La Palma

L'isola di La Palma, la più occidentale delle Canarie, è alta, dentellata di cime nerastre, scoscese, tra cui emerge La Caldera de Taburiente, l'imponente vulcano (2.345 m) dalla forma di una montagna tronca e dall'enorme cratere in cui è possibile scendere fino a 600 metri. E' parco naturale protetto e, sui pendii del vulcano, i vigneti sono allineati a terrazza. Le pianure sono verdi e fertili (banane, frumento, tabacco, pomodori, canna da zucchero). La capitale, Santa Cruz de La Palma, è un porto di scalo che conserva un fascino coloniale incomparabile. Di tutto l'arcipelago, è l'isola più verde, più bagnata dalle piogge e meno africana.

Grotte preistoriche e amazzoni

Nell'isola si trovano due importanti grotte preistoriche con abbondanti vestigia, la cueva della Zarza e, la principale, la cueva di Belmaco dove le popolazioni aborigene abitarono a lungo lasciando vari graffiti a forma di spirale e di segni alfabetiformi. Prima della conquista, La Palma era abitata da una popolazione troglodita e guerriera le cui donne vivevano come le amazzoni ed erano felici solo nei combattimenti.. Sempre armate di fionde e giavellotti, le madri impartivano ai figli un'educazione spartana insegnando a disprezzare la morte, a sopportare in silenzio i dolori fisici e morali e a curarsi solo con mezzi naturali.

L'importanza della forza fisica

Questi Hauaryti ed erano molto diversi dagli altri isolani. Chi sapeva derubare meglio il proprio vicino riceveva le congratulazioni degli altri, anziché essere punito dalla legge. Per mantenersi in forma le guerriere di La Palma non allattavano i figli. Facevano bollire i semi di una pianta, chiamata amagante, nel latte di capra, vi immergevano delle radici ridotte a filamenti tramite macerazione e le davano da succhiare ai neonati. Anche le cerimonie religiose degli Hauaryti si riducevano sempre a mere esibizioni di forza fisica. Essi adoravano Abota, una divinità astrale che controllava tutto il movimento celeste.

Le piramidi di pietra

Avevano eretto, un po' ovunque nell'isola, delle piramidi di pietre, che ad ogni festa diventavano più grandi in quanto i fedeli apportavano nuove pietre per l'occasione. Tutti partecipavano alla cerimonia propiziatoria più importante dell'anno. I sacerdoti aprivano la processione che saliva al cratere de La Caldera, venivano sacrificati degli animali e le interiora erano portate fino ai piedi di Idafé, gigantesco monolito basaltico, sporgente e minaccioso, divinizzato dagli Hauaryti. Poi i sacerdoti domandavano: “Si dice che Idafé cadrà, lo farai Idafé?” e un altro rispondeva: "Date ciò che avete portato e non cadrà”.

La conquista spagnola

Il 29 aprile 1491 un esercito spagnolo iniziò l'invasione di La Palma, sbarcando a Tazacorte. Gli isolani che avevano come unica fortezza naturale la montagna di Asser, dove si trova Idafé, abbandonarono tutte le coste ritirandosi nelle foreste attorno al vulcano per resistere agli invasori. Erano comandati dal re Tanansu, e le bande che attaccavano il nemico per sorpresa, la notte, erano composte essenzialmente da donne. Queste amazzoni non avevano permesso agli Spagnoli di avanzare di un solo metro alla fine di un anno di combattimento. Il generale spagnolo Alonso de Lugo allora propose una tregua a Tanansu, facendogli credere di voler trattare. Il re accettò. Ma, mentre i nobili scendevano dal vulcano per trattare, Lugo li fece attaccare alle spalle, si impadronì dell'isola grazie a quest'imboscata, e inviò in catene, in Spagna, i sovrani hauaryti. Il re e la regina, traditi ma non vinti, si lasciarono morire di fame sulla nave.

Un vulcano che non dà tregua

Le pareti basaltiche de La Caldera sono bucate da numerose grotte e profonde caverne, sepolcro degli antichi abitanti e rifugio durante la conquista spagnola. Il rilievo estremamente accidentato è, in effetti, di origine vulcanica e le eruzioni sono continuate fino ai tempi moderni formando enormi colate di lava nude che scendono al mare. Nel 1949 un'eruzione, che durò un mese, seppellì un intero villaggio sulla costa, Pueblo de las Manchas. Un'altra tremenda eruzione nel 1971 devastò l'isola. Eppure, questo pericoloso vulcano è parte integrante della vita quotidiana degli isolani i quali, pur temendolo come i loro antenati, vi sono affezionati. Al vulcano hanno anche dedicato una folia: “Caldera de Taburiente / bocca del Teide gigante / sei la culla di un valoroso / dondolata dall'Atlantico”.