Genova oltre i mari

I Genovesi, tenaci abitatori di una città nata su una collina sul mare e, in parte, strappata al mare, con alle spalle solo colline e montagne, erano molto presto divenuti marinai e mercanti: januensis ergo mercator era un detto comune nel Medioevo e così erano conosciuti i Genovesi; sul mare che si estendeva di fronte alla loro città, che sembrava una specie di capolinea del Mediterraneo occidentale, avevano proiettato da subito la loro attività, creando uno dei più grossi imperi economici del tempo.

Il mare e le attività economiche genovesi

L'espansione dei Genovesi nel Mediterraneo dall'XI al XV secolo è stata oggetto di moltissimi studi da parte di studiosi locali e stranieri (1). I Genovesi avevano fondato colonie, cioè loro insediamenti lungo tutte le coste del Mediterraneo dal Mar Neo a Cadice. Alcuni di questi nomi, come Scio, Galata, Pera, rimasero ai quartieri della Darsena costruita nel suo porto nell'800. Le loro navi erano continuamente impegnate in questa attività di cabotaggio (2) ed essi erano in contatto con tutti i popoli e i potentati che sul Mediterraneo si affacciavano e con tutti cercavano di avere rapporti tali che permettessero loro di svolgere la propria attività economica con la massima resa, la maggior sicurezza e i minori rischi possibili.; ma, forse, proprio perché preoccupati soprattutto di mantenere un profilo che permettesse appunto loro questo, scrissero poco di sé e degli altri.

Un genovese nel cuore del Sahara

Uno dei più interessanti documenti è la lettera scritta nel 1447 dal Tuat da Antonio Malfante. Malfante era un dipendente, diremmo noi oggi, di una casata genovese, i Centurione, inviato in quella regione a controllare lo status del commercio. Il Tuat era una regione del Sahara a sud dei territori controllati dal sultano del Marocco e a nord dell'area chiamata sudanese, abitata cioè da popolazioni nere: era quindi una zona cerniera, uno dei centri importanti del commercio transahariano, di quel commercio cioè che metteva in contatto le popolazioni nere dell'Africa centrale, o meglio le loro merci (e in particolare l'oro) perché si trattava di un commercio a tappe, (3) con le merci di provenienza nord africana, ma anche europea. Il commercio avveniva fin dai tempi più antichi con la mediazione delle popolazioni berbere (Erodoto cita Garamanti della Libia) della costa nordafricana e dei Berberi Tuareg del deserto, e più tardi, dopo l'occupazione del Nord Africa da parte degli Arabi, con la mediazione degli stessi Arabi, che insieme ai Berberi, attraversavano il Sahara da nord a sud da sud a nord, con carovane di migliaia di cammelli.

Malfante e Cadamosto

E' uno dei primi documenti ad attestare l'incontro tra un viaggiatore di pelle bianca con popolazioni di pelle nera, ed è quasi contemporaneo di un altro documento che riporta un analogo evento, questa volta opera di un marinaio veneziano che naviga per conto del re del Portogallo, Alvise da Cadamosto sbarcato sulle coste dell'Africa occidentale nel corso di quella impresa che fu l'esplorazione delle coste dell'Africa fino alla scoperta del Capo di Buona Speranza e delle rotte all'Asia attraverso l'Oceano Indiano, effettuata dai Portoghesi.

1) Per chi volesse approfondire l'argomento citiamo qualche titolo, come l'opera di Roberto Sabatino LOPEZ , Storia delle colonie genovesi del Mediterraneo, Genova, Marietti, 1996, le numerose opere di Giovanna PETTI BALBI, tra cui Insediamenti Genovesi in Nord Africa durante il 400, in Medioevo, Mezzogiorno, Mediterraneo. Studi in onore di Mario del Treppo, Napoli, 2000 e Geo Pistarino, La capitale del Mediterraneo, Genova nel Medioevo, Genova, 1993, e rimandiamo alle numerosissime pubblicazioni nonché agli ATTI della Società Ligure di Storia Patria.
2) Si intende ancora oggi per cabotaggio una navigazione costiera lungo i porti del mediterraneo o dell'Europa, arrivando al massimo alla costa del Senegal, ma senza allontanarsi per più di 300 miglia dalla costa.
3) Per commercio a tappe, il più diffuso in società in cui le comunicazioni siano difficili e l'economia fondata sul baratto, entrambe caratteristiche quasi generali nell'Africa in età precoloniale, si intende che una merce parte dal luogo di produzione e viene scambiata dal suo produttore-mercante a non troppi chilometri di distanza con la merce di un altro mercante, il quale a sua volta la scambia per altre merci, e così via finché essa arriva ai grandi mercati delle aree cerniera, come il Tuat appunto, e di qui, inserita nel commercio carovaniero, arriva alle porte del deserto e sulla costa nordafricana, dove può fermarsi oppure proseguire imbarcata sulle navi, per esempio genovesi.
In questo modo viaggeranno tutte le merci in Africa, sia quelle dirette al nord Africa e all'Europa, sia quelle che vanno sui mercati dell'Africa orientale (Mar Rosso e oceano indiano) e raggiungeranno i mercati asiatici, sia quelle che arriveranno ai mercati della costa atlantica e finiranno con alimentare il commercio transatlantico, basato soprattutto sugli schiavi e che coinvolge ben tre continenti, Europa, Africa ed Americhe (come dire - sia detto per inciso che la globalizzazione non è un'invenzione dei tempi moderni e non è essa stessa un problema. Il problema e l'equità degli scambi e la giustizia sociale che ne è il presupposto).