Gran Canaria

Plinio il Vecchio ha parlato per primo di quest'isola, attribuendo il suo nome al grande numero di cani ivi allevati.

L'isola dei cani verdinos

Plinio il Vecchio ha parlato per primo di quest'isola, attribuendo il suo nome al grande numero di cani ivi allevati. All'epoca di Augusto vi sbarcarono dei marinai berberi provenienti dall'attuale Marocco e trovarono molti cani selvatici belli, slanciati, dal mantello tigrato e docili. Ne presero una coppia per portarla al re Giuba II di Mauritania, il quale fece scrivere, sulla carta geografica del misterioso mondo “al di là delle colonne d'Ercole” il nome di Insula Canes in mezzo all'arcipelago, che fu così chiamato canario. Lo storico spagnolo Francisco Gomera attribuisce invece il nome di Gran Canaria a una varietà di uva nera, l'uva canina. In ogni modo esiste davvero alle Canarie una razza di cani: i verdinos. Sembrano più antichi degli stessi Guanci e sarebbero arrivati mediante zattere di fortuna dalla costa sahariana, il che spiegherebbe la loro somiglianza con i famosi sloughi dei Tuareg.

Un continente in miniatura

Di forma quasi circolare, l'isola culmina al centro con Teyada, a 2.000 metri di altitudine, dove si innalza un gigantesco monolite, il Roque Nublo, alto oltre sessanta metri. La Gran Canaria è un continente in miniatura: creste montagnose a picco sull'oceano, incise da orridi e canaloni (a sud-ovest), oppure pendii degradanti in vallate e fertili pianure (a nord-est) su una duplice baia dove si trova una delle città più cosmopolite e gradevoli dell'arcipelago, la bianca Las Palmas. L'origine geologica dell'isola è controversa, ma sembra che eruzioni vulcaniche successive, a partire dall'era terziaria, abbiano costruito il rilievo attuale.

L'isola delle banane

Regina dell'isola è la banana: la sua coltivazione avviene grazie ad una complicata rete di canalizzazioni attraverso i campi, e il cielo si riflette negli immensi serbatoi d'acqua alimentati dalle “cinquemila”sorgenti. A strapiombo sulla capitale, il barranco di Guiniguada sembra un serpente di pietra che dall'alto di una valle tortuosa scende verdeggiante di alte palme e banani. Anche le zone costiere sono trasformate in estesi bananeti che hanno sostituito quasi ovunque, a partire dal secolo scorso, le piantagioni di fichi d'India.

Dove ha approdato Colombo

La capitale è cresciuta intorno al forte edificato da Juan Rejon che nel 1478 conquistò l'isola. Qui si trova la casa del governatore dove Colombo si presentò, nel 1492, fermandosi per la riparazione di una caravella. Nel museo si trovano vari oggetti di archeologia ed etnografia canaria e in particolare una collezione di pintaderas in terra cotta o in legno. Scheletri, mummie rivestite di pelle o di tessuti vegetali e crani costituiscono la collezione più completa della scomparsa razza dei Guanci. Nella sala di geografia si trova la riproduzione fotografica delle tavole disegnate nel 1590 dall'ingegnere italiano Leonardo Torriani.

Un isola dal passato drammatico

Ai bananeti della costa succedono, nei dintorni di Guia, i vigneti che si estendono fino alla città gemella di Galdar. In questo piccolo centro di provincia soltanto delle rovine di pietra grigia ricordano il drammatico passato dell'antica capitale, il cui sovrano cadde prigioniero degli spagnoli. Niente sopravvive del palazzo reale, distrutto nel 17° secolo, ma la necropoli chiamata oggi La Guancia testimonia le nobili origini dei Guanci qui sepolti: re, sacerdoti, guerrieri e legislatori che furono i fondatori della struttura sociale dell'isola.

Sovrani e profetesse illustri

In questa capitale quasi sacra il famoso guanarteme (sovrano) Facalacas aveva stabilito precise leggi, sviluppato il sistema idrico mediante canalizzazione delle acque d'alta montagna e introdotto un sistema ingegnoso per aumentare la produzione di latte. Per impedire alle caprette di succhiare il latte dalle madri mentre pascolavano, le mammelle venivano ricoperte con strisce di pelle morbida incollate con il succo di tabaida (Euphorbia balsamifera) coagulato. E' ancora a Galdar che visse la famosa profetessa Andamana, vera eroina dell'isola, la quale a forza di preghiere e battaglie ottenne l'unificazione di Gran Canaria divisa fino ad allora in dieci piccoli stati in guerra tra loro.