I Fumetti africani

Dapprima ignorato, poi avversato e combattuto, poi tacitamente ammesso e poi, col tempo, riconosciuto e definito quale genere letterario, oggi il fumetto assurge addirittura (e a buon titolo) a "nona arte" . In effetti se balzano all'occhio le relazioni tra fumetto e disegno, se sono facilmente intuibili gli scambievoli tributi tra fumetto e letteratura e se qualcuno non sarebbe nemmeno contrario a vedere dei profondi rapporti tra fumetto e musica, viene meno spontaneo rilevare il rapporto più profondo e costitutivo: quello tra fumetto e cinematografo, la "settima arte".

D'altronde quello che noi in italiano chiamiamo "Fumetto", in francese viene definito come "Bande Dessinée" e quindi, per abbreviazione, "BD". Il mondo anglofono poi protende lui stesso per la definizione francofona e definisce il fumetto come "Strip" evidenziando così quel modo di raccontare che procede al ritmo delle "strisciate" di immagini. Si potrebbe dire che l'accezione italiana di "fumetto" sottolinea la peculiarità delle parole e dei dialoghi racchiusi nelle famose nuvolette mentre l'accezione francofona o anglofona mette in evidenza la caratteristica più strutturale di uno svolgimento che risponde ai canoni del montaggio cinematografico.

In questo senso è ancora la rivista "Africultures" a definire la BD come "Cinema senza soldi" (le Cinéma sans fric) proprio perché il fumetto dal cinema trae lo stile, il ritmo, la descrizione più allusiva e sintetica che analitica e descrittiva. Il fumetto, come il linguaggio cinematografico, si rivolge più al mondo delle emozioni, delle immaginazioni che non a quello della razionalità e della fredda oggettività. Il fumetto, come il cinema, alludendo stimola e tacendo lascia spazio alla creatività personale. E poi costa veramente poco, praticamente nulla, rispetto alla dispendiosa ed elefantesca struttura di una produzione cinematografica. Se già stringessimo fra di loro queste brevissime considerazioni quasi a farne un mazzolino, potremmo facilmente concludere che era inevitabile che la nona arte approdasse anche in Africa.

Il continente dell'espressione grafica, il continente del ritmo e del colore, il continente dove regna il proverbio, il continente del gesto danzante mimico e allusivo, aveva già di per sé tutte le caratteristiche per permettere ad una nuova arte di radicarsi e di dare frutti propri. Il fumetto non è un'invenzione dei paesi del Nord abilmente introdotta in un Continente (quello africano) che avrebbe potuto benissimo farne a meno. Il fumetto appartiene all'uomo in quanto tale, sia esso africano, asiatico o europeo; nasce dalle radici antropologiche più profonde, quelle che fioriscono in racconti, in miti, in leggende ed eroi e vive perché tutti gli uomini hanno sempre avuto bisogno di raccontarsi raccontando, di ridere dei propri difetti e di universalizzare le virtù ed i valori di riferimento.

Questo testo vorrebbe allora condurci attraverso lo sviluppo del fumetto in Africa, dalla sua nascita legata a quella della stampa e dei giornali nel continente nero fino ad oggi, quando il fumetto assume un ruolo di denuncia e di coscienza politica e sociale. L'idea è nata dalla recente iniziativa "Matite Africane", fumetti e vignette dall'Africa, che ha avuto luogo a Bologna dal 16 marzo al 30 aprile 2002. Quella manifestazione è servita per fare scattare l'ultimo "CLICK". Così anche questo numero ha finalmente potuto lanciare il suo primo "HUEE!!!". Al lettore di coglierlo, giudicarlo criticarlo ed apprezzarlo. "Silenzio! CIACK! Si gira!".

Sandro Lafranconi

("Africultures" N° 32, novembre 2000, Ed. Harmattan) Editoriale della rivista sopraccitata.