Le radici africane della fede


Quando nel 1491 i religiosi portoghesi battezzarono il re Nzinga del Congo con il nome di Joao, certamente non immaginavano che quattro anni più tardi, nel 1495, Joao sarebbe ridiventato Nzinga ritornando alla religione dei suoi antenati.
Colui, che si era affrettato ad accogliere per lui e per i suoi la religione dei Portoghesi come una panacea in grado di dare forza e vigore nuovi alla religione dei suoi antenati, doveva ben presto rendersi conto del suo errore e riconoscere l'incompatibilità, di fatto, che esisteva tra il cristianesimo degli uomini bianchi e le tradizioni ed i costumi del suo popolo.
D'allora mezzo millennio è trascorso e i bakongo, così come l'insieme dei popoli neri d'Africa, sono stati battezzati in massa dai missionari dei tempi moderni. Oggi su una popolazione totale di- circa 650 milioni l'Africa conta circa 250 milioni di cristiani, tra i quali 130 milioni di cattolici.
Come la grande massa dei battezzati vive e gestisce la fede ricevuta dal battesimo? Senza dubbio a partire dalla leggera vernice di conoscenze bibliche acquisite al catechismo e nelle celebrazioni domenicali, ma principalmente a partire dal fondo tradizionale di mentalità e di pratiche ereditate dal passato. Questo matrimonio tra la Bibbia e l'Africa produce un cristianesimo popolare, le cui radici africane affondano in una visione del mondo che si può descrivere intorno a quattro poli:
Dio
Antenati
Spiriti
Famiglia