Le case dipinte di Oualata

La fama di Oualata è dovuta anche all'originalità delle sue case, a due o più piani. L'aspetto massiccio e austero dei muri esterni contrasta con la decorazione spesso esuberante dell'interno. L'entrata principale sulla strada si apre tra due panche intagliate nel muro, dove si danno appuntamento gli uomini per parlare di affari, scambiarsi notizie e chiacchierare.
Salendo alcuni gradini si accede alla porta rettangolare, incorniciata da modanature semplici e fiancheggiata da due pietre di abluzione incassate nel muro. Modanature e decorazioni erano una volta colorate di bianco per risaltare sul fondo rosso-ocra dei muri, ma la manutenzione di queste pitture era molto costosa, cosicché la maggior parte di esse è ormai deteriorata e oggi rimangano solo le modanature.

Decorazioni tradizionali

Le case di Oualata sono ornate, sia all'interno che all'esterno, con una tecnica tradizionale che praticamente solo le donne negre native dell'oasi sono in grado di eseguire ancora oggi, intingendo le dita in terre colorate. La decorazione dei muri esterni è abbondante soprattutto intorno alle porte e a volte è decorata la porta stessa che dà sulla strada, anche se in modo più sobrio: tutti questi tipi di ornamenti consistono quasi esclusivamente in linee curve che conferiscono loro molta vivacità e movimento.
La pittura viene preparata triturando dell'ocra scura, molto abbondante nei dintorni della città. Si aggiunge poi del carbone vegetale, della gomma e dello sterco di vacca; il tutto viene stemperato con acqua fino a costituire una poltiglia spessa. Quando è possibile, le decorazioni vengono rifatte ogni anno, in autunno, dopo le piogge.
Per eseguirle vengono utilizzate due tecniche: o il motivo viene dipinto a piatto (rosso mattone su fondo bianco), oppure esso è costituito da un grande nastro di muratura bianca, in rilievo di 2-3 millimetri sul fondo rosso; in entrambi i casi la facciata viene prima imbiancata con uno strato d'argilla.
Le donne, uniche esecutrici, come già detto, di queste decorazioni, tracciano il disegno con l'indice della mano destra. Per i motivi in rilievo il tracciato è già indicato dal rilievo del nastro.

Arredamenti e interni

Gli interni delle case di Oualata sono dipinti di bianco. I pavimenti sono di "banco" e vengono ricoperti di stuoie. Il soffitto è fatto con travi ricavate da tronchi nodosi di teichot e di tamat, che sostengono altre travi di aisen.
Le camere sono decorate con gli stessi motivi con cui vengono ornati gli esterni. L'abbondanza del decoro può variare a seconda dell'uso cui è destinata la stanza. Quelle dei servitori, ad esempio, e la cucina sono tinteggiate di ocra scura con alcuni motivi bianchi sull'intonaco.
Una delle porte che danno sul cortile è ornata con particolare cura: è quella della camera dei padroni. Molto raramente accade di poter entrare nella camera da letto di una donna di alta casta: ho potuto vederne una personalmente e sono rimasto colpito dalla ricchezza delle decorazioni che ricoprivano le pareti, dietro al letto, fino al soffitto.

L'origine delle pitture murali

Sembra che l'origine delle pitture murali di Oualata debba farsi risalire ad un viaggio compiutovi dal poeta architetto di Granada, Abou Ishaq Et-Touteïjen. Questi era al seguito del massa (re) del Mali, Congo Moussa, che nel 1324 giunse nella città, accompagnato anche dall'almohade El-Mamer, che più tardi stilò un resoconto di questo pellegrinaggio. L'episodio è anche riferito dal grande storico Ibn Khaldoun nella sua Storia dei Berberi:

Mença Mouça volle costruire una sala per le udienze rivestita di gesso: simili edifici erano ancora sconosciuti nel suo paese. Abou Ishaq, abilissimo in vari campi, costruì una sala quadrata sormontata da una cupola. In questa costruzione egli mise tutte le risorse della propria genialità e, dopo averla cosparsa di gesso e decorata con arabeschi dai colori sfavillanti, ne fece un monumento straordinario. Il sultano ne rimase affascinato e diede a Et-Touteïjen 12.000 mithkal (1500 once) di polvere d'oro.

