Le storiche biblioteche di Cinguetti

Come salvare un patrimonio dell'umanità

Un inventario delle biblioteche private di Chinguetti fu pubblicato da Mokhtar Ould Hamidoun, che le visitò all'inizio del 1949. In genere, come notava quest'erudito mauritano, esse sono custodite con poca cura dai privati e molte opere sono lacerate o rose dalle termiti, ma, come in ogni biblioteca del deserto, vi sono conservati dei manoscritti rari.

Testi antichi e preziosi

Il più antico è un testo di teologia composto da Ebi Hilal el-Askeri e scritto di propria mano intorno all'anno 480 dell'Egira. Dal punto di vista della scrittura è possibile distinguere, per questi manoscritti, un genere mauro, un genere egiziano.I testi che ne fanno parte furono scritti per la maggior parte in Egitto, in Siria e, forse, in Turchia- e un genere di scrittura del Maghreb (Marocco, Algeria e Tunisia).
Di queste opere originali ben 240 (tenuto conto di quelle che sono in duplice o in triplice copia) sono di eruditi mauri di Chinguetti, Ouadane, Oualata, Tichitt, Atar, del Trarza e del Tagant; alcune sono composte da diversi volumi.

Due antichi corani

Le biblioteche di Chinguetti conservano anche 50 opere di Ma el-Ainin, stampate a Fez. Fra i testi da segnalare vi sono inoltre due Corani: il primo è un manoscritto orientale, miniato da Mohammed Ben Abou'l Qayym el-Qawwal e Tebrizi. Questo manoscritto è conosciuto con il nome di Buaïn çafra, "Colui che ha l'occhio giallo", derivatogli dall'essere ornato con un cerchio d'oro su cui l'ex cadi di Chinguetti, El-Béchir Ben Ahmed Mahmoud, faceva giurare i testimoni. Questo Corano è oggi di proprietà di Ahmed Ould Ahmed Mahmoûd, nipote del precedente.

Monete d'oro nascoste nel Corano

Il secondo Corano appartiene a Bennahi Ould Mohammed Abd Allahi. È molto antico e protetto da una doppia cartella di cuoio. Nella fodera di questa rilegatura lo sceicco Ould Habbót, nel corso di un pellegrinaggio, aveva nascosto delle monete d'oro per paura dei briganti (i ladri infatti non rubano mai i libri arabi per paura di profanare il Corano). Molti libri della biblioteca degli Ahel Habbot portano la dicitura: "Questo libro è stato acquistato a [La Mecca, Il Cairo, ecc.] il [tal giorno o il tal mese] da [Sidi Mohammmed Ben Habbot o dal figlio Ahmed]". Il contenuto della biblioteca degli Ahel Ahmed Chèrif, invece, proviene in particolare da due fondi: dagli Ahel Mohammed Ould El-Hassen, che avevano acquistato molti testi in Marocco, e da Taleb Ahmed Ben Twer ej-Jenna, degli 'Idaw El-Hadji di Wadan. Ritornando da un pellegrinaggio, quest'ultimo si era fermato alla corte del sultano del Marocco, al quale chiese alcuni libri e che l'autorizzò a cercare quelli che desiderava. La scelta di Taleb Ahmed cadde su libri che erano appartenuti a Et-Tawdi Ben Souda, erudito marocchino morto senza discendenti.

La biblioteca privata di Sidi Mohammed

Un'altra grande biblioteca privata fu segnalata dal colonnello Modat nel suo Aperçu sur la société maure de l'Adrar. Apparteneva a Sidi Mohammed O. Ahmed O. Sidi Mohammed O. Habbot, dei Laghall di Chinguetti, e comprendeva 700 opere, raccolte da tre generazioni della stessa famiglia nel corso dei loro viaggi a La Mecca, di cui 325 opere di teologia, 92 opere sulle tradizioni del Profeta, 52 commenti del Corano, 60 opere di grammatica, 125 opere di letteratura araba e di storia, 26 opere di aritmetica, 15 di medicina e 5 di scrittura.I sultani e le zaouia marocchini arricchivano le biblioteche maure con libri che offrivano ai propri visitatori. Il famoso poeta-cadi Ould Razga, consigliere dell'emiro Ali Chandorah che accompagnò a Meknès, portò indietro con sé 400 opere, dono del sultano Moulay Ismaïl.