I "fumetti nazionali" : specchio della società

Esaltazione agiografica

Seppure multiforme, questa produzione (testate, album, volumi in lingua europea e locale) rivela un certo disagio nel costruire il soggetto ed una schematicità didascalica, come anche un altro genere dell'epoca: il fumetto politico-agiografico che, con enfasi, celebra la vita dei leader di paesi affrancati dalla dominazione coloniale.

Per un accordo che stabiliva ferree regole di esaltazione agiografica, la casa editrice parigina ABC (Afrique Biblio Club) ha realizzato biografie a fumetti del presidente dello Zaire Mobutu, del colonnello Gheddafi, del re del Marocco Hassan II (illustrate dai francesi Saint-Michel, Dufossé e Sternis nel 1979) e del presidente del Togo Eyadema dalla nascita al 1976 (Histoire du Togo: il était une fois Eyadema di S. Saint-Michel e D. Fages). Analogamente, una storia del Senegal con riferimento al leader Léopold Sédar Senghor Le Sénégal et Léopold Sédar Senghor venne commissionata dal governo del Senegal alla francese ABC-Athena, e una biografia, in arabo, del premier egiziano Nasser venne prodotta da Muhammad Naaman Zakri e Jean-Marie Ruffieux per la rivista Jeune Afrique nel 1973. Il giovane Sadat appare nell'ultima delle quaranta tavole dell'album, a sottolineare la continuità tra i due leaders.

Come vediamo attraverso questi “avatar di un genere minore”, il fumetto è figlio del suo tempo. Era l'epoca della nation-building, perciò definirei tutta questa produzione come “fumetti nazionali”: una grafica-specchio di una realtà politica che per spirito e orientamenti sosteneva (in soggetti, argomenti, storie) un processo di “africanizzazione”, l'identità emergente del continente.

Primi eroi di carta

I decenni successivi alle “indipendenze” sono stati il periodo delle celebrazioni. Oggi non se ne fanno più, il tempo esigeva indubbiamente il suo tributo. Un fuoco di paglia, che però non ha impedito la nascita di un professionismo di nuova formazione, capace di declinare nel contesto africano la specificità del linguaggio del fumetto, a metà strada tra espressione orale e scritta. Ad operare questa transizione fu la stampa quotidiana, veicolo naturale per forme espressive (la strip, il fumetto, la vignetta) che richiedono la complicità del pubblico e che si affidano alla riproducibilità in serie dell'opera.

A partire dagli anni '70, quotidiani e periodici crearono ovunque un ponte tra la società locale, il fumetto e gli artisti: in Madagascar la Fararano Gazety, in Zambia il National Mirror di Lusaka dove i Caption cartoons di Neftali Sakala si divertivano con esploratori e missionari; in Gabon il quotidiano L'Union lanciò i disegnatori Richard Amvame e Achka; in Burkina Faso i quotidiani Sidiwaya (dove Anatole Kiba fece conoscere il suo Maître Kanon) e L'Observateur; in Egitto Caricature; in Nigeria The Cartoonist e il Mojo Magazine; in Costa d'Avorio, il periodico Ivoire Dimanche e poi il quotidiano Fraternité Matin (le vignette di Jess Sah Bi, Pépé e Soumaila) e soprattutto in Sudafrica, dove alcuni cartoonist (Newell Goba, Dikobe Mogale “Martins” e Nanda Sooben, il primo Mogorosi Motshumi) lavoravano tra le difficoltà dell'apartheid, contrappunto nero-africano a Jock Leyden, uno dei più importanti cartoonist nella storia del Sudafrica, che disegnò per il Durban's Daily News dal 1939 al 1981.

Educare i lettori

A questi primi autori che iniziavano a rivolgersi al grande pubblico della stampa spettava il compito educare i lettori alla “narrazione attraverso la sequenza di disegni”. Operavano in un contesto che ignorava il linguaggio grafico e stilistico destinato allo smaliziato pubblico americano ed europeo, e dovevano modulare forme di rappresentazione comprensibili al fruitore.
Dovevano impegnarsi in un'opera di acculturamento sin dalle fondamenta: il codice di lettura della lampadina disegnata sopra la testa del personaggio è per noi scontato, ma era probabilmente sconosciuto alla massa dei potenziali lettori locali.

Dal disegno rozzo e incerto si è via via passati a un segno evoluto, appoggiato alla tradizione di disegno giornalistico ma anche nutrito di apporti dal mondo della pittura. Il pittore George Pemba disegnò negli anni '50 vignette per Isisizwe, organo dell'ANC; più tardi sarà il turno di Sydney Chama e di Percy Sedumedi; e oggi Mfumu'Eto e Pat Masioni, al tempo stesso pittori formati all'Accademia di Belle Arti e disegnatori satirici, ripetono lo stesso modello a Kinshasa.

Il fumetto africano appartiene così appieno alla modernità mass-mediatica che richiede la condivisione dei codici espressivi e che democratizza le comunicazioni tra autore e lettore.