Ma è solo con l'introduzione (o la re-introduzione) del multipartitismo politico negli anni '90 che, dalla moltiplicazione delle testate giornalistiche, è potuta emergere una generazione di disegnatori capaci di riassumere vividamente la società e la politica africana. Questa seconda lotta di liberazione dell'Africa ha liberato forze e voci della società civile imprigionate da regimi a Partito unico e ha portato una maggiore libertà di espressione e di stampa. Nelle parole del tanzaniano Godfrey Mwampembwa (Gado), disegnatore per il quotidiano Daily Nation di Nairobi (Kenya), il processo di democratizzazione ha “iniettato vita nuova in giornali, periodici e nell'industria editoriale” (Mwampembwa, corrispondenza con l'autore).
Questo disegno satirico (vignetta e fumetto) troppo spesso non è riuscito ad oltrepassare la soglia della caricatura e della derisione
della corruzione e della vanagloria degli uomini politici (Monga, 1997; Mbembe, 1997; Nyamnjoh, 1999) e si è appiattito in
generiche accuse ai Presidenti e alle élite dirigenti, spesso affidate alla semplice evocazione dei difetti fisici.
Quest'approccio viscerale si spiega attraverso la tradizione di dissidenza popolare che è ben definita dall'epitome Radio Trottoir (la radio del marciapiede) nell'Africa francofona, Pavement Radio dell'Africa anglofona e Rádio Boca a boca nell'Africa lusofona: una comunicazione informale e popolare propria dei contesti urbani, che veicola il dissenso e discute il potere (seppure in termini moderati) adottando il ridicolo come arma.
Nelle sue note sul postcolonialismo, Mbembe sostiene che la derisione dell'autocrate è un tentativo della gente comune
di rappresentare il potente come un comune mortale, con gli stessi appetiti di ogni altra persona. L'autocrate spogliato della sua
aura diventa una figura familiare, un amico che si può prendere in giro (Mbembe, 1992:8-9). Attraverso la denigrazione del
Radio Trottoir, l'uomo della strada addomestica e indebolisce il potere.
Il controllo su stampa, radio, televisione spiega la nascita e l'importanza di un canale di comunicazione non convenzionale come
Radio Trottoir. La censura, sia quella governativa che quella esercitata dallo stesso autore, aveva reso “estremamente difficile
per gli artisti essere critici e creativi verso l'élite dominante.
La paura di rappresaglie limitava la creatività” (Mwampembwa,
corrispondenza con l'autore).
È il caso di Al'Mata, oggi vignettista del quotidiano di Kinshasa L'Observateur e direttore artistico
del suo supplemento Sélection Info, minacciato dalla polizia di Mobutu, e sfuggito all'arresto per una caricatura pubblicata dal
quotidiano Le Palmarès (Alain Mata Mamengi, corrispondenza con l'autore).
Così, sino a dieci anni fa, in molti paesi africani “non era immaginabile che figure politiche di spicco fossero rappresentate in vignette, anche nei cosiddetti giornali indipendenti” (Mwampembwa, corrispondenza con l'autore).
Rimaneva Radio Trottoir come veicolo per discussioni sul potere e sull'attualità, che si sostituisce alla soffocata informazione
governativa, la sfida col ridicolo e ne mina il monopolio esercitato sulla sfera pubblica.
È una conferma che il blocco delle
informazioni induce alla tentazione di inventarne di nuove, e che tali invenzioni non adulano mai lo status quo politico.
Quasi ovunque Radio Trottoir ha dimostrato la sua efficacia come contro-potere: una vera “bomba del povero”
(Mbembe 1997, p. 157) di fronte all'arbitrio, agli idranti, ai gas lacrimogeni dei governi.
Oggi la derisione politica nata con Radio Trottoir rifiorisce arricchita del segno grafico e amplificata dalla diffusione su quotidiani sempre più diffusi. Come dice il disegnatore Barly Baruti, “in Africa, i lettori si aspettano che l'autore denunci tutte le verità che gli vengono tenute nascoste” (Baruti, corrispondenza con l'autore).