L'EPOPEA DI GAO GASSIMI


I cacciatori fanfaroni esistono dappertutto e siccome nessuno può contraddirli, non c’è
altra soluzione che ascoltarli pazientemente.
Ascoltiamo dunque uno di loro.
L’uomo, Gao Gassimi, aveva settant’anni nell’88 e il titolo di «Gao» «gran cacciatore» non l’aveva certo rubato.
Tuttavia la facilità con cui uccideva le fiere più feroci lascia di stucco.
Per lui tutto era facile, quasi un gioco;
infatti, il padre di sua moglie, gran cacciatore, gli aveva consegnato il suo talismano di caccia prima di morire.
Si trattava d’una semplice cordicella chiamata «bere», che il cacciatore fissava alla lancia
e che aveva il potere di renderlo invisibile.
Il vecchio gli aveva anche insegnato dei canti magici,
che avevano il potere di influenzare il comportamento degli animali selvaggi.
Anche il lettore più distratto potrà costatare che il famoso talismano che rende invisibili
non ha sempre funzionato al cento per cento.
Lo facevo notare anch’io al protagonista; ma Gao Gassimi non si smontò per nulla e disse: 
«Sarà forse, perché ho infranto qualche tabù, senza saperlo...»  Difatti i tabù che toccavano il suo talismano erano talmente
numerosi che ci sarebbe voluta una segretaria al momento
della caccia, per non dimenticarne alcuno.

La mia prima vittima: un bufalo

Ero ancora giovanetto quando ebbi il talismano tra le mani;
me lo consegnò il padre della mia fidanzata prima di morire
e mi spiegò tutti i tabù a lui legati e i canti magici:
nessuna fiera avrebbe potuto vedermi, ero invisibile!
Così senza attendere, un bel mattino della morta stagione,
quando la savana é gialla, partii solo, con la mia lancia.

Lasciate le tracce d’altri animali seguii quelle dei bufali
deciso a provare le mie armi sull’animale più ambito.
Dopo due ore di marcia li scoprii nascosti in un boschetto:
alcuni sdraiati, altri in piedi, piccoli e grandi.
Essendo invisibile mi avvicino a venti metri per guardarli,
poi lancio in mezzo al branco un ramo per farli muovere
e mentre fuggono in tutte le direzioni scelgo il più grosso,
e gli scaglio la mia grande e lunga lancia; crolla secco,
esalando lamentosi muggiti, e qualche istante dopo muore.
Nulla di più facile che uccidere un bufalo selvaggio!
Il talismano funziona, sono il più potente del villaggio!
Taglio la coda al bufalo, segno della mia impresa, poi
rientro al villaggio sbandierando il mio trofeo.
Uomini, donne e bimbi escono dalle case cantando le mie lodi,
in un batter d’occhio sono diventato un grande eroe
e la mia fama non farà che crescere col passar degli anni.
Io Gao Gassimi, il più grande cacciatore della regione!

Caccia all'Elefante

Alla vigilia della caccia non dormo con la moglie
e le rifiuto la parola fino al ritorno; é l’usanza.
Questo per non portare pregiudizio alla mia caccia.
Ho preparato con canti magici la mia famosa lancia:
immensa ed affilata più che un rasoio, è per l’elefante.
Lascio il villaggio all’alba con due lance e un’ascia.
Dopo una lunga marcia scopro la pista degli elefanti:
qui passano tutte le notti per andare a bere al fiume.
Accanto al sentiero costruisco una piattaforma, su un albero,
poi mi ci metto in agguato a quattro metri dal suolo.
Tramonta il sole nella savana immensa poi s’alza la luna,
l’orecchio teso, esamino con cura i mille rumori della notte:
squittii e schianti, urlano gli sciacalli e poi le iene,
in lontananza l’immenso ruggito del leone; ed é silenzio.
Ed ecco lentamente emergere un rumore in crescendo:
sono schianti di rami spezzati, grugniti, brontolii.
Scruto il sentiero: é come lunga fascia bianca nella notte,
ed ecco delle grandi ombre oscurarmi il chiarore della luna.
Finalmente arrivano con fracasso camminando lentamente:
spezzano arbusti e mangiano le foglie; sono una ventina.
Scelgo la bestia dalle più grosse zanne e stringo la lancia
poi quando mi passa sotto gliela infiggo dietro la nuca.
L’animale crolla e geme, incapace di sollevarsi.
Tutta la banda attornia il ferito con aria minacciosa
e barrendo cercano l’assassino in tutti i sensi.
Vedono la lancia, la strappano e frugano l’albero frenetici
ma io sono nell’ombra protetto dal talismano, invisibile.
Non avendomi scoperto gli elefanti rialzano il ferito
servendosi delle proboscidi, dei fianchi e delle spalle.
Ma quando tentano d’avanzare questi crolla. Ci riprovano.
Ma io conosco un’incantesimo anche per la circostanza.
Infatti, ho appena finito l’incantesimo, che se vanno;
lasciano a terra il loro amico immobile ormai morto.
Quando sono lontani mi lascio scendere dall’albero
per costatare se il mio elefante é veramente morto;
allora gli taglio la coda e rientro al villaggio.
Arrivato davanti alla mia casa pianto la lancia
poi intono il canto dei cacciatori; questi mi raggiungono
per cantare il mio elogio e piantano le loro lance.
Nel frattempo le donne scatenano le loro urla acute.
Finita la cerimonia tutti corrono a strappare la carne;
mi consegnano la proboscide che é piena di grasso,
le zanne, che valgono una fortuna, e il ventre. E mio diritto.
Poi ciascuno lotta per strappare la sua parte.