancelle e dai loro figli. Le donne, pur essendo mogli del re, davanti al sovrano si
presentano nude, in segno di umiltà, cosi pure le figlie regali… con grande scandalo
di I.B.
I.B. non è abbastanza esplicito su un'altra caratteristica della regalità sacra
che però si trova negli altri imperi sudanesi, cioè il disprezzo in cui erano
tenuti i lavoratori dei metalli: orefici, fonditori, argentieri, minatori. Negli altri regni
sudanesi queste caste sono esentate da qualsiasi lavoro che non sia svolto alle dipendenze del
re: il metallo è monopolio regale e di quelli che lo circondano, che però lo
ricevono in dono dal re.
Il carattere di regalità cosmica del regno diviso in quattro parti ricompare nella
dislocazione degli artigiani che nella città erano costretti a vivere in quartieri a
parte e a seconda della loro professione optavano per un quartiere connesso con questo con
questo o quel punto cardinale. Ogni casta era soggetta a una rigida endogamia interna.
Un'analoga bassa posizione sociale è comune ai genealogisti, bardi, cantori, poeti.
Nel Mali costoro erano i soli che, avvicinandosi al sovrano, non dovevano umiliarsi.
A Mali è presente anche un altro tratto costitutivo della regalità sacra: il sovrano sposa una della sua famiglia. Quando I.B. visita il regno la sposa principale del re è la cugina Qasa. Non sappiamo se a Mali ci sia un ultimo tratto della regalità sacra. L'uccisione rituale del re ai primi sintomi di senescenza, di insuccesso militare, di carestie, di sciagure nazionali. Il re essendo un microcosmo, impersonando cioè l'ordine e il benessere del suo paese, deve essere eliminato quando non è più in grado di mantenere quest'ordine e di far prosperare il paese. In genere è soffocato, sepolto vivo, impiccato o avvelenato: il suo sangue, essendo carico di una forza magica, non deve essere sparso, perché è pericoloso. p>