Massyfa di Iwalatam

Dagli scritti di Ibn Battuta: Massufa di Iwalatan 1356 d.C.

"Questa gente è fatta in modo stranissimo e curioso: gli uomini sono del tutto sprovvisti di gelosia maritale, nessuno esprime la sua discendenza dal padre, ma dallo zio materno, eredi dell'uomo non sono i suoi propri figli ma i figli della sorella,ciò che in tutto il mondo non ho visto se non presso gli infedeli del Malabar in India; ma qui si tratta invece di Musulmani, che osservano le preghiere canoniche, imparano il diritto canonico, sanno a mente il Corano.

Usanze discutibili

Quanto alle donne, poi, non hanno alcuna vergogna degli uomini, né usano velo, pur essendo assidue nella preghiera.
Chi vuole sposare una di loro, può farlo, ma esse non seguono poi il marito se parte, e se una lo volesse ne sarebbe impedita dai familiari.
Lì le donne hanno amici e compagni tra gli uomini estranei, e così anche gli uomini hanno donne estranee per amiche. Uno entra in casa propria, e trova la moglie che s'intrattiene con un suo amico, e non ci trova nulla a ridire.
Entrai un giorno dal Cadi di Iwalatan, dopo aver avuto il permesso d'entrare da parte sua, e trovai con lui una donna giovane e assai bella. Appena vistala, mi turbai e volli tornare indietro, ma essa rise di me senza ombra di vergogna alcuna.
"Perché vuoi tornar via?", disse il Cadi "è una mia amica".
Io rimasi trasecolato per entrambi: lui era un giureconsulto e pellegrino, e seppi che aveva chiesto al Sultano l'autorizzazione a fare quell'anno il pellegrinaggio con la sua amica, non so se questa stessa o altra, ma il Sultano non glielo aveva concesso.

Non riesce a capire

Un'altra volta entrai da Abu Muhammad Yandagàn al-Massufi, con cui eravamo venuti e lo trovai seduto su un tappeto, mentre in mezzo alla sua casa c'era un divano con baldacchino ove stava una donna, e, seduto accanto, un uomo in conversazione con lei.
Dissi ad Abu Muhammad: "Chi è questa donna?".
"È mia moglie", rispose.
"E chi è l'uomo che sta con lei?"
"È un suo amico", fu la risposta.
"E tu sopporti questo", osservai "tu che hai pur dimorato nei nostri paesi, e conosci le norme della Legge?".
"L'amicizia tra uomini e donne, da noi", rispose "ha luogo a fin di bene, in modo del tutto onesto e insospettabile. Le nostre donne non sono come quelle dei vostri paesi".
Io rimasi sbalordito per la sua dabbenaggine, e me ne andai senza più tornare da lui. Più volte egli mi invitò, ma io non accettai mai.

Viaggio in Mali

Quando decisi di andare fino a Malli, distante da Iwalatan ventiquattro giorni di marcia d'un viaggiatore affrettato, assoldai una guida dei Massufa, non essendoci bisogno di viaggiare in carovana per la sicurezza di quella via.
Mi misi in viaggio con tre compagni. La via è largamente provvista di alberi, vecchi e grossi alberi secolari uno dei quali basta a dar ombra a un'intera carovana; alcuni sono senza rami e senza foglie, ma l'ombra del tronco è tale da ombreggiare un uomo.
L'interno di taluni di quegli alberi è marcito, e vi si è accumulata l'acqua piovana, diventando l'albero come un pozzo, da cui la gente beve; in altri si trovano api e miele, che l'uomo raccoglie; e in uno presso cui passai,trovai nell'interno un tessitore che con mia gran meraviglia vi aveva montato il suo telaio e vi tesseva.

Frutta e usanze alimentari

Sugli alberi della foresta che sta tra Iwalatan e Malli ci sono frutta che somigliano a prugne e mele, pesche e albicocche, senza essere propriamente quei frutti: e vi sono anche alberi che danno una specie di cocomero, il quale una volta maturo si spacca e rivela in sé una specie di farina; ed essi la cuociono e mangiano, e la si vende per i mercati. Da questa terra cavano inoltre dei semi come fave, che friggono e mangiano, ed hanno il sapore dei ceci fritti; e talora li macinano e ne fanno una specie di bignè, friggendo col gharti; il quale è una sorta di prugna assai dolce ma nociva a mangiarsi per i bianchi, dal cui nocciolo pestato si ricava un olio che serve loro a molteplici usi: ci cucinano, ci alimentano le lampade, ci friggono questa specie di bignè, se ne ungono, e lo mescolano con la terra e ne rivestono le case, così come si fa con la calce. Quest'olio è abbondante e facilmente reperibile presso di loro, e lo si trasporta da un paese all'altro in grandi zucche, ognuna delle quali contiene quanto da noi una giarra. Le zucche infatti nel paese dei Negri sono enormi, e di esse, spaccate a metà, fanno due scodelle, che ornano di begli intagli.

Scambi commerciali

Quando uno di loro si mette in viaggio, è seguito dai suoi schiavi e schiave che trasportano i suoi tappeti per coricarsi e le stoviglie per mangiare e bere, fatte appunto di zucca. Ma in quel paese il viaggiatore non porta con sé viatico né cibo alcuno, né monete d'oro e d'argento, bensì solo pezzi di sale, e quei monili di vetro che la gente là chiama collane, nonché alcune derrate aromatiche; quella che più loro piace è il garofano, la mastica, e il tasarghant, che è il loro incenso. Quando il viaggiatore giunge a un villaggio, vengono fuori le donne dei Negri con miglio e latte, polli e farina di loto, riso e funi, simile quest'ultimo al grano di senape, con cui si fa il kuskus e la polenta, e con farina di fagioli; e il viaggiatore compra di tutto ciò a suo piacimento, salvo che il riso fa male a mangiarne ai bianchi, ed è migliore il funi."