Presso quasi tutte le società africane tradizionali i mercati di una certa area,
animandosi l'uno all'indomani dell'altro, formano un ciclo che rappresenta la "settimana"
locale.
Il sistema di calcolo del tempo breve basato sul mercato è piuttosto diffuso in
Africa Occidentale.
Paul Bohannan, antropologo inglese che ha lavorato in Nigeria,
rileva che: "I mercati Tiv si tengono ogni 5 giorni e forniscono il riferimento per i
periodi di tempo brevi. Se uno viaggia nel paese e lascia l'area di un mercato per
entrare in un'altro che si tiene lo stesso giorno, il nome del giorno cambierà". Allo
stesso modo, come afferma David Tait, presso i Konkomba del Ghana:"Il ciclo di 6
giorni è molto più importante del ciclo lunare.
I Dagomba oggi adottano una settimana
di 7 giorni di origine musulmana, ma in tutto il Dagomba e nel Konkombaland la
vecchia settimana di 6 giorni vive nel ciclo dei mercati. In ogni giorno di questa
settimana c'è un mercato in qualche posto nelle vicinanze. I giorni della settimana sono
spesso chiamati con il nome del mercato".
La ciclicità dei mercati rurali in Africa,
adottata come base per il calcolo del tempo, risale a epoche lontane. Brent D. Shaw,
trattando gli avvenimenti della colonizzazione romana nell'Africa Settentrionale, rileva
come gli Antichi Romani avessero trovato in tutte le regioni quelli da loro chiamati
nundinae, (da novem dies, poiché il ciclo dei mercati in Italia si basava sull'antica
settimana di otto giorni per cui lo stesso mercato si ripeteva il nono giorno) la cui
periodicità era però di quattro giorni.
Ci troviamo di fronte a un calcolo del tempo diverso da quello basato sui cicli
ecologici, le stagioni, le piogge, le lune, M. P. Nilsson afferma che esiste un "tempo
primitivo puntuale", cioè basato su fatti concreti che fanno riferimento a fenomeni
sociali, come appunto il caso del mercato.
Il tempo del mercato si avvicina a quello che
D. F. Eickelman indica come il dominio entro il quale gli uomini contraggono
obbligazioni gli uni con gli altri, quindi molto più percettibile rispetto al tempo
strutturale legato ai riti di passaggio e quello ecologico legato alle stagioni.
Possiamo quindi affermare che il tempo del mercato è un tempo voluto
dall'uomo e creato dall'uomo, senza riferimento alcuno a eventi della natura che lo
circonda. Possiamo quindi essere d'accordo con quanto afferma Edmund Leach che noi
parliamo di misurare il tempo come se il tempo fosse una cosa concreta posta lì per
essere misurata; ma di fatto noi, creando degli intervalli nella vita sociale, creiamo il
tempo. Fino a che non abbiamo operato questa suddivisione non c'è tempo da misurare
.