LA LEGGENDA DI BOUH

Come dappertutto, ci sono eccezioni anche per la caccia.
Capita talvolta che un contadino qualunque si trasformi
in un famosissimo cacciatore. Ma allora i vecchi che
conoscono la storia vi diranno:
«E’ la reincarnazione dell’antenato tale.»

Bouh era un giovane contadino, che della caccia
non conosceva nulla e nulla conosceva della sua origine.
Fu durante la cerimonia funebre per la morte brusca del padre
che le sue qualità di grande cacciatore si manifestarono.

Il villaggio s’era riunito per onorare la spoglia mortale,
ma i granai erano vuoti e Bouh non aveva nulla da offrire.
Allora si levò il canto funebre della zia paterna:

«O terra che nascondi i misteri
ricevi anche me con mio fratello:
adesso che é morto sono orfana
non c’è più un uomo capace di sostenermi...»

Bouh si leva bruscamente dal gruppo degli uomini,
va deciso verso le donne riunite intorno al corpo paterno
e posa il coltello da lancio sulla spalle della zia;
segno questo che sarà lui a prendersene cura.

Le cugine lo circondano, lanciando you you di entusiasmo,
poi gli uomini lo accolgono sbattendo le armi incrociate.
Allora come invasato da un Dio, raccoglie le sue armi
e rapido sparisce sul sentiero della foresta.

All’uscita del villaggio prende un pugno di polvere
e la versa sui piedi come segno di esorcismo dicendo:
«Che io muoia come mio padre se torno a mani vuote!»
Quindi se va diritto senza deviare a destra o a sinistra.

S’imbatte presto in tracce d’animali che non sa decifrare;
egli, infatti, non conosce nulla ancora della caccia.
Bruscamente, in una piccola radura, due animali strani,
si danno furiosamente battaglia in una nube di polvere.

I loro muggiti di furore salgono fino in cielo;
Poi ognuno fa marcia indietro per prendere la rincorsa
e sbattendosi violentissimi si aprono larghe ferite.
In un primo tempo Bouh li prende per tori infuriati.

Bouh strisciando a terra come un serpente si avvicina,
poi alzandosi lancia violento uno dei suoi coltelli
da lancio, lungo settanta centimetri, a tre lame,
che gira su se stesso come una grande elica micidiale.

L’elica radente taglia le zampe posteriori a un bufalo;
l’altro tuttavia reagisce fulmineo e si getta sul ragazzo.
Quest’ultimo sorpreso non ha altra via di scampo che fare il morto.
La bestia lo calpesta muggendo e schiumando di rabbia.

Poi urina sulla schiena del miserabile guastafeste.
A più riprese se ne va e torna a vedere.
Ma il ragazzo immobile trattiene il respiro.
La bestia fa un ultimo giro fissando gli occhi;

lo guarda con espressione stranamente triste, poi parte.
Finalmente Bouh può alzarsi e raccogliere la sua arma;
Il bufalo ferito fece sforzi immani e inutili per rialzarsi
ma già Bouh é sulle tracce dell’animale indenne.

Lo trova poco distante, ma sul chi vive, inquieto;
sentendosi seguito, annusa l’aria in tutti i sensi.
Bouh già in posizione lo raggiunge col primo coltello;
il bufalo furibondo parte per una carica mortale.

Bouh lo blocca col secondo coltello nel suo slancio
e poi lo fulmina in un a corpo a corpo, con la zagaglia.
Il bufalo tenta una carica disperata, ma crolla morto;
e crolla addosso a Bouh per schiacciarlo e morire insieme.

Bouh, ignorando tutto della caccia, aveva uccisi due bufali
servendosi delle armi che il padre gli aveva lasciate.
Adesso poteva soddisfare la zia e tutti gli altri;
ci sarebbe stata carne in abbondanza per il funerale.

Bouh soprattutto ne usciva completamente trasformato,
capace di affrontare qualsiasi animale feroce.
 


BOUH E IL RINOCERONTE

Una notte Bouh ebbe un sogno carico di promesse;
di buon mattino sacrificò un pollo agli antenati
asperse le sue armi col sangue propiziatorio,
poi prese la strada della foresta pieno di speranza.

Cammina invano tutta la mattinata e non trova nulla,
poi bruscamente s’imbatte in una traccia strana,
una traccia molto grande e veramente misteriosa.
Il giovane si pone mille domande: che animale sarà mai?

Sarà in grado d’abbatterlo con le sue armi?
Finalmente sale su un grande albero per spaziare con lo sguardo,
s’installa su un ramo a due metri dal suolo e di colpo vede,
vede una bestia mostruosa, mai vista, enorme, vicinissima.

La bestia porta due corna strane sul muso, annusa l’aria;
ecco, l’ha visto e si precipita contro il tronco, furiosa.
Arriva con tale violenza che l’albero vacilla
e il grande corno vi s’infigge profondo.

Il mostro si ritrae, fa quindi finta di andarsene,
ma poi riparte con raddoppiata violenza,
ben deciso a sradicare l’albero. Ma l’albero resiste.
Allora si accanisce con un movimento di sega.

Bouh si accorge che la manovra abbatterà l’albero
e decide di reagire prima che sia troppo tardi.
Prende posizione il più vicino possibile al suolo
mentre l’animale continua accanito il lavoro.

Bouh ne approfitta per infiggere profondamente la lancia
poi la ritira, ma l’animale non sembra accorgersene.
Bouh allora gli infligge un colpo ancora più violento.
L’animale allora reagisce e vorrebbe saltare sull’uomo,

ma la sua imponente massa non glielo permette;
allora si ritira lontano come scoraggiato.
Ma rieccolo scaricare tutta la sua massa contro l’albero,
spera di sradicarlo; invano, l’albero é solido e resiste.

Per la terza volta la lancia di Bouh penetra nella carne;
il colpo é rude per l’animale, che ormai perde molto sangue.
Tuttavia si accanisce ancora finché arriva il quarto colpo:
questa volta il mostro crolla con l’occhio vitreo, morto.

Bouh aspetta un momento a scendere e guarda l’animale,
finalmente riconosce che si tratta del rinoceronte famoso.
Allora come trasognato gli taglia la coda e un orecchio
poi felice corre al villaggio per dare l’incredibile notizia