Nel cuore di Cambaluc


"Dovete sapere che le case di Cambaluc - contando con la città interna i dodici ampi borghi che si prolungano dalla città in corrispondenza con le dodici porte - sono tante che non si riesce a calcolarle. La popolazione affolla specialmente i borghi.

Nel cuore di Cambaluc

Qui abitano i mercanti e tutti quelli che vengono a Cambaluc per affari, il che significa una gran moltitudine, essendo la città dove risiede il Signore un ottimo mercato che attira mercanti e altra gente per i loro affari. I borghi hanno belle case e bei palazzi come quelli della città, eccettuato il palazzo del Signore. Si aggiunga che in città è proibito sotterrare i morti: se sono idolatri si portano fuori dove si ardono i loro corpi; gli altri si seppelliscono molto lontano dalle zone abitate perché nessuno spettacolo triste è permesso in città.

Le peccatrici

E vi dirò di più: dentro la città non è permesso di abitare alle peccatrici, voglio dire alle donne di vita che ricevono gli uomini per denaro, ma è permesso loro abitare nei borghi. Di queste donne ce ne sono tante che è quasi impossibile contarle e certo che sono più di ventimila. Tutte servono gli uomini per denaro, e tutte fanno buoni affari per l'enorme quantità di mercanti e forestieri che vanno e vengono continuamente. Basta un numero simile di donne di vita per farci capire quanta popolazione abbia la città di Cambaluc.

Un centro di scambi

E non esiste al mondo un luogo dove confluiscano tanti oggetti ricchi e preziosi. Arrivano, difatti, a Cambaluc tutte le merci rare che vengono dall'India: gemme, perle e le cose più belle di quei paesi. Arrivano gli oggetti più strani e preziosi dal Catai e dalle altre province. E si capisce: nella città abita il Gran Kan, vi abitano tutte le dame e le signore di corte, i baroni, l'immensa moltitudine dei militari e la gente che viene ad assistere alle sontuose feste del Gran Signore, perciò Cambaluc è la città del mondo dove arrivano più rarità, più cose di pregio e in maggior quantità di ogni altra città del mondo.

Milione (XCVI, p. 165)