Possiamo facilmente immaginare l'ammirazione che questi elementi ornamentali dovettero suscitare in una città sudanese fatta solo di pietre grezze e malta. Tutti i notabili vollero abbellire le loro case secondo questa nuova moda, che la tradizione mantenne viva anche dopo che il modello originale era scomparso. Queste pitture sono costituite da cinque o sei elementi di base, riprodotti indefinitamente. A volte si tratta degli ideogrammi classici e universali di uomini e donne a busto intero, inginocchiati per la preghiera, altre volte, invece, solamente di una testa, di un ventre o di un fallo rappresentato da un segno che assomiglia alla lettera araba waw: tali ideogrammi sono presenti in tutte le arti preistoriche dal Mas d'Azil al Sudan, dall'Indo alle isole Marchesi.

Arriva il simbolismo orientale

L'anno prima del pellegrinaggio di massa Moussa, un'ambasciata orientale aveva portato al sultano del Cairo undici cammelli di Battriana, carichi di 700 pezzi di stoffe mongole. Attraverso questa via, il simbolismo orientale arrivò anche ad Oualata e qui conobbe una diffusione e un successo durevoli, grazie anche alle abilità artigiane delle donne della città e al cambiamento delle condizioni di vita verificatosi quando l'intensificarsi delle relazioni culturali e commerciali con l'Africa settentrionale, la presenza di un khalifa del sultano di Fez e di saggi provenienti da Damasco e da Baghdad finirono con l'introdurre anche nella città mauritana il rigore dei divieti musulmani. La clausura delle donne, ad esempio, non esisteva ancora nel XIV secolo, dato che Ibn Battuta, ambasciatore del sultano Abou Inan presso il re del Mali, rimase indignato per essere stato ricevuto dalla moglie di un notabile e per averla vista conversare liberamente con un altro visitatore che le sedeva accanto.
"Le donne di Oualata sono di una bellezza straordinaria", scriveva nel 1354 Ibn Battuta, che si meravigliava di constatare che esse venivano rispettate più degli uomini. Inoltre cosa ancora più sconvolgente:

"Estremamente religiosi, gli uomini osservano scrupolosamente l'ora delle preghiere, la lettura dei libri della legge e la recitazione del Corano. Tuttavia le loro donne non provano vergogna alcuna nel partecipare alle preghiere accanto agli uomini e, oltretutto, senza coprirsi la testa".

Bigiotteria oualatina

In seguito le donne maure di tradizione nomade dovettero piegarsi alla poligamia e all'harem. A queste "prigioniere" dobbiamo lo sviluppo eccezionale dell'artigianato oualatino.
Ancora oggi, la bigiotteria oualatina, per i motivi precedentemente illustrati, è simile a quella del Marocco meridionale e carica di simboli sessuali. Parures molto articolate e costose arricchiscono le pettinature femminili, alle quali le donne maure attribuiscono una grande importanza e che esse possono mostrare solamente al marito e alle altre donne. Le abitanti di Oualata ricamano anche lunghe tuniche con disegni che ricordano vagamente le decorazioni murarie: l'uso di questi ricami pare sia stato importato dal Sudan. Le altre produzioni artigianali di Oualata si rifanno invece allo stile della Mauritania.
Oggi Oualata si è "oscurata", come dicono i Mauri. Il palazzo di massa Moussa e la moschea costruita nel XV secolo non esistono più. Gli abitanti della città vanno a commerciare nel Mali, in Guinea e perfino in Nigeria. Molti di loro non tornano. Ecco perché l'Unesco e il governo mauritano hanno rivolto un appello alla comunità internazionale per essere aiutati nel difficile programma di lotta contro la desertificazione, di preservazione delle culture tradizionali, di restauro e conservazione dei monumenti pericolanti o in rovina e di rigenerazione delle attività umane, economiche e culturali delle antiche città del deserto mauritano.