Il racconto dei viaggi: la Rihla


Si chiama Rihla (itinerario) in lingua araba la relazione di viaggio, in modo particolare del pellegrinaggio alla Mecca, ma il termine è stato esteso, per brevità, anche all'opera di Ibn Battuta intitolata per intero: Un dono agli osservatori riguardo le curiosità delle città e le meraviglie viste nei viaggi.

La prima pagina della Rihla

Ecco che cosa è scritto nella prima pagina della Rhila:
"Lo sheikh giureconsulto, il viaggiatore fidato e veridico, il giramondo che ha traversato in lungo e in largo i continenti, Abu Abdallah Muhammad ibn Abdallah ibn Muhammad ibn Ibrahim al-Lawati at-Tangi, detto Ibn Battuta, e noto nei paesi d'Oriente col nome di Shams ad-din: questi è colui che ha girato la terra da osservatore sagace, che ha percorso i paesi traendone esperienza, che ha studiato le diverse genti, e scrutato i modi di vita di Arabi e non Arabi".

Un documento a più mani

Il sultano di Fez Abu Inan affida il compito di trascrivere le imprese di Ibn Battuta, che non era un letterato, ad Ibn Juzzayy, un giovane poeta di origine andalusa. I due uomini lavorano al progetto con assiduità a partire dal 1354 fino al 1356.
Il materiale principale della relazione è costituito dal resoconto orale di Ibn Battuta e forse da qualche suo appunto scritto; Ibn Juzzayy ha dato dignità letteraria alla Rihla aggiungendo abbellimenti poetici e attingendo, per le descrizioni delle città, al resoconto di un viaggiatore precedente, Ibn Giubair. Nel mondo arabo il plagio non aveva alcuna connotazione negativa; anzi, richiamarsi alla produzione poetica precedente impreziosiva un'opera conferendole maggiore veridicità e inserendola a pieno titolo nella catena della tradizione.

Un affresco del mondo musulmano

La Rhila non è dunque un diario con il resoconto dettagliato di tutti gli spostamenti di Ibn Battuta, infatti in qualche caso Ibn Juzzayy ha semplificato i percorsi descrivendo una volta sola la città che il viaggiatore marocchino ha visitato più volte; qualche itinerario risulta pasticciato e confuso, perciò alcuni studiosi dubitano che Ibn Battuta abbia mai visitato Bisanzio o la Cina.
Nel complesso, l'opera fornisce un ampio affresco del mondo musulmano del XIV secolo dall'estremo Occidente (Maghreb) alla Cina dominata dai Mongoli ed ha un grande valore storico perchè descrive paesi poco conosciuti (Africa occidentale subsahariana); inoltre, lo studioso R.E. Dunn ne Gli straordinari viaggi di Ibn Battuta, Garzanti, Milano 1998, afferma che "tocca ogni aspetto possibile ed immaginabile della vita del XV secolo, dalla cucina alla botanica, dagli usi matrimoniali alle storie dinastiche, e addirittura il prezzo dei polli".