La nozione di abitazione era legata alle caratteristiche geografiche e gli aborigeni, ogni volta che la geomorfologia dell'isola lo consentiva, occupavano delle grotte naturali.
Bisogna notare che a Tenerife l'ambiente naturale, l'acqua e i pascoli hanno fatto sì che la popolazione non poté concentrare le proprie abitazioni in un posto solo. Questo tipo di abitazione molto diffuso a Gran Canaria, non ha lasciato alcuna traccia archeologica a Tenerife. La distribuzione delle grotte pare dipendesse dalla fertilità del suolo o dalla vicinanza delle fonti. Le grotte erano ben sistemate e comprendevano diversi spazi. All'entrata si trovavano delle rudimentali porte di legno (ne riferiscono le cronache), di cui non è rimasta traccia. C'erano poi delle cisterne per conservare o raccogliere l'acqua piovana. Delle aperture a mo' di finestre permettevano l'illuminazione naturale. Buche profonde un metro e larghe due o tre servivano probabilmente come silos per conservare gli alimenti. Alle pareti interne nicchie che servivano per sistemarvi i vari utensili: tali nicchie sono state trovate anche nelle abitazioni berbere.
Le conoscenze che abbiamo a proposito delle case di pietra, sia quelle fornite dalle indagini archeologiche che dai racconti di cronache, concordano totalmente. La costruzione degli edifici era probabilmente opera di specialisti. La disposizione interna era varia, mentre esteriormente esse risultavano quasi tutte a pianta circolare. Erano costruite in pietra e del tetto non è rimasta alcuna traccia. I muri erano poco alti e l'interno era sistemato sotto il livello del suolo per trarre beneficio dall'influenza termica del terreno.
Le dimensioni andavano da tre a sette metri di larghezza e di lunghezza e si presuppone che vi fossero delle porte di legno dello stesso tipo di quelle trovate all'entrata delle grotte artificiali. Queste case di pietra venivano talvolta costruite a gruppi, in modo da costituire dei centri urbani. Tale agglomerazione è caratteristica soprattutto di Gran Canaria.