Cinque milioni di manoscritti antichi scritti in caratteri arabi nelle diverse epoche storiche e culturali dell'Islam devono essere salvaguardati e in parte catalogati a livello mondiale. Lo ha deciso l'Organizzazione Islamica dell'Educazione, della Cultura e delle Scienze (ISESCO) a conclusione di una conferenza internazionale svoltasi a Tunisi presso la sede della Lega Araba con la partecipazione di 21 paesi arabi, musulmani e stranieri.
Il direttore generale dell'ISESCO, Abdelaziz El-Touwidjri, ha indicato ai giornalisti che le istituzioni culturali islamiche intendono salvaguardare i manoscritti sparsi nelle librerie e le biblioteche del mondo per garantire la rinascita del patrimonio della nazione musulmana e riscrivere la sua storia non soltanto culturale, ma anche scientifica, economica e politica.
Durante i lavori della conferenza - ha detto El-Touwidjri - è stato presentato ai delegati il
più antico manoscritto arabo, il Erissala dell'Imam Echafili, ed è stato confermato che dei 5
milioni di opere esistenti soltanto 200.000 sono state finora pubblicale.
Per quanto riguarda i manoscritti in lingua araba, l'Africa ne detiene la maggior parte,
anche se i più preziosi sì trovano in Medio Oriente. Inoltre nell'Africa sahariana e saheliana
sono conservati presso le famiglie, le scuole religiose e le moschee decine di migliaia di
manoscritti medievali che non sono mai stati restaurati né catalogati e la cui perdita potrebbe
rivelarsi disastrosa per il patrimonio culturale e storico del mondo islamico. Basta pensare
ai manoscritti sparsi nelle antiche città sahariane della Mauritania invase dalle sabbie e
spesso abbandonate dai loro abitanti, a quelli ammucchiati nel Centro di Ricerche Storiche di
Timbuctù, anch'esso insabbiato e privo di personale addetto, o ancora ai 450 volumi scritti
sul finire del XIX secolo dal teologo ed eroe del Sahara marocchino, Ma el-Ainin, di cui si
ignora la fine dei più.
Per secoli nel Sahara centinaia di scribi hanno ricopiato nelle zaouia (centri di cultura e di insegnamento islamico) e nelle moschee libri provenienti dalle università di Kairouan e di Fez, nonché dal Cairo, da Damasco e da Bagdad, proprio per garantirne la perennità. Un sapiente sceicco dell'oasi mauritana di Oualata fece ricopiare quattro volte tutta la sua biblioteca ed il sultano del Marocco, El-Mansour, ordinò che fossero ricopiati alcuni delle centinala di manoscritti. La situazione geografica privilegiata ha conferito ai suoi abitanti un secolare ruolo di intermediari tra il Maghreb e il Mediterraneo, da un lato, e le valli del Senegal e del Niger dall'altro; scambi commerciali e mescolanze etniche hanno fatto di questa regione un crocevia di influenze e contatti tra l'Africa del Nord e fl mondo intero.
Queste correnti, questi itinerari carovanieri sono stati all'origine di centri urbani, mercati e tappe di attività, ma anche poli regionali, economici e culturali. A partire dai tempi dell'espansione berbera del IV e VII secolo d. C. nasce e si sviluppa un primo gruppo di città, centri di commerci e di vita politica; tra queste compaiono Awdaghost, Azougui e, più a sud, la capitale dell'impero del Ghana, la cui identificazione archeologica rimane oggetto di discussioni scientifiche. In quest'epoca, gli autori arabi, informati dai viaggiatori e dai commercianti maghrebni, parlano di Birou, piccola capitale regionale situata lungo uno degli itinerari carovanieri verso la valle del Niger.
Al termine dei suoi lavori, il quinto Convegno Eurafricano del C.I.R.S.S. sulla "Storia del
Sahara e delle relazioni transahariane dal Medioevo alla fine dell'epoca coloniale" che si è
svolto a Erfoud (Tafilalet) il 22 e 23 ottobre 1985, ha formulato varie raccomandazioni
vertenti sull'urgente, necessaria opera di salvaguardia, restauro ed eventuale riassetto
ecosociologico dei siti storico-archeologici e del patrimonio culturale in pericolo del
Sahara meridionale e del Sahel.
Sulla base delle varie proposte avanzate durante i lavori, il Convegno di Erfoud ha insistito
sull'opportunità di aiutare le autorità mauritane, e l'Istituto di Scienze Umane del Mali ad
avviare delle campagne di scavi a Es-Souk, l'antica Tadmekka, nell'Adrar degli Ifoghas.
Un'altra raccomandazione auspicava l'impegno da parte del C.I.R.S.S. e delle istituzioni
internazionali competenti per favorire il programma di reperimento, studio, catalogazione,
trascrizione ed eventuale pubblicazione dei manoscritti antichi dimenticati, nascosti o
giacenti in condizioni di grave deterioramento negli accampamenti dei nomadi mauri e tuareg,
nelle abitazioni private e nelle vecchie moschee delle città del deserto mauritano e maliano.
Se la Repubblica del Niger, peraltro ricchissima di preziosi testi di epoche trascorse, non è
stata inclusa nelle raccomandazioni è perché la loro azione di salvataggio e di efficace
conservazione era già stata ottimamente intrapresa dal defunto storico e presidente
dell'Assemblea Nazionale di Niamey, Boubou Hama, e successivamente dall'Istituto di
Scienze Umane dell'università nigerina che dirige oggi l'archeologo Bube Gado.