GLI UOMINI LEONE

Da questa testimonianza risulta che gli uomini-leone erano
una confraternita segreta altamente specializzata
nell’imitare i leoni: urlo, pelli, zampe ecc.
Agivano su commissione per assassinare delle personalità.
Erano dei tecnici insomma; tuttavia molti affermano
che la tecnica non c’entra: l’uomo si trasforma in leone
e basta; é questione di magia. Di esempi ne potrei raccontare
parecchi. Di fatto tutto é possibile o
quasi. Racconterò solo un fatto: lo tengo dalla
bocca veritiera del Padre Bessita, sacerdote ciadiano,
per parecchi anni mio collega di lavoro.

Non avevo ancora cinque anni, ma il ricordo é vivo.
La notte era appena scesa nel gran cortile di mio padre;
nel cielo apparivano le stelle e l’aria era piena di rumori:
grida gioiose di bambini, richiami, rombo di pestelli, canti.

Poi di colpo mentre la luna occhieggiava dal rododendro
scoppiarono i ruggiti di cento leoni da tutto l’orizzonte.
Allora un terrore indicibile s’abbatté sugli abitanti
e mia madre mi strappò con violenza e si rinchiuse in casa.

Nessun altro rumore si poteva udire, perfino i cani erano muti
e i ruggiti si avvicinavano sempre più, venivano da noi.
Erano gli uomini-leone assassini, il terrore della regione.
Io urlavo tra le braccia di mia madre e mi vedevo già morto.

Mio padre e un cugino, soli uomini presenti, presero le armi.
Nessun soccorso poteva venirci dall’esterno,
infatti due leoni ruggenti erano appostati davanti ad ogni capanna
e tutto il villaggio era bloccato irrimediabilmente.

Mio padre aveva costruito una doppia palizzata in séko.
Già i leoni scuotevano violenti i picchetti esterni
quando papà, salendo su un fusto scrutò le tenebre:
una forma leonina stava a pochi metri, armata di una corda

e all’estremo della corda ci stava un grande uncino.
È la tecnica degli uomini leone; lanciare la corda
agganciare la preda con l’uncino e poi tirarla e finirla.
Per questo s’allenano fin da giovinetti in luoghi segreti.

La vittima, morta, porterà le tracce degli artigli del leone.
Ma più rapida, la lancia di papà raggiunse il nemico,
mentre questi roteava la sua corda, e lo bloccò netto.
Era il capo della banda e il suo crollo arrestò l’attacco.

Gli altri leoni lo circondarono per soccorrerlo
e ne approfittò il cugino per percuotere con l’ascia
e mettere a terra un secondo leone. Allora fu il panico
poiché dicono, la ferita con l’ascia é tabù per i leoni.

Così come per incanto, i leoni sparirono com’erano venuti.
Mio padre allora che era anche capo del villaggio ordinò:
«Nessun abitante esca domani all’alba, guai a voi!
nessuno deve cancellare le tracce degli uomini leone.»

Poi sellò il cavallo e galoppò per avvertire le autorità
nel centro amministrativo, ancora coloniale, di Moïssala.
Il comandante francese venne rapido con un gruppo di militari
e cominciarono l’inseguimento, ai primi bagliori dell’alba.

Le tracce dei leoni erano nette e macchiate di sangue;
ma poi divennero come per incanto tracce d’uomini,
una truppa ben nutrita di circa quaranta adulti solidi
e anche le macchie di sangue erano sparite stranamente.

La ricerca continuò per quaranta chilometri, senza tregua
e quando infine un villaggio apparve tra gli alberi folti,
nel massimo silenzio la posizione fu accerchiata;
poi bruscamente a un segnale i soldati invasero le capanne.

Dopo una ricerca senza complimenti, trovarono qua e là le pelli
con gli uncini e tutte le attrezzature degli uomini-leone.
Tutti gli uomini validi furono arrestati quel giorno
e da allora i misfatti degli uomini-leone cessarono da noi.

Tutti i loro segreti furono rivelati alla luce del sole.
Si allenavano fin da giovani in campi segreti
e alla fine dell’iniziazione imitavano il leone in tutto:
il modo di camminare, d’acchiappare le prede, di ruggire.

Erano assoldati da qualcuno che cercava vendetta
o richiedeva loro di uccidere un avversario.
Allora spiavano, attendendo il momento propizio,
lo catturavano con l’uncino, lo finivano e via!