Il Fumetto nel flusso culturale globale

Un fumetto senza confini

Abbiamo visto un fumetto africano che, più duttile del suo omologo europeo, si presta a campagne sanitarie ed educative, all'informazione pubblicitaria e politica, esiste nel mercato e nella riproducibilità a larga diffusione, è artigianato e arte. Vive in un contesto difficile e ne rispecchia speranze e paure, ma la bellezza del disegno impedisce l'eccesso di aggressività. Il nostro tempo è frantumato e molteplice, e il fumetto africano non può prescindere dal tempo dell'Africa in cui vive.

Benché l'Africa sia tuttora un continente legato alle sue tradizioni, il suo fumetto non nasce dalla memoria locale conservata collettivamente, ma s'inserisce nel flusso globale di idee e immagini di un mondo di rapidi mutamenti, dove nascono nuovi oggetti di consumo e si contraggono nuovi debiti e crediti culturali, dove le relazioni sono volatili e le voci si sovrappongono.

Così il congolese Barly Baruti disegna in Europa la serie Mandrill ambientata nella Francia negli anni '50, mentre un europeo come Jean Philippe Stassen disegna il Rwanda del genocidio (Deogratias); il “veterano” francese Ptiluc collabora con Al'Mata e con Pat Mombili, mentre Eric Salla, che ha sempre vissuto a Kinshasa e non è mai stato in Europa, ambienta una sua storia in Francia e la disegna con realismo minuzioso, a partire da ritagli di riviste pervenute per posta.

Godfrey Mwampembwa ha realizzato un cartone animato per la rete televisiva MTV, Pat Masioni pubblica in fiammingo album sugli indiani delle praterie. Il fumetto appare qui come privo di confini, strutture e regolarità, secondo il modello individuato da Appadurai (1996) per le forme della cultura di massa “globalizzata”.

Una forma culturale cosmopolita

Dunque il fumetto africano contemporaneo è una forma culturale cosmopolita, deterritorializzata, che non risulta da un legame culturale con il territorio di appartenenza, e perciò mal si presta a contrapposizioni tra aree culturali. Non può ricondursi al rapporto Nord/Sud, né accompagnarsi all'illusione di una interpretazione in chiave di inculturazione e di meticciato.

I suoi autori si muovono consapevoli nell'atmosfera della fluidità transazionale di persone e di immagini, e compiono scelte formali e stilistiche da una panoplia di suggestioni né localizzate né confinate, composta da frammenti di B-grade movies, fumetti e fotoromanzi, telenovelas brasiliane e manga giapponesi, film indiani, riviste patinate, riproduzioni di opere d'arte, umori (la Radio Trottoir), oralità. E anche di specificità al campo culturale africano, come l'occidentalizzazione dello svago (televisione, sport, locali …) e il massiccio intervento di una committenza che è “non governativa” ma che è “non africana”.

Media audiovisivi e fumetti

I mass media hanno svolto un ruolo essenziale nell'indigenizzazione del fumetto, non solo proponendo il fumetto come forma di intrattenimento per il grande pubblico, ma anche familiarizzando il pubblico con i codici espressivi della comunicazione audiovisiva di massa. E sostituendo la figura di eroe mitologico o storico con uomini e donne colti nel loro quotidiano.

Dalla ricerca di identità di un continente espressa dalla trasposizione dei racconti tradizionali (come nei piccoli album delle Pichadithi Series nel Kenya degli anni '70) e dall'adozione della senghoriana Négritude di fiabe ed evocazioni storiche, una generazione di disegnatori africani è passata attraverso la fiction radiofonica dapprima, la cinematografia e la televisione poi, e più recentemente la ricezione satellitare, assimilando i modi dello svago euro-americano e investendone il fumetto contemporaneo.

La televisione interagisce in modo inatteso col fumetto africano: The Storyteller Group prosegue la sua esperienza di “popular visual literature” coproducendo con la televisione sudafricana la trasmissione Yizo yizo, il Goorgoorlou del senegalese T.T. Fons, dal satirico Cafard libéré e da album prodotti in proprio con cadenza annuale e successo crescente, è approdato alla televisione senegalese, impersonato dall'attore Habib Diop, e i disegni animati giapponesi non sono estranei al disegno degli occhi e al modo di scomporre il movimento in più vignette consecutive di David Bello della Réunion